nucleare - Partito Democratico trentino

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nucleare - Partito Democratico trentino
Sì per fermare il nucleare
Pd da sempre contrario al piano di ritorno al nucleare voluto da governo per motivi tutt’altro che
ideologici:
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tecnologia vecchia e ancora mai applicata: secondo il governo dovremmo importare
reattori francesi Epr di terza generazione avanzata, vecchi di una ventina d’anni ma ancora
non utilizzati; unici due in costruzione in Europa sono in Francia a Flamanville e in
Finlandia a Oilkiluoto: in entrambi i casi raddoppiati i tempi di costruzione e quindi i costi,
problemi con la sicurezza e questo in paesi che già producono energia nucleare, hanno già
esperienza quindi;
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Non è vero che il nucleare ci farebbe risparmiare. I costi sono enormi e non stimabili:
nell’ordine dei 6 – 8 miliardi di euro; rischi e incertezze non consentono di stimare
correttamente il costo (possono allungarsi i tempi di costruzioni, procedure di
autorizzazione, sicurezza, costo del denaro per finanziare investimento); il costo enorme e
rischio non stimabile fanno sì che le imprese private abbiano bisogno di una garanzia
pubblica, che sempre finisce per pesare sulle spalle dei cittadini. Nel nostro caso la garanzia
è nella priorità di acquisto dell’energia prodotta da fonte nucleare a qualunque costo venga
prodotta a carico ovviamente delle bollette dei cittadini;
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il nucleare costa più delle altre fonti di energia: più di gas, petrolio, carbone ed eolico. Ha
ancora un vantaggio sul solare ma mentre i costi del solare si riducono nel tempo quelli del
nucleare aumentano (studio fondazione sviluppo sostenibile diretta da Edo Ronchi che
mette a confronto dati dell’Ufficio del budget Usa, Ministero Energia Usa, Gran Bretagna,
Germania, Camera dei Lord, tra gli altri); anche il Mit certifica come il nucleare sia una
tecnologia ad apprendimento negativo ossia ha costi in aumento al passare del tempo;
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nei costi non si considera lo smantellamento della centrale che è invece necessario e non
stimato perché scaricato in automatico sulle tasche dei cittadini;
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sicurezza: in ordinario le centrali nucleari producono scorie radioattive. Da noi manca un
piano per lo smantellamento delle 4 centrali non attive ma ancora piene di materiale
radioattivo (Trino Vercellese, Caorso Piacenza, Montalto Viterbo, Borgo Sabotino Latina) e
piano per individuare un deposito nazionale delle scorie (ora stoccaggi ‘provvisori’ a
Saluggia Vercelli a 7 metri dal livello di piena del fiume Dora)
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ovviamente in caso di incidente c’è un impatto maggiore nelle aree più vicine alla centrale,
dunque non è indifferente essere a 50 o 100 km piuttosto che averle oltre le Alpi;
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Italia paese a forte rischio sismico e densamente abitata;
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Il governo si è ben guardato dall’individuare siti (balletto dei presidenti delle regioni e
candidati centro destra per dire bene il nucleare ma non nel nostro territorio); mappa del
Consiglio nazionale per l’energia nucleare del 79 individua 45 aree possibili (criteri: basso
rischio sismico, presenza di acqua, densità di popolazione contenuta)
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La tragedia giapponese ci ricorda che non è eliminabile il rischio di un incidente in una
centrale nucleare, neppure nel paese più attrezzato al mondo per affrontare rischio sismico
(terremoto l’aquila non avrebbe prodotto danni in Giappone). Il presidente dell’agenzia per
la sicurezza nucleare francese André Lacoste ha spiegato che la sicurezza nucleare è una
sicurezza probabilistica ossia lavorano per ridurre la probabilità che si verifichi un
incidente in una centrale nucleare e se si verifica per ridurne le conseguenze. Dunque non si
elimina il rischio di un incidente, si riduce la probabilità, per quanto bassa sia la probabilità,
se un incidente si verifica produce danni incalcolabili per la salute umana e per l’ambiente,
dunque principio di precauzione: produrre energia con metodi che non espongono a rischi
incalcolabili la salute e l’ambiente
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Tra le motivazioni a favore del nucleare ci sarebbe la riduzione della dipendenza energetica
da paesi come l’Algeria, la Libia, l’Ucraina, la Russia che possono usare la fornitura come
strumento di ricatto. L’Italia sarebbe comunque costretta a importare uranio. Tra i principali
fornitori di questo materiale c’è il Kazakistan e la Nigeria. E in più alcuni studi stimano che
entro 60 anni l’uranio non sarà più disponibile a costi sostenibili.
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All’Italia manca una strategia energetica nazionale.
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Strada del futuro: efficienza energetica e rinnovabili, in grado anche di creare decine di
migliaia di posti di lavoro (già oggi fotovoltaico, pure danneggiato dal governo con decreto
che ha bloccato per due mesi incentivi, ha oltre 100 mila addetti)
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Germania: dopo l’impegno della Merkel, il Parlamento ha già approvato la legge che
prevede la chiusura delle centrali nucleari entro il 2022 (Germania ha 17 reattori, 8 già fermi
dopo Fukushima per controlli di sicurezza). E’ il più grande Paese industriale d’Europa, sta
uscendo dalla crisi con una crescita del Pil stimata per il 2011 al 2,6% (primo trimestre 2011
su primo trimestre 2010 +5,2%), ha puntato sull’energia verde creando 350 mila posti di
lavoro nel settore; obiettivo 50% da rinnovabili nel 2030
Il nuovo quesito sottoposto ai cittadini:
con il decreto omnibus il governo ha abrogato parte delle norme che riportavano il nucleare in Italia
ma di fatto si limitava a rinviare la scelta del nucleare con un richiamo alla necessità di
coordinamento europeo sugli standard di sicurezza (comma 1) e soprattutto affidando al solo
presidente del consiglio (dunque atto amministrativo e non legge) il compito di predisporre una
strategia energetica nazionale entro dodici mesi dall’approvazione della legge senza escludere il
ritorno del nucleare (comma 8); numerose affermazioni sia di Berlusconi sia di Romani che
rassicuravano sul non abbandono del nucleare (clamoroso il bilaterale di Berlusconi con la Francia
in cui garantiva alle imprese francesi la prosecuzione del ‘business’ avviato)
il quesito si sposta dunque sul comma 1 e comma 8 dell’emendamento presentato nel decreto
omnibus per rispettare la volontà dei proponenti
la sostanza è la stessa: si chiede ai cittadini se vogliono o meno che l’Italia torni ad avere centrali
nucleari (nota – alcuni esponenti della maggioranza hanno criticato il nuovo quesito sostenendo
che andrebbe ad abrogare la strategia energetica nazionale, ma appunto la strategia energetica
nazionale non esiste, quell’articolo è lì per consentire di rinviare il nucleare a tempi immuni dal
referendum; il nuovo quesito consente ai cittadini di esprimersi sul ritorno del nucleare)