Indice: - Liceo Scientifico Statale Einstein Milano

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Indice: - Liceo Scientifico Statale Einstein Milano
Aprile 2013
Numero 2
Editoriale
di Simone Fiorentino
Indice:
Pag. 2
Finestra sull’Africa: Ken Saro Wiwa
di Paolo Troncato
Pag. 3
Certezza
di Fatìma Kuljancić
Pag. 4
Di sesso e forza
di Greta Maltecca
Pag. 5
Dove siamo?
di Simone Fiorentino
Pag. 6
Un gesto semplice e significativo
di Paolo Troncato e la Redazione
Pag. 7
Jake Bugg
di Matteo Laconca
Pag. 8-9
Il joystick e io
di Rodrigo De Araujo
Pag. 10
Giochi e Svago
Pag. 11
Informazioni utili e soluzioni
Pag. 12
Numero 2
Scripta Restant
Aprile 2013
Editoriale
Di Simone Fiorentino IV B
E se domani entrando all’Einstein lo trovaste
completamente vuoto?
Pensateci. Pensate
al bar vuoto, con nessuno
intento a copiare la versione o prendere il caffè,
nessuno impegnato nella
prima sigaretta della giornata, nessuno spaventato
dal compito di trigonometria alla prima ora.
Pensate alle aule,
i banchi vuoti e le sedie scostate malamente,
qualche libro dimenticato sotto un banco, le scarpe di educazione fisica
ammassate nell’armadio,
sotto il materiale di arte.
Le lavagne ancora, per un
pezzo, scritte.
Visualizzate i professori, raminghi, girare
per la scuola, domandandosi che fare.
Pensate al prof. Albergati senza nessuna
giustifica da firmare, ai
bidelli annoiati e alla biblioteca vuota.
Pensateci, create
quest’immagine nella vostra mente e tenetela ben
salda, ci servirà.
Ken Robinson è un autore e pedagogo britannico,
cresciuto nei sobborghi
di Liverpool, che afferma da anni che la scuola pubblica necessiti un
cambio di paradigma nel
metodo d’insegnamento,
che sostiene, distrugga la
creatività degli studenti.
Robinson ha spesso detto che il nostro attuale
modello di insegnamento è costruito sul sistema
di fabbrica, poiché nato
durante la prima rivoluzione industriale e figlio
dell’illuminismo. Robinson sostiene, soprattutto,
che questo sistema sia
estremamente obsoleto.
Gli alunni, in questo processo non sono nient’altro che la materia prima
da far diventare prodotto
finito. Essi sono ciò che
va trasformato, non importa chi essi siano e da
dove vengano, sono solo
l’oggetto di un processo.
Pensateci di nuovo,
2
ora, all’immagine della
scuola vuota. Cos’è una
fabbrica senza materia
prima? Nulla, può avere tutti gli strumenti che
vuole, anche i migliori,
i più moderni, ma non
produrrà mai nulla di finito.
Pensate alla scuola
vuota, perché è così che
molti ci vedono. Non
importa da che lato della barricata tu sia, che tu
sia un professore o uno
studente, per molti, oggi
qui, la scuola è vuota.
Per tutti coloro che
non ascoltano, per chi
ignora le richieste e le
proposte, per chi fa finta
di niente. Per loro l’Einstein è una scatola vuota.
Per loro, noi, la materia
prima, ciò che va trasformato e reso migliore, non
siamo nient’altro che
qualcosa da poco, siamo
senza valore, senza margine di miglioramento.
E ora guardatevi intorno, vi fa piacere essere
considerati così?
