70 milioni di spose bambine nel mondo

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70 milioni di spose bambine nel mondo
70 milioni di spose bambine nel mondo
Una campagna delle Nazioni Unite per i diritti delle più giovani concepita da due italiane
Al via una campagna delle Nazioni Unite per sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale sulla
questione delle spose bambine. Sono bambina, non una sposa. Questo il messaggio della campagna
per i diritti umani delle più piccole, per il loro diritto in ogni parte del mondo a non sposarsi
forzatamente e in minore età.
Curiosità: tale importante iniziativa è nata grazie a due italiane: la sociologa Giorgia Butera e la
fotografa Alessandra Lucca che hanno inviato all’ONU lo scorso settembre (nei giorni precedenti
un incontro internazionale sui matrimoni forzati) un manifesto in favore dei diritti delle bambini e
una foto molto incisiva che mostrava una bambina con in mano un bambolotto nel gesto di allattarlo
al seno.
La foto è stata così apprezzata che è diventata l’immagine simbolo di chi si batte contro
l’imposizione del matrimonio alle minorenni. Un fenomeno molto diffuso al mondo: circa 70
milioni di ragazze si sono sposate in età minorile (dati Unicef). I tassi più elevati si registrano
nell’Asia meridionale (46%) e nell’Africa subsahariana.
Ma cosa succede ad una sposa bambina dopo le nozze? Al matrimonio precoce segue quasi sempre
l’abbandono scolastico e una gravidanza, che spesso può essere fatale per la madre (70.000 morti
fra le ragazze di età compresa tra 15 e 19 anni ogni anno) e per il bimbo, che nascendo da una
madre troppo giovane ha il 60% delle probabilità in più di morire in età neonatale, rispetto a un
bambino che nasce da una donna di età superiore a 19 anni.
Associazione Alumni scuola Galileiana
Programma il futuro (divertendoti)
Il nuovo progetto del Miur per la diffusione della cultura digitale
Lo sentiamo dire sempre più spesso, tanto che sta diventando quasi un luogo comune: saper
programmare sarà una competenza fondamentale per entrare nel mondo del lavoro del futuro. Per
svolgere molte professioni, infatti, sarà indispensabile saper scrivere codice. Ma per riuscirsi non
basta avere una familiarità con i linguaggi di programmazione, quello che davvero conta è imparare
a sviluppare anche una “mentalità da informatico”. Essa prevede l’attitudine ad avere
contemporaneamente una visione globale dei problemi ma anche a saperli scomporre in sottoproblemi, individuando processi e “algoritmi” in grado di risolverli.
Per colmare la distanza tra questa previsione e la quasi assenza dell’informatica nelle scuole
italiane, è stato attivato un progetto interessante: Programma il Futuro. Nato per le scuole e per gli
studenti di scuola primaria, è aperto in realtà a chiunque voglia partecipare. Obiettivo del progetto è
insegnare l’informatica in modo divertente, partendo dai concetti base.
Si tratta, in breve, della declinazione italiana, a cura del Miur, di un progetto americano “L’ora del
codice”, che ha visto la partecipazione di circa 40 milioni di studenti e insegnanti di tutto il mondo.
Se l’argomento vi appassiona e volete contribuire al suo sviluppo è anche possibile finanziarlo
attraverso la piattaforma di crowdfunding indiegogo. “An hour of code” ha già raccolto più di 4
milioni di dollari ma l’obiettivo è arrivare a 5 entro il 14 dicembre.
Ce la faranno? In molti lo sperano, a cominciare da Mark Zuckemberg (a capo di Facebook) che ha
donato un milione di dollari per la causa. Troppo? Tranquilli le donazioni partono da 1 dollaro e
permettono di coinvolgere nel progetto 30 bambini.
Associazione Alumni scuola Galileiana
La medicina che combatte tutti i tipi di influenza
Inventata dal diciassettenne Eric Chen, che ha vinto il Google Science Fair
Pensavate che per far bella figura alle prove di scienza nelle scuole americane bastasse sezionare
una rana o fare esplodere un palloncino pieno di coca-cola e mentos? Beh, forse alla prima lezione
del corso può bastare ma in seguito le cose cominciano ad essere un po’ più complicate.
Sapete, ad esempio, qual è stato il progetto scientifico premiato al primo posto dalla Google Science
Fair (il concorso organizzato da Google e dedicato ai piccoli scienziati in erba di tutto il mondo)?
