TIRTHA PLANET INDIA Sabato 22 Domenica 23 giugno 2013
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TIRTHA PLANET INDIA Sabato 22 Domenica 23 giugno 2013
TIRTHA PLANET INDIA Sabato 22 Domenica 23 giugno 2013 ‘’MOVING TOGETHER’’ Incontro Spirituale con i Movimenti Orientali di Tradizione Indiana e BUDDHISTI I gruppi presenti per la Tradizione indiana Ananda Marga (comunità di Verona) Hare Krishna (comunità di Albettone VI) I gruppi presenti per il Buddhismo Buddhismo Soto Zen Mahayana (comunità di Salsomaggiore PR) Buddhismo Theravada Hinayana (comunità Sri Lanka di Verona) Programma effettuato: • ore 15.30/16.15 • ore 16.15 - Presentazione e Introduzione sull'Induismo e sul • • • • • Buddhismo in Occidente -un breve profilo, punti comuni condivisi-. ore 18,00 - break ore 18,30 - Tavola rotonda su ''Interconnessione e interdipendenza. L'uomo e la natura''; ogni rappresentante indica l’approccio all’argomento secondo il proprio gruppo ore 20,30 - Meditazione collettiva (seduta e camminata) e Rito condiviso attorno al Fuoco ore 20,30 Inaugurazione della mostra fotografica sul Kumbh Mela 2013 (il più grande festival spirituale del pianeta) e sui monasteri buddhisti del Sikkim e del Bhutan. ore 21,00 La cena, che sarà indiana e vegetariana, curata dal movimento Hare Krishna Dopo una presentazione di Giampietro, inizia il pomeriggio il gruppo degli Hare Krishna con musica e canto devozionale condiviso col pubblico del mantra “Hare Krishna”. Questa è una pratica spirituale (bhajan) in uso anche dal movimento Ananda Marga, che verrà intonata a conclusione del pomeriggio. Segue con una puja (offerta con preghiera) il monaco Piya Dassi - Buddhismo Theravada Hinayana (comunità Sri Lanka di Verona – è l’unico monaco venuto a Verona perché chiamato dai suoi connazionali), lo accompagnano gli altri monaci Zen. La lingua pali, è la lingua che viene usata nei rituali Theravada. Di solito viene usato anche il termine Hinayana, contrapposto a Mahayana, ovvero “Piccolo Veicolo” e “Grande Veicolo” ma questo non è corretto, perché da automaticamente maggior valore al Mahayana. In effetti il Theravada non è per nulla inferiore: si tratta del buddhismo originario, che ricalca il più possibile i primi insegnamenti. Il Mahayana è invece sorto secoli dopo. Con il termine sanscrito composto Mahāyāna (devanāgarī:; Grande veicolo) si intende un insieme di insegnamenti e di scuole buddhiste che rifacendosi, tra gli altri, ai Prajñāpāramitā sūtra e al Sutra del Loto, proclamano la superiorità spirituale della via del bodhisattva rispetto a quella dell'arhat, quest'ultima proclamata nel Buddhismo dei Nikāya. “Sadu, sadu, sadu… onore al Buddha beato, al degno e totalmente illuminato…” Poi vengono fatte le offerte da parte dei vari monaci, seguite da quelle del pubblico, il tutto in lingua pali: “offerta della luce offerta dell’incenso, offerta dei fiori, offerta dell’acqua” si chiede la benedizione di tutti gli esseri viventi con l’augurio che tutti possano accumulare molti meriti e buone energie. 1o intervento: Mario Tonello (Markandeya), Presidente nazionale Ananda Marga. “Il nostro è un movimento spirituale fondato da Sadha Shiva 7.000 anni fa. Ci insegnò le tecniche e le pratiche spirituali nonché la musica, la danza, la medicina ayurvedica, elevando così il pensiero e le conoscenze umane. Il suo insegnamento si basa soprattutto sui “Tantra” dove la pratica corrisponde circa al 98%. Infatti, più che lo studio, è appunto la pratica che serve a cambiare la nostra mente; e la pratica è soprattutto meditazione. Infatti la mente umana diviene innanzitutto ciò su cui si concentra. La mente assume le vibrazioni dei concetti su cui si ferma. L’Ananda Marga insegna a meditare sull’infinito, quindi la mente del meditante si espanderà. Non ci si basa su dogmi e riti ma su basi pratiche, razionali. 3.500 anni fa poi è venuto Krishna, che ci ha insegnato lo yoga, come unione di conoscenza individuale e conoscenza cosmica. Prabhat Ranjan Sarkar (1921 1990), conosciuto anche con il nome spirituale di Shrii Shrii Anandamurti, unificando tutte queste tradizioni, ha fondato in India nel 1955 l’ Ananda Marga (dal sanscrito "Sentiero della Beatitudine"). Il fondamento ideologico di Ananda Marga si basa sulla teoria che il totale potenziale umano può essere raggiunto attraverso un percorso di crescita interiore e servizio alla società. Infatti gli umani si sono sempre uniti in gruppi ed è per essi che bisogna operare. Siamo tutti figli di un Dio Supremo, a cui tutti torneremo. Egli muove il tutto, da tutto e si muove per il bene. Sentirsi