percorsi di diagnosi e cura cure primarie e politiche sanitarie
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percorsi di diagnosi e cura cure primarie e politiche sanitarie
Francesco Auxilia Dipartimento di Sanità pubblica, Microbiologia, Virologia, Università degli studi di Milano Paolo Peduzzi Medico, già direttore sanitario ASL della Lombardia Silvia Lopiccoli Clara Vazzoler Dipartimento Cure primarie, ASL Monza e Brianza 6 percorsi di diagnosi e cura Cure primarie e politiche sanitarie che, nel sistema di offerta della sanità italiana, rappresentano condizioni di partenza per garantire il governo clinico dei percorsi di diagnosi e cura. D’altra parte, l’organizzazione attuale della medicina generale presenta ancora dei limiti strutturali rispetto all’esigenza di garantire una presa in carico di situazioni complesse con una copertura dell’assistenza per tutto l’arco della giornata e l’intera durata della settimana. L’evoluzione verso forme organizzative complesse attualmente in atto interessa per ora un numero limitato di medici e le esperienze più significative di governo clinico, realizzate in contesti sperimentali, per estendersi hanno bisogno di una valutazione e di una validazione dei risultati, della messa in campo di specifiche competenze tecniche, di una volontà politica di investire nelle cure primarie. Governo clinico e cure primarie Il cambiamento epidemiologico, caratterizzato dalla prevalenza delle patologie croniche con un modello clinico e assistenziale complesso, lo sviluppo dell’offerta sanitaria in termini di pluralità di soggetti e di livelli di erogazione delle prestazioni, la libera scelta da parte del cittadino del professionista e del luogo di cura in un sistema accreditato, rendono insufficiente un governo che si limiti agli aspetti strutturali della sanità, in ambito sia territoriale sia ospedaliero, e pongono la necessità di individuare modalità di gestione dei percorsi di salute e malattia dei cittadini che si sviluppino in una logica di “governo clinico” e in un contesto di governance dei diversi soggetti erogatori. Governo clinico, inteso non tanto come governo dei clinici sulla sanità, quanto come processo per riorganizzare le modalità di erogazione dei L’esperienza dell’Asl Monza e Brianza servizi e dei percorsi clinici, avendo quali punti Le esperienze di governo clidi riferimento la centralità dei percorsi di diagnosi dell’assistito e la valorizzaLe esperienze di governo nico zione dei professionisti, al e cura delle patologie cronifine di garantirne l’adeguache sviluppate in questi anni clinico in questi anni tezza rispetto alla domannell’ambito della medicina da di salute, la coerenza con in diversi contesti hanno prodotto risultati generale, linee guida condivise dai regionali, hanno prodotto professionisti, l’appropriarisultati positivi in termipositivi in termini di tezza rispetto al livello di ni di maggiore compliance assistenza, la compatibilità degli assistiti nei confronti uso appropriato delle con le risorse economiche degli standard assistenziadel sistema. uso appropriato delle risorse e soddisfazione li, Il governo clinico interisorse, soddisfazione degli ressa tutti i livelli di offerta e dei professionisti delle persone coinvolte assistiti del servizio sanitario, ma coinvolti. chiama particolarmente in Particolarmente significausa le cure primarie e il ruolo del medico di cativa, per la durata e il numero di professionisti medicina generale nel sistema di offerta, quale e di assistiti coinvolti, è l’esperienza avviata nel professionista scelto liberamente dal cittadino 2005 e tuttora in atto nell’Asl Monza e Brianza per guidare i propri percorsi di salute e malattia. della Regione Lombardia. L’esperienza coniuga l’implementazione del Le cure primarie, nell’ambito dell’offerta sanitaria, rappresentano, infatti, il livello organizza- governo clinico delle principali patologie cronitivo