Aprile 2013
Scripta Restant
FINESTRA
SULL’AFRICA:
KEN SARO WIWA
Numero 2
Il 10 novembre 1995 veniva impiccato il poeta e attivista nigeriano Ken Saro-Wiwa, uno degli intellettuali più significativi dell’Africa del 20° secolo, la cui voce, insieme a quella di tanti altri, è
stata brutalmente soffocata da coloro ai quali la sua sete di giustiDi Paolo Troncato V A zia faceva scomodo, troppo scomodo. Ma ora facciamo un passo
indietro e scopriamo chi era questo coraggioso uomo. Kenuele
Beeson Saro-Wiwa nasce il 10 ottobre 1941 a Bori, in Nigeria, e
fin da giovanissimo affianca ad una intensa attività narrativa e televisiva un incredibile impegno politico a difesa dei diritti delle
Finestra sull’Africa è una popolazioni Ogoni, etnia alla quale apparteneva, che abitavano
il delta del Niger. Fino alla morte conduce una lotta contro le
rubrica che focalizza la promultinazionali occidentali, colpevoli di continuare a contaminapria attenzione sulla storia, re con continue perdite di petrolio l’ecosistema di questa area, e
le notizie e le curiosità sul contro la povertà del suo popolo, che vedeva le proprie ricchezze,
sufficienti per garantire prosperità e serenità a tutta la Nigeria,
continente africano
in mano a stranieri che si erano insediati e imposti senza nessun
diritto. Nonostante la forte adesione da parte della popolazione
nigeriana al MOSOP (Movement for the Survival of the Ogoni
People), movimento fondato da Saro-Wiwa nel 1990, il potere
delle multinazionali, forti dell’appoggio del corrotto governo nigeriano, risulta troppo forte da contrastare e Ken viene ripetutamente arrestato senza né motivo né processo.
La sua storia ha fine quando viene accusato senza prove
di aver indotto alcuni appartenenti al MOSOP ad uccidere degli
oppositori del movimento: viene così impiccato insieme ad altri
otto attivisti. Indagini successive rivelarono come la Shell fosse
coinvolta nella condanna a morte di Ken Saro-Wiwa, e l’atteggiamento della stessa durante il processo che la vide coinvolta
lo conferma: decise di patteggiare pagando una grossa somma
come cauzione.
Tante furono le caratteristiche che resero unico quest’uomo. La dedizione totale nel difendere i suoi ideali e i diritti dei
suoi connazionali fu straordinaria, accompagnata sempre dall’abnegazione dell’uso della violenza per ottenere giustizia. Ancora più ammirabile fu la convinzione che un giorno la sua causa
vinto, al di là della sua sorte, perché non poteva essere
Ken Saro-Wiwa avrebbe
altrimenti. Ken Saro-Wiwa dovrebbe essere un esempio per tutti
noi e questo breve articolo non gli rende di certo giustizia, ma la
mia speranza è che quei pochi che lo leggeranno possano documentarsi sulla sua storia e accorgersi che in fondo in fondo tutti
possiamo essere nel nostro piccolo come lui. Grazie Ken.
“Né la prigione
né la morte
potranno
impedire
la nostra
vittoria finale...”
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Numero 2
Scripta Restant
Aprile 2013
CERTEZZA
Di Fatìma Kuljancić V E
pioni vincerete una partita importantissima che determinerà
la vostra posizione e reputazione. Vi siete allenati per mesi,
avete vinto tante partite e vi
meritate quel titolo. E invece, la
squadra di dilettanti sfigati viene colpita da quella famosa botta di culo comunemente chia
Beh, secondo il mio mo- mata “fortuna del principiante”
desto senso d’interpretazione, e tutta la fatica che avete fatto
il succo di ciò che Barone vo- viene mandata all’aria.
leva esprimere era pressapoQuesto discorso, che sia
co questo: vi siete mai accorti quanto la Certezza sia fottuta- nell’amore, nell’amicizia, nello
mente ingannatrice? Provate a sport... vale sempre. L’ho testato personalmente e dopo una
pensarci!
piccola indagine sono giunta
Ad esempio, sei inna- alla conclusione che la Certezmoratissima e assolutamente za che abbiamo nel fare o ottecerta che il tuo ragazzo non ti nere qualcosa, puntualmente ci
tradirà mai. Non ascolti nulla sputa in faccia. D’altronde che
di quello che ti dicono gli altri, divertimento c’è in un vita perperché non hai bisogno che sia fetta e monotona?!
