Il trauma familiare e sociale della guerra civile
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Il trauma familiare e sociale della guerra civile
Alfredo MELA, urban sociologist, Politecnico of Turin Ester CHICCO, psychologist, Psicologi nel mondo, Torino Il trauma familiare e sociale della guerra civile salvadoregna. Il paper si propone di svolgere una analisi delle conseguenze a lungo termine delle esperienze traumatiche della guerra civile salvadoregna (1980-1992) sui bambini. Esso parte dall’esperienza svolta, a partire dal 2008, dall’associazione “Psicologi nel mondo – Torino”, in una comunità del Salvador, Santa Marta, un cantón (ovvero una frazione) del municipio di Ciudad Victoria, nella zona nord del paese centro-americano. Santa Marta è una comunità ricostruita durante gli ultimi anni della guerra: a causa del suo appoggio alla guerriglia fu distrutta all’inizio del conflitto e la sua popolazione dovette vivere alcuni anni in tre successivi campi di rifugiati in Honduras. Dal 2008, un gruppo interdisciplinare con prevalenza di psicologi, sta svolgendo un intervento di ricerca- azione partecipativa con la comunità sui temi del benessere psicologico, con particolare attenzione alla condizione dei bambini e al supporto delle persone che tuttora subiscono le conseguenze traumatiche dell’esperienza di guerra. Nell’analisi dell’eredità psicologica della guerra sull’infanzia occorre tener conto di numerose variabili. In questo paper si sottolineano soprattutto le differenze legate all’età in cui i bambini hanno vissuto le esperienze più traumatiche. I bambini che hanno vissuto la parte iniziale della guerra (fine anni ’70-inizio anni ’80) nei primi anni di vita oggi sono adulti: la nostra esperienza diretta evidenzia che spesso sono queste le persone che mostrano le conseguenze più gravi. Tuttavia, la loro resilienza risulta maggiore nelle situazioni in cui essi, durante la guerra, abbiano potuto mantenere una relazione stabile con una figura genitoriale o, quanto meno, con un adulto capace di trasmettere sensazioni di fiducia e protezione. I bambini che sono nati durante l’esilio hanno a loro volta subito traumi legati alle condizioni di insicurezza dei campi; tuttavia, hanno anche sperimentato positivamente il clima di solidarietà attiva creatosi tra i rifugiati e le relazioni di amicizia con altri bambini. La guerra continua a manifestare conseguenze psico-sociali anche su chi oggi è in età infantile o adolescenziale. In questo caso abbiamo potuto verificare direttamente la validità delle teorie a riguardo della trasmissione intergenerazionale del trauma. Essa può prodursi in molti modi: attraverso la relazione con una madre che ha sperimentato direttamente il trauma di guerra ed una infanzia priva di attenzioni da parte della propria famiglia, oppure per mezzo di relazioni familiari in cui le vicende di guerra sono considerate come un segreto non comunicabile a nessuno o, al contrario, attraverso una eccessiva esposizione a crudeli racconti da parte di adulti traumatizzati. Inoltre vi sono le conseguenze sociali della guerra, che si manifestano nell’intero paese: una di queste opera come un fattore – non certamente l’unico, ma comunque significativo – dell’elevato grado di violenza del paese e, in particolare, della diffusione della criminalità organizzata delle bande giovanili (le maras). In ogni caso, il lavoro di appoggio oggi deve essere di natura complessa (psicologica e sociale) e riguardare tanto gli adulti e gli anziani, quanto i bambini stessi, sia pure in forme e con metodologie diverse. The social and familiar trauma of Salvadoran civil war The paper aims to carry out an analysis of the long-term consequences of traumatic experiences related to the Salvadoran civil war (1980-1992) for the children. It builds on the experience carried out, since 2008, by the association “Psicologi nel Mondo – Torino” (Psychologists in the world – Turin) in a rural community of Salvador, Santa Marta, a village belonging to the municipality of Ciudad Victoria, in the northern part of the Central American country. Santa Marta is a community rebuilt during the final years of the war: because of its support for the guerrillas it was destroyed at the beginning of the conflict and its population had to live several years in three refugee camps in Honduras. Since 2008, an interdisciplinary Italian group with a prevalence of psychologists, is carrying out an intervention of Participatory Action-Research (PAR) with the community on the issues of psychological well-being, with special attention to the condition of children and of people still suffering from the negative effects of the war. Analyzing the psychological legacy of the war on children it is necessary to take into account many variables. In this paper we mainly emphasize the differences related to the age at which children have experienced the most traumatic experiences. Children who have lived the early part of the war (late 70s-early 80s) in their first years of life are now adults: our experience shows that often the consequences of war traumas on psychological health are the most severe for these persons. However, their resilience is greater in situations where they, during the war, could maintain a stable relationship with a parental figure or, at least, with an adult able to transmit to them feelings of confidence and protection. Children who were born during the exile have also experienced trauma related to unsafe conditions in the refugee camps; however, they also experienced a positive climate of active solidarity between the refugees and good relationships with other children. The war continues to create psycho-social consequences even today for children and adolescents living in Santa Marta. In this case we were able to directly verify the validity of the theories about the intergenerational transmission of trauma. It can occur in many ways: through the relationship with mothers who directly experienced the war’s trauma and had a childhood deprived of attention from their own families; or through family relations in which the vicissitudes of war shall be treated as a secret that cannot be told to anyone; or, on the contrary, through an excessive exposure to cruel narrations repeatedly told by adults still suffering from the war traumas. In addition there are the social consequences of the war, which occur throughout the country. One of them acts as a factor - certainly not the only one, but still significant - of the high level of violence present in El Salvador and, in particular, the spread of organized criminal youth gangs (the maras). In any case, the work of support today must be of a complex nature (psychological and social) and must be addressed, on the one hand, to the adults and the elderly and, on the other hand, to the children themselves, albeit with different methods.