che ha in sé le potenzialità di garantire un che, attraverso percorsi condivisi tra cure primagoverno clinico non limitato ai singoli episodi di rie e cure specialistiche, con lo sviluppo organizmalattia o alla patologia in quanto tale, ma rife- zativo delle cure primarie. rito all’intero percorso degli assistiti portatori di L’implementazione del governo clinico si è patologie croniche. Rapporto di fiducia fondato caratterizzata negli anni per un modello di lavosulla libera scelta, approccio alla persona e al ro fondato sui seguenti elementi: suo percorso di salute e malattia, caratterizzato •• Partecipazione attiva dei rappresentanti dei spesso da pluripatologie ed eventi concomitanti, medici di medicina generale e degli specialisti conoscenza del contesto di vita e di relazione, delle strutture erogatrici nella definizione di continuità dell’assistenza ambulatoriale e domipercorsi diagnostico-terapeutici (Pdt) condiciliare sono prerogative della medicina generale visi, nel monitoraggio della loro attuazione, n. 9-10/2011 Servizi sanitari nel loro periodico aggiornamento, con particolare riferimento anche a specifiche raccomandazioni prescrittive. •• Validazione e formalizzazione dei Pdt da parte delle direzioni aziendali e loro inserimento negli impegni previsti dagli Accordi aziendali per la medicina generale e dai Contratti tra Asl e aziende erogatrici. •• Riconoscimento della centralità della relazione medico di medicina generale/assistito nel processo di presa in carico della domanda di salute e di governo dei percorsi di diagnosi, cura e assistenza. •• Valorizzazione del ruolo dei medici di medicina generale attraverso percorsi formativi, monitoraggio ed audit clinico tra pari, quale strumento di autonoma responsabilizzazione dei professionisti nel miglioramento continuo della pratica clinica. •• Sperimentazione di strumenti facilitanti la comunicazione e la gestione integrata dei percorsi di diagnosi e cura tra medici delle cure primarie e medici specialisti. A partire dalle attività e dagli obiettivi di governo clinico, lo sviluppo organizzativo delle cure primarie si è caratterizzato per la sperimentazione e il consolidamento di forme organizzative funzionali a migliorare il governo clinico dei Pdt, secondo un percorso condiviso tra medici di medicina generale e direzione Asl, i cui riferimenti sono: •• dare spazio alla progettualità dei medici di medicina generale, stimolata dalla consapevolezza della necessità di sviluppare forme organizzative adeguate a migliorare le potenzialità di governo clinico delle cure primarie; •• implementare nell’ambito della medicina generale l’utilizzo diretto di prestazioni diagnostiche di primo livello, funzionali alla presa in carico e al follow up delle principali patologie croniche; •• definire annualmente obiettivi e impegni di presa in carico delle patologie croniche, coerenti con i processi aziendali di governo clinico, tenendo conto delle opportunità e dei vincoli definiti dalle regole di sistema regionali; •• prevedere livelli diversi di impegno in rapporto alle potenzialità delle diverse forme organizzative; •• rendere disponibili annualmente risorse aggiuntive da investire nel settore della medicina generale, a fronte dell’attuazione degli impegni presi e del raggiungimento dei risultati da parte delle singole forme associative. Dopo una prima fase di sperimentazione negli anni 2005–2006, sulla scorta dei risultati positivi ottenuti dai team di medicina generale nelle diverse aree di impegno (organizzazione delle attività ed erogazione delle prestazioni previste, ricadute sui volumi e i costi delle prestazioni erogate agli assistiti, soddisfazione degli assistiti), l’Asl ha proseguito di anno in anno con progettualità analoghe, fino alla fine del 2010. I medici di medicina generale coinvolti complessivamente nelle attività di governo clinico sono il 90% dei medici Asl (nel 2010 circa 