Ritmo e fluenza nella scrittura dei bambini

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Ritmo e fluenza nella scrittura dei bambini
Ritmo e fluenza nella scrittura dei bambini
Dott.ssa Barbara Lenatti
Il ritmo nella grafia
Perché si possa parlare di ritmo nella scrittura, si deve in primo luogo aver chiaro quello che è
il significato di ritmo; in questo senso è opportuno fare riferimento al significato etimologico
del termine e cioè alla parola greca “ρυθμός“ derivata dal verbo “ῥέω” (scorrere, fluire) tipico
di un corso d’acqua sempre uguale e sempre diverso.
Va considerato come fenomeno naturale riconoscibile e rintracciabile non soltanto nella
musica e nel movimento ma in tutte le manifestazioni dell’esistente, in tutto ciò che accade,
là dove il succedersi degli eventi presenta andamenti differenziati sia nella qualità che nella
disposizione temporale. Una sequenza ritmica in sostanza si realizza ogni qualvolta si
manifestano situazioni di alternanza o di contrasto: suono e silenzio, spazio vuoto e pieno,
luce e buio, lavoro e riposo, bianco e nero, giorno e notte, etc.
Anche nella scrittura è riscontrabile il ritmo e va inteso come il pulsare ordinato degli
elementi del tracciato grafico: è fondamentale il suo ruolo nel gesto, nella continuità e nella
globalità del movimento, nell’alternanza di fasi di contrazione e di decontrazione dell’azione;
costituisce funzione di stimolo alla creatività, all’espressione affettiva, alla manifestazione di
sé. Il livello di ritmo nella grafia va esaminato in rapporto agli elementi costitutivi
fondamentali del grafismo: forma, movimento, spazio.
La forma con buoni valori di ritmo è quella personalizzata, capace di distaccarsi dal modello
appreso senza cadere in un’arbitrarietà incomprensibile e non comunicativa; di solito è
semplificata, agile, armonica, non destrutturata, scevra da gesti artificiali o comunque
inutilmente appesantiti, gonfiati, complicati.
Un buon ritmo di movimento è invece conferito da una rapidità che non sia precipitata, da un
sicuro procedere verso destra, da legamenti abili e funzionali, dal prevalere delle forze di
liberazione su quelle di costrizione, in particolare dall’assenza di scatti, torsioni, riprese,
saldature, ritorni ed avvolgimenti del filo grafico su se stesso; sia l’eccessiva lentezza, anche
quando si tratti solo di accuratezza e precisione un po’ eccessive, sia la precipitazione
impulsiva e disordinata, sia le andature “altalenanti” del grafismo, abbassano i valori del
ritmo di movimento.
Il ritmo di spazio consiste in una ripartizione viva ed intensa del bianco e del nero: è la giusta
armonia tra la parte del foglio che viene occupata e quella che viene lasciata libera, il giusto
equilibrio dei chiaro-scuri, la sensazione di respiro che traspare dalla scrittura.
Perché la scrittura possa essere definita ritmica, in sostanza, è necessario che si presenti
caratterizzata da un movimento ondeggiante che ad intervalli analoghi ripresenti forme
simili, che presenti continuità nella diversificazione, che fluisca naturalmente, senza scosse e
senza intoppi, che “respiri” in un giusto equilibrio tra i pieni ed i vuoti, che presenti delle
variazioni seppur minime nei più vari aspetti, che tutto l’insieme sia, nell’alternanza, il più
armonico possibile.
Per il bambino non è assolutamente facile raggiungere questo risultato: è soltanto nella fase
post-calligrafica che dovrebbe riuscire a realizzare il miglior compromesso tra rispetto delle
forme da una parte e scioltezza e fluidità del movimento dall’altra.
Nel campo dell’apprendimento ma anche nella quotidianità del bambino è quindi
fondamentale utilizzare il ritmo quale comune denominatore in tutte le attività, aiutandolo
nella comprensione delle somiglianze e delle differenze e del come possano essere
manipolate, trasformate, ricomposte.
