25 Settembre 2016
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25 Settembre 2016
52 Il giornale delle opinioni LIBERTÀ domenica 25 settembre 2016 Libertà di pensiero Gli scritti anonimi non saranno pubblicati. Lettere, fax ed e-mail devono contenere nome, cognome, indirizzo e recapito telefonico del mittente. La redazione si riserva il diritto di sintetizzare ed adattare i testi troppo lunghi, rispettandone il senso. Il materiale inviato al giornale (di qualunque tipo) non sarà restituito. [email protected] // [email protected] // Libertà di parola - Via Benedettine, 68 - 29121 Piacenza FAX: 0523/321.723 IL DIbAttItO Non odio i profughi odio le guerre di ERMANNO MIGLIORINI P ensiero forse banale ma vero, io odio le guerre, tutte, a prescindere da chi è coinvolto, da chi ha ragione e chi no, sento di provare una totale repulsione e non capisco chi le giustifica. Perché? Credo sia dovuto al fatto, che grazie a tutti i libri letti che parlano di guerre, assurde, criminali, bestiali, ho capito che nessuno ne è mai uscito vincitore assoluto. Sempre invece, si trovano tracce d’interessi occulti, di giochi di potere, di tradimenti, di alleanze assurde dettate dalla convenienza. Leggiamo poi dei tanti morti,che sono scordati per parlare di rinascita, e di ricostruzione. Aveva chiesto tutto ciò chi è morto, quali colpe aveva chi è stato sepolto e annientato da bombe portatrici di libertà? Che cosa abbiamo imparato dalle tante guerre che si sono succedute, cosa dalle foto che ci mostrano il destino crudele riservato ai civili? Come potrà una madre capire e giustificare la morte di un figlio, caduto per la patria? Quale patria, se l’hanno mandato a morire a migliaia di chilometri da casa. Quale beneficio, ne traggono le masse da questi eventi di distruzione, quali coscienze si formano, se s’impone sempre la legge del più forte? Come si può predicare la democrazia, se nel terzo millennio le guerre sono ancora in atto, aumentano di estensione il loro raggio di azione, e vengono combattute in gran parte nelle città, facendo strage di civili inermi! Facile affermare che le guerre sono sempre esistite. Oggi abbiamo la possibilità di conoscere e di sapere, sono tanti i mezzi d’informazione, e sempre più veloci, eppure ancora si spara e si uccide, l’importante è trovare una giustificazione per ciò che si sta facendo. Ancora si producono armi in gran quantità, poi con gli arsenali pieni, si creano conflitti spesso evitabili, si giustifica così l’intervento armato a fin di bene, e si svuotano gli arsenali in testa a cittadini ignari, colpevoli solo di abitare in paesi sottomessi a uomini potenti, che incapaci di governare, per dimostrare il contrario, usano la forza. Facile per noi girarsi dall’altra parte e lasciare che se la sbrighino fra loro! Purtroppo il bel gioco è finito, bombardare un paese in guerra, non risolve il problema, ma anzi crea fiumi di disperati che partono per salvarsi e per cercare un posto dove vivere in pace. Siamo fregati, interi popoli, hanno imparato a mettersi in cammino e andare in cerca di speranza e di futuro. Accade così che il frutto di guerre illogiche e stupide, non resti confinato alle aree in guerra. L’informazione globale, ha fatto conoscere ai popoli in guerra, che esistono paesi senza conflitti in cui si può ancora vivere in pace. Ecco quindi fiumi di fuggiaschi che arrivano da noi, e inevitabilmente, si scontrano con chi non vuole rinunciare ai propri spazi, alle proprie usanze, alle proprie libertà. Senza le bombe esportate, e scaricate sulle città, continueremmo a vivere ognuno a casa sua come è stato per secoli. Le bombe sganciate nel nome della libertà, ci hanno reso tutti più schiavi. Gran parte del mondo è ormai vietata ai turisti o a chi voleva un lavoro o un tipo di vita diversa. Gli spazi abitati sono invasi da persone nuove e in numero consistente, reggerà il