Giovanni Cutolo VARIAZIONI DELL`UMORE, EMOZIONI E

Transcript

Giovanni Cutolo VARIAZIONI DELL`UMORE, EMOZIONI E
Giovanni Cutolo
VARIAZIONI DELL’UMORE, EMOZIONI E INTERVENTO CLINICO:
ALCUNE INDICAZIONI DAL MODELLO POST-RAZIONALISTA
In questa relazione evidenzierò alcuni fenomeni collegabili all’andamento del tono dell’umore che
si evidenziano in una psicopatologia “esplicativa” di tipo costruttivista post-razionalista. Farò
riferimento alle lezioni dell’ultimo Guidano (Guidano, 1999), aggiungendo alcune osservazioni
tratte dalla mia esperienza clinica.
L’andamento del tono dell’umore, gli stati d’animo che colorano la vita, sono direttamente connessi
alla modulazione del mondo emotivo della persona. E’ importante, in una psicoterapia postrazionalista, abituare la persona a familiarizzare con la conoscenza del proprio mondo emotivo e
con le sue variazioni nel tempo, finalizzando questa conoscenza a quelle variazioni che sono
collegate con lo scompenso emotivo che ha provocato il disturbo. Si procede mettendo a fuoco
“l’effetto che fa” alla persona sperimentare quel tipo di andamento o di variazione affettiva,
ricostruendolo con il soggetto “dall’interno”, dal suo punto di vista, a partire da quello che gli
accade, passando attraverso gli scenari immaginativi, i ricordi, fino al tono emotivo che fonda il suo
“significato personale”.
La possibilità, per il paziente di cogliere il significato (riconoscibilità) varia :
- a seconda delle capacità di astrazione narrativa e di integrazione proprie di quella persona (aspetto
individuale o intra-soggettivo).
- a seconda di come il tipo di relazione instaurata è in grado di “perturbare affettivamente” il
soggetto in modo da rendergli possibile l’assimilazione e la riconfigurazione narrativa di nuovi
elementi di esperienza (livello relazionale o inter-soggettivo).
La significatività ed il peso di ciascuna di queste due variabili è strettamente collegata ma tuttora
aperta alla ricerca.
In un andamento di vita, sia normale che patologico, il fluire della vita emotiva influenza le
variazioni del tono dell’umore con un andamento temporale diverso. Possiamo distinguere questo
andamento in tre livelli, differenti sia per le loro caratteristiche temporali, sia per la loro
riconoscibilità per il soggetto :
PRIMO LIVELLO. Variazioni del tono dell’umore cicliche “di lunga durata”
Sono quelle fluttuazioni dell’umore lunghe, lente e graduali che hanno la durata di settimane o
mesi, in cui c’è una oscillazione lenta che raggiunge un apice e poi scende.
Queste oscillazioni da una parte possono essere “idiosincrasiche” ovvero possono corrispondere con
caratteristiche temperamentali (ad es. di tipo genetico) difficilmente esplorabili ed utilizzabili in un
ambito psicoterapeutico. Dall’altro hanno un contenuto specificamente legato alla fase di vita, alle
specifiche situazioni di vita che l'individuo attraversa. L’ottimismo e il pessimismo, il sentirsi felici
o infelici, euforici o depressi possono essere collegati al contenuto specifico della fase di vita della
persona, all’andamento delle relazioni significative (al suo rapporto con i figli, al rapporto con la
moglie), a come va il lavoro, ad un incontro con una persona che non si vedeva da tanti anni…
La riconoscibilità di questi stati è possibile senza molto sforzo con un lavoro di auto-osservazione,
perché ha un contenuto, è derivabile da quello che è accaduto.
Figura 1
UMORE
Arco di settimane o mesi
SECONDO LIVELLO. Variazioni del tono dell’umore quotidiane, “modulazione emotiva” o
“tratti emotivi”.
E’ la modulazione emotiva provocata da emozioni che oscillano nell’accadere nell’intera giornata.