un estraneo a dirti come stanno
Distinguiamo invece la
le cose. Invece poi, all’improv- viso, scopri che colui nel quale Sicurezza, alla quale possiamo
riponevi tutta quella certezza e attribuire un’accezione posifiducia si è fatto mezza Milano tiva, infatti essere sicuri di se
e ti ritrovi senza neanche accor- stessi, nella maggior parte delgertene a guardarti allo spec- le occasioni porta a vittoria e
chio e chiederti come hai fatto soddisfazione. Questo perché
a non vedere prima tutte quelle la Sicurezza trasmette positività
e fermezza a chi ci sta intorno e
corna.
tutto l’ambiente che ci circonda
Oppure, sei certissimo appare più favorevole alla noche tu e la tua squadra di cam- stra riuscita.
«Il mito della certezza è
una mera illusione: anzi un’illusione pericolosa, perché placare la
nostra ansia esistenziale con presunte certezze assolute, può non di
rado bloccare le risposte al nostro
bisogno di sapere come le cose davvero stanno» Francesco Barone.
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Ma la Certezza! C**** la
Certezza è proprio bastarda! E’
come l’amore: offusca la mente,
non fa ragionare oggettivamente ed è la causa di quella calma
ingannatrice per la quale non ci
rendiamo conto di quello che
ci sta accadendo intorno, infine
sferra il colpo fatale e addio autostima.
Ci tengo a chiarire che
non sono stata nè tradita dal
mio ragazzo, nè ho perso alcuna partita. Questo articolo non
è uno sfogo dei miei problemi
personali, è piuttosto un invito
a non essere MAI troppo certi
di un risultato, una situazione,
una persona o di qualunque altra cosa.
Siate modesti! Anche
finti modesti, ma non arrogatevi mai la Certezza, che oltre
a farvi fare una figura di m****,
potrebbe rovinarvi la giornata,
che passerete a deprimervi cercando di capire cosa sia andato
storto.
Ecco, detto questo, una
cosa devo ammetterla: ogni
volta che sono CERTA di aver
preso 4 in una verifica, non mi
sbaglio mai.
Aprile 2013
Scripta Restant
Numero 2
DI SESSO E FORZA
Di Greta Maltecca II E
Sesso.
Ecco, ora i tre quarti di voi cominceranno a sghignazzare, si guarderanno
intorno imbarazzati o sverranno pudicamente (ok, forse questo no). Il punto è:
pronunciamo tranquillamente cose ben peggiori, parliamo senza problemi di
omicidi e tradimenti ma ci facciamo una marea di scrupoli rispetto a un fatto
piuttosto naturale.
Anche se un “lato oscuro”, un qualcosa di cui vergognarsi, c’è… mi riferisco a quella ragazza che cammina in minigonna sul bordo della strada con -2
gradi, quella lì che “se di amarla ti vien la voglia, basta prenderla per la mano”
(Via del campo, F. De Andrè), quella lì che fissi senza ritegno quando passi, sibilando tra i denti ‘‘Troia’’.
Bè, prima di parlare prova a mettere in moto le tue celluline grigie: quella
che tu chiami sprezzante puttana, quella a cui ridi dietro, è una persona viva alla
quale hanno tolto la libertà fondamentale di disporre come crede del suo corpo; è un essere umano che viene usato come un giocattolo, come una bambola
di carne da grand’uomini che hanno bisogno di sentirsi potenti, di far vedere
al loro io (suona male) più profondo quanto sono forti, di provare al loro ego
che sono capacissimi di umiliare, schiacciare, dominare un altro essere umano
e lo fanno solo perché, in fondo, si sentono soverchiati dal mondo e per rifarsi
hanno bisogno di qualcuno da soverchiare a loro volta.
‘‘Ma io l’amo veramente’’, ‘‘Non posso più vivere senza di lei’’: boiate.