sistema? Probabilmente no! Dovremo magari combattere anche noi per difendere il nostro territorio, arriveremo alle armi, e poi dovremo spostarci, perché qualcuno ci spedirà aerei carichi di bombe democratiche e portatrici di pace. Produrre ancora armi e fomentare guerre, non porta benessere, futuro, ne democrazia, innesca invece cattiverie e rancori. Odio le guerre, tutta energia sprecata per fare del male. La stessa energia spesa a fin di bene, renderebbe leggermente migliore questo fragile mondo, eviterebbe ai giovani di morire inutilmente, e porterebbe gli anziani a morire serenamente, com’era GRANDE GUERRA E RICONCILIAZIONE, in primo piano Il sogno di Carzano e l’amicizia di oggi La nostra società in continua evoluzione possiede valori falsati di DON SANDRO CIVARDI* C i sono voluti miliardi di anni per capire che abitiamo su di una terra rotonda, che continua a girare per conto suo nell’atmosfera, mentre noi giriamo per gli affari nostri. Un mondo sempre pieno di sorprese e, ogni giorno, come bambini lattonzoli, scopriamo qualche novità e non ci stancheremo mai di sapere. Lasciamo "la scienza" ai ricercatori, però mi è venuta una curiosità: noi terrestri, che "molla” abbiamo dentro, per essere sempre in affanno e di corsa? ... "eh, ma noi, non siamo mica come i preti... noi lavoriamo! Però mi sembra che non si corre appena per il lavoro. C’è una "malattia", che infetta tutta la nostra storia, dalla caverna alla navicella spaziale, un "virus" pestifero: "accumulare soldi, perché molti soldi, da quando li abbiamo inventati, ci fanno credere di poter accontentare tanti capricci della fantasia, per godere "una vita bella", con salute, successo, potere politico ed economico, gloria di immagine tra i... grandi della terra. La nostra società in continua evoluzione ha valori falsati, ammira ed esalta i ricchi Epuloni e lascia il povero Lazzaro a raccogliere le briciole della tavola, con la pietà dei cani, che vanno "a leccargli le piaghe" (Lc.16,21). La politica non ha più onorevoli credibili, tutti piazzatoli per occupare posti da moneta e resistere agli assalti dei boscaioli tiratori; abbiamo visto i verginelli stellati alla scalata del Campidoglio, si sono risvegliate starnazzando le antiche oche di guardia, e anche i corvi del Vaticano. Intanto che la terra gira, però, si accende qualche speranza, perché si sta arando in una "città eterna", anche se umiliata nei secoli da distruzioni barbariche. E il Vangelo, dopo duemila anni, ha solo verità fuori corso?; eppure si legge: "io sono la vite e voi i tralci: chi rimane in me e io in lui, questi porterà molto frutto" (Gv.15,5); se ab- da sempre. Senza guerre, si può sperare in tutto, si può pensare ad un avvenire migliore, lo dobbiamo pretendere da chi vuole governare. Non posso vivere felice, se penso che una bomba possa cambiare la mia vita e perciò chiunque faccia una guerra, va condannato, non esiste una guerra giusta, ne santa. Nemmeno, posso odiare una persona con la pelle diversa dalla mia, che arrivato da chissà dove, si comporta in modo non identico al mio. Non posso odiarlo, perché le immagini trasmesse dal suo paese, mostrano aerei da guerra prodotti da noi, le bombe sganciate arrivano dai nostri arsenali, le truppe sono trasportate dalle nostre navi e sono addestrate nelle nostre caserme. Le guerre non sono più combattute in un campo a fronte aperto. Le di MAURIZIO DOSSENA* C biamo tanti tralci rinsecchiti, senza frutto, non è colpa della vite, ma perché noi abbiamo cercato altra linfa da capricci; trovo in altra pagina che un figlio va dal padre e chiede: "dammi la parte dei beni che mi aspetta" (Lc.15,11) e, dopo aver bruciato tutto in malavita, finì a strappare le ghiande ai porci, per non morire di fame. Resiste nell’uomo da... corsa la tentazione di togliersi Dio dai... piedi, per godersi la vita senza brontolamenti di coscienza. Non credo alle false