“…la mia mamma piangeva e io non capivo perché…”

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“…la mia mamma piangeva e io non capivo perché…”
Amarcord...
storie di emigrazione
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n.
A cura del Museo dell’Emigrante di San Marino - Ideazione e coordinamento Gabriele Geminiani
“…la mia mamma piangeva
e io non capivo perché…”
Storia di Giovanna Rigoni
Una foto in bianco e nero,
al centro una signora seduta, incinta, attorniata dai
figli in posa per l’occasione: “C’era la festa. Tutti gli anni per la festa di
Fiorentino veniva un fotografo e tutti gli anni
facevamo una fotografia”.
Doveva essere il mese di
Luglio e l’anno…Giovanna era piccolina e aveva in
quella foto solo 5 anni….
l’anno doveva essere il
1939, crede…
E il suo papà non c’è nella
fotografia, “…era andato
via a emigrare, che dopo
era tornato a casa perché il lavoro non c’era”.
Germania 1939. Un gruppo di emigranti sammarinese lascia il proprio Paese con la certezza di un
lavoro, assicuratogli alla
partenza, ma è costretto a rientrare a San Marino solo qualche giorno più
tardi perché quel lavoro, in
realtà, non c’era.
“…io mi ricordo quando
è tornato perché la mia
mamma piangeva e io
non capivo perché. Pensavo che doveva essere
contenta che era tornato
a casa, invece lei piangeva perché avevano chiesto in prestito dei soldi
per partire…”.
C’era allora in Giovanna tutta l’ingenuità di una
bambina troppo piccola per cogliere le necessità che avevano portato via
il proprio padre e troppo
piccola per capire quelle
lacrime di delusione.
Entrando al Museo dell’Emigrante, proprio all’ingresso, sulla sinistra
una gigantografia ricorda proprio quella partenza e Giovanna riconosce il
suo papà nel gruppo, “…
io ero piccola, non mi ricordo di preciso chi era
partito,…erano parecchi
qui di Fiorentino”
Oggi lei sa dell’inevitabilità di quel percorso, del bisogno che spingeva mol-
Fiorentino, luglio 1939. Giovanna Rigoni (in basso a destra) quando aveva 5 anni,
con i suoi fratelli e sua mamma in occasione della festa
del Castello di Fiorentino.
ti a salutare i propri cari, e
allora racconta della sua
famiglia con la naturalezza di chi si deve arrende-
re al destino, parlando degli addii come di un qualcosa di così indispensabile
da diventare consueta ne-
ché… come si doveva fare?
Il lavoro qua non c’era…
“No, non c’era il lavoro qui, per niente. E mio
fratello non è tornato
più. Parecchi son ritornati parecchi no.”
oni ha 71
Giovanna Rig
Fiorentianni, abita a
o ha anno e all’ester
lo Maricora il fratel
in Francia
no emigrato
nel 1948.
San Marino 1939. Gruppo di
emigranti Sammarinesi in
partenza per la Germania fra
i quali si riconosce il padre di
Giovanna, Domenico Rigoni.
cessità.
Di storie come la sua ne ha
viste e ne ha sentite raccontare tante Giovanna,
perché tanti sono i Sammarinesi che hanno dovuto scegliere la “strada” dell’emigrazione.
In tanti lasciarono San Marino per emigrare e in tanti
da San Marino salutarono
padri, fratelli, mariti e amici
costretti a questa scelta.
Il padre stesso di Giovanna
prima della delusione per
la partenza e il veloce rientro dalla Germania aveva già percorso la via dell’emigrazione.
Come tanti Sammarinesi
aveva trovato lavoro a Ravenna dove aveva lavorato
per 40 anni. “Anche mio
fratello, anche Marino
era a Ravenna”.
Giovanna non ha visto partire solo il padre ma anche
il fratello, prima a Ravenna dove ha lavorato come
garzone, poi per la Francia “…è andato via nel
’47, ’48, subito dopo la
guerra. È andato oltre e
si è sposato quasi subito,
dopo un anno……”.
Non tutti sono tornati, qualcuno ha deciso di rimanerci in quel Paese lontano che
all’inizio tanto ospitale non
doveva essere, perché casa
propria è sempre casa propria, ma che col tempo ha
portato ad incontri importanti e fatto nascere legami
profondi fino a diventare a
poco a poco familiare.
La voce di chi, invece, è rimasto “a casa” e racconta
queste storie di affetti lontani, ha il tono, ancora una
volta, dell’inevitabilità che
non lascia spazio al come
sarebbe potuto essere per-
San Marino 1939. Domenico Rigoni
padre di Giovanna Rigoni emigrato in Germania nel 1939.
Il Museo dell’Emigrante, centro di documentazione e memoria storica, invita tutti coloro che
hanno un vissuto migratorio, a lasciare un proprio contributo all’Archivio della Memoria.
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