400 medici) e, di questi, circa 100 hanno sviluppato Servizi sanitari con continuità progetti di TAVOLA 1 ASL Monza Brianza, numero di assistiti sviluppo organizzativo delle portatori di diabete e/o ipertensione, 2009 cure primarie. Diabete e Diabete Ipertensione ipertensione Gli assistiti portatori di patologie croniche per Totale assistiti 12.144 117.908 23.661 le quali l’Asl ha messo a % su totale ASL 1,7% 16,4% 3,3% punto e implementato Pdt Assistiti di medici condivisi rappresentano più del 20% della popolazione, impegnati in pro- 1.848 18.242 3.804 di questi circa 10.000 assi- getti di sviluppo organizzativo stiti ogni anno sono stati direttamente interessati dai % su totale di me- 1,7% 16,0% 3,3% dici in progetto progetti di sviluppo organizzativo dei propri medici Fonte: Banche dati aziendali ASLMB, elaborazioni a curanti. Le patologie preva- cura di Paolo Marrazzo lenti sono l’ipertensione e il diabete, sulle quali si è con- TAVOLA 2 Tassi di ospedalizzazione per 100.000 residenti nel biennio 2007–2008 per Diabete, BPCO, centrata l’attività di valuta- Scompenso. Confornto ASL Monza Brianza/Regione zione (tavola 1). Diabete BPCO Scompenso Un ulteriore sviluppo [1] [2] [3] dell’esperienza si è avuto con 116,6 204,5 la partecipazione dell’Asl al ASL Monza 2007 46,6 2008 40,8 95,3 199,9 progetto regionale 2009-10 Brianza delta % -12,40 -18,30 -2,30 sulla “dote sanitaria”, in cui i medici si sono impegnati 2007 69,7 121,7 270,8 a definire e mettere in atto Regione 2008 70,4 117,9 261,3 un patto di cura con i propri Lombardia delta% 1,00 -3,10 -3,50 assistiti portatori di dia[1] Tasso di ospedalizzazione Diabete globale Note: bete e/o ipertensione, con per 100.000 abitanti 20-74 anni. [2] Tasso di ospel’obiettivo di migliorare la dalizzazione BPCO per 100.000 abitanti 50-74 anni. consapevolezza dell’assisti- [3] Tasso di ospedalizzazione Scompenso cardiaco to di poter gestire positiva- per 100.000 abitanti 50-74 anni. mente la propria patologia Fonte: Indicatori Progetto Siveas, Ministero della cronica di concerto con il Salute medico di medicina generale, di migliorare la compliance degli assistiti ai Pdt, di valutare l’impatto dell’applicazione del Pdt sugli outcome di salute. La valutazione dei risultati dell’esperienza, utilizzando le banche dati disponibili e i report dei medici coinvolti, evidenzia risultati positivi a livello di Asl rispetto all’efficacia assistenziale delle patologie croniche; per gli assistiti dei medici impegnati nello sviluppo organizzativo delle cure primarie è stato possibile evidenziare risultati positivi relativi al livello di aderenza agli standard assistenziali, agli esiti su obiettivi terapeutici definiti, alla spesa pro capite per le prestazioni di assistenza farmaceutica, specialistica ambulatoriale, ricovero ospedaliero. Gli indicatori individuati dal Ministero della Salute per la valutazione dell’efficacia assistenziale per le patologie croniche, nell’ambito del Progetto Siveas (Sistema di valutazione della performance della sanità italiana), evidenziano come, nell’ambito dell’Asl, per il quinquennio 2005–2010, si assista a un trend in diminuzione del tasso di ospedalizzazione per le tre patologie considerate e, in particolare, per gli anni per i quali è disponibile un confronto (biennio 2007–2008), è possibile mettere in luce tassi di ospedalizzazione inferiori rispetto al dato regionale, con un delta di diminuzione tra i due anni maggiore (tavola 2). Gli indicatori relativi al livello di aderenza agli standard assistenziali previsti dai Pdt, definiti dai gruppi di disease management aziendali, evidenziano, per gli assistiti portatori di diabete n. 9-10/2011 7 TAVOLA 3 ASL Monza Brianza, assistiti portatori di diabete (associato o meno a ipertensione): % di aderenza ad alcuni standard assistenziali previsti dal PDT degli assistiti dell’ASL e degli assistiti dei medici impegnati in progetti di sviluppo