Un avanzato studio su un nuovo farmaco per curare l’influenza che promette di essere efficace
contro ogni tipo di virus, compresi i letali H5N1 e H7N9.
Combinando modelli informatici e studi biologici, infatti, il diciassettenne americano Eric Shen è
riuscito ad identificare una serie di nuovi e potenti inibitori dell’enzima endonucleasi. La completa
analisi che ha condotto rappresenta ora una solida base per un’ulteriore progettazione e
ottimizzazione di farmaci antinfluenzali, capaci di essere efficaci anche nei confronti dei ceppi
pandemici.
Grazie a questa importante invenzione, Eric ha vinto i 50.000 dollari in palio ed un viaggio alle
isole Galapagos organizzato dal National Geographic!
Pensate che per Eric sia stato facile vincere? Niente di più falso, per la prestigiosa giuria che ha
valutato i 15 progetti finalisti -composta da vari personaggi di spicco della comunità scientifica,
come il CEO dell’agenzia per l’energia atomica nel Regno Unito Steve Cowley, il direttore
responsabile di acceleratori e tecnologia del CERN Steve Myers, o la dottoressa Patricia Bath, che
ha inventato la tecnica di intervento laser per la cataratta- è stato molto difficile scegliere il
migliore. Non ci credete? Basta leggere la lista degli altri premiati:
- la sedicenne turca Elif Bilgin ha vinto il premio Science in Action sponsorizzato da Scientific
American ed il Voter’s Choice Award, grazie alla sua ricerca riguardante l’utilizzo di bucce di
banana per la produzione di bioplastica da impiegare al posto della tradizionale plastica a base di
petrolio.
-il premio nella categoria 13-14 anni è andato al quattordicenne australiano Viney Kumar, che ha
messo a punto il programma PART, che avvisa i guidatori quando un veicolo di emergenza è in
avvicinamento, permettendo loro di fare spazio ai mezzi di soccorso e migliorando la percentuale di
successo degli interventi di questi mezzi.
-la quindicenne canadese Ann Makosinski ha invece portato a casa il premio nella categoria 15-16
anni grazie alla sua torcia in grado di funzionare esclusivamente con il calore delle mani e di
produrre fino a 5,4 mW a 54 lux di luminosità con una differenza di temperatura di soli cinque
gradi.
Associazione Alumni scuola Galileiana
Ragazzi muovetevi! Siamo tra i più pigri al mondo…
di Simonetta Cotellessa
Pigri, ragazzi da divano. Sdraiati. Teleguidati da un telecomando e eccitati solo da una chat. Certo,
tablet, telefonini, pc, tv e wi sono molto affascinanti e non inducono al movimento.
Se poi ci aggiungiamo che il nostro Paese non investe molto in spazi dedicati allo sport dei più
giovani non è difficile capire perché gli italiani under 18 sono più inattivi anche degli adulti tra i 30
e 50 anni. Ma fosse solo questo: il problema vero è chel’Italia è al 17simo posto nella top 20 delle
nazioni più pigre, con un indice di inattività del 54,7%, e quindi alla fin fine i ragazzi italiani come
fra i più inattivi del mondo.
Secondo i medici dello sport che dal 23 al 26 ottobre si sono riuniti a Catania per il XXXIV
Congresso nazionale della Federazione medico sportiva italiana (Fmsi), infatti, «gli over 30 iniziano
a praticare sport come fattore di aggregazione o per seguire i consigli del medico. Una volta finita la
scuola, dove già le strutture sono carenti, gli adolescenti non trovano invece le attrezzature e gli
spazi adatti e abbandonano di conseguenza l’attività fisica».
E se poi ci confrontiamo all’Unione Europea, con i nostri 24 milioni di sedentari (ossia il 42% della
popolazione), almeno stando ai dati dell’Istat, il quadro è ancora più desolante: siamo quinti,
superati soltanto da Malta, Cipro, Serbia e Regno Unito.