Boiate perché “amare significa rinunciare alla forza” (L’insostenibile leggerezza
dell’essere, M. Kundera) e i grand’uomini che si divertono con le loro marionette vive cercano solo questo, qualcuno su cui dimostrare la loro forza.
Per cui la prossima volta che parli, la prossima volta che mormori ‘‘Battona’’ con disprezzo pensa, pensa che sono vive, vere e non solo banali burattini
di carne con cui giocare e divertirsi.
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Numero 2
Scripta Restant
Aprile 2013
Dove siamo?
Di Simone Fiorentino IV B
Avvertenze prima di leggere questo articolo:
Questo non è il classico editoriale dove esprimo la mia opinione cercando di rimanere
il più neutrale possibile, questo è un articolo di opinione, che può essere, come tale,
uguale o diversa dalla vostra. Oltre ad essere un’opinione è soprattutto un articolo emotivo, scritto di getto, in un momento non semplicissimo. Prendetelo come tale. Mi rendo anche perfettamente conto che sono su un giornale scolastico, indi la cosa potrebbe
essere vista in modo negativo, ma penso che anche le opinioni forti, in alcuni momenti,
abbiano bisogno del loro spazio. Grazie dell’attenzione.
Mi è rimasta un’amarezza come non ne ho, penso, mai avute. L’amarezza di una persona
che credeva al fatto che il popolo italiano potesse essere meglio di come veniva dipinto.
Ma quand0 arrivi in fondo al tunnel, e trovi la realtà ad aspettarti, è come prendersi un
treno in faccia. Vorrei riuscire a farvi capire la delusione che mi sento dentro, non sto
parlando solo di un risultato, di numeri, mi sento deluso soprattutto per averci dato
l’anima, più che mai in queste ultime settimane. Ho sempre creduto che la politica non
facesse tutta schifo, e che si potesse fare qualcosa di buono, si potesse essere persone
giuste ed oneste, nonostante tutto.
Non ho invece creduto al populismo, alle piazze gremite di teste poco pensanti e a chi
voleva che la gente votasse con la pancia, non con la testa. Non ho creduto agli urlatori,
alle proposte irrealizzabili e campate per aria, e agli IMU restituiti. Eppure sono stato
deluso.
Siamo, oggi, come sistema paese, in una situazione pietosa. Non parlo solo della situazione economica attuale, ma anche di quella sociale ed occupazionale. Dovremmo
ricordarci che settanta anni fa delle persone, uomini e donne, ma soprattutto ragazzi
e ragazze, si sono fatti ammazzare per permetterci un futuro democratico, un futuro
diverso, di cui non abbiamo mai saputo cogliere le possibilità e cambiare, davvero. E io
me ne vergogno. Noi, e parlo degli italiani in generale, non specificatamente di qualcuno, non li meritiamo quei martiri.
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Aprile 2013
Scripta Restant
Numero 2
UN GESTO SEMPLICE
E SIGNIFICATIVO
a cura di Paolo Troncato V A e della Redazione
Compiuti finalmente i 18 anni, uno dei miei primi pensieri è stato quello di donare
il sangue. La soddisfazione che ne è derivata mi ha spinto a proporre in redazione di
scrivere un articolo sull’importanza di questo piccolo grande gesto, con l’intento di
spingere quante più persone possibili, che ne hanno ovviamente la possibilità in termini medici, a recarsi in uno dei numerosi centri dove è possibile farlo. In qualche modo
l’associazione dei donatori del Policlinico ha anticipato il nostro proposito convocando
i ragazzi di quinta per un incontro informativo su questo argomento, fornendo in linea
di massima le stesse motivazioni che daremo noi in questo breve articolo, quindi rivolto
soprattutto ai ragazzi di quarta che hanno già raggiunto la maggiore età, a coloro che vi
son vicini e, perché no, a tutto il resto degli studenti più piccoli, affinché inizino a convincersi che, compiuti i 18, è uno dei gesti più altruisti che possano fare.