organizzativo, 2008–2009 2008 ASL MB MMG in progetti di sviluppo organizzativo 2009 ASL MB Lo sviluppo dell’esperienza ha evidenziato come il tema delle competenze e conoscenze professionali rappresenti uno degli snodi critici del governo clinico dei percorsi di diagnosi e cura. Tale tema si configura diversamente per il medico di medicina generale e per i professionisti dell’Asl, ai quali vengono richieste attitudini e abilità innovative rispetto al modo tradizionale di interpretare il ruolo del medico di organizzazione sanitaria. Nell’organizzazione sanitaria lombarda, l’Asl si pone, infatti, quale garante della qualità dell’assistenza fornita: qualità letta come appropriatezza sia organizzativa sia clinica; appropriatezza organizzativa in riferimento al livello di cura utilizzato e quindi al corretto utilizzo delle risorse del sistema di offerta, appropriatezza clinica in riferimento all’adeguatezza degli interventi diagnostici e terapeutici in rapporto al problema di salute. Ai professionisti dell’Asl è richiesto di essere autorevoli interlocutori dei clini- ci, apportando al gruppo il contributo specifico di lettura dei bisogni degli assistiti e di analisi dell’offerta locale, nella consapevolezza che la facilitazione dell’accesso a singole prestazioni indicate dai LEA di per sé non può essere considerato sufficiente a garantire che la prestazione fornita sia appropriata; occorre infatti che tutto il percorso dell’assistito dalla diagnosi alla cura e al follow up sia appropriato e che l’assistito sia adeguatamente accompagnato. In particolare, nell’esperienza citata, la gestione dei gruppi di disease management da parte dei professionisti dell’Asl ha costituito una delle criticità maggiori da affrontare per la buona riuscita del percorso, per la necessità di mettere in gioco adeguati livelli di conoscenza e competenza. Rispetto al ruolo dei medici di medicina generale coinvolti, ha costituito elemento positivo la disponibilità di un supporto formativo finalizzato allo sviluppo di abilità nella programmazione e gestione di progetti e nell’acquisizione di competenze sulla metodologia dell’audit clinico. Infatti, il modello di riferimento per i percorsi di presa in carico delle patologie croniche (Chronic Care Model), sviluppato da Wagner e sostenuto dall’Organizzazione mondiale della sanità, propone, a fondamento del miglioramento dell’esito clinico, l’interazione tra un team multi-professionale competente e proattivo e un paziente informato e responsabile del proprio percorso di cura. A sostegno di tale assetto, vengono mobilizzate risorse proprie dell’organizzazione sanitaria e della comunità. Le prime sono sintetizzabili nei meccanismi operativi che possono essere messi in campo per agevolare l’attuazione del modello dopo averne condiviso obiettivi e metodi. Ne fanno parte la strutturazione dei percorsi, il loro riconoscimento in termini organizzativi, l’interconnessione con l’intera rete dei servizi e la fluidificazione di passaggi critici, quali, ad esempio, il rapporto con l’articolazione ospedaliera e, ultimo ma certamente non meno rilevante, tutto il processo riguardante la messa in atto dei meccanismi premianti e il loro orientamento al risultato, misurabile possibilmente in termini di outcome. È infatti questo che produce valore in rapporto alle risorse utilizzate; secondo quanto affermato da Porter, l’attenzione al valore deve esprimersi con riferimento non solo all’esito finale (guarigione, stabilizzazione), ma anche al verificarsi o meno di disagi ed eventi avversi durante il percorso di cura, nonché agli effetti a più lungo termine relativi al mantenimento dei risultati raggiunti. La cultura della valutazione è fondamentale nell’individuazione dei criteri e dei metodi di misurazione e di condivisione delle informazioni, una volta elaborati i dati. Le seconde si riferiscono alle azioni da suscitare per favorire la fruizione