E’ una oscillazione continua del Sé, una attitudine emotiva stabile che comunica al soggetto un
senso di familiarità in continuità col senso di sé, anche quando è provocata da emozioni negative o
spiacevoli. Tutti riconosciamo come nostro aspetto caratteristico certi stati d’animo: in certe
circostanze diventiamo tesi o ci arrabbiamo, in altre proviamo tristezza o nostalgia: sono “emotional
traits”, tratti ricorrenti che fanno parte della qualità specifica della trama narrativa che ci
accompagnano da sempre. Evidente anche il legame di essi con i temi di significato personale.
Figura 2
“TRATTI”
EMOTIVI
Emotional Traits
Arco di una giornata
Arco di una iornata
giornata
Riconoscibilità. Anche i tratti emotivi sono abbastanza riconoscibili al soggetto (familiarità) in
quanto si accompagnano a due aspetti che sono contemporaneamente presenti nella persona:
1) una disposizione fisica, corporea, che il soggetto può avvertire, corrispondente all’emozione
attivata nella situazione (es. la tensione provocata dalla paura). La disposizione è affrontarla o
fuggire, e questa disposizione si accompagna ad un'attivazione motoria e neurovegetativa
corrispondente.
2) a questa disposizione corporea si accompagna sempre uno scenario immaginativo corrispondente
(es. scenari di pericolo). Guidano sottolineava l’importanza, nella psicoterapia di distinguere queste
due componenti sempre co-presenti.
“C’è sempre da tenere presente, e va sottolineata sempre con i pazienti, questa corrispondenza che
c’è tra emozioni e immagini. Praticamente non c’è emozione senza immagine e non c’è immagine
senza emozione. E direi che l’immaginazione è sempre quella che forma il contenuto delle
emozioni. Bisogna stare attenti a tenerle ben distinte perché, a volte, i pazienti non sono abituati a
questo. A volte, anche quando ci esercitiamo fra noi, è il terapista che si confonde e non fa caso a
questa differenza in un paziente che ha paura. Stiamo ricostruendo una scena in cui lui aveva
paura, e gli si chiede: “in quel momento a cosa pensavi?” “Niente, non pensavo a niente”. Spesso
c’è questo rimanere in sospeso perché quelli che passano sono scenari immaginativi (non pensieri)
che comunque vanno fatti mettere a fuoco con pazienza. Spesso sono scenari immaginativi sfocati,
frammisti gli uni con gli altri, alcuni si riferiscono ad episodi passati, altri ad immagini future
improbabili. Fare attenzione allo scenario immaginativo e’ fondamentale.” (Guidano, 1999)
Naturalmente i tratti emotivi sono quelli che più vengono modulati in base alle caratteristiche del
proprio significato personale. Vorrei qui sottolineare, all’interno delle molteplici modalità con cui in
ogni organizzazione può declinare questa modulazione, una specifica modalità caratteristica delle
organizzazioni “outward” tipo D.A.P. L’attenzione continua e costante al giudizio esterno e al
contesto del momento può provocare dei cambiamenti continui di atteggiamento che possono essere
percepite dall’osservatore come variazioni continue ed “imprevedibili” del tono dell’umore.
Guidano ha chiamato queste variazioni reazione bifasica. Essa corrisponde ad una unità scenica
divisa in due tempi: la prima in cui la persona cerca di presentare un atteggiamento “demarcato”
dall’interlocutore, la seconda in cui repentinamente aderisce al suo (dell’interlocutore) punto di
vista senza soluzione di continuità (o viceversa). Ciò si può tradurre, appunto per l’osservatore, in
un cambiamento immotivato, e quindi ascrivibile ad un cambiamento biologico (es. di
neurotrasmettitori). Nosograficamente questo può corrispondere ad alcune forme del disturbo
bipolare a cicli ultra-rapidi.
E’ interessante, ai fini terapeutici, notare come tali variazioni siano solo lievemente perturbanti per
il soggetto, mentre colpiscono molto l’osservatore. Per il soggetto è naturale modularsi così, gli
permette di avere un senso di continuità, visto che tende a “percepirsi dall’esterno”, dal modo con
cui lo vedono gli altri. Per lui questa variabilità è normale! E’ “ipseità”.
