UNA PRIGIONIA ALL`INSEGNA DELLA VENDETTA (1999 Fonte
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UNA PRIGIONIA ALL`INSEGNA DELLA VENDETTA (1999 Fonte
UNA PRIGIONIA ALL’INSEGNA DELLA VENDETTA (1999 Fonte: www.fondazionecipriani.it ) Fin dall’inizio della sua prigionia, da circa vent’anni perciò, Vincenzo Vinciguerra viene sottoposto nei carceri nei quali è transitato a particolari vessazioni e violazioni di diritti umani elementari, per rappresaglia politica. Tutte le sue denunce, esposti ecc. sono state cestinate e nessuna autorità, amministrativa o giudiziaria, ha mai mosso un dito per impedirle. Abbiamo deciso in accordo con lui, di pubblicizzare la scandalosa situazione, segnalando alcuni episodi, riferiti alla sua prigionia nel carcere di Opera affinché, almeno, vengano conosciuti i sistemi coi quali in Italia vengono trattati i prigionieri politici che conservano dignità, e fanno dichiarazioni scomode per il potere politico. Alla Procura della Repubblica di Milano Il sottoscritto, Vincenzo Vinciguerra, denuncia quanto segue: In data 18 aprile 1999, viene compiuta una perquisizione durante la quale si imponeva ai detenuti di spogliarsi e di fare delle flessioni, in contrasto con quanto disposto dai regolamenti vigenti che prevedono che tale perquisizione sia motivata da fondati e gravi sospetti e che, inoltre, sia effettuata alla presenza di un sottufficiale. Non paghi di questo abuso, i secondini operanti nella sua cella con l’autorizzazione di tale Scarpa, ispettore, e di altri due suoi colleghi si permettevano, a conclusione della perquisizione in cella, di fargli rilevare che il blindato esterno è impolverato! Dopo che avevano immediatamente modificato il giudizio inizialmente espresso sulla cella, a loro dire non pulita, per ripiegare appunto sul cancello blindato. Tali affermazioni facevano in corridoio, a voce alta, alla presenza di almeno una cinquantina di altri secondini, per rendere evidente il fine di provocazione, teso ovviamente a provocare una legittima quanto pesante reazione verbale dello scrivente. Rilevato che, nel primo caso, si tratta di un abuso dei propri poteri, nel secondo di un’affermazione calunniosa, destituita da ogni fondamento - tanto più che compete allo scopino di sezione provvedere alla pulizia dei blindati esterni - fatta con modalità provocatorie e in presenza di una cinquantina di secondini, denuncia il responsabile della perquisizione ed i secondini operanti, nonché il maresciallo responsabile del carcere per abuso di potere e calunnia aggravata. Sa bene, conoscendo i D’Ambrosio, le Pradella etc. che hanno puntualmente ignorato gli esposti presentati su fatti ancora più gravi, come la sottrazione e manipolazione della corrispondenza, che nulla faranno, o almeno nulla di serio, ma è suo dovere far conoscere la realtà che vive per l’azione congiunta di magistrati e secondini. Firmato: Vincenzo Vinciguerra - Opera, 18 aprile 1999 Lettere celeri o raccomandate trasmesse al destinatario con 3,4,5 giorni di ritardo dalla data di ricezione da parte del carcere, fino ad arrivare a un record di 10 e 19 giorni, rispettivamente per una celere ed una a/r nel luglio 1999, sono il ‘trattamento’ riservato dai carcerieri di Opera alla corrispondenza di Vinciguerra con la Fondazione (e non solo). Che ci fanno le nostre lettere in tasca ai carcerieri per tutto questo tempo, non ci vuole molta fantasia a capirlo. Nello stesso mese, si è arrivati ad una lettera celere addirittura strappata su un lato e vistosamente incollata con adesivo colorato: improbabilissimo che la busta si sia rotta per i fatti suoi (conteneva solo una lettera, scritta su carta leggera) e che il ‘lavoretto’ sia attribuibile alle Poste italiane; tanto più trattandosi di Postacelere che, come noto, garantisce il servizio in modo assai efficiente, avvertendo il mittente se la sua missiva incorre in incidenti di qualunque tipo. Se la logica ha un senso, si direbbe proprio che qualche secondino di Opera arrotondi lo stipendio con ‘straordinari’, del tutto illegittimi e che gli altri facciano finta di non vedere. Gli ‘straordinari’ tendono ad intensificarsi nell’estate: nel luglio del 98, una raccomandata di cui era pervenuta regolarmente cartolina di ritorno, non è mai arrivata al destinatario. Michela ed Emilia Maffezzoni hanno perciò inoltrato una protesta al direttore del carcere (attualmente il dr. Mellace, l’anno scorso il direttore era Aldo Fabozzi), chiarendo di non essere ulteriormente disposte a subire i ‘sistemini’ colà praticati. Non è che ce l’hanno con noi in particolare, non di casi isolati si tratta, bensì di un sistema. Da vent’anni circa infatti, Vinciguerra denuncia i medesimi abusi perpetrati sulla corrispondenza, finalizzati evidentemente a provocarlo, far desistere le persone che lo avvicinano, accentuare il suo isolamento. Ma naturalmente, le direzioni dei carceri ed ora quella di Opera, se ne guardano bene dall’introdurre la verbalizzazione della data di ricezione da parte del prigioniero: che, date le circostanze, sarebbe un atto dovuto da molto tempo. La successiva lettera alla direzione, scritta da Vinciguerra, si riferisce ad un episodio parimenti vessatorio. All’inizio del mese di luglio, causa diversa destinazione del braccio di reclusione nel quale era precedentemente ristretto, Vinciguerra viene trasferito ad altro braccio dello stesso carcere. Nella nuova cella i rubinetti non si chiudono e il getto dell’acqua è scrosciante e