A maggior ragione devono essere proposte tutta una serie di attività al bambino disgrafico in
quanto le alterazioni del ritmo grafico costituiscono una delle espressioni con cui si manifesta
la disgrafia: il bambino scrive con velocità eccessiva o con estrema lentezza ma la sua mano
esegue movimenti a “scatti”, senza armonia del gesto e con frequenti interruzioni.
Il ruolo della tensione e l’antagonismo tensione-rilassamento
Nella realizzazione del gesto grafico gioca un ruolo fondamentale la tensione. Come è
possibile tracciare un segno fluido e scorrevole quando tutto il corpo è teso e contratto ?
Scrivere non è un’attività spontanea ed è l’atto di motricità fine più preciso che l’uomo è
chiamato a compiere: richiede un apprendimento specifico e volontario che dovrebbe portare
gradualmente a gesti automatizzati.
Nella fase di apprendimento per il bambino lo sforzo è tanto, tradurre la rappresentazione
visiva di una lettera in coordinazione motoria delle dita, del polso e del braccio non è cosa da
poco in quanto l’energia neuro-muscolare è ancora indifferenziata e mal canalizzata e per
scrivere il bambino tende a muovere contemporaneamente spalla, braccio, polso e mano. E’
solo successivamente che il bambino (tra i sette e i dodici anni) dovrebbe riuscire a gestire ed
a distribuire meglio l’energia e ad avere conseguentemente minor affaticamento e tensione,
maggiore rapidità e gesti coordinati
e cioè a realizzare l’armonia tra la contrazione-
decontrazione di muscoli antagonisti : è l’acquisizione della capacità di realizzare una
scrittura ritmica, in cui i movimenti sono caratterizzati dall’armonica alternanza di tensione e
di distensione. In questo senso giocano un ruolo determinante postura ed impugnatura: è
fondamentale insegnare al bambino quale deve essere la posizione del corpo mentre scrive
perché il gesto grafico si realizza con tutto il corpo; devono essere assolutamente corretti
atteggiamenti corporei che generano tensione neuromuscolare (come ad esempio la testa
troppo vicina alla penna, il busto appoggiato al tavolo); attraverso esercizi di alternanza tra
tensione (desiderio) e rilassamento (soddisfacimento) il bambino deve essere aiutato a
comprendere le diverse sensazioni che prova nei due stati, deve acquisire la percezione del
proprio corpo e delle sue diverse parti ed anche la consapevolezza di quanto sia faticoso
scrivere se allo stato di tensione non si alterna quello di distensione. Ben può utilizzare la sua
energia in “contrazione” ma lo sforzo sarà talmente grande che non riuscirà a prolungare
l’attività nel tempo e soprattutto andrà a realizzare una grafia “sofferta” e non elastica.
Lo stesso dicasi per la prensione: l’impugnatura funzionale è proprio quella che determina
minor affaticamento perché consente di ottenere il massimo risultato con il minor sforzo
possibile; deve essere comoda e consentire alle dita di muoversi liberamente per eseguire i
movimenti digitali necessari all’esecuzione delle singole lettere.
E’ importante quindi aiutare il bambino a “sentire” il proprio corpo, a comprendere che
l’energia è preziosa ma che va dosata: se non lo si aiuta in tal senso, se non gli si danno
indicazioni, si affaticherà tantissimo perché non in grado spontaneamente di “liberare” e di
utilizzare al meglio l’energia che ha dentro di sé .
Coordinazione movimenti di iscrizione e di progressione
Per scrivere sono necessari atti motori molto rapidi e precisi, caratterizzati da frequenti cambi
di direzione e da un’organizzazione sequenziale nel tempo. I principali movimenti coinvolti
sono quelli di incisione, iscrizione e progressione. Mentre i primi due permettono di realizzare
la lettera con movimenti armonici delle dita e della mano, il terzo permette di scrivere parole
e frasi con movimenti di scorrimento orizzontale che richiedono la coordinazione tra
movimenti fini, avanzamento del polso, dell’avambraccio e della spalla. L’apprendimento dei
movimenti digitali è molto importante, in quanto, se i meccanismi relativi a questo gesto
grafico non sono stati ben assimilati fin dall’inizio, si può assistere ad un movimento solo
apparentemente progressivo che evita le difficoltà anziché superarle, con conseguente
allentamento della forma oppure con accentuata rigidità, quale indice di tensione eccessiva.
