L`immagine in movimento

Transcript

L`immagine in movimento
40
MERCOLEDÌ
5 MARZO
2008
la scuola
1952
1975
1992
2003
L’URI si trasforma in EIAR,
nasce l’Ente Italiano
Audizioni Radiofoniche.
Il quotidiano non è più
l’unica fonte delle notizie.
I fatti iniziano ad essere
trasmesse via etere.
È il mezzo di propaganda
preferito dal regime fascista.
La sera del 10
settembre viene
trasmesso il primo
telegiornale
italiano. Il primo
direttore è Vittorio
Veltroni.
Ma gli esperimenti per una vera e propria trasmissione
delle immagini erano già iniziati nel 1929.
Nel 1961 nasce
il Secondo
Canale, ma il
vero TG2 nasce
solo nel 1975.
Nell’emittenza
pubblica, a fianco dei Giornali Radio,
fioriranno poi il TG3 e il TG Regione.
I conduttori diventano star.
Alle 20 del 13 gennaio va in
onda la prima edizione del
TG5, condotta dal direttore,
Enrico Mentana. È il notiziario
della più importante rete
commerciale, ma il primo tg
privato era stato “Contatto”
di Maurizio Costanzo nel
1980, per la tv della Rizzoli.
Dopo anni
di successi
dell’americana CNN,
nasce
SkyTG24, la rete satellitare italiana che
trasmette solo notizie. Le edizioni del telegiornale (diretto da Emilio Carelli) sono
39, una ogni mezz’ora.
L’immagine in movimento
Oggi il video ha una indubbia efficacia, forse maggiore di testo e foto
Eppure i servizi dei tg sono notizie con accompagnamento visivo
telegiornale è da molti preferito al radiogiornale perché più comprensibile.
E infatti, il video è impareggiabilmente
più efficace in certi casi (l’intervista a
un personaggio famoso, la ripresa vera
e propria di un fatto, il reportage sulle
conseguenze di una catastrofe naturale
e così via), quando pochi secondi di
GLI OGGETTI SI MUOVONO DA SOLI
Qualche settimana fa abbiamo imparato
il meccanismo che si nasconde dietro al disegno
animato. Ma “animazione” non è soltanto
scorrere velocemente una serie di disegni
(ovvero il cosiddetto “disegno animato”).
Si può fare un piccolissimo film
d’animazione anche muovendo un
oggetto di tutti i giorni, come dimostra
questo semplice esercizio. Vi servirà una
macchina fotografica digitale e l’aiuto
dell’insegnante. Siete pronti?
1
Proviamo a dar vita agli oggetti più
semplici. Ad esempio prendiamo una sedia.
Per questo esercizio sono necessari l’aiuto
dell’insegnante e una macchina fotografica
digitale con uno schermo per poter
rivedere immediatamente le immagini
scattate. Ma non spaventatevi: il gioco è
piuttosto semplice e vi aiuterà a capire uno
dei meccanismi fondamentali
dell’animazione.
2
Chiedete all’insegnante di posizionare la
macchina fotografica su un cavalletto,
mentre voi mettete la sedia davanti alla
macchina, in modo che l’insegnante la
possa inquadrare nell’obiettivo. È
importante che la macchina sia ben ferma.
Una volta che la sedia (abbiamo usato la
sedia, ma qualsiasi altro oggetto va bene:
un libro, un tavolo, un pallone) è inquadrata, andate a scattare la foto.
3
Una volta fatto clic, tornate dalla sedia e
spostatela in avanti di pochi centimetri.
L’insegnante dovrà aver cura che, senza
spostare la macchina fotografia, la sedia sia
ancora inquadrata, anche se in una
posizione diversa. Ancora una volta, andare
a scattare la foto. Poi tornate e spostate la
sedia in avanti di un’altra manciata di
centimetri. Ripetete l’operazione finche la
sedia rimane nel mirino della macchina.