dei servizi all’interno della comunità, possibilità che passa attraverso la verifica circa il mantenimento o il possibile recupero delle condizioni socioambientali che consentono l’attuazione dell’intervento sanitario. Il Pdt, come già richiamato, rappresenta l’asse portante della progettualità; è strumento che n. 9-10/2011 Servizi sanitari Le competenze professionali MMG in progetti di sviluppo organizzativo 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100% 1 creatinina e/o albuminuria Almeno 1 emoglobina glicata Almeno 2 emoglobine glicate 1 elettrocardiogramma Fonte: Banche dati aziendali ASLMB, elaborazioni a cura di Paolo Marrazzo 2009 2008 TAVOLA 4 ASL Monza Brianza, spesa pro capite per assistenza farmaceutica, ambulatoriale e ricoveri assistiti portatori di diabete e/o ipertensione, confronto assistiti ASL e assistiti da medici in progetto, 2008–2009 per per Spesa lorda assistenza assistenza per pro capite (€) farma- ambula- ricoveri ceutica toriale Portatori pato603,40 505,72 1105,50 logia ASL MB Portatori patologia di medici in 464,63 1065,38 progetti di svilup- 530,93 po organizzativo Portatori pato632,71 505,54 1153,33 logia ASL MB Portatori patologia di medici in 498,22 1083,96 progetti di svilup- 596,37 po organizzativo Fonte: Banche dati aziendali ASLMB, elaborazioni a cura di Paolo Marrazzo 8 e/o ipertensione riconducibili ai medici impegnati nei progetti di sviluppo organizzativo, un tasso più elevato rispetto a quello riferito a tutti gli assistiti dell’Asl con la stessa patologia (tavola 3). Analoga situazione è dimostrabile anche con riferimento ai consumi, alla spesa pro capite di assistenza farmaceutica, assistenza specialistica ambulatoriale, ricovero ospedaliero (tavola 4). A fronte dei risultati positivi, la mancanza di risorse certe sul lungo periodo da investire nello sviluppo organizzativo delle cure primarie ha costituito un limite all’estensione dell’esperienza, pur in presenza di una domanda in tal senso da parte di molti medici di medicina generale. occorre conoscere, costruire in team, analizzare e scomporre al fine di individuarne criticità e trarre indicatori di struttura, processo ed esito essenziali per la fase di audit e di valutazione. A tal fine è indispensabile disporre di un bagaglio di conoscenze legate alla costruzione dello specifico percorso, che permettano la condivisione dello stato dell’arte in termini di evidenze disponibili; è necessario però anche essere in grado di applicarle nello specifico contesto nel quale il Pdt andrà a sostanziarsi. Se è indubitabile che l’audit rappresenta uno strumento in mano al clinico, per la verifica dello scostamento tra la prassi attuale e l’indicazione teorica, è altrettanto fondamentale che, da parte dei professionisti che presidiano l’intero processo organizzativo, venga esercitato un ruolo di facilitazione che, per essere svolto efficacemente, presuppone una buona padronanza del metodo. Da parte del medico dell’organizzazione devono essere espresse abilità negoziali non solo nella contrattazione degli obiettivi da raggiungere e nei meccanismi premiali da mettere in campo, ma anche nel monitoraggio del processo. A queste andranno affiancate capacità di ascolto e di interazione intelligente e disponibilità di strumenti necessari ai fini della gestione dei gruppi e della loro interrogazione costruttiva. La ricerca qualitativa mette a disposizione diversi strumenti che possono essere opportunamente adoperati non solo al fine di facilitare la ricerca del consenso, ma anche di far emergere gli elementi critici. In tale ottica è necessario non perdere di vista la necessità di dare conto in maniera oggettiva dello stato di avanzamento del progetto e del suo eventuale scostamento dagli obiettivi prefissati, avvalendosi di indicatori condivisi, realistici, validi e misurabili attraverso la produzione di reportistica da rendere periodicamente disponibile