Eppure, «il movimento fisico è, insieme alla corretta alimentazione, uno dei garanti del benessere
individuale. Va prescritto come terapia, al pari di un farmaco, nella giusta dose individuale, dove la
sedentarietà deve essere riconosciuta come patologia». Allora la strada da seguire diventa chiara: è
necessario, secondo i medici, riconoscere che la sedentarietà è una vera e propria malattia, come il
diabete o i disturbi del cuore. Sono infatti diversi gli studi che hanno dimostrato che la sedentarietà
riduce la neuroplasticità e le dimensioni dell’ippocampo, oltre a favorire l’invecchiamento dei
telomeri (sequenze di Dna poste nella parte finale dei cromosomi). Che significa? Che oltre ai vari
danni fisici evidenti, lo scarso movimento danneggia anche la memoria e il senso dell’orientamento,
oltre ad accorciare la vita delle cellule. L’attività fisica, favorisce al contrario un effetto
neuroprotettivo, con risultati di apprendimento migliori.
In pratica, più vi muovete e meno dovrete studiare!!
Inoltre, se convivono altri fattori di rischio come il fumo ed un’alimentazione scorretta, aumenta il
rischio di malattie cardiovascolari.
Associazione Alumni scuola Galileiana
Redooc la soluzione a tutti i problemi (di matematica)
Un'idea creativa che investe sul futuro dei più giovani
È un tranquillo pomeriggio, siete liberi dai compiti e in giro a fare shopping, ci sono anche i saldi,
ma nella serenità più totale ritorna qualcosa che avevate lasciato tra i banchi di scuola… come si
calcolano le percentuali? Panico, vi rendete conto che la matematica è ovunque!
E se ai miei tempi sulla rete si trovavano molte soluzioni alla versione di latino, ma pochi aiuti alla
comprensione della matematica, oggi si può affermare con certezza che la tecnologia avanza,
eccome se avanza!
Redooc, la matematica del liceo come non l’avete mai vista, sarebbe stato uno dei siti da me più
cliccati se fosse esistito ai miei tempi. Siete una generazione davvero fortunata miei cari nativi
digitali!
L’idea è quella di spiegare la matematica in maniera “pop”. Un progetto di due giovani creativi che
investe sul futuro e sui ragazzi. Tantissime le video-lezioni divise per argomento: aritmetica,
geometria, dati e previsioni, relazioni e funzioni, nonché i programmi didattici divisi per classi e
tipologia di istituto. Per dimostrare che la lezione l’abbiamo capita, tante esercitazioni divise per
livello, in una sorta di videogioco della matematica.
Su Redooc si può creare un profilo utente con un percorso dettagliato dell’attività svolta e dei
risultati ottenuti. Molto simpatico anche il blog, dove ritornano l’aritmetica e la geometria, ma
anche i “caffè matematici” e la sezione “tra i banchi” con delle brevi interviste.
Se vi nascondete quando il prof di matematica interroga o se la lezione non vi è proprio del tutto
chiara o se il compito in classe è imminente, quasi quasi è il caso di farsi un giro su Redooc.
Associazione Alumni scuola Galileiana
Scoperta la “particella di Dio”. Ecco cos’è il bosone di Higgs
GINEVRA – Tutti ne parlano anche se pochi hanno capito davvero di cosa si tratta. L’avrete sentito
anche voi. La notizia eccola qui: è stata scoperta la ”particella di Dio”, ossia il bosone di Higgs
grazie al quale ogni cosa ha una massa. L’esistenza della particella prevista 48 anni fa da questo
scienziato – che oggi ha 83 anni e grazie a questa scoperta potrebbe avere il Nobel, è stata
annunciata al Cern di Ginevra.
Che cos’è - Tanto per cominciare dimenticate quello che avete studiato o che dovrete studire a
scuola: protoni, neutroni, elettroni che compongono la materia sono ormai roba preistorica. Nel
tempo sono state scoperte centinaia di particelle piccolissime.
Il bosone di Higgs ha dimensioni comprese fra 125 e 126 miliardi di elettronvolt. E’ la particella
che conferisce una massa a tutte le altre particelle, e quindi in qualche modo dà ad esse l’esistenza
in quanto oggetti materiali. Questa è la sua potenza «divina». E da qui il suo secondo nome:
“particella di Dio”. Per cercare di semplificare le cose ecco come hanno cercato di spiegare a chi
non capisce niente di formule e di fisica coloro che invece hanno passato decine di anni a cercarle
questa micro-particella.
Come un personaggio famoso – Lo stesso Higgs ha spiegato che tutti i componenti della materia
sarebbero inanimati senza una massa: è il bosone che ha preso il suo nome che li costringe a
interagire tra loro e ad aggregarsi. Per questo paragona il bosone ad un personaggio famoso che
entra in una sala piena di persone, attirando intorno a sè gran parte dei presenti. Mentre il
personaggio si muove, attrae le persone a lui più vicine mentre quelle che lascia alle sue spalle
tornano nella loro posizione originale e questo affollamento aumenta la resistenza al movimento.
