Scheda spettacolo - Biblioteca del Consiglio Regionale della Puglia

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Scheda spettacolo - Biblioteca del Consiglio Regionale della Puglia
Lindsay Kemp Company The Big Parade 3­4 novembre 1985 Lindsay Kemp (Irby, Merseyside, 3 maggio 1938) Artista tra i più versatili e sfuggenti ad una precisa collocazione, Kemp è mimo, ballerino, coreografo, attore e regista in grado di mescolare le passioni della vita all’esperienza del teatro. Di sé sostiene di essere discendente del clown shakespeariano William Kemp e probabilmente è stato lui ad ispirare il Cinque Nuoveau e ad influenzare le nuove compagnie di danza contemporanea come Momix e Cripton. La sua formazione deriva dall’infantile passione per il teatro, la danza e il cinema insieme. Cresciuto nel nord dell’Inghilterra si è trasferito a Londra per frequentare la scuola di danza classica del Ballet Lambert, per la cui Compagnia ha realizzato nel 1975 The Parade’s gone by e nel 1977, assieme a Cristopher Bruce, Cruel Garden. Ha poi studiato danza moderna con Charles Wiedman e mimo con Marcel Marceau. Già dalla metà degli anni Sessanta la ricerca di Kemp muove sul versante della sintesi della diverse forme artistiche: l’innesto di diversi linguaggi teatrali dà vita ad un pastiche di danza e teatro fondato su tecniche nuove e personalissime. Risale alla stagione 1968­ 1969 la prima produzione di Flowers, il grottesco affresco dedicato alla vita e agli scritti di Jean Jenet che nella nuova versione del 1973 si affermerà come il capolavoro di Kemp. Dopo il debutto in un piccolo teatro londinese viene catapultato dallo straordinario successo a Broadway. La sua Compagnia fondata nel 1964 (la Lindsay Kemp Dance Company) porta lo spettacolo e quelli successivi in giro per il mondo, ma soprattutto in Spagna a in Italia dove Kemp ottiene un grande seguito e molti apprezzamenti. Il suo lavoro è indefinibile se si pensa ad un genere unico: si tratta piuttosto di una danza onirica, ricca di suggestioni e dai forti effetti spettacolari ottenuti attraverso l’uso sapiente di luci e musica. Ed è altro ancora. Le atmosfere rarefatte e allucinate, l’erotismo ambiguo e i racconti visionari sono realizzati attraverso movimenti en ralenti, corpi sinuosi e infarinati, travestitismi che affascinano pubblico e critica. Assai spettacolare è l’onirica versione shakespeariana di Sogno di una notte di mezza estate (1980), ma da ricordare sono anche la Salomè (1977), Sogno di Nijinscky o Nijinscky il matto (1983), Alice (1988). Il grande successo di quest’ultimo spettacolo è dovuto anche alle musiche tratte dall’opera omonima di Sergio Rendine e Arturo Annecchini. In questi stessi anni realizza The big Parade, omaggio al cinema muto e alla settima arte in generale. Questa passione giovanile, mai abbandonata, lo ha visto interprete sul set di Messia selvaggio (1972) e Valentino (1977) di Russel, di Sebastiane (1976) di Barman e in Cartoline italiane di Memè Perlini. Il cinema tornerà negli anni Novanta a influenzare le scelte artistiche di Kemp nella realizzazione di Rêves de Lumiere (1998). Le collaborazioni con artisti internazionali sono tante e varie anche nel campo musicale. Già negli anni Settanta aveva collaborato all’allestimento dello spettacolo­concerto di David Bowie al Rainbow di Londra. Nel 1983 Kate Bush lo ospita nel video musicale prodotto per il lancio del suo LP The red shoes. Accanto a queste attività Kemp continua a dipingere allestendo mostre in tutto il mondo e soprattutto insegna i segreti della sua arte nel corso di incontri, stage e conferenze. Lo spettacolo A Bari per la quarta volta, Kemp propone la prima mondiale dello spettacolo The Big Parade, su musica di Carlos Miranda, che dedica a Eduardo. Kemp, che sostiene di nutrire un amore profondo per il cinema muto, coltivato già nell’infanzia, accendendo i riflettori sulle origini della settima arte vuole ricordare il dramma dei divi di quel tempo, allorché subentrò il cinema sonoro. Evoca, infatti, sulla scena i miti di Charlie Chaplin, Buster Keaton, Rodolfo Valentino e Gloria Swanson nel
desiderio di vivere il sogno di essere uno di loro. Le storie raccontate sono quelle di un artista che tra successi e delusioni è in continua contabilità con due esattori, la violenza della quotidianità e l’ingiuria del tempo. Marinella Guatterini su “Panorama” scriveva dello spettacolo visto a Bari che Kemp “invece di calare le pur struggenti memorie e i cari fantasmi negli studi americani più luminosi degli Anni Venti, li muove in uno spazio obliquo e inquietante (alla Raskolinkov di Robert Wiene) e lascia che si agitino come in una danza macabra intorno al solitario e calvo titano austriaco Erich von Stroheim”, interpretato sulla scena da Michael Matou.