Per l’osservatore invece, il considerare tale oscillazione una modalità particolare per un soggetto
D.A.P. di mantenere la sua coerenza sistemica, permette di dosare gli interventi terapeutici a
secondo della fase, della strategia e del livello di affidabilità della relazione.
Alcuni esempi. In alcune forme di Disturbi di Personalità di tipo borderline, corrispondenti in
un’ottica esplicativa post-razionalista ad organizzazioni tipo D.A.P., la reazione bifasica si
manifesta con il rapido mutare sentimenti, atteggiamenti, comportamenti, in base a quanto la
persona percepisce accadere nell’ambiente circostante (pensiamo dentro un Centro Diurno o nello
SPDC o in una interazione coi familiari) o semplicemente da una osservazione, una “battuta” del
suo interlocutore: si va così dall’accondiscendenza più completa all’oppositività più spinta. La
stessa cosa accade ad esempio nella terapia delle anoressiche o bulimiche gravi, ove anche uno
sguardo può provocare un repentino cambio di attitudine della persona… Nella mia esperienza il
tener conto di questo evento ha permesso in molti casi la possibilità di non dover interrompere il
setting per interventi più pesanti di tipo istituzionale, ed ha rappresentato una occasione per lavorare
con la persona sulla messa a fuoco di questa modalità.
TERZO LIVELLO. Variazioni del tono dell’umore rapide, improvvise e imprevedibili.
Stirrings o emotional episodes.
Sono attivazioni emotive forti che irrompono improvvisamente nella vita della persona, in maniera
del tutto imprevista per lui, “a picchi”, interrompendo il flusso ordinario dell’umore, del pensiero e
a volte della coscienza, creando ad esempio la sensazione di “nodo alla gola”. Si inseriscono nella
sottostante attivazione emotiva sia di Emotional Traits che di Tonalità cicliche dell’umore. Gli
stirrings sono attivati da eventi apparentemente casuali, oppure da pensieri o da immagini, col
risultato di produrre questa attivazione emotiva intensa, nella quale grappoli di sequenze di episodi
si collegano tra loro. Lo stirring è caratterizzato dalla ricombinazione: si ricombinano delle
particolarità percettive (ad esempio, vedendo una persona per strada), con una serie di immagini
diverse (ad esempio un’immagine che rimette a fuoco aspetti di vita che la persona non aveva mai
visto prima), con ricordi, e tutto questo attiva e accompagna l’emergenza di una emozione nuova.
Gli stirring durano pochi secondi ma ad essi segue un riverberìo di immagini, di sensazioni, di
emozioni che può durare invece a lungo.
Figura 3
STIRRING
ANDAMENTO CICLICO DELL’UMORE
TRATTI EMOTIVI
Riconoscibilità. Il problema degli stirrings è che sono difficilmente riconoscibili e derivabili, nel
momento che accadono, anche per le persone con un maggior grado di astrazione narrativa.
Gli stirrings sono alla base della creatività, così come della psicopatologia. Era probabilmente uno
stirring quello che ha prodotto in Leopardi l’inspirazione del “Colle dell’Infinito”, poesia nella
quale ha saputo condensare metaforicamente, a partire dall’interruzione della prospettiva prodotta
da un cespuglio, il senso dell’infinito e del corredo di emozioni di perdita e di nostalgia…
In psicopatologia gli stirrings sono alla base dell’emergenza di molti scompensi psichici acuti sia di
tipo nevrotico che psicotico. Guidano faceva spesso l’esempio dell’ “uomo dell’ascensore” che era
un esempio tipico di stirring che innescava un senso di discontinuità tipico dell’organizzazione
fobica. L’esempio spiega proprio come funzionano gli stirring.