4
Facendovi aiutare dall’insegnante, andate
sullo schermo alla prima foto scattata. Ora
più velocemente possibile scorrete le
immagini successive. Se l’esperimento è
andato a buon fine, dovreste vedere la
sedia che sembra muoversi per conto suo.
È un modo rudimentale per creare un film
d’animazione “a passo uno”: ad ogni
fotogramma corrisponde uno spostamento
dell’oggetto. Ed è quello che ha fatto anche
il maestro dell’animazione Norman
McLaren in “Chairy Tale”, dove una sedia,
passo dopo passo, compie le più impensabili acrobazie.
filmato spiegano meglio di mille parole.
Eppure, se ci fate caso, molti dei servizi
che compaiono in un tg altro non sono
che notizie con un accompagnamento
visivo: in pratica, il testo cambierebbe
di poco se fosse scritto su un quotidiano
o letto in un giornale radio. Il telegiornale, come spieghiamo nella grafica
qua sopra, è pur sempre l’evoluzione
del radiogiornale, il quale ancora oggi,
lungi dall’esser finito nel dimenticatoio,
gode di ottima salute sulle nostre stazioni radiofoniche. Conoscere i segreti
dell’immagine in movimento ci potrebbe aiutare a comprendere meglio se un
telegiornale è stato realizzato bene, se i
PERCHE’ LE GAG FANNO RIDERE?
«Ci sono un inglese, un francese e
un italiano…»: questo è l’inizio di
moltissime barzellette. Ma vi siete
mai chiesti perché quei personaggi
sono sempre in tre e non in quattro
o cinque? Perché c’è una regola
d’oro della risata, il cosiddetto
“tempo comico”, che garantisce
il risultato finale. Anche molte gag
cinematografiche funzionano così,
lo sapevate? Andiamo a scoprirne
il meccanismo.
1
Ogni gag che si rispetti, come abbiamo
detto, necessita di tre momenti, che
corrispondono all’Inglese, al Francese
e all’Italiano delle barzellette. Il primo
tempo introduce il problema (l’Inglese
che non riesce a fare una certa cosa), il
secondo tempo conferma il problema (ci
prova il Francese ma fallisce anche lui) e
un terzo tempo in cui la situazione è
comicamente ribaltata in modo inatteso
(l’Italiano che se la cava furbescamente).
2
Nel cinema, molti film comici si basano
su questo principio: un personaggio
magari sta elogiando le gambe di un altro
personaggio non inquadrato, prosegue
nei suoi elogi in crescendo, finché la
macchina da presa non lascia vedere che
in realtà si stava rivolgendo al poster del
suo calciatore preferito! In queste
immagini, riportiamo una sequenza del
film comico “Top Secret!”, in cui il
protagonista (Val Kilmer) deve infiltrarsi
in un campo nazista.
3
4
La tensione è creata ad arte, il personaggio si inoltra strisciando in territorio
nemico facendo attenzione a non essere
scoperto. Avanza passando sotto il filo
spinato con gran cautela ma, improvvisamente, si trova davanti ad un paio di
minacciosi stivaletti da soldato. Cosa ci
suggerisce questa immagine? Che il
nostro eroe è in trappola.
E invece, l’inquadratura si allarga e ci
mostra l’impensabile: dentro gli stivaletti
non c’è nessun soldato. Provate voi
adesso a immaginare una situazione in
tre tempi (introduzione, conferma,
ribaltamento), prendendo spunto
dall’esempio del poster o da “Top
Secret!”. Che ne dite di partire cercando,
col vostro telefonino, di filmare una
barzelletta? Partendo magari da “Ci sono
un Inglese, un Francese e un Italiano…”
filmati che ci ha proposto sono davvero
indispensabili oppure se, per conoscere
quelle notizie, ci sarebbe potuto bastare la lettura di un quotidiano come il
Secolo XIX o l’ascolto di un notiziario
radiofonico come quelli di Radio 19.
Perciò, in questa nuova tappa di “Aprite
gli occhi, scoprite il mondo”, il viaggio
SECONDARIE SUPERIORI
Anche un filmato, un’illustrazione,
una fotografia possono essere nostre
“penne”. La notizia, come abbiamo
visto le settimane precedenti, si può
“scrivere” in tanti modi, non solo
prendendo appunti su un taccuino o
componendo un articolo alla tastiera
del computer. Dopo essere andati e
aver visto possiamo scegliere con quale
strumento “riferire”, ovvero “riportare” il fatto. L’immagine filmata ha oggi
un’indubbia efficacia, forse maggiore
di foto e disegni o delle semplici parole
scritte, complice il fatto che intorno
a noi è abbondantissima l’offerta di
immagini in movimento. Così, un
SCUOLE PRIMARIE
Viaggio nell’universo delle immagini
Corso di video, seconda puntata
1927
SECONDARIE INFERIORI
LA STORIA DEI TG
APRITE GLI OCCHI, SCOPRITE IL MONDO
nell’universo delle immagini intrapreso
qualche settimana fa, proseguiamo nei
meccanismi su cui si basa il linguaggio
del video: qui sotto il Giornale in Classe vi dà altri spunti di riflessione, con
esercizi semplici realizzabili con l’aiuto
dell’insegnante. Sapersi districare nella
giungla delle immagini in movimento
è oggi vitale, specie su Internet, che sta
diventando il principale magazzino di
filmati. In basso, Fabrizio Casalino ci
racconta come l’avvento di YouTube ha
cambiato la sua indole di metallaro.
Alberto Rigoni
(ha collaborato agli esercizi Francesco Filippi. Si ringrazia Gianluca Aicardi)
«LUCE, MAESTRO!»
In una ripresa filmata, uno degli aspetti più
importanti è l’illuminazione. Essa può essere
naturale (con la luce offerta dal sole in quel
momento) oppure artificiale (con l’utilizzo di
fonti diverse, come lampade o riflettori).
È fondamentale sapere che vari tipi di luce e
differenti colorazioni trasmettono sensazioni
diverse a chi guarda. I grandi direttori della
fotografia nel cinema conoscono tutti questi
segreti e il loro lavoro può contribuire alla
riuscita (o all’insuccesso) di un film. Intanto,
apprendiamo le basi.
1
La luce può essere in primo luogo
“diretta”. Il fascio luminoso esce dalla
lampada e colpisce direttamente il
soggetto inquadrato, sia esso un
personaggio intervistato o un attrice
famosa. Le ombre sono molto nette.
Questa illuminazione contribuisce a
drammatizzare la situazione e
aggiungere tensione. È infatti la tipica
illuminazione dei film più crudi, come
ad esempio “Alien”.
2
Il contrario della diretta è la luce
“soffusa”. Essa arriva di rimbalzo sul
soggetto, ovvero dopo esser stata
puntata su una parete o su uno
schermo. Le ombre sono meno nitide,
quasi inesistenti. È molto utilizzata per
illuminare gli interni, specie nelle
scene di gruppo in cui più attori
devono essere visibili, come nelle
scene di ballo di “Shakespeare in
love”.
3
Se analizziamo il colore della luce,
scopriamo che anch’esso ha il suo
significato. Mettendo un vetro
colorato (“gelatina”) davanti al
riflettore cambia la tinta e cambia
anche il significato, sia se si sta
riprendendo in esterno o in interno. I
toni caldi, come ad esempio quelli
delle più famose scene di “Titanic”,
suggeriscono l’idea di “amore” e
“romanticismo”.
