compostaggio e agricoltura
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compostaggio e agricoltura
COMPOSTAGGIO E AGRICOLTURA Motivi di interesse agricolo: 1) Il compost di qualità può garantire un importante apporto di sostanza organica al terreno (in questo, per caratteristiche, è paragonabile a tutti gli effetti al letame); 2) Il compost contribuisce al sequestro del carbonio a lento rilascio, con effetti positivi sul ripristino della fertilità dei suoli e fornendo un positivo contributo al bilancio delle emissione di CO2 (carbon sink); 3) il compost arricchisce il terreno anche di altri elementi nutritivi che possono incrementare l’efficacia delle concimazioni minerali ed, in alcuni casi, anche sostituirle; 4) importanti studi dimostrano altri effetti positivi, quali: - effetti repressivi nei confronti di marciumi radicali; - apporto al suolo di microelementi utili; - diminuzione del contenuto di nitrati nelle foglie di ortaggi destinati al consumo fresco. FERTILITA’DEI SUOLI E SEQUESTRO DEL CARBONIO Rispetto alla capacità di immagazzinamento del carbonio nel suolo, caratteristica strettamente legata al recupero della fertilità, una sperimentazione in Regno Unito ha dimostrato che, dopo 50 anni di monosuccessione cerealicola e l’impiego di concimazione esclusivamente minerale, il livello di fertilità del suolo si è attestato su un valore di sostanza organica pari all’1,1%. Di contro, la stessa coltura fertilizzata con letame (paragonabile al compost in termini di apporto organico) ha consentito il mantenimento del valore di fertilità del suolo agricolo comparabile con quello di un bosco o di un prato pascolo (2,23% di sostanza organica). Per comprendere l’importanza della conservazione della fertilità del suolo ai fini dell’abbattimento delle emissioni, si pensi che alcuni studi oggi affermano che, in Italia, solo incrementando dello 0,2% la sostanza organica nei terreni agricoli si fisserebbe l’intera CO2 emessa dai carburanti fossili. Per quanto riguarda il “sistema compostaggio”, ovvero per quanto riguarda il trattamento e l’utilizzo dell’ammendante prodotto, si calcola un sequestro di CO2 fino a 94,9 kgCO2 per tonnellata di scarto organico. Considerando che in Italia nel 2006 sono stati avviati al compostaggio circa 3.000.000 di ton di scarti organici, si raggiunge un “risparmio netto” in CO2 di circa 300.000 t.. Il dato conferma, quindi, il contributo positivo del compostaggio nei confronti della mitigazione degli effetti negativi del cambiamento climatico e dell’azione di presidio contro la desertificazione e l’erosione dei suoli. IL SISTEMA COMPOSTAGGIO Il positivo contributo del compost, in qualità di ammendante, nei suoli destinati a colture erbacee, in frutticoltura e viticoltura è già ampiamente ricononosciuto, ma negli ultimi anni si è assistito un incremento dei quantitativi impiegati in pieno campo su colture estensive, segnale tangibile di una maggiore “confidenza” da parte degli imprenditori agricoli nei confronti di un mezzo tecnico innovativo nel vasto panorama dei fertilizzanti. DATI COMPOST (fonte CIC) Nel 2007 i compostatori italiani hanno trattato 3.500.000 ton di rifiuti verdi, scarti organici e fanghi. (Se questi rifiuti fossero stati conferiti in discarica e non trattati, avrebbero emesso 7.000.000 di ton di CO2 in atmosfera). LE RAGIONI DI UN NUOVO INTERESSE DA PARTE DELLE IMPRESE AGRICOLE Le motivazioni della crescita di interesse nei confronti del compost da parte del settore agricolo vanno ricercate: 1) nella maggiore attenzione rivolta al prodotto da parte dei produttori attraverso un miglioramento della qualità; 2) in relazione alla minore disponibilità delle sostanze organiche tradizionalmente impiegate (letame, ecc); 3) nell’aumento del costo dei fertilizzanti di sintesi. Queste motivazioni stanno contribuendo all’ingresso del compost nei piani di fertilizzazione di molte imprese agricole, a prescindere dagli ordinamenti produttivi. IL COMPOST COME RISPOSTA ALL’EVOLUZIONE DEL MERCATO DEI FERTILIZZANTI L’incidenza dei fertilizzanti sul totale degli input in agricoltura si è attestata, negli ultimi 10 anni, intorno al 7% (Assofertilizzanti). In particolare, negli ultimi anni, l’incremento del prezzo del greggio ha determinato un aumento dei costi dei fertilizzanti di sintesi, ma l’incidenza media nei bilanci aziendali è stata riequilibrata dal contemporaneo aumento dei prezzi di alcuni prodotti agricoli (cereali). Nella campagna 2006-2007, infatti, il costo dei fertilzzanti ha rappresentato, in media, il 21% del reddito lordo agricolo per ettaro; nella campagna successiva l’incidenza è scesa al 17% (proprio a seguito dell’incremento del reddito lordo agricolo medio). Si presume, però, che, mentre i prezzi di alcune commodities agricole sono fortemente diminuite negli ultimi tempi (vedi i cereali), questo non si verificherà per i fertilizzanti e l’incidenza sui costi aziendali di questi ultimi tenderà ad aumentare in modo consistente. Dati ISMEA 2008: +35,4% dei costi medi fertilizzanti rispetto all’anno 2000 (ma con punte di +120% per il fosfato ammonico), - 30% del prezzo grano duro, solo negli ultimi 2 mesi. I dati ISMEA dimostrano, in generale, che i concimi detengono il primato di variazione percentuale dei prezzi tra i mezzi di produzione agricola (altri dati: +8,7% dei prodotti energetici, +20% mangimi, +2,8% agrofarmaci, +4,2 % sementi). Va dunque osservato che, mentre l’aumento del prezzo dei prodotti agricoli nel 2007 è stato anche frutto di speculazioni finanziarie, l’aumento del prezzo dei fertilizzanti è dovuto, invece, a cause persistenti, quali: - aumento dei costi energetici (voce principale nella produzione dei fertilizzanti chimici); - aumento della domanda dai paesi asiatici (in particolare Cina). La crescita della domanda in Cina (ed in India), oltre ad incidere sul prezzo, determina, inoltre, un problema di disponibilità con la conseguente carenza di fertilizzanti di sintesi sul mercato italiano ed europeo. A livello mondiale il 48% dei fertilizzanti viene consumato in India, Cina e Sud est asiatico (con quote rispettivamente di 13%, 30% e 5%). L’Italia, importando più della metà dei fertilizzanti necessari, è particolarmente soggetta alla volatilità dei prezzi e ai problemi di disponibilità, specie per i prodotti a base di azoto. A dimostrazione di ciò, nel 2007 si è assistito ad un forte incremento del prezzo dei fertilizzanti (i prezzi di alcuni prodotti sono addirittura raddoppiati). Di seguito alcuni dati dell’andamento dei prezzi di alcuni fertilizzanti chimici (2007 rispetto al 2006) - fonte Assofertilizanti: (mercato internazionale, in dollari) in Italia (in euro) Urea (prilled): +52% +37% DAP 18.46 (fosfato biammonico) +113% +71% TSP (perfosfato triplo) +124% +78% Nitrato Ammonico +91% +43% Solfato ammonico +108% +52% Cloruro di potassio +67% (in €) +70% Nonostante nel 2007 Assofertilizzanti abbia stimato che il mercato sia cresciuto del 3,5% (dato probabilmente dovuto all’impulso che i prezzi dei cereali hanno dato alle semine in quell’anno), i dati Istat dimostrano una generale tendenza alla riduzione dell’utilizzo dei concimi chimici in Italia nel periodo 2004-2006. Con gli atttuali metodi produttivi, una riduzione della fertilizzazione chimica effettuata sulla base dei costi eccessivi, può tradursi in un ulteriore danno alla fertilità dei suoli, se questa non verrà bilanciata dalla “sostituzione” nei piani di fertilizzazione dei concimi di sintesi con quelli organici naturali (es. Letame e compost di qualità). IL COMPOST NELLA FILIERA DEI RIFIUTI Cogliere l’opportunità dell’introduzione del compost di qualità nei piani di fertilizzazione agricoli risponde anche ad una logica sociale, tra le priorità della più recente legislazione comunitaria, nazionale e regionale, legata alla necessità di diminuire drasticamente la quantità di rifiuti organici destinati allo smaltimento in discarica, separando la frazione organica dei rifiuti già in fase di raccolta ed avviandola al recupero. Dati raccolta differenziata in Italia: Si tratta di un risultato non ancora in linea con il target del 35% originariamente previsto per il 2003 dal D.Lgs. 22/97; da notare che lo stesso obiettivo è stato successivamente posticipato al 31 dicembre 2006 dal D.Lgs. 152/2006 ed ora di nuovo prorogato, con la finanziaria 2007, al 31 dicembre 2007 