Il magnifico lavativo TOPIPITTORI

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Il magnifico lavativo TOPIPITTORI
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TUONO PETTINATO
L A
Il magnifico lavativo
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TOPIPITTORI
T R A M A
D E L L O
S T E S S O
A U T O R E
· Garibaldi, Rizzoli, Milano, 2010
· Apocalypso! Gli anni dozzinali,
Coniglio Editore, 2009
DAGLI 11 AI 13 ANNI
N on è semplice, o al contrario è semplicissimo riassumere la trama del fumetto
di Tuono Pettinato. La difficoltà emerge dal fatto che non esiste un intreccio vero
e proprio, la narrazione procede per microracconti autobiografici che spesso
hanno il respiro di una pagina sola, a volte di due, mai più di tre. D’altra parte
è facilissimo però seguirne il racconto perché il lettore non può evitare
di identificarsi negli accadimenti, nei pensieri e nelle reazioni emotive dei singoli
episodi. E soprattutto nella sequenza di tappe in cui è diviso il libro, segnato
dal passaggio all’asilo, alle scuole elementari e alle scuole medie, sorta di via
crucis che vede l’abbandono progressivo dell’infanzia verso nuovi orizzonti
dell’esistenza. Ma il libro si ferma prima dell’addio definitivo, prima che l’infanzia
svapori del tutto e con essa un modo di vivere che è sempre in bilico
tra le esperienze quotidiane concrete, le fughe dell’immaginazione, frutto di pura
fantasia ma molto spesso di libri, fumetti, giochi, figurine, cartoni animati.
Ecco che allora di fronte al lettore sfilano Snoopy e i libri game, i Cavalieri
dello Zodiaco e Dungeons & Dragons, i Lego, la mitologia egizia. Un mondo
immaginario che si mescola, e diventa tutt’uno, con i primi giorni di scuola,
le lezioni di nuoto, i pomeriggi passati a disegnare.
«
Ho deciso di usare un filtro e di raccontare le cose
non proprio come sono accadute, per renderle
più vere! E mi sono tramutato allora in un personaggio
da cartone animato, anzi, da fumetto. Come uno
di quei fumetti che adoravo leggere da piccino.
A volte è più facile raccontare se stessi, se si fa
un passetto indietro (o in avanti?) e si esce un attimo
da se stessi. Quindi adesso sono Andrea, che si firma
Tuono Pettinato, il quale disegna una storia
con un personaggio bambino che si chiama Andrea
come lui! Che è lui! Ma che è anche un’altra cosa!
Avete capito?! Ok, adesso che vi ho confusi,
possiamo cominciare. Seguitemi!»
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COMMENTO
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D E L
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D O M A N D E
L I B R O
T uono Pettinato è un autore che, con estrema intelligenza e uno stile raffinato
che si rischia di non vedere nelle sue stilizzazioni, ha portato un rinnovamento
nel settore del fumetto umoristico che vanta in Italia di una grande tradizione
ma che rischiava ora di spegnersi. La sua arma migliore sta nella capacità di creare
gag paradossali grazie ad un sapientissimo dosaggio ritmico di immagini e parole
e alla costruzione di continui effetti di ribaltamento, di cortocircuito di senso,
di un’ironia che non è mai violenta, ma arriva sempre con efficacia. Il lettore
si trova nelle sue storie continuamente oscillante tra l’adesione al racconto
e i personaggi ed uno sguardo esterno, sorridente.
Questo meccanismo assume un valore particolare qui perché l’oggetto
del racconto è l’autore stesso, anche se trasformato in personaggio fumettistico
e con un nome che non coincide con quello sulla copertina. Un gioco di “finzioni”
(come il titolo del libro
di Borges da cui l’autore
ha tratto il suo
pseudonimo) che
introduce una questione
di non poco conto:
è possibile davvero
ricordare l’infanzia?
Si può tornare davvero
a quei momenti? Essere
bambini non è una
condizione totalmente
altra e irrecuperabile?
Il distacco ironico è forse
allora uno strumento
indiretto per accostarsi
almeno ad un universo
che non si lascia
avvicinare? Domande
che l’autore lascia
sospese, anche
se fa capolino tra
una vignetta e l’altra,
qualche sentore
di nostalgia malinconica,
che potrebbe essere
un indizio importante.
1. Raccontare se stessi: ognuno di
noi ha vissuto esperienze, emozioni,
avvenimenti che hanno segnato un
percorso e via via hanno “disegnato”
una forma. Quella forma siamo noi.
Sembra scontato, perché siamo
convinti che il passato che ci ha
costruito ci segua ad ogni passo,
sia come il nostro metabolismo.
Ma tale convinzione vacilla se quel
passato lo guardiamo direttamente
in faccia: davvero lo possediamo?
Cosa ha selezionato la nostra
memoria? Cosa ha trasformato?
E quello che è rimasto perché
è rimasto? Provare a raccontare
se stessi, con un fumetto o con
un altro linguaggio, vuol dire avviarsi
su un sentiero scosceso, perché
si è costretti a rendere comprensibile
agli altri quello che spesso anche
noi fatichiamo a capire.
2. La realtà e le finzioni: la vita
di Andrea nel libro è un inestricabile
commistione di esperienze vissute
davvero e altre “per interposta
persona”. Sono i personaggi
dei libri, dei fumetti, delle figurine,
dei giochi, dei cartoni animati.
Naturale che sia così quando
si è bambini. Ma è così solo durante
l’infanzia? Cambiamo libri e giochi,
ma le finzioni non ci accompagnano
per tutta la vita? E a cosa servono,
se continuiamo a cercarle? Non sono
inutili nel momento in cui si cresce
e bisogna affrontare la realtà “vera”.
Oppure anche le finzioni fanno parte
della realtà?
P R O L U N G A M E N T I
· Per altre infanzie:
Kenneth Grahame, L’età d’oro,
Adelphi, 1984
Roald Dahl, Boy, Salani, 1997
· Per ridere con i fumetti:
Massimo Mattioli, Pinky,
Mondadori, 2006
Adriano Carnevali, Il mondo Ronfi,
Struwwelpeter, 2010
Tove Jansson, Mumin e i Briganti,
Black Velvet, 2010
Tove Jansson, Mumin e i Marziani,
Black Velvet, 2011
Joan Sfar, Il signor Coccodrillo ha
molta fame, orecchio acerbo, 2011