ai diversi portatori di interessi, pazienti e loro familiari inclusi. Tutto quanto esposto presuppone una chiara visione delle possibilità e dei limiti insiti nell’ambito organizzativo di riferimento e un costante aggiornamento delle conoscenze relative all’assetto normativo e a come esso va contestualizzato. Conoscenze, attitudini, abilità, solido corredo metodologico, che presuppongono una formazione nella quale si siano potuti apprendere e praticare i fondamenti della statistica, dell’epidemiologia valutativa, dell’organizzazione ed economia aziendale e si siano potute affinare capacità di comunicazione e relazione indispensabili nella gestione dei gruppi di lavoro. Tale cassetta degli attrezzi si ritiene possa essere in larga parte costruita a partire dalla formazione specialistica in Sanità pubblica; è questo, infatti, il territorio più adatto a integrare l’acquisizione/consolidamento delle conoscenze con lo sviluppo delle abilità necessarie per applicarle in un contesto protetto. La fase della specializzazione è ritenuta, dunque, indispensabile per fornire quella base di conoscenze comuni necessaria per permettere ai professionisti di riconoscersi portatori di uno specifico ambito di competenze e abilità. È vitale che la responsabilità di formare i Servizi sanitari più giovani colleghi sia condivisa con i professionisti e che questi accettino di svolgere un ruolo attivo, sia contribuendo a indirizzare la programmazione dell’offerta, nei limiti dei vincoli posti dagli ordinamenti universitari, sia partecipando direttamente alle attività formative, nonché verificando il corretto indirizzo della formazione sul campo e la sua coerenza con gli obiettivi didattici e con le conoscenze già acquisite. È altresì vero che il percorso dello studente nella formazione specialistica in igiene e medicina preventiva è stata in passato orientata prevalentemente alle attività dei servizi di prevenzione e all’organizzazione ospedaliera, non sfuggendo a un’impostazione e ad una visione centrata sull’ospedale, molto radicata sia nell’organizzazione sanitaria sia nella formazione di base. Senza abbandonare né diluire tale impegno, è ora necessario assecondare e, possibilmente, anticipare i mutamenti in corso, sviluppando meglio le attività proprie dell’assistenza sanitaria primaria. Non va trascurata, in tale ottica, la possibilità di sviluppare progetti innovativi in partnership e quindi far avanzare la ricerca operativa. È inoltre auspicabile che alla formazione specialistica, che è pur sempre alla base della costruzione di un operatore di sanità pubblica “totipotente”, si vada ad affiancare un percorso che approfondisca e perfezioni la padronanza di alcune metodologie ed intervenga sullo sviluppo di quelle abilità e attitudini che necessitano anche di una buona pratica professionale per essere meglio padroneggiate. Si ci riferisce, in particolare, alla capacità di visione, alla leadership, alla progettualità organizzativa che tanta rilevanza assume anche in questo specifico ambito. La strutturazione di un percorso di master di secondo livello potrebbe essere una risposta a queste esigenze. Oltre alla formazione degli operatori perché sviluppino le competenze e le abilità necessarie ad agire professionalmente all’interno di un processo così complesso, è indispensabile che venga esercitata una chiara azione di indirizzo sulle scelte da compiere, su sistemi di finanziamento coerenti con gli obiettivi, sui criteri di scelta dei professionisti meglio formati per guidare il cambiamento. Le scelte di politica sanitaria L’implementazione delle esperienze e il passaggio da una fase sperimentale a una piena espressione delle potenzialità di governo clinico nell’ambito delle cure primarie richiede, oltre a un adeguato livello professionale necessario per accompagnare e implementare i processi innovativi, una volontà politica di investire nelle cure primarie: volontà