con un obiettivo del 40% di RD. Le matrici compostabili Si sottolinea come la raccolta e il trattamento delle matrici organiche con produzione di “materia”, abbia un posto preponderante nella politica di gestione dei rifiuti urbani e non. Il quantitativo di RUB, rifiuti urbani biodegradabili, raccolti in modo differenziato è stato nel 2006 di circa 5,9 milioni di tonnellate (quasi 100 Kg/abitante per anno), con una crescita rispetto al 2005 di poco inferiore all’11%. La percentuale sul totale della raccolta differenziata è 70,2%. Nel complesso, la raccolta dell’umido e del verde si attesta, a livello nazionale, a circa 2,7 milioni di tonnellate, corrispondenti ad un valore pro capite di circa 45,7 kg/abitante per anno (+11,4% rispetto al 2005), suddivide in modo paritetico tra frazione umida e frazione verde. La raccolta di questa frazione organica (umido+verde) è diffusa soprattutto al Nord, dove è stato intercettato nel 2006 il 76% del totale della frazione organica raccolta a livello nazionale, con un valore procapite di circa 77 Kg/abitante per anno (al Centro 32 Kg/ab anno, al Sud 14 Kg/ab anno), a fronte,come visto sopra, di una media nazionale di 45,7 Kg/ab anno. I dati Apat confermano un’altra linea di tendenza: per il terzo anno consecutivo la frazione compostabile raccolta (umido+verde) supera la carta, la cui RD ammonta a circa 2,53 milioni di tonnellate, con un aumento del 10% rispetto al 2005. Carta e Frazione Organica costituiscono, nel loro insieme, quasi il 62% del totale della raccolta differenziata e fanno registrare, dal 2002 al 2006, un aumento dei quantitativi complessivamente intercettati pari a circa 1,7 milioni di tonnellate. Tra il 2005 e il 2006 c’è stato un incremento della raccolta di queste due frazioni del 10,6% circa. DIFFIDENZE PERSISTENTI Eppure, nonostante siano passati diversi anni dalle prime esperienze di applicazione in agricoltura, la diffusione dell’impiego del compost in agricoltura è stata inizialmente ostacolata dalla comparsa sul mercato di prodotti di bassa qualità (con alti contenuti di inerti, come vetro e plastica e problemi di residui tossici) che hanno creato confusione sulle definizioni e sulla distinzione di alcuni materiali (fanghi, compost, ecc) inducendo un atteggiamento di diffidenza e sfiducia negli imprenditori agricoli. Oggi si comincano ad individuare alcuni elementi positivi e il compost di qualità comincia ad essere finalmente consideraro un vero e proprio prodotto, con appropriate qualità e caratteristiche omogenee e costanti, trovando una più ampia diffusione nei piani di fertilizzazione agricoli. E’ necessario però che il sistema compostaggio prosegua nella sua azione di valorizzazione e differenziazione, collocando sul mercato un prodotto finale di effettiva qualità, dove per qualità si intende sia quella agronomica, collegata alla qualità della sostanza organica ed al suo grado di maturità e stabilità, sia quella ambientale, collegata invece al basso contenuto di sostanze inquinanti. Specie per quanto riguarda le caratteristiche ambientali, si conviene ormai generalmente che l’elemento che maggiormente influisce sulla qualità del compost finale sia la qualità dei materiali di partenza. Analizzando il sistema attuale, si lamenta, inoltre, una carenza di impianti per la produzione di compost di qualità e l’assenza di sufficienti garanzie in direzione della diffusione dell’impiego esclusivo di matrici nobili provenienti da scarti agroalimentari e frazioni umide di rifiuti solidi urbani. LE GARANZIE PER GLI IMPRENDITORI AGRICOLI: LA RINTRACCIABILITÀ Rispetto alla necessità di maggiori garanzie per gli imprenditori agricoli, dobbiamo riscontrare che, ancora oggi, è frequente la difficoltà di reperire informazioni circa la qualità delle matrici utilizzate, con la conseguente mancanza di garanzie dal punto di vista degli impatti ambientali negativi. Per questo motivo si ritiene necessario l’approntamento di un vero e proprio sistema di rintracciabilità applicabile al sistema compostaggio. Secondo i principi di ogni sistema di rintracciabilità, l’azienda produttrice del compost dovrebbe applicare procedure documentate per la puntuale