parte di lui, quindi parte dell’intero cosmo, ci fa sentire più uniti e, conseguentemente, più forti. Il guaio è che questo dio, essendo ovunque, ci vede anche sempre, quindi non abbiamo la privacy. MarKandeya (così si chiamava un grande saggio Hindu, devoto sia a Vishnu che a Shiva e nominato in molte storie nei Purana) conclude la presentazione raccontando una storia: “C’era una volta un re che aveva un ministro molto devoto, di cui si fidava moltissimo e chiamava tutte le volte di cui aveva bisogno di un consiglio. Questo ministro era così devoto da non arrabbiarsi mai e da concludere sempre con ‘ Dio è giusto, Dio ha fatto bene’ anche quando le cose sembravano sbagliate. Un giorno il re si trovò a girare nei boschi, assieme al suo ministro. Ad un certo punto il re, cadendo da cavallo, inavvertitamente, si tagliò un dito col coltello che portava alla cintola. Il ministro disse ‘ Dio è buono, Dio ha fatto bene.” Il re allora si adirò e cacciò il ministro, che rispose: ‘ Dio è buono, Dio ha fatto bene.” Il re cerca la strada per tornare a casa, ma non la trova; trova invece un gruppo di persone che sta facendo un rito propiziatorio. Vedendolo lo imprigionano per sacrificarlo al loro dio ma il sacerdote si accorge che è privo di un dito e così chiede di non sacrificarlo perché difettoso e quindi non di buon auspicio. Il re, liberato, finalmente ritrova la strada di casa. Rimuginando nel cammino, capisce che è stato salvato proprio grazie alla mancanza di un dito e riconosce che il ministro aveva avuto ragione. Quindi lo fa ricercare e ritornare a palazzo. Lo ritrovano malconcio, malato e malvestito. Quindi, vedendolo così, gli dice: ‘Nel mio caso hai avuto ragione, ma nel tuo caso, vedendo come sei ridotto, come puoi averla?’. E il ministro rispose: ‘Se tu non mi avessi cacciato, io sarei venuto con te. Vedendo il tuo dito tagliato, chi credi che avrebbero sacrificato?’ 2o intervento: gruppo di “Hare Krishna”. Intervento di Guru Charan (il servitore dei fiori di loto del maestro spirituale), Presidente del centro e del tempio di Vicenza.. Il gruppo ha tradizione vedica e segue gli insegnamenti di Krishna, che hanno 5.000 anni (). Secondo Guru Charan i Veda sono scritture scientifiche, nel senso che quello che dicono è scientificamente riscontrato e non è quindi sconfessabile. Per i Veda esiste un solo dio, che si manifesta in tre modi differenti; anche ogni uomo contiene questi tre aspetti e, a seconda della sua capacità, può conseguirli tutti. Uno è l’aspetto impersonale: Brahman, è il divino trascendente ed immortale: fa parte del tutto ed unifica la realtà; il secondo aspetto è localizzato nel cuore: Paramatma (Krhisna è infinitamente grande e permea il tutto ed infinitamente piccolo e sta nel cuore di ogni essere). Il terzo aspetto e personale e viene detto Bhagavan ed è il dio persona, che ha un viso, è di pelle blu, e vive in un pianeta spirituale, dove c’è solo pace, salute e amore, aldilà del nostro universo, insieme ai suoi devoti più stretti. Intervento di Tarcisio Bonotto che lavora presso l’ospedale di B.Roma e funge da moderatore: “In ospedale hanno fatto esperimenti sulla mente umana. Si è preso un gruppo di persone abituate a meditare ed un gruppo che non medita e si è visto che l’amigdala di chi medita è più grande e nel cervello ci sono anche più connessioni cerebrali. Chi medita si ammala anche di meno perché l’RNA comunica col DNA, indicandogli che tipo di malattie stanno insorgendo e quindi l’avverte di difendersi. Ileana nomina anche gli esperimenti di Faggian, che dimostrano che chi medita abitualmente, è in grado anche di spostare elettroni. 3o intervento di Maurizio Ferro (Anshu), presidente nazionale dellI’Istituto nazionale Soto Zen, monaco del monastero di Fudenji, Salsomaggiore. Inizia l’intervento con le parole di una canzone famosa di Mogol Battisti: “Troppo spesso la saggezza è la prudenza più stagnante, vola con me attorno alla tradizione”. In questa frase c’è il cuore del buddhismo. Da un lato bisogna aver coraggio di pensare in modo diverso, di dubitare continuamente delle proprie idee/certezze. Dall’altro bisogna rifarsi alle proprie radici. Non ha veramente importanza se Buddha sia esistito o meno: di fatto noi viviamo nel suo mito; la narrazione ed i miti sono le cose che ci tengono in vita. L’uomo moderno invece è malato di realismo e vuole avere certezze. Queste certezze devono invece venire a mancare; chi è certo di una cosa/idea più facilmente cade in errore. Bisogna invece avere spirito di ricerca. Un libro istruttivo a riguardo è “Mente zen, mente di principