La mia esperienza di teatro: ritmo ed emozioni
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La mia esperienza di teatro: ritmo ed emozioni
La mia esperienza di teatro: ritmo ed emozioni Le persone danzano muovendosi in sincronia al ritmo della musica. Crediamo che sia la musica a dare forma al ritmo mentre la ricerca sui ritmi sociali rivela che la musica non fa altro che liberare i ritmi già presenti in noi. La musica può essere vista come una sorta di generale consenso ritmico. Si ipotizza che il senso della sincronia ritmica sia un retaggio dell’evoluzione della specie, infatti la comunicazione animale si basa in gran parte su movimenti e richiami ritmici. I ritmi sociali infatti sono molto evoluti nell’amore. Due innamorati seguono lo stesso ritmo e presentano movimenti simultanei più frequenti e prolungati: senza rendersene conto dopo qualche tempo cominciano a rispecchiare l’uno i comportamenti dell’altro. Il ritmo dei movimenti può perfino rivelare un amore incipiente. Il ritmo infatti è molto importante per veicolare i significati e le intenzioni nella comunicazione verbale. Il disagio mentale implica difficoltà comunicative che investono anche la sfera del ritmo, la sua comprensione intuitiva e lo spontaneo rispondere al ritmo degli altri. Il laboratorio di teatro condotto da Alessandra prevede quindi esercizi per vivere, utilizzare e riprodurre il proprio ritmo e quello degli altri, a riconoscere l'altrui ritmo, adattarvisi e trovarsi a proprio agio nel proprio, in consonanza con quello degli altri, iniziando dai ritmi del gruppo. Inizialmente con uno sforzo consapevole ma nell'ottica di farlo divenire spontaneo. Per esempio un esercizio prevede che ci si alzi contemporaneanete dalle sedie, disposte in cerchio, stando attenti al microsegnale inviato dall'insegnante. Poi, in modo lento, assonnato, veloce, stizzito o connotato da un'altra emozione o da uno stile, deciso da un componente del gruppo, si attraversa il cerchio e infine ci si sedie su un'altra sedia. Li chiamiamo “attraversamenti”. Sono stati inventati ed eseguiti gli attraversamenti “animali”, “glaciali”, “rocciosi”, “marini”, “floreali” oppure abbiamo attraversato la nostra vita, la nostra felicità, la vigliaccheria o l'ottimismo. L'insegnante sottolinea l'importanza della contemporaneità di due azioni che devono essere eseguite sincronicamente da ogni componente del gruppo: l'alzarsi dalla sedia e il sedersi nuovamente su un'altra sedia. Si deve tornare seduti contemporaneamente, osservando gli altri, anche non direttamente. In questo modo si impara a sentire gli altri, anche non osservandoli direttamente, ascoltando i loro ritmi e prevedendo le loro intenzioni da minimi segnali corporei. Questi esercizi rendono più sensibili agli altri, a ciò che comunicano, anche non apertamente, affinando la capacità personale di entrare in contatto con la loro sfera comunicativa, divenuta ora più malleabile, meno rigida, più fluida. Nel teatro tutto viene fluidificato, diminuiscono le rigidità, le frammentarietà di una comunicazione che non teme più l'altro ma lo incontra senza barriere, nell'attimo giusto, pronto ad accogliere i messaggi altrui e a formulare dinamicamente i propri. I messaggi vengono così liberati grazie al ritmo e grazie a un'espressività rinnovata. E' un teatro al contempo espressivo, formulato per liberare senza traumi le emozioni, e relazionale, per imparare a creare un gruppo e coordinarsi con gli altri e con i loro ritmi. Questo teatro comprende quindi anche esercizi per modulare e affinare la gestualità come modo per entrare armonicamente nella sfera comunicativa dell'altro. Per esempio, un esercizio prevede che ognuno inventi un gesto con il quale sarà identificato e nominato dagli altri. Ci si chiama l'un l'altro grazie a questi gesti personali. L'insegnante invita poi a comporre i gesti, eseguendo per esempio il proprio gesto personale seguito da quello di un altro partecipante. Poi si gioca con i gesti, si amplificano, si riducono, proprio come si potrebbe fare con la voce. Si cambia lato e direzione del gesto o si esegue lo stesso gesto con un'altra parte del corpo. Questi esercizi stimolano la creatività e al contempo la consapevolezza del proprio corpo, del proprio rapporto con lo spazio circostante e con lo spazio degli altri. Alla fine, a gruppi di tre o quattro persone, si deve decidere come abbinare in modo armonico i differenti gesti per poi eseguirli contemporaneamente secondo la sequenza decisa. Tramite la mediazione del gesto e del ritmo, l'obiettivo è quello di liberarci dalla convenzionalità che riveste il normale contatto comunicativo quotidiano, liberandoci delle sue maschere rigide e dei fardelli dell'apparire e del timore del giudizio, per entrare in una nuova dimensione, uscirne rinnovati e riappropriarsi con nuova consapevolezza della comunicazione quotidiana. In altri esercizi viene stimolata non solo la consapevolezza dei propri movimenti ma anche delle componenti che costituiscono un semplice atto comunicativo: per esempio, un esercizio prevede di scindere sguardo, chiamata vocale e azione. Infatti si deve lanciare una palla a una persona chiamandola per nome ma guardando un altro oppure dicendo il nome di un altro. Saper intrattenere una buona comunicazione con gli altri, che sia verbale, visiva o tattile, è anche questione di immaginazione in quanto la comunicazione è sempre anticipazione dei pensieri e delle intenzioni altrui. Questo tipo di teatro prevede quindi anche numerose esercitazioni per usare l'immaginazione: un foulard può diventare, a seconda delle mani che lo manipolano, che lo accarezzano o che lo reggono, un orologio, un gattino, un gelato. La sua trasformazione avviene però nell'ottica del dono: nel momento in cui l'oggetto viene donato, come accade simbolicamente ad ogni oggetto che venga donato, si trasforma in qualcos'altro e chi lo riceve è libero di interpretarlo alla sua maniera. Un altro tema elaborato da questo teatro è infatti anche quello dello scambio. La comunicazione è principalmente scambio, anche dono e apertura, e molti esercizi enfatizzano questi elementi. Nell'esercizio del sole per esempio ci passiamo a turno un sole immaginario che diventa grande, piccolo, molle, pesante o appiccicoso, a seconda della fantasia di ognuno. Viene sempre donato e alla fine fuso insieme a tutti i soli degli altri, in un aggregato immaginario di energia che si sprigiona dal gruppo. Un altro esercizio è infatti quello degli scoppi di energia. Questa volta gli scoppi sono accompagnati da un verso vocale scelto da ogni partecipante e vengono lanciati dopo aver guardato il destinatario. Il coinvolgimento e la scioltezza nella pratica aumentano con il passare delle settimane e con la coesione e la maturità raggiunta dall'insieme dei membri in qualità di gruppo. Questa maturità si rivela nel fatto che spesso si manifestano spontaneamente alcuni processi. Per esempio in un esercizio Alessandra ci invita a cercare posizioni diverse sulla sedia. Ognuno viene identificato con la posizione che ha scelto e ci si chiama in questo modo. Poi veniamo invitati ad alzarci e ad andare tutti verso uno stesso punto nello spazio, ma disponendoci in modo armonico con la posizione scelta da chi ci precede. Inoltre dobbiamo ricordare la nostra posizione numerica, quindi chi ci precede e chi ci segue. Spontaneamente assumiamo tutti una posizione frontale, come se ci trovassimo di fronte ad un ipotetico pubblico, in virtù del fatto che siamo stati invitati a disporci in modo armonico, quindi gradevole a un potenziale osservatore, ma quest'ultima deduzione non ci viene suggerita, vi giungiamo spontamente e ciò rivela che ci percepiamo come un gruppo. Un altro esercizio costituisce invece la variazione degli “attraversamenti”. Questa volta dobbiamo eseguire gli attraversamenti impegnandoci nel contempo a osservarci reciprocamente. Spontaneamente, dallo sguardo nascono anche contatti verbali, nasce l'interazione e quindi la parola, gli attraversmanenti diventano più dinamici e non siamo più soli ad attraversare un bosco o una distesa ghiacciata, ma siamo su un marciapiede di Londra in mezzo alla folla, attraversiamo insieme le sabbie mobili e ci aiutiamo a vicenda ad uscire dai suoi vortici, balliamo insieme in discoteca e un partecipante viene concordemente e spontaneamente assunto da tutti come barista. Nasce uno scambio che è il naturale prodotto della coesione del gruppo e del bel lavoro creativo e relazionale di Alessandra.