La Biblioteca Malatestiana: memoria del mondo

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La Biblioteca Malatestiana: memoria del mondo
La Biblioteca Malatestiana: memoria del mondo
di LAURA FANO
Spesso, entrando in case che non conosco, per prima cosa guardo i libri. Se ce ne sono, quanti
ce ne sono e di che genere.
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Sono cresciuta con l’idea che le case vere erano anche biblioteche e che il possedere testi
dovesse essere una condizione essenziale dell’esistere, del presentarsi al mondo. Un vezzo,
diciamo così, un po’ nevrotico il mio neppure scalfito dall’avvento degli e-book. Pochi gli amici
convinti che possedere libri, tenerli tutti e comunque sia un’idea rassicurante che protegge dal
mondo. Ancor meno quelli che i libri li comprano, non li buttano, li accumulano magari a
tonnellate e non li prestano.
Il rapporto tra gli italiani e i libri è un rapporto difficile, secondo le stime dell’Istat nel 2013 il 57%
degli italiani non ha letto nemmeno un libro. Le donne si confermano ancora maggiormente
inclini sia alla lettura sia all'acquisto ma questo non basta: due terzi della popolazione Italiana
sopra i 14 anni non compra libri. Solo il 4% (ovvero due milioni di Italiani) compra circa un libro
al mese e solo il 5% legge almeno 12 libri in un anno. La crisi economica può certamente
spiegare il calo dei consumi, ma la diminuzione dei lettori non può essere giustificata con la
minore disponibilità di denaro. Questo trend è il segno di un Paese che, al di là delle parole, sta
disinvestendo su questo settore e che non è in grado di utilizzare la conoscenza come fattore di
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sviluppo.
Eppure, navigando sui social network, da qualche tempo noto un brulicare di post di amici che
invitano insistentemente alla lettura di un libro e che adornano, con fare quasi ossessivo, i loro
profili con pellegrinaggi virtuali in meravigliose biblioteche sparse in ogni dove per il globo, quasi
fossero mete esotiche, privilegio di pochi.
Sono molti gli interrogativi sul futuro dei libri, ma una cosa è certa: le biblioteche sono e saranno
un patrimonio per l`uomo. Alcune, poi, sono dei veri e propri capolavori, incanto per gli occhi la
mente. Ogni biblioteca suscita sensazioni tutte sue, e ciascuna ha un suo profumo, quello di
migliaia di libri impolverati - carta, cuoio, colla - con l’inevitabile e inimitabile nota di vecchio e di
marcio.
Discorso a parte meriterebbe la ‘fauna’ delle biblioteche (bibliofili e bibliotecari a parte): cioè i
roditori - che fanno nido nella carta, nello spazio dietro ai libri - e gli insetti, che della carta,
dell’amido, della colla e del cuoio si cibano avidamente.
Nel corso della storia le biblioteche sono spesso state devastate dalle guerre e distrutte dagli
incendi. Ce lo ricorda bene Umberto Eco. E sarebbe simpatico poter fare una digressione
letteraria nella sezione “proibita” della biblioteca-labirinto del mondo descritta nel suo romanzo
“Il nome della Rosa”, che si chiude con lo scenario apocalittico delle fiamme che si propagano
in tutta l'abbazia riducendola a un ammasso di rovine e la confessione di un anziano monaco,
tornato sui luoghi di quella indimenticabile avventura per cercare di raccogliere, attraverso gli
sparsi frammenti di libri rimasti fra le rovine, una immaginaria e incompleta biblioteca.
L’Italia, che ha ispirato quanto a luoghi il romanzo di Eco, ospita senza dubbio alcune delle più
grandi e delle più belle biblioteche al mondo e la Biblioteca Malatestiana di Cesena, completata
nel 1454, è senza dubbio l’esempio meglio conservato di una biblioteca tardo medievale.
Capolavoro tra le biblioteche umanistiche, unica in Italia per integrità e conservazione della
struttura e dell'arredo, la Malatestiana incanta, ieri come oggi, i visitatori e gli studiosi che
continuano a visitarla. Dal 2005 è stata inserita dall’UNESCO nel registro della Memoria del
Mondo poiché la biblioteca non contiene solamente lavori di filosofia, teologia e scritti di natura
biblica, ma anche testi di letteratura scientifica e classica di differenti provenienze.
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Vi si accede da uno splendido portale quattrocentesco, su cui campeggia il simbolo dell'elefante
malatestiano recante su un elegante cartiglio un motto latino, che, tradotto, ironicamente
proclama: 'l'elefante indiano non teme le zanzare”.
Ideata su volere di Novello Malatesta e realizzata dall'architetto Matteo Nuti contiene ancora
oggi i libri che Malatesta volle farsi accuratamente ricopiare dagli amanuensi. Ciascuno di essi
si trova ancora nella sua collocazione originale, incatenato al banco per prevenirne il furto. In
biblioteche come questa erano i lettori ad andare al banco dove si trovava il libro, piuttosto che
il contrario. Le volte in pietra, intonacate di verde, furono concepite per resistere agli incendi.
Complessivamente la Biblioteca Malatestiana custodisce 340 manoscritti di inestimabile valore
in latino, greco ed ebraico (molti dei quali preziosamente miniati).
Interessante da annotare, a conferma degli ideali umanistici di Novello Malatesta, che questa fu
sin dal suo nascere una Biblioteca aperta al pubblico affidata non solo ai frati, quali custodi, ma
al Comune per garantire la pubblica utilizzazione e la conservazione.
Tale era la consapevolezza del prezioso patrimonio di studi, codici e miniature qui raccolti che
un bolla papale del 1466 scomunicava chiunque avesse sottratto volumi.
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