Perché donare il proprio sangue?
Immaginate di avere la possibilità di dar via qualcosa la cui mancanza non vi pesa a tal
punto che non vi accorgereste neanche di non averla più, per poi sapere che quella cosa
ha contribuito a salvare una o più vite. A queste condizioni fareste fatica a privarvene?
Se la risposta che vi date è no, sappiate che quella cosa è il Sangue. Un numero inimmaginabile di talassemici, malati di cancro e persone affette da svariate patologie hanno bisogno assoluto del tuo: perché negarglielo quando a noi non costa nulla? Inoltre, oltre
alla soddisfazione di contribuire alla salute di qualcuno, che dovrebbe tuttavia essere
una motivazione già sufficiente, la donazione permette al donatore di tenere controllato
il suo stato di salute periodicamente, tramite analisi del sangue e visita medica effettuati ogniqualvolta ci si reca al proprio centro per le trasfusioni. Fare del bene e tenersi
controllati, cosa si può desiderare di più? Un caffè? Tè e biscotti? Nessun problema, c’è
anche di più! Avrete sempre la possibilità di fare abbondanti colazioni completamente
gratis, ma se siete arrivati a questo punto per convincervi, sappiate che siete delle brutte
persone. Chiusa questa scherzosa parentesi (non è vero, siete bellissimi!) , vi invitiamo
davvero a riflettere sulla grandezza del gesto che potete compiere: serve solo un’ora del
vostro tempo e tanta voglia di immaginare qualcuno sorridere grazie al vostro aiuto.
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Numero 2
Scripta Restant
Aprile 2013
JAKE BUGG
Di Matteo Laconca IV A
Jake Bugg è un figo.
J.B. è un ragazzo che
un giorno come un altro sta
guardando la tv, vede un
cantautore americano e decide che da lì in poi avrebbe
fatto lo stesso.
Questo, diciamocelo
schiettamente, lo puoi fare
solo se hai talento e Jake di
talento ne ha fin troppo.
Jake Bugg è un figo
perché, nel 2012, decide di
far uscire un album che ha il
suono di un vinile che puoi
trovare nella collezione dimenticata in cantina di tuo
padre, un album che salva
la chitarra inglese in questi
anni fatti solo di beata elettronica ed un album che
va contro tutte le idee di
mercato e di successo che
un ragazzo di diciotto anni
solitamente ha. Si, il nostro
cantautore ha solo 18 anni,
se fosse nella nostra scuola
sarebbe in quinta e lo vedremmo, durante la cogestione, suonare la chitarra e
ammaliare qualche primina
o le nostre compagne più fighe. Fortunatamente, que-
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sto lo fa nella sua Inghilterra
ma a noi giunge comunque
quel suono folk/rock che ci
rimanda tanto, ma tanto a
Bob Dylan e ci fa riassaporare quei tempi che i nostri
genitori spesso ci raccontano con gli occhi lucidi.
Jake è innamorato
dell’America, degli USA
negli anni d’oro della musica country o folk o insomma quella figa anni 60/70
che solo lì riuscivano a
creare. Così ascoltando il
suo album d’esordio, semplicemente “Jake Bugg”,ci
troviamo subito circondati
da melodie che ricordano
Paul Simon, Donovan, Neil
Young e, come già detto e
ridetto, il buon vecchio Mr.
Zimmerman.
Tuttavia, fra tutta
queste influenze a stelle e
strisce, Jake si ricorda da
dove viene facendosi contaminare dai fratelli Gallagher (Noel lo ha pure portato in tour con se l’anno
scorso), dai Verve e da Alex
Aprile 2013
Turner dei cari Arctic Monkeys.
Non vorrei neanche
segnalarvi le “canzoni migliori” del cd perché dovrebbe essere ascoltato,
sentito e risentito, tutto,
dalla prima all’ultima traccia (registrata dall’autore
stesso a casa sua).
LIGHTNING BOLT: qui
si capisce chi è il suo maestro B.D.