4
Invece, colori lividi come l’azzurrino o
il bianco possono dare l’idea di
“freddezza” sia atmosferica sia
sentimentale. Una scena notturna o
un paesaggio invernale, meglio se
innevato (come in questa immagine
tratta da “L’attimo fuggente”),
possono suggerire disagio, distacco,
scarso coinvolgimento emotivo o
magari dolore silenzioso.
l’autore
Amo i computer. Li amo perché li
trovo zelanti ed affidabili, perché so
che – nei loro limiti – faranno tutto
ciò che possono per assecondare la
mia volontà. Differentemente dalle
persone, essi non mi deludono né
mi feriscono. Amo i computer come
certe donne amano i cani: non per un
sincero amore verso i cani, ma per risentimento verso gli uomini. A dodici
anni avevo lo Spectrum, un computer
scarafaggio che molti adolescenti degli anni ’80 ricordano. Per mio padre
ero il depositario di un sapere a lui
inaccessibile. Questa immagine del
figlio che dispone a vent’anni di un sapere precluso a suo padre rappresenta
per me la “modernità”: una conoscenza che la generazione precedente
rifiuta. Posso dire con orgoglio che il
passaggio dalle radio a transistor con
custodia in pelle al world wide web
Perché amo il computer e gli Iron Maiden
è avvenuto interamente sotto i miei
occhi. Ora, a 37 anni, il vecchietto
sono io. Il mio cellulare sta diventando troppo complesso, e gli attuali
dodicenni mi scandalizzano. Provo
una atroce malinconia quando vedo
che per loro tutto questo è scontato.
So che è naturale. Anch’io da piccolo
davo per scontato che in casa ci fosse
l’acqua corrente. Ma lasciatemelo
dire: ogni volta che cliccano e trovano la risposta alla loro domanda io
ci patisco. Soffermatevi un attimo a
contemplare la smarginata libertà
di cui vi è fatto dono! Prendiamo ad
esempio YouTube. Chiunque al mondo può mettere in rete filmati di qua-
Fabrizio Casalino
(www.fabriziocasalino.it) è nato a
Genova nel 1970. Miglior artista
esordiente Premio Tenco nel 1994,
e secondo classificato al “Disco per
l’estate” nel 1997 con “Come un
angelo”, ha suonato in Argentina,
Uruguay, Venezuela e negli Stati Uniti.
Ha scoperto la sua vena comica in
tour coi Cavalli Marci. Ha creato il
personaggio di “Giginho”, il malinconico cantautore brasiliano
approdato in tv anche a “Bulldozer”
(Rai Due) e a “Colorado Café” (Italia
1), di cui è oggi il veterano. Assieme
agli amici Ceccon e Balbontin ha
tenuto esilaranti “corsi di savonese”.
Ama molto la torta di riso.
lunque genere. Questa constatazione
merita un posto nella Dichiarazione
dei Diritti Umani.
Vi piace un artista? Digitate il suo
nome e troverete i suoi video, i video
dei suoi fans, i video di musicisti
che spiegano come suonare quella
canzone che vi piace. Quando avevo
sedici anni andavamo pazzi per gli
Iron Maiden. Avevamo solo le copertine dei dischi (di vinile). I videoclip
non esistevano, e se esistevano non
arrivavano sino a noi. Un giorno un
amico tornò da Londra con una videocassetta. Ci riunimmo e guardammo
quel concerto come fosse una apparizione divina. Ricordo ancora la gioia
di vedere finalmente gli Iron Maiden:
cinque capelloni metallari d’oltremanica. Ma noi li amavamo. Anche grazie
a quella distanza. Per questo come
ogni vecchietto levo il mio indice e vi
ammonisco. Ciò che avete davanti è
un mare di possibilità. E nei mari ci si
perde. E per quanto mi sforzi di essere
lucido e moderno, devo ammettere
che forse la distanza dalla musica che
amavo mi ha stimolato a suonare la
chitarra. Così ho imparato a suonare:
anche grazie a ciò che mi veniva negato. Se una cosa è raggiungibile con
facilità, può diventare meno intrigante e preziosa, e la vostra libertà può
diventare pigrizia. Non lasciate che
questo accada. Io intanto ringrazio il
progresso: digitando “iron maiden”
su YouTube appaiono 50000 filmati.
Metallari si nasce!
Fabrizio Casalino