continuo, disturbandogli la concentrazione e il riposo: un tentativo continuato per più di un mese per fargli saltare i nervi. Vinciguerra chiede un intervento per riparare l’avaria, non succede nulla e invia una prima lettera alla Direzione, p.c. alla Procura della repubblica, denunciando il fatto anche sotto il profilo del danneggiamento e spreco dei beni dell’amministrazione. La riparazione avviene il 14 agosto. Ecco il successivo commento in una seconda lettera alla direzione. In data 14 agosto alle ore 10.00 circa, i secondini agli ordini di codesta Direzione sono venuti a riparare i rubinetti del lavabo e del bidet che erano aperti costantemente dalla data dell’11 luglio 1999. Tempo della riparazione: cinque minuti! Codesta Direzione è stata informata con missiva pervenutale in data 21 luglio 1999. Il comportamento dei secondini è al livello di codesta Direzione: “Ma questa è la sua cella?”, “ma lei è Vinciguerra?”. La denuncia nei confronti di codesta Direzione è già stata inoltrata. Altre ne seguiranno: a carico del secondino venuto oggi, dei suoi colleghi della Mof., di quelli -veramente eroici- del casellario detenuti, etc. Mi dispiace perdere il mio tempo con codesta direzione ed i suoi secondini, ma il vostro livello morale ed intellettivo merita di essere adeguatamente pubblicizzato. Complimenti! Vincenzo Vinciguerra - Opera, 14 agosto 1999 Un gruppo di detenuti del carcere di Opera ha rivolto l’esposto che pubblichiamo al ministro della Giustizia Roberto Castelli, e per conoscenza al direttore Dap, Giovanni Tinebra, nonché ai giornali La Repubblica e Il Manifesto, per segnalare una situazione gravissima di lesione di diritti fondamentali. I sottoscritti detenuti della Casa di reclusione di Opera- Milano si rivolgono a Lei, nella sua veste di massimo responsabile dell’amministrazione penitenziaria, per segnalare quanto segue: Da mesi, in questo istituto di pena, si assiste allo spettacolo penosissimo della corrispondenza indirizzata ai detenuti consegnata con giorni, a volte settimane di ritardo, spesso mai. A titolo di esempio, si ricorda che: una raccomandata viene portata con 10 giorni di ritardo; un vaglia postale viene fatto firmare al detenuto con 12 giorni di ritardo e accreditato 5 giorni più tardi; una lettera prioritaria viene data con 10/15 giorni di ritardo, spesso 20 giorni mentre a decine non vengono mai consegnate. E’ doveroso chiedere a Lei, che ha pubblicamente negato l’esistenza di problemi derivanti dal sovraffollamento all’interno del carcere di Opera, a quali cause attribuisce queste disfunzioni che creano ai detenuti gravissimi problemi nei loro rapporti con il mondo esterno, e cosa intende fare per eliminarli inducendo i suoi subalterni al rispetto dei regolamenti, dei tempi di consegna della corrispondenza e della dignità dei detenuti, oggi violata e calpestata dal disprezzo verso la corrispondenza che intrattiene con familiari ed amici. Il sovraffollamento, difatti, appare un alibi non più sostenibile dal momento che in istituti di pena come San Vittore questo problema non è mai esistito, neanche quando i detenuti che vi erano ristretti in condizioni disumane assommavano a ben 2.200. Ad Opera, dove hanno raggiunto il numero di 1.500 circa, sono stati eliminati i rapporti dei detenuti con il mondo esterno? Non è credibile sostenere che le poste milanesi e del resto d’Italia si siano messe a distruggere buona parte delle lettere prioritarie inviate in questo istituto; non è credibile che una raccomandata impieghi ad essere portata in sezione, dalla porta centrale, ben 10 giorni quando ne ha impiegati 2 per giungere da Roma a Milano; non è accettabile che un pacco, quale che sia il suo contenuto, venga consegnato ogni due settimane ostentando un disprezzo, sempre meno tollerabile, nei confronti delle esigenze di chi lo invia e di chi lo riceve; non è accettabile che un vaglia postale venga fatto firmare 12 giorni dopo il suo arrivo e accreditato ai comodi dei suoi subalterni. Cosa intende fare, ing. Castelli? Rilasciare altre dichiarazioni mendaci alla stampa su come stanno bene i detenuti nel carcere di Opera? Lei, con la sua politica penitenziaria, obbliga i detenuti a vivere in celle che sono state costruite per ospitare una persona ed ora, forzatamente, ne devono raccogliere due in uno spazio che Lei riterrebbe inaccettabile per il suo cane. Qui, non è più possibile fare più una doccia calda. La spesa è in condizioni pietose, mancando al sopravvitto i generi essenziali. La promiscuità fra i nuovi arrestati e detenuti da oltre 20 anni è tale che può pacificamente cancellare dal novero delle case di reclusione Opera, ridotta a un carcere giudiziario dove tutto è confuso, aleatorio, affidato all’arbitrio di questo o di quel suo subalterno. Noi La invitiamo ad assumere un comportamento responsabile per porre fine ad una situazione vergognosa come quella descritta, subita dai detenuti del carcere di Opera, con particolare riguardo al rispetto della corrispondenza che non può essere gettata al macero, che deve essere consegnata nei tempi giusti e non a piacere dei suoi subalterni. Esiste la possibilità che a Lei faccia forse comodo, per ragioni di partito e di governo, rendere sempre più precaria ed intollerabile la vita dei detenuti nella speranza di proteste plateali alle quali far seguire provvedimenti restrittivi e sanzioni punitive. In questo caso, ignori questo appello. E si assuma pubblicamente le responsabilità che Le competono.