politica in grado di attivare un processo di discontinuità, caratterizzato da: •• possibilità di intervenire sui capitoli di spesa sanitaria consolidati, spostando risorse tra i diversi livelli di cura; •• possibilità, partendo da percorsi di diagnosi e cura condivisi, di introdurre elementi di responsabilizzazione dei medici prescrittori sulla compliance e sull’appropriatezza delle n. 9-10/2011 9 Bibliografia Longo F., Del Vecchio M., Lega F., La sanità futura, Univesità Bocconi, 2010 Ministero della Salute (a cura del Laboratorio Management e Sanità, Scuola Superiore Sant’Anna, Pisa), Il sistema di valutazione delle performance dei sistemi sanitari regionali. Anno 2008, 2010 Peduzzi P., Pezzano P. G., Lopiccoli S., Vazzoler C., De Vitis A., “Un percorso di governo clinico”, Prospettive Sociali e Sanitarie, 8, 2009 Porter M. E., “What is value in health care ?”, NEJM, 2010; 363(26):2477-2481 Regione Lombardia, Determinazioni in ordine alla gestione del servizio socio sanitario regionale per l’esercizio 2011, DGR n. IX/937 1/12/2010 Regione Lombardia, Ulteriori indicazioni per l’implementazione del Creg “Chronic related group”, in DGR n. IX/1479 3/3/2011, allegato 2 SISAC, Accordo collettivo nazionale per la disciplina dei rapporti con i medici di medicina generale, 10/3/2010 Wagner E.H., Austin B.T., Davis C., Hindmarsh M., Schaefer G., Bonomi A., “Improving chronic illness care: translating evidence into action”, Health Aff, 2001; 20(6):64-78 WHO, The World Health Report 2008. “Primary Health Care now more than ever”, Ginevra, 2008 WONCA, La definizione europea della medicina generale, 2002 10 prestazioni e quindi sul governo del percorso di diagnosi e cura; •• sviluppo di un pensiero forte e di percorsi formativi di sanità pubblica in grado di dare vigore al ruolo delle cure primarie e alla medicina centrata sulla persona, riequilibrando l’approccio oggi prevalente orientato alla patologia, fondato su una cultura medicospecialistica; •• impegno all’analisi e alla valutazione delle esperienze e dei processi in atto nella sanità, mettendo a frutto il notevole patrimonio informativo disponibile, per modificare e/o implementare i processi di cambiamento in rapporto ai risultati prodotti, in una logica di evidence based healthcare. Il quadro attuale a livello nazionale e regionale non è tale da indicare chiari scenari di sviluppo dell’assistenza sanitaria territoriale e tracciare il ruolo che assumeranno le cure primarie e, nello specifico, i medici di medicina generale. In questi anni si sono sedimentati ambiti di cura differenti: accanto alla medicina generale e alle sue diverse forme organizzative, la diffusione della cronicità e della domanda di assistenza ha stimolato la crescita di un’offerta di cure intermedie, di cure specialistiche e di assistenza sociosanitaria. In questo contesto, il recente Accordo collettivo nazionale per la disciplina dei rapporti con i medici di medicina generale traccia delle indicazioni per gli Accordi integrativi regionali che vanno nel senso di implementare lo sviluppo delle nuove forme organizzative della medicina generale e delle cure primarie con azioni volte a migliorare l’accesso, la presa in carico e lo sviluppo di percorsi integrati per gli assistiti portatori di patologie croniche. Occorrerà attendere gli Accordi integrativi per capire quanto queste indicazioni strategiche saranno fatte proprie e sviluppate nei diversi contesti regionali. Ma l’attenzione non è rivolta solo allo sviluppo organizzativo dell’assistenza territoriale, ma anche all’introduzione di elementi di responsabilizzazione degli erogatori di cure primarie e di cure specialistiche, attraverso l’introduzione di “ DRG territoriali” per la presa in carico delle patologie croniche. La Regione Lombardia, con le “Determinazioni in ordine alla gestione del servizio sociosanitario regionale per l’anno 2011”, ha introdotto la sperimentazione