Quando il bambino impara a scrivere il suo gesto è pesante: la forza che impiega in
quest’azione, sarà successivamente trasformata in velocità ma solo se la pressione risulterà
libera, cioè liberata dalla paura. E’ proprio questo il ruolo della progressione: liberare
l’aggressività e la paura espresse nella pressione.
Perché il bambino possa ben coordinare i due movimenti dovrà assimilare il gesto per la
realizzazione della forma e come devono essere realizzati i collegamenti tra le lettere ma, in
special modo, è opportuno fargli fare tutta una serie di attività in modo che possa acquisire
dimestichezza nello scrivere imparando a
dosare pressione (pesante/leggero), velocità
(lento/rapido), a gestire le pause (movimento/immobilità), ad utilizzare la respirazione, a
dare cioè il giusto ritmo al movimento.
Tecniche ed esercizi a favore di ritmo e fluidità
E’ importante che in tutte le attività proposte nel laboratorio grafo-motorio venga data
rilevanza al ritmo: dato che i bambini vivono il ritmo in modo inconsapevole ed istintivo, non
è semplice far loro comprendere un concetto così difficile e vanno aiutati nella scoperta
dell’armonica disuguaglianza.
In primo luogo è opportuno, dato che il ritmo è movimento, proporre attività di
psicomotricità, anche sotto forma di gioco, nelle quali ogni gesto sia rapportato ad un
simbolo fantastico o ad un dato input sonoro in modo da realizzare successioni di movimenti
molto semplici aventi ritmo regolare.
Per il contrasto rumore/silenzio, ad esempio:
- invitare il bambino a creare molto rumore utilizzando il proprio corpo (ad es. battendo le mani, battendo i
piedi per terra)
- far seguire il silenzio, invitando il bambino a percepire la differenza
- guidare il bambino verso la capacità di distinguere i suoni forti dai suoni deboli, i suoni lunghi da quelli brevi
- invitare il bambino a eseguire dei movimenti cercando di fare meno rumore possibile
Per il contrasto lento/veloce, ad esempio:
- invitare il bambino a camminare velocemente o lentamente, a battere le mani velocemente o lentamente
- invitare il bambino ad alternare movimenti eseguiti lentamente a movimenti eseguiti velocemente (ad es.
battere le mani quattro volte velocemente e quattro lentamente, camminare velocemente per dieci passi e
lentamente per quattro)
- invitare il bambino ad eseguire movimenti contrari rispetto alle consegne verbali dell’adulto (ad es. se
l’adulto dice cammina lentamente, il bambino dovrà farlo velocemente e viceversa)
Per il contrasto pesante-leggero, ad esempio.
- invitare il bambino a camminare come se fosse un elefante
- invitare il bambino a camminare con leggerezza come se fosse un uccellino
- eseguire in alternanza a comando
Un altro sistema molto utile è quello di ricorrere alle fiabe: raccontando la storia al bambino,
lo si invita a ripetere con la propria attività fisica l’azione narrata nel brano: in questo modo il
rieducatore “conduce” il gioco, decide le sequenze ed anche in quali termini devono essere
eseguite; le azioni da mimare possono essere così “pilotate” a favore della ritmicità.