povertà, pubblicizzate anche da lacrime televisive, la nostra terra italiana può dare vita dignitosa a tutti, ma c’è da sradicare le disonestà politiche, lobbistiche, e di caste rancide: "esce iniquità dal loro grasso, e dal loro cuore traboccano pensieri malvagi" (Ps.73.6), parole della Bibbia, un vecchio libro da cavernicoli, ma forse ancora su misura per l’uomo rampante di ogni tempo. I soldi non sono un male sociale, ma vanno gestiti con giustizia distributiva, secondo le necessità vere dei cittadini; nessun Signore obbliga a vivere in povertà da marciapiede, anzi si onora la propria fede trafficando con retta coscienza "i talenti" di testa e di portafoglio; tutto l’universo è "costretto" a fare i suoi giri da leggi "innate", secondo progetto di Creazione: solo l’uomo, piccolo Dio azzoppato, è libero e responsabile, può decidere di viaggiare anche con ruote sgangherate, e poi: come sarà a fine corsa? "Resta con noi, Signore, perché si fa sera, e il giorno sta per finire" (Lc.24,29); troviamo una pausa per guardarci in faccia da soli, con Lui; ascoltiamoci dentro, proviamo a togliere tutta quella polvere sporca della nostra modernità: la vita è ancora luminosa, se pulita. *Parroco agreste di Campremoldo Sotto battaglie sono sempre in centri abitati, e non si rispettano più nemmeno gli ospedali e le chiese. Una bruttezza e una violenza peggiore che nel medio evo. Che sia questo il progresso, a cosa serve la cultura e il sapere, se ancora si usa il fucile e si ricorre alla violenza. Che cosa predichiamo nelle scuole, cosa insegniamo, se poi giornalmente trasmettiamo morte e distruzione. Quale messaggio infondiamo nelle teste delle future generazioni, come mai non abbiamo più paura delle guerre? Dove sono finiti i movimenti pacifisti, dove sono riposte le bandiere pacifiste esposte dai balconi, dove la sensibilità sociale di chi era contrario ai conflitti? Possibile che per denaro, abbiamo svenduto le coscienze e l’anima? ome abbiamo avuto più volte occasione di osservare, la ricorrenza secolare della Grande Guerra ci offre preziose opportunità sia di puntualizzazione storica ( a noi non dispiace affatto dire anche “revisione”, ove occorra ), sia di recupero valoriale ed etico, in particolare sul tema guerra-pace e ragioni dell’una e dell’altra, soprattutto a fronte della forte esigenza di riconciliazione ( diciamo necessità? ) L’annuale convegno che ha luogo a metà settembre a Carzano (TN) è intensa occasione un po’ per tutte queste cose. In questo piccolo paese della Valsugana, novantanove anni fa, ha avuto luogo un evento bellico che, se le cose fossero andate in ben altro modo (qualche volta non disdegniamo né i “ma” né i “se”), avrebbe potuto rappresentare – non molte settimane prima, peraltro, del grande k.o. sul Carso – una “Caporetto” austriaca: un ufficiale dell’esercito austroungarico, di nazionalità slovena, traditore; un interlocutore italiano acuto nel cogliere l’occasione ( il Ten.Pettorelli Lalatta ) e capace di convincere Cadorna all’impresa; ma anche – ahimé – un paio o tre di generali incapaci di realizzare il colpo di mano, con gli austriaci bloccati dal sonnifero, le sentinelle distolte, il filospinato deelettrificato, insomma, come sbagliare un goal a porta vuota e col portiere abbattuto. Un fiasco, una battaglia con tanti morti, due terzi italiani un terzo austroungarici. Poi l’oblio, da una parte per obliare il tradimento, dall’altra ( la censura venne dal fascismo ) per rimediare la vergogna dell’inefficienza. Dunque, la rimozione, per cui quasi nessuno conosce questo episodio ( che avrebbe potuto cambiare l’andamento delle operazioni, certo distogliendo truppe nemiche dal Carso ed evitando...), che il protagonista definì “il sogno di Carzano”. Con l’apposito “Comitato 18 settembre 1917” stiamo cercando di recuperare ( con pubblicazioni, video, convegni, cerimonie ) la memoria