identificazione dei singoli lotti di produzione di compost, a partire dal conferimento delle matrici organiche e durante tutte le fasi di produzione e consegna. Per ognuno dei lotti dovrebbero essere registrati: - le matrici organiche di partenza, - la quantità relativa di ogni matrice organica per ciascuna miscela, - i tempi ed i principali parametri di processo (temperatura, pH, umidità, rapporto C/N, concentrazione di O2), - le quantità di prodotto ottenuto, - i clienti destinatari del prodotto finito. Il materiale presente nell’impianto dovrebbe essere sempre chiaramente identificato, mediante cartelli di identificazione che lo accompagnano in ogni fase dello stoccaggio (iniziale e finale), del processo (biossidazione, maturazione) e del confezionamento. Sulla confezione dovrebbero, dunque, essere riportati in modo chiaro gli estremi del lotto di produzione, per una immediata identificazione del prodotto. Gli estremi del lotto di produzione, infine, devono venire riportati anche sulla bolla di consegna al fine di poter rintracciare, se necessario, il cliente anche dopo l’avvenuta consegna del prodotto. LE INFORMAZIONI IN ETICHETTA Il compost, secondo le prescrizioni previste dalla normativa sui fertilizzanti (legge n. 748/84), viene commercializzato riportando informazioni in etichetta che interessano essenzialmente il prodotto finale. Nonostante la crescita della diffusione dei processi di assicurazione della qualità del sistema (anche grazie alla meritoria azione di supporto e sensibilizzazione ad opera del Consorzio Italiano Compostatori) non è ancora possibile, di fatto, individuare con chiarezza la provenienza delle matrici di partenza. Oltre al codice di individuazione del lotto di provenienza (come prescritto dal sistema di rintracciabilità) è importante prevedere in etichetta la presenza di precise informazioni, a garanzia dell’utilizzatore finale. Per evitare problemi ambientali e preservare le ottime potenzialità di una maggiore diffusione del compostaggio di qualità, occorre che questi prodotti vengano immessi sul mercato, riportando su imballaggi e documenti di accompagnamento ulteriori informazioni quali lo stabilimento di compostaggio e le matrici utilizzate. Rispetto alla tendenza di commercializzare il compost sfuso, ad esempio, si potrebbe verificare la possibilità dell’introduzione di un imballaggio biodegradabile che, oltre a risolvere il probelma delle informazioni in etichetta, costituirebbe un interessante esempio di filiera integrata compost/bioplastiche. CONDIZIONI FONDAMENTALI PER LA DIFFUSIONE DEL COMPOST IN AGRICOLTURA • introduzione del sistema di rintracciabilità; • indicazione in etichetta delle matrici utilizzate e dello stabilimento di provenienza; • maggiori informazioni agronomiche in etichetta (in riferimento alle tipologie di impiego); • introduzione di un marchio legato al sistema produttivo; • la diffusione del sistema di certificazione di prodotto. La necessità di uno sforzo comune Rispetto a questi obiettivi, diviene, allora, importante ogni sforzo, sia da parte degli operatori del settore che delle imprese agricole, per permettere al compostaggio di qualità di recuperare credibilità e di inserirsi con efficacia nei processi produttivi, Un sistema compostaggio, ben gestito e dotato delle necessarie garanzie, può portare a consistenti risparmi economici ed energetici, al recupero della fertilità di molti terreni agricoli, oltre a contribuire a prevenire l’inquinamento, concorrendo alla soluzione del problema dello smaltimento dei rifiuti. L’insermento stabile del compost nei processi produttivi agricoli è oggi una opportunità per le imprese agricole e una necessità sociale, rispetto al contributo positivo nei confronti di numerosi problemi. Resta, tuttavia, ancora da consolidare la consapevolezza sulla necessità di assicurare maggiore chiarezza e trasparenza. Si tratta di requisiti fondamentali per rafforzare relazioni di fiducia ed affidabilità nei confronti di una filiera complessa e che necessita, rispetto ad un patto di responsabilità stipulato tra compostatori e utilizzatori finali, di adeguati controlli e forse anche di ulteriori revisioni normative.