Importante è anche eseguire esercizi di rilassamento in modo che il bambino impari a
percepire la parti del proprio corpo ma in particolar modo a cogliere la diversa sensazione tra
tensione e rilassamento: il gesto grafico fluido necessita di ambedue gli stati ed il bambino,
solitamente contratto per ansia e tensione, non ha la consapevolezza e la capacità di
rilassarsi. Lo si può invitare a mettersi in una posizione comoda, ad ascoltare il battito del
proprio cuore, ad eseguire la respirazione in modo controllato (ad es. respiro breve, respiro
lungo, in alternanza); bisogna aiutarlo a “sentire” come diventano molli i muscoli quando si
rilassa, ad avvertire la sensazione di benessere che ne scaturisce, ad aiutarlo a comprendere
che realizzando il contrasto distensione/tensione il movimento diventa più sciolto e meno
faticoso. Molto valido ai fini della comprensione del rilasciamento è l’esercizio del “braccio
morto” che si esegue sollevando il braccio del bambino e facendolo ricadere in completo
abbandono ed anche quello della “bambola di pezza” che si fa eseguire in posizione eretta
ma rilassata, con le braccia lungo i fianchi e gli occhi aperti: si chiede al bambino di
afflosciarsi lentamente fino a piegarsi all’altezza della vita, con le mani abbandonate per
terra per poi invitarlo a rialzarsi lentamente come se il corpo riprendesse vita.
Anche nell’esecuzione degli esercizi pittografici e di pre-grafismo, bisogna aver sempre cura
della ritmicità: la parola chiave è alternanza. Per favorirne la comprensione, è bene sempre
suggerire il ritmo, non imporlo: lo scopo non è realizzare un’esecuzione perfetta degli esercizi
ma far acquisire al bambino coscienza di ciò che sta facendo. Gli esercizi pittografici, in
special modo, sono utili per la distensione motoria e contribuiscono quindi al rilassamento.
Così pure utilissima è la realizzazione delle cd. “cornicette”, grazie alle quali il bambino si
esercita alla visione armonica ed al ritmo.
Nell’esecuzione degli esercizi pittografici ed in quelli di pregrafismo, l’educatore dovrà
guidare il bambino attraverso suggerimenti verbali nella realizzazione di tracciati che
presentino in successione aspetti di variabilità: sarà buona norma quindi chiedere al bambino
di alternare tratti pesanti a tratti leggeri, tratti più scuri a tratti più chiari, tratti eseguiti più
velocemente ad altri eseguiti lentamente, tratti di dimensione piccola ad altri di dimensione
grande. Nell’esecuzione delle forme prescrittorie è bene anche associare la “conta” ed anche
la respirazione controllata e combinata col segno grafico: deve essere naturale e leggera e va
eseguita nel rispetto dei tempi del bambino.
Integrazione spazio-temporale e la prova del ritmo di Mira Stamback
Una buona capacità di integrazione spazio-temporale, necessaria perché si possa parlare del
“senso del ritmo”, comporta una corretta percezione e valutazione dello spazio collegata ad
un efficiente e coordinato movimento. Scrivere, infatti, vuol dire collocarsi simultaneamente
nello spazio e nel tempo: il gesto più semplice si svolge nel tempo e comporta una partenza,
una accelerazione, una frenata, che si susseguono sempre in quest’ordine ed è descritto nello
spazio. Tempo e spazio sono indissociabili: spesso il tempo viene valutato in termini spaziali
(vicino, lontano) od anche viene simboleggiato dallo spazio (sinistra=passato, destra=futuro).
E’ importante osservare il bambino quando scrive: riesce ad interrompere, frenare e
riprendere un movimento (scrittura e tempo) ? Riesce a dirigersi verso una direzione precisa
e, all’occorrenza, cambiare senso di marcia (scrittura e spazio) ? Se ha difficoltà in questo
senso, si osserveranno delle inversioni alto/basso o destra/sinistra delle lettere, delle lettere
scritte a specchio, difficoltà di legamento, cattiva percezione delle differenze di grandezza.
Si può affermare che un bambino possiede la capacità di integrazione spazio-temporale
quando è in grado di ascoltare e riprodurre un ritmo eseguito dall’adulto, di eseguire un ritmo
rispettando battute e pause, di ritmare con battute una sequenza di blocchi logici disposti
dall’adulto, di scandire un ritmo rappresentato graficamente…omissis...