Vale a dire che il personaggio acquisisce massa, proprio come fanno le particella che attraversano il
campo di Higgs: le particelle interagiscono fra loro, vengono rallentate dall’attrito, non viaggiano
più alla velocità della luce e acquisiscono una massa.
Associazione Alumni scuola Galileiana
Nell’immondizia un terzo del cibo prodotto al mondo: dentro c’è anche l’avanzo della
tua pasta
MILANO – C’è anche quel panino al prosciutto avanzato a merenda, la focaccina buttata a metà, la
pasta con le zucchine lasciata nel piatto.
Dalla tavola alla spazzatura: un percorso breve, un gesto tante volte automatico, ma sul quale vale la
pena di riflettere. Ogni anno infatti finiscono nell’immondizia 1,3 miliardi di tonnellate di cibo, un
terzo di tutto il cibo prodotto nel mondo. Buttate via da chi vive nei paesi ricchi (e l’Italia è uno di
questi). Perché nel mondo ci sono al contrario quasi un miliardo di persone che invece soffrono la
fame. E che purtroppo a causa della fame muoiono.
I numeri li ha elaborati la Fao che ha puntato il dito contro lo spreco di cibo. Pensate che in Europa
e Nord America ognuno di noi tra i 95 e i 115 chili di cibo.L’Italia purtroppo fa la sua parte.
Secondo i dati della Coldiretti, infatti, ogni anno sono oltre 10 milioni di tonnellate i cibi buttati
nella spazzatura. Messi uno sull’altro formerebbero una vera e propria montagna. Le conseguenze?
PRIMO: il cibo che buttiamo nell’immondizia riuscirebbe a nutrire 44 milioni di persone (pari
all’intera popolazione della Spagna per esempio).
SECONDO:la perdita economica (perché il cibo che acquistiamo ha un costo) ammonta a 37
miliardi di euro.
TERZO: sprechiamo acqua, terra, energia e lavoro utilizzati per produrre gli alimenti che finiscono
in discarica
COSA POSSIAMO FARE?La Fao ha dato qualche consiglio. A livello individuale è meglio
comperare solo ciò che serve. In questo modo si eviterà di buttare troppi avanzi. Inutile poi
riempirsi il piatto per poi lasciare tutto a metà. Meglio porzioni più piccole, se si ha fame si può
sempre chiedere il bis.
Associazione Alumni scuola Galileiana
Perché il mentolo ci fa sentire freddo?
Come fa la menta a scatenare vortici polari nel cavo orale, pur essendo a temperatura
ambiente?
Masticare un chewing gum alla menta ci fa immediatamente percepire una sensazione di freschezza,
quasi di freddo. Ma come fa una sostanza che si trova a temperatura ambiente a scatenare questa
risposta "glaciale"?
VIA LIBERA. Il segreto è in una molecola chiamata TRPM8, una proteina canale ionico che, a
ogni calo della temperatura, cambia forma e voltaggio, aprendosi come un cancello e permettendo
agli ioni calcio di fluire fino alle cellule nervose. Questo meccanismo crea un passaggio di corrente
elettrica che - attraverso i nervi - comunica al cervello la sensazione di freddo.
COME CON IL FREDDO. Questa proteina non è sensibile soltanto agli sbalzi di temperatura, ma
anche al mentolo, il principio attivo contenuto negli oli essenziali della menta, all'eucaliptolo e
all'icilina (altre sostanze che danno una sensazione di freddo). Quando il mentolo si lega alla
TRPM8, l'attiva provocando - non a caso - le stesse sensazioni date da un cubetto di ghiaccio: un
freddo quasi anestetizzante, che rende la bocca o l'area di pelle o mucosa interessate
temporaneamente insensibili.
CONTRO IL DOLORE. Il mentolo si lega anche ad altri recettori chiamati kappa oppioidi, che
generano un effetto analgesico; ha inoltre una funzione vasodilatatoria, stimola cioè la dilatazione
dei vasi e quindi l'afflusso di sangue nell'area interessata: ecco perché spalmare un muscolo
dolorante con un unguento al mentolo ha da subito effetti benefici.