TWO FINGER: perso-
nalmente una delle mie
preferite dell’album, immediata e dal bel testo.
TASTE IT: canzone più
Scripta Restant
clusione è un album sorprendentemente ben arrangiato contando che chi l’ha
composto è giovanissimo,
fa capire l’enorme potenzialità di questo Jake che, se
non si sputtanerà fra droga
e mignotte, avrà la possibilità di entrare nella storia
del rock.
Come ultima cosa
volevo parlarvi di un piccolo capolavoro contenuto
nell’album: si chiama BROKEN ed è una delle canzoni
più belle che abbia mai sentito. Si apre con un arpeggio
di chitarra e con la particolarissima voce di Bugg, subito dopo parte la batteria,
basso e compagnia bella ma
veloce rispetto alla media
dell’album e davvero davvero davvero cool.
Per esser critici la
struttura di tutte le canzoni
è abbastanza elementare, se
te ne intendi un minimo di
musica capisci subito quando sono gli attacchi di batteria e basso, i giri di chitarra
sono semplici ma d’effetto
e si spiegano perfettamente
con il fatto che il chitarrista
sia pure il cantante. In con9
Numero 2
poi c’è quel ritornello, quei
pochi versi che sono cantati
come fossero onde d’oceano, sono ondulati, armoniosi, perfetti. Ti incanta
e ti commuove tanto che
ogni volta che l’ascolto mi
vien sempre la pelle d’oca.
È una traccia perfettamente
calcolata, calibrata, non c’è
una nota fuori posto, non
un battito o un piatto, tutto
è malinconico e affettuoso.
Sembra scritta per te se sei
in un momento triste, sembra che lui sia accanto a te,
sembra che ti voglia dire
di andare avanti. Ed io lo
ascolto.
Per tutto questo e per
molto di più Jake Bugg è un
figo.
Numero 2
Scripta Restant
Aprile 2013
IL JOYSTICK E IO
Di Rodrigo De Araujo IV A
Ormai il mondo si sta abituando ai videogiochi. Se qualche anno fa mi dicevano “Torna a
giocare ai videogiochi, va”, perché
era considerato un passatempo da
falliti, ora sono in molti che impugnano il pad di tanto in tanto.
O come minimo tutti si divertono con i giochi per smartphone e
cazzate varie. Certo, essere appassionati è un’altra storia, infatti non
con molti riesco a fare commenti
su un gioco che vadano al di là di
un “che figata” o del secco “fa cagare”. Così come quando incontri una persona che ascolta il tuo
genere musicale, quando incontri
un appassionato di videogiochi,
ci puoi parlare per ore. Ogni tanto però capita quell’individuo che
mette tristezza, che ti illude, che ti
fa sentire un pezzente. E sto parlando di quelle persone che se ne
escono con frasi come “Spero proprio che tra qualche anno non sarò
ancora davanti ai videogiochi”. Basta, arrivederci e tante care cose,
mi verrebbe da dire. C’è qualcosa
di peggio che incontrare una persona sulla tua lunghezza d’onda
e scoprire che rinnega il proprio
hobby classificandolo come infantile? Certo, mi direte, l’obesità
infantile, l’AIDS e i bambini che
muoiono di fame sono molto peggio, ma anche questo non fa certo
piacere, fidatevi. Ciò è dovuto al
fatto che io spero proprio che la
mia passione muoia con me. Ama-
re qualcosa con l’idea che deve
finire, o ancora peggio con il desiderio che prima o poi finisca, per
me non ha senso.
Perché giochiamo? Non lo
so, non ho una risposta per tutti,
però posso dirvi perché IO gioco.
La prima risposta che darei è che
gioco per divertirmi. Il divertimento è un fattore fondamentale,
ma a volte è purtroppo più alto il
tasso di incazzatura che quello di
divertimento. Un’altra risposta è
che mi piace immergermi in nuove storie e in nuovi personaggi,
provare sensazioni ed emozioni
che solo i videogiochi sanno trasmettere, ma anche questa motivazione non basta, poiché oltre
alla storia c’è il multiplayer su cui
spesso spendo diverse ore. Inoltre
c’è qualcosa che ti spinge a voler
salire di grado, a volere completare
determinati livelli, a preoccuparti
di quando sbloccherai il prossimo
elmetto per il tuo personaggio, e
non è solo la sfida personale. Ecco,
uno dei principali motivi per cui
gioco, e per cui spero di continuare a farlo, è perché quando entro
in questo mondo mi faccio mille
problemi inutili, ma più facili da
risolvere di quelli della “vita reale”.
Ci sono quelle giornate in
cui sembra che tutto vada storto e
mi ritrovo sul divano con un senso
di vuoto e anche una certa rabbia.
Allora accendo l’Xbox, inserisco
nel lettore un gioco e iniziano le
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mie esclamazioni di gioia, ma soprattutto una lista di insulti ed imprecazioni che permettono a mia
madre di dire la solita frase: “lo
vedi che i videogiochi ti rendono
nervoso?”. Fosse solo quello che
mi rende nervoso, mamma. Il fatto
è che se io dò importanza ai problemi all’interno del mondo videoludico, rendo più “vera” anche
la soddisfazione che traggo dalla
loro risoluzione, e a volte quello
di cui ho bisogno è la sensazione,
o forse l’illusione, che qualcosa
vada bene e che i problemi si possano risolvere. In un certo senso
si può dire che gioco perché sono
un codardo e perché preferisco
rifugiarmi in un mondo alternativo, ma d’altronde lo fanno tutti,
ognuno a modo proprio. C’è chi
legge, chi guarda telefilm dalla
mattina alla sera, c’è chi si droga,
cazzo!. Io preferisco fissare immobile la tv per ore in compagnia del
joystick e di un espressione ridicola, e mentre il mio cervello pulsa
nel cranio e i miei occhi, nonostante l’abitudine, chiedono pietà,
la mia mente è oltre lo schermo, è
circondata da un mondo digitale
dal quale a volte ho paura di uscire
per dover affrontare la realtà.
“Ma non hai proprio nient’altro a
cui pensare oltre ai videogiochi?”
“Certo, per questo preferisco giocare”.
Aprile 2013
Scripta Restant
Numero 2
Caro Cervello, ti alleno
Il sudoku è una griglio di 9x9 quadretti in ognuno dei quali si dovrà scrivere un numero, da 1 a 9, la
griglia a sua volta divisa in 9 regioni di 3x3 quadretti. C’è una sola regola per completare un sudoku:
in ogni colonna, in ogni riga, in ogni regione ogni numero deve comparire una sola volta. La difficoltà dei nostri sudoku varia da facile a diabolico e rappresenta un’ottimo esercizio per la mente.
Facile
Medio
Diabolico
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Bacheca di Scripta Restant
Ti piace scrivere, disegnare o ti piacerebbe far
parte di Scripta Restant in qualche modo? La
Redazione si riunisce ogni venerdí alle 14 e 20
nell’aula della 5G al piano terra: la riunione è
aperta a tutti, anche solo per dare un’occhiata!
P.S.: Questo numero è stato impaginato da Anna Spanò, che ringraziamo, impaginatrice di
Zabaione, giornalino del Liceo Classico Parini, dal momento che Tommaso è in ospedale malato.
Gli auguriamo una pronta guarigione!
Impaginatore:
Tommaso Bojocchi
Vignettista:
Angelika Horwat
Medio
Capo Redattore:
Fatìma Kuljancić
Redazione:
Salma Aseed
Tommaso Bojocchi
Sara Caratozzolo
Rodrigo De Araujo
Simone Fiorentino
Angelika Horwat
Fatìma Kuljancić
Matteo Laconca
Greta Maltecca
Denise Muzzini
Dario Pullia
Paolo Troncato
Facile
Direttore:
Simone Fiorentino
Diabolico
Soluzioni: Caro Cervello, ti alleno