del Creg (Chronic Related Group), inteso come “una modalità innovativa di presa in carico dei pazienti che, a fronte della corresponsione anticipata di una quota predefinita di risorse, deve garantire, senza soluzioni di continuità e cali di cure, tutti i servizi extraospedalieri (prevenzione secondaria, follow up, monitoraggio persistenza terapeutica, specialistica ambulatoriale, protesica, farmaceutica) necessari per una buona gestione clinica organizzativa delle patologie croniche”. I potenziali gestori delle risorse – gli indirizzi regionali citano medici di medicina generale, onlus, fondazioni, aziende ospedaliere, strutture sanitarie accreditate e a contratto – in possesso di specifici requisiti organizzativi e funzionali, definiranno con l’Asl un contratto in cui si faranno carico di garantire la presa in carico dei pazienti secondo percorsi e obiettivi definiti. L’introduzione dei Creg parte dalla considerazione che l’assistenza territoriale alla cronicità supera il confine tradizionale delle cure primarie e diventa ambito di intervento integrato tra livelli di cura diversi. Come ogni strumento che si inserisce in processi complessi come quelli sanitari, le modalità di utilizzo dei Creg non sono neutre, ma appaiono in grado di influire sui processi organizzativi dell’offerta sanitaria territoriale. L’utilizzo dei Creg quale strumento di responsabilizzazione dei medici delle cure primarie, attraverso la definizione di specifici contratti tra questi e l’Asl, con obiettivi definiti di presa in carico degli assistiti portatori di patologie croniche, può diventare un volano che favorisce lo sviluppo organizzativo delle cure primarie, fornendo loro una prospettiva di crescita culturale, professionale e imprenditoriale, e stimolando lo sviluppo di sinergie e processi di integrazione e di continuità assistenziale tra cure primarie e cure specialistiche. L’utilizzo dei Creg quale strumento per aprire lo spazio proprio delle cure primarie a nuovi soggetti erogatori potrebbe introdurre a livello del sistema di offerta elementi di rottura rispetto all’attuale assetto organizzativo, andando a toccare aspetti fondanti i reciproci ruoli e le relazioni tra i diversi professionisti, quali la responsabilità della presa in carico della persona prima ancora della patologia, il rapporto di fiducia medico di medicina generale/assistito fondato sulla libera scelta, la specificità di ruolo e complementarietà dei professionisti dei diversi livelli di cura. n. 9-10/2011 Servizi sanitari Conclusioni Dall’analisi della letteratura e delle sperimentazioni condotte nei diversi contesti nazionali e internazionali, sembra affermarsi la necessità di portare a sistema le esperienze condotte al fine di affrontare in modo maturo lo sviluppo delle cure primarie e il tema dell’integrazione delle cure. Tale concetto sembra essere rinforzato dalla necessità di rendere sostenibile il sistema sanitario e dall’esigenza di aggiungere valore all’assistenza sanitaria attualmente fornita. Il tema è presente nei piani sanitari e nei documenti di programmazione nazionale e regionale. È quindi auspicabile che le politiche regionali, e le scelte aziendali conseguenti, vadano nel senso di valorizzare le esperienze attuate in questi anni, di implementare le conoscenze e le competenze professionali necessarie al governo clinico delle patologie croniche, di concretizzare i nuovi scenari organizzativi delle cure primarie delineati nell’ultimo Accordo collettivo nazionale per la medicina generale, di introdurre elementi di responsabilizzazione sui risultati assistenziali, contribuendo a definire una politica di assistenza territoriale in grado di mobilitare le risorse professionali presenti, nel reciproco riconoscimento delle professionalità, dei ruoli e dei processi di integrazione che si rendono necessari in rapporto ai diversi livelli di complessità dei processi di diagnosi e cura. #