Rapporto ritmo-fluenza
L’acquisizione del ritmo è molto importante non solo perché è la base della coordinazione
motoria della persona, ma anche perché facilita il lavoro sulla velocità di scrittura. Si intende
con quest’ultima la capacità di associare in parole un certo numero di lettere, con continuità
nel tracciato, progressività (avanzamento verso destra) e tenuta dello sforzo nel tempo. Ciò si
realizza con collegamenti armonici, economici e flessibili tra le lettere, con l’assenza di stacchi
eccessivi, con le disuguaglianze armoniche, con l’assenza di disordine e con la tenuta nel
procedere anche dopo un certo numero di righe.
Quando il ritmo di scrittura risulta alterato il bambino scrive con velocità eccessiva (sintomo
di una sovreccitazione psiconervosa ) o con estrema lentezza (sintomo di enorme sforzo
psicofisico): il movimento flessorio pronatorio/supinatorio della mano è disarmonico e
influenza negativamente le inversioni del gesto (ad esempio nei risvolti e nei collegamenti)
che perdono la naturale curvilineità, le forme grafiche sono frammentate, le prassie
scollegate tra loro, non sono rispettati gli equilibri della dimensione, spesso le forme sono
come "ammaccate", nella formazione di un tratto (stroke) è presente un’accelerazione
improvvisa (picco) o una pausa.
Il ritmo alterato porta quindi a quella che viene definita scrittura “disfluente”: questa
caratteristica può essere valutata qualitativamente attraverso l’osservazione clinica del
bambino mentre scrive, ma può essere quantificata solo mediante l’analisi cinematica, con
l’uso delle tavolette digitali. Con questa metodica si è osservato in particolare che la
disfluenza determina un prodotto diverso non tanto per la qualità della traccia visibile (on
paper) lasciata dalla penna sulla tavoletta grafica, quanto dalla traccia non visibile (on air)
lasciata dalla punta della penna che viene mossa sopra il foglio; quest’ultima traettoria
risulta più lunga, caotica e assorbe un tempo maggiore. Una delle ipotesi interpretative
perché ciò si verifica, è che l’attenzione alla costruzione del tratto in atto non permette una
contemporanea pianificazione anticipatoria di quello successivo, richiedendo quindi delle
pause intermedie ed è per tale ragione che si determinano i picchi di velocità.
Nonostante la fluenza sia un aspetto importante da valutare e nonostante le tavolette digitali
conducano a valutazioni ritenute dai più esaustive, di fatto sono strumenti complessi, costosi
e poco conosciuti; per tali motivi poco utilizzati nella pratica.
Data quindi la difficoltà nell’effettuare una valutazione del ritmo nella scrittura dei bambini e
considerato che il ritmo alterato influenza la velocità, è a quest’ultimo parametro che
normalmente si fa riferimento in quanto variabile più facile da misurare, decisamente più
oggettivabile, ritenuta in base a diversi studi una valida discriminante tra i bambini con e
senza difficoltà di scrittura.
La capacità di scrivere velocemente è un’abilità richiesta a livello scolastico tanto più cresce il
livello di scolarizzazione: è considerata infatti un obiettivo importante da conseguire entro il
termine del ciclo elementare, e una reale necessità alle scuole superiori o all’università.
Questo comporta come sia importante acquisirla prima possibile in modo da riuscire a tenere
il passo con i compagni di scuola ed a rispondere alle richieste degli insegnanti. Essere veloce,
nel rispetto però sempre del parametro leggibilità, consentirà inoltre di focalizzare
l’attenzione su altri aspetti e consentirà quindi di crescere a livello culturale con maggiore
profitto.
E’ importante evidenziare che spesso si osserva una correlazione tra la pressione sul foglio e
la leggibilità al variare della velocità: a una velocità di scrittura abituale per il bambino non ci
sono significative differenze tra un bambino con e senza difficoltà grafomotorie, ma quando
si richiede al bambino di scrivere più velocemente rispetto al suo standard, se ha difficoltà di
scrittura, tenderà a premere maggiormente sulla carta, od ancora a sacrificare la leggibilità,
rispetto ad un suo coetaneo senza difficoltà...omissis....