storica sul “sogno”, a cominciare dalla memoria dei caduti. E chissà che non si riesca ad arrivare anche ai libri di scuola! ( ove Carzano è nel mondo della luna, addirittura si scrive come se Francesco Giuseppe fosse stato l’ultimo imperatore… ) E allora i convegni e le cerimonie carzanesi sono diventati bellissimi incontri di riconciliazione, nei quali italiani e austriaci, nelle loro uniformi storiche e attuali, depongono reciprocamente fiori sulle tombe dei nemici di ieri, ove i ragazzi delle scuole scrivono proclami di vera pace e concordia, ove nella chiesetta del paese – che fu il punto di riferimento di quella notte di novantanove anni fa – si prega in italiano e in tedesco ( anche in latino ) per i vivi e per i morti, ove si studia la storia con occhio non stereotipato. Anche quest’anno è ritornato a Carzano pure il nipote dell’ultimo Imperatore Carlo d’Asburgo ( beato ), l’Arciduca Martino d’Austria Este, il quale ha stretto calorosamente la mano alla primogenita Maria Romana di Alcide De Gasperi, nato a pochi chilometri da lì, formatosi suddito austroungarico e giovane parlamentare a Innsbruck, poi rifondatore dell’Italia e dell’Europa. L’idea patriottica non va certo persa – ci mancherebbe – se si depongono i vecchi contrasti. E se provassimo a farlo anche per qualche epoca successiva, ove magari i contrasti non sono quelli della guerra nazionale, bensì quelli, ideologici, della guerra civile? *Delegato per Piacenza della Gebetsliga Carlo d’Asburgo per la pace e la fratellanza tra i popoli Tra un temporale e l’altro ai confini dell’antica Persia I tre motociclisti in viaggio e il cartello stradale che annuncia l’Iran ◗◗ E’ in corso il nuovo viaggio del Raid For Aid Team: "Sulla via della seta....un asilo tra i minareti". Ecco il terzo reportage dei motociclisti per bene. C i congediamo dall’asilo e dalle sorelle che generosamente ci hanno ospitato, in una mattina dal tempo incerto. Partiamo, emozionati per aver conosciuto un’altra bella realtà e aver lasciato un altro segno del nostro passaggio. Il cielo è minaccioso e infatti in breve comincia a piovere. La temperatura è bassa e l’asfalto scivoloso. Attraversiamo le frontiere di Albania, Kosovo, Macedonia. Lambiamo paesi e vediamo i cartelli stradali di località tris- temente note: Pristina, Skopje, Kukes ..., poi la Grecia e infine la Turchia. In soli tre giorni abbiamo già superato cinque dogane! Per attraversare Istanbul impieghiamo un intero pomeriggio. È una città enorme, che con i suoi tentacoli ha inglobato cittadine e paesi limitrofi e la tangenziale che la cinge è perennemente congestionata in ogni direzione. La pioggia, che continua a perseguitarci, e la tem- peratura bassa rallentano la nostra marcia verso est. In un area di servizio conosciamo una coppia di giovani romani, anche loro in moto. Anche per loro la meta è Samarcanda, sulla via della se- ta, ma la raggiungeranno passando dal Kazakistan a nord, mentre noi arriveremo dal Turkmenistan, a sud. Chissà, magari tra qualche giorno ci incontreremo ancora. In una sosta incontriamo una famiglia curda, siamo nell’est della Turchia questa etnia è in maggioranza. I bambini sono affascinati dalle moto, le toccano, ci salgono sopra, qualcuno forse partirebbe addirittura con noi. Tra un temporale e l’altro raggiungiamo Dogubayazit., alle pendici del biblico monte Ararat, oggi coperto da nubi. A pochi chilometri si trova anche l ‘ Ishak Pasa Sarayi un castello adagiato in cima ad una collina dal quale si dominano la valle e la città. Questo è uno dei tesori architettonici della Turchia orientale, il palazzo riassume in sé tutte le caratteristiche del castello delle Mille e una notte è il panorama che si apprezza della sua balconata è stupefacente. La frontiera con l’Iran è a soli 34 chilometri, domani dogana permettendo entreremo nell’antica Persia. L’avventura continua... Raid for Aid Team