Lui era un fobico che aveva una situazione matrimoniale con la moglie in crisi, stagnante, quasi di
“non rapporto”, senza che se lo fossero mai detto. Non si vedevano mai: lui faceva l’ingegnere in
un grosso centro di….., usciva la mattina alle 8 e tornava la sera alle 9. Quando tornava a casa
trovava tutto spento, la moglie stava a letto col figlio, per cui lui dormiva in un’altra stanza. Quindi
aveva queste serate dove viveva in penombra, mangiava la cena fredda che la moglie gli aveva
lasciato. Apparentemente tutto procedeva in questo modo, senza che lui sentisse particolari
insoddisfazioni se non per il lavoro che lo prendeva troppo. L’evento accadde un mese prima del
primo attacco di panico. Si era attardato in laboratorio, stava al quinto piano con dei colleghi, e si
blocca l’ascensore per 30-40 secondi tanto che non c’era stato neanche il tempo di preoccuparsi,
giusto il tempo di fare 2 o 3 battute fra di loro. Lui però noterà, da buon Fobico, che le porte di
questo ascensore erano ermeticamente chiuse… comunque finisce lì. La “crisi” si verifica un mese
dopo esatto, quando lui sta a casa sua in penombra a mangiare la cena fredda. Improvvisamente
gli viene in mente l’immagine di ricombinazione della trama narrativa. Lui si vede le porte
dell’ascensore e si chiede: “Che differenza c’è fra casa mia e l’ascensore? Nessuna. Da tutti e 2 i
posti non si esce fuori!” E gli viene una grossa attivazione emotiva, un attacco di panico e pensa
che sta diventando pazzo. Questo evento ordinario di vita (quello dell’ascensore) è rimasto a
riverberare per un mese, dopo di che lui ha creato la tipica astrazione narrativa che casa sua era
come un ascensore, non si poteva uscire fuori. Lui stava in quella situazione di stallo matrimoniale
da 5-6 anni, ed era come se l’ascensore gliela avesse “coagulata”, gli avesse dato l’immagine.
(Guidano, 1999)
Lo stirring, abbiamo detto, riverbera a lungo e in questo riverberìo può determinare uno stato
d’animo particolare, in genere inquietante, o addirittura una sintomatologia clinica, ma può non
raggiungere mai un livello di consapevolezza tale che sia riconosciuto dal soggetto. L’impossibilità
di dargli una forma narrativa, ad esempio all’interno di una relazione terapeutica, può “congelarlo”
in un “sintomo” non affrontabile.
Un paziente di 43 anni conosciuto da me nel Servizio pubblico, che vidi dopo due anni dall’esordio
di una sintomatologia fobica, con attacchi di panico, aveva sviluppato un vero e proprio delirio
ipocondriaco, la convinzione di avere un tumore, ed era già trattato con neurolettici. Il disturbo era
iniziato all’improvviso, mentre era in vacanza con la moglie: sportivo, si sentì male dopo una
faticosa corsa in bicicletta. Ricorda bene l’episodio che lo ha colpito “senza preavviso”, una
attivazione somatica fortissima con paura di morire, la cui intensità riverbera ancora nella sua
mente. Il tentativo di ricostruire la scena, di scomporla nelle sue parti di immagini, sensazioni,
ricordi, considerazioni, e di collegarlo con le evidenti modificazioni avvenute in quel periodo nella
sua vita (perdita delle competenze lavorative e allontanamento affettivo della moglie) non produce
alcun risultato, e il paziente rimane fermo nelle sua “concreta” convinzione di una malattia
incurabile.
Sappiamo ancora poco sugli stirrings. È possibile che l’attivazione di scene emotivamente pregnanti
e con significati unitari “metaforici” connessi ai temi di significato e alla fase di vita che la persona
sta attraversando sia più complessa e passi per più di un singolo episodio, come anche dimostra
l’esempio dell’uomo dell’ascensore, e come sembra dimostrare questa mia esperienza clinica, dove
la possibilità di un intervento tempestivo e della creazione di una stabile relazione di fiducia ha
permesso un esito diverso.
