2. Il genere del nome

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2. Il genere del nome
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Il genere del nome
(Dardano, M. – Trifone, P.: La lingua italiana. Bologna, Zanichelli, 1985: 103-110.122)
(Fogarasi M.: Grammatica italiana. Roma, Bulzoni, 1983: 174-186)
(Salvi, G. – Venelli, L.: Grammatica essenziale di riferimento della lingua italiana. De Agostini - Le Monnier,
1992: 68-69)
I nomi sono morfologicamente marcati per la categoria del genere (maschile o femminile) e
per la categoria del numero (singolare o plurale). Genere e numero vengono indicati da un
unico morfema: ad esempio: la –a di casa indica nello stesso tempo femminile e singolare.
Rispetto al genere, il nome può essere maschile o femminile.
Genere secondo il significato:
Il genere naturale (sesso) e il genere grammaticale maschile o femminile solitamente
coincidono nei sostantivi che indicano persone o animali: bimbo, padre, leone – bimba,
madre, leonessa
Negli altri sostantivi, in quelli cioè che denotano cose inanimate o astratte, il genere è solo
grammaticalmente formatosi e conservatosi per tradizione con segno esteriore di categorie
sostantivali: libro, caso, quaderno, sentimento, carta
Secondo il significato, sono di genere maschile:
- i nomi degli alberi: l’arancio, il melo, il pino, ma ve ne sono anche di femminili:
la palma, la vite
- i nomi dei metalli e degli elementi chimici: l’argento, il ferro, il bronzo
- i nomi dei mesi e dei giorni: il dicembre, il sabato
- i nomi dei monti, dei mari, dei fiumi e dei laghi: il Cervino, il Po, il Garda, l’Atlantico
ma parecchi nomi di monti sono femminili: le Alpi, le Dolomiti, le Ande
Sono invece di genere femminile:
- i nomi dei frutti: la mela, la pera, la pesca, la banana
ma maschile: il mandarino, il limone
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- i nomi delle scienze: la matematica, la chimica, la biologia
- i nomi dei continenti, degli stati, delle regioni, delle città e delle isole: l’Europa, l’Africa,
la Francia, la Spagna, la Toscana, la Calabria, la Sardegna
Genere secondo la desinenza
Delle molte desinenze delle cinque declinazioni latine si sono conservate tre desinenze:
-a: per la maggioranza dei nomi femminili
-o: per la maggioranza dei nomi maschili
-e: per i nomi che possono essere o maschili o femminili
1. genere maschile:
- I nomi che terminano in –o sono nella massima parte di genere maschile: il libro, il prezzo,
il vaso, il muro (fanno eccezione: la mano, la radio, la dinamo, la moto, l’auto, la foto)
- I nomi terminanti in consonante, per la quasi totalità di origine straniera: lo sport, il bar, il
gas, il film
2. genere femminile:
- I nomi con desinenza in –a sono per lo più di genere femminile: la casa, la sedia, la
penna, la terra
(sono maschili vari nomi derivanti dal greco, specie con terminazione in –ma: il poema, il
problema, il diploma, alcuni altri nomi: il pigiama, il nulla)
- I nomi con desinenza in –i: la crisi, l’analisi, la tesi, la diagnosi
- I nomi terminanti in -tà e in –tù: la bontà, la civiltà, la verità, la virtù, la gioventù
- Sono quasi tutti femminili i nomi in –ione: la tradizione, la visione, la relazione, ma: il
bastione
3. I nomi con desinenza in –e possono essere o di genere maschile o di genere femminile: il
ponte, il fiume, il dente, la mente, la fame, la notte, la chiave
Sostantivi mobili:
Un numero rilevante di sostantivi italiani che denotano esseri viventi (persone ed animali)
possono cambiare genere, aggiungendo allo stesso tema una desinenza o un suffisso adatto:
essi si chiamano SOSTANTIVI MOBILI o di GENERE MOBILE.
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Formazione del femminile: La differenza di sesso può essere indicata anche con mezzi
morfologici diversi dall’alternanza vocalica
- Alcuni nomi presentano una differenza nella terminazione.
- Non si tratta di variazione del genere, ma di nomi diversi.
- Nella forma maschile significano una cosa e nella femminile un’altra.
modo (maniera)
moda (usanza)
panno (drappo)
panna (crema di latte)
pianto (lacrime)
pianta (albero)
porto (di mare)
porta (di casa)
il fine (scopo)
la fine (termine)
il radio (elemento chimico) la radio (apparecchio radiofonico)
il capitale (beni, patrimonio) la capitale (città principale di uno Stato)
1. Nomi di persona e di animale
La maggior parte dei nomi di esseri animati passano dal maschile al femminile mutando la
desinenza o aggiungendo un suffisso.
–a  -essa: I nomi che al maschile finiscono in –a formano il femminile aggiungendo al
tema il suffisso –essa.
poeta
poetessa
profeta
profetessa
-o  -a: I nomi che al maschile terminano in –o passano al femminile prendendo la
desinenza –a:
alunno
alunna
amico
amica
maestro
maestra
gatto
gatta
Altri prendono il suffisso –essa:
avvocato
avvocatessa
deputato
deputatessa
I nomi che al maschile escono in –e formano il femminile in due diversi modi:
-e  -a:
signore
signora
padrone
padrona
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Altri prendono il suffisso -essa
studente
studentessa
conte
contessa
leone
leonessa
-tore  -trice: I nomi che al maschile terminano in –tore formano il femminile in -trice
attore
attrice
scrittore
scrittrice
-sore  -itrice:
difensore
difenditrice
2. Nomi indipendenti
Alcuni nomi di genere grammaticale fisso hanno radici diverse per il maschile e per il
femminile
padre
madre
uomo
donna
fratello
sorella
marito
moglie
toro
vacca
porco
scrofa
3. Nomi di genere comune
Alcuni nomi hanno un’unica forma per il maschile e per il femminile; essi possono essere
distinti solo dall’articolo o, eventualmente, dall’aggettivo che li accompagna.
a) pochi sostantivi e pochi altri participi presenti sostantivi, come il/la custode, il/la nipote,
il/la parente, l’amante – plur. gli amanti/le amanti, il/la cantante, l’insegnante – plur. le
insegnante/gl’insegnanti
b) i sostantivi che nel singolare hanno la desinenza -ista o –cida; essi però al plurale non sono
ambigeneri perché hanno le desinenze differenti per i due generi: l’alpinista – plur: gli
alpinisti, le alpiniste
4. Nomi di genere promiscuo
I sostantivi di gener promiscuo, significano in genere, con un’unica forma, ora il maschio, ora
la femmina degli animali: l’aquila, la balena, la mosca; il corvo, il delfino, il gorilla
Per distinguere il genere, si deve aggiungere il rispettivo qualificativo:
il delfino maschio
il delfino femmina
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la volpe maschio
la volpe femmina
il leopardo maschio
il leopardo femmina
5. Casi particolari:
dio
dea
re
regina
eroe
eroina
zar
zarina
Un genere in più
(Dardano – Trifone; p.122.)
Diversamente dall’italiano che possiede due generi, tutte le lingue indoeuropee hanno tre
generi: maschile, femminile, e neutro. Mentre il maschile e femminile si riferivano al sesso, il
neutro indicava i nomi dei referenti ”non animati”, per i quali la distinzione del sesso non
aveva senso.
Alcune lingue sono prive di genere, per esempio: il turco, l’ungherese e l’inglese.
Quest’ultima lingua distingue il maschile dal femminile soltanto nei pronomi di terza persona
singolare e nei pronomi e aggettivi possessivi.
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