AL FUOCO! Una proteina simile a TRPM8 ma dalle funzioni opposte, la TRP-V1, è responsabile
invece della sensazione di calore: e indovinate da quali sostanze è attivata? Per esempio dalla
capsaicina, il principio attivo del peperoncino. Non c'è dunque da stupirsi se, dopo un assaggio
molto piccante, ci si senta la bocca in fiamme.
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Rinoceronte verso l'estinzione, 2014 annus horribilis
Nonostante il maggiore impegno per contrastare l'ondata di bracconaggio, in Sudafrica nel 2014 si è
toccato il record di 1.215 rinoceronti uccisi. Il Wwf chiede un impegno internazionale per affrontare
questo crimine di natura.
Nonostante il maggiore impegno per contrastare l'ondata di bracconaggio al rinoceronte in
Sudafrica nel 2014 si è toccato il record di 1.215 rinoceronti uccisi ed è sempre più urgente a livello
internazionale affrontare la crisi di questo ennesimo crimine di natura. Lo denuncia il Wwf in vista
della riunione sul commercio illegale di specie selvatiche che si terrà in Botswana nel mese di
marzo.
I dati diffusi oggi dal governo sudafricano mostrano che più di 100 rinoceronti sono stati
illegalmente uccisi in media ogni mese nel 2014, con un aumento del 21% rispetto ai 1.004 del
2013.
Nonostante gli sforzi di organizzazioni, governi e società civile, il bracconaggio sul rinoceronte è un
crimine in drammatica crescita. Per salvare questi animali dall’estinzione, imputabile all'attività di
criminali e terroristi , è necessaria una mobilitazione globale: dai consumatori asiatici alle forze
governative alle agenzie internazionali, con piani precisi e ben finanziati.
«Neanche i ranger ben preparati del parco nazionale del Kruger possono fare abbastanza per
fermare le milizie armate che hanno fatto del bracconaggio dei rinoceronti una vera e consolidata
fonte di finanziamento», spiega Isabella Pratesi, direttrice Conservazione di Wwf Italia. Il Kruger
National Park, che vanta la maggior parte dei rinoceronti del Paese, rimane infatti l'epicentro del
bracconaggio con 827 rinoceronti uccisi per i loro corni durante l'anno, quasi due terzi del totale.
Attualmente, il Sudafrica ospita circa 20.000 rinoceronti, oltre l'80% della popolazione mondiale.
Le autorità sudafricane hanno annunciato che ci sono stati 386 arresti per reati contro i rinoceronti
nel 2014, soprattutto grazie alla dedizione e all'impegno dei ranger del Paese. Ma la legge non è
sufficiente.
Associazione Alumni scuola Galileiana
I discorsi dei politici sono scientificamente inutili
Uno studio internazionale dimostra ciò che molti hanno sempre sospettato: il nostro cervello
non ascolta i discorsi dei politici, soprattutto quelli della parte avversa.
Poveri politici, anche la scienza conferma che i loro discorsi sono destinati a rimanere inascoltati.
O, meglio, se anche li ascoltiamo, non ne registriamo il contenuto. Lo afferma uno studio
recentemente condotto da un team di psicologi delle università australiane di Monash, del
Queensland e di Groningen che si è focalizzato su ciò che accade nel cervello dei votanti quando
leggono i discorsi dei loro leader politici.
CERVELLI IMPERMEABILI. I ricercatori hanno formato un team di 40 volontari scelti tra
persone fortemente di destra o di sinistra e hanno chiesto loro di leggere e valutare una serie di frasi
attribuite a noti leader delle due parti politiche ma, in realtà, preparate a tavolino dagli scienziati
stessi. Durante il test i volontari sono stati sottoposti a risonanza magnetica per immagini per
verificare quanto e come ciascuna affermazione venisse elaborata dal cervello.
Dall’analisi dei risultati è emerso che frasi identiche venivano valutate come fortemente
ispirazionali solo se attribuite al leader della propria parte politica.
Non solo: le risonanze avrebbero confermato che le affermazioni del proprio politico attivano
maggiormente il cervello di chi le legge. Le stesse aree si attiverebbero anche durante la lettura di
frasi poco positive attribuite al leader della fazione opposta.
Insomma, sembra proprio che il nostro cervello si accenda in maniera selettiva per sottolineare gli
aspetti positivi nei discorsi dei nostro politici preferiti e tutti quelli negativi nelle parole degli
avversari.
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