Figura 4
Singole scene
Stirring
1 Episodio
2° Episodio
La paziente aveva esordito con una depressione post-partum caratterizzata da allucinazioni a
carattere aggressivo verso la seconda figlia neonata (una voce che le diceva di ucciderla,
fortemente contrastata dalla paziente stessa). Durante la psicoterapia che avevo instaurato subito,
con l’uso di basse quantità di neurolettici (presto sospesi) e la collaborazione del marito(per cui
era stato possibile evitare il ricovero), la paziente aveva riconosciuto l’appartenenza al Sé del
fenomeno allucinatorio, e l’importanza della propria aggressività all’origine di questi impulsi
incontrollabili. Ma era rimasta una dicotomia tra un Sé cattivo, influenzato dal demonio, e un Sé
buono sostenuto da Dio, che riteneva all’origine del suo comportamento.
In una fase avanzata e non più sintomatica della terapia, mentre la paziente sta esplicitando
sempre più chiaramente una difficoltà relazionale col marito, con difficoltà a regolare la propria
aggressività nei confronti di lui, richiesta dal terapista di descrivere retrospettivamente l’inizio e
l’andamento della sintomatologia psicotica, la paziente, dopo aver raccontato l’andamento dei
fenomeni allucinatori nei confronti della figlia, parla improvvisamente di una trasformazione
avvenuta dentro di lei nei confronti dell’acqua e del mare. E’ una paura immotivata che lei non si
riesce a spiegare perché l’acqua le è sempre piaciuta, anzi uno dei momenti più piacevoli della sua
vita è sempre stata la traversata in mare che faceva dalla Sardegna al “Continente” e viceversa. A
questo punto collega spontaneamente due ricordi.
Il primo è relativo ad un periodo antecedente di alcuni anni la crisi psicotica, un periodo in cui già
emergono dei dubbi sulla consistenza del rapporto affettivo col futuro marito. Il ricordo è questo:
mentre fa pulizia in una grande casa, ove lavora come cameriera, si trova di fronte la piscina e
prova l’impulso, che riesce a frenare con difficoltà, di gettarsi dentro.
Il secondo ricordo le emerge mentre sta viaggiando sul traghetto che la riporta a casa dopo una
visita ai genitori in Sardegna. E’ il primo viaggio che fa dopo la crisi psicotica, per andare a
trovare i familiari in Sardegna: durante il viaggio, riferisce, aveva confessato al marito di avere
avuto alcuni “ragazzi” in Sardegna prima di sposarlo. Negli spostamenti che fanno sull’isola il
marito, geloso, le chiede insistentemente, ad ogni paese che attraversavano, “E qui chi hai avuto, e
qua?”. Al ritorno, in traghetto, lei avverte improvvisamente quella paura inspiegabile dell’acqua,
che aveva già provato la prima volta della piscina, che in realtà è la paura “auto-aggressiva” di
gettarsi e sparire in essa. Da allora per lei il viaggio in traghetto si trasforma in un inferno
insopportabile, quando prima era sempre stato un momento di piacere e di libertà.
La trasformazione di cui parla è in questo cambiamento irreversibile e repentino del senso di sé,
che può essere esplicitato e riconosciuto all’interno di un rapporto intersoggettivo che la paziente
sente affidabile. Come se quel materiale emotivo (in particolare l’aggressività) fosse lì, a flottare,
pronto a dispiegarsi nelle sue articolazioni, e a divenire un tema per lei riconoscibile e “narrabile”
solo quando il lavoro terapeutico le offre quella trama che riaccoglie emozioni non integrabili, pezzi
di esperienza emotiva rimasti non collegati, ma tuttora vivi e presenti nel senso di Sé. Da notare che
la paziente ha raccontato, spontaneamente e senza alcuna sollecitazione da parte mia, questi due
episodi come se fosse pronta in quel momento della terapia a reintegrare nella sua esperienza questi
raggruppamenti tematici ad alta funzione innovativa sulle dinamiche “organizzative” e affettive in
corso (sta infatti attivamente affrontando il rapporto col marito).
BIBLIOGRAFIA
Guidano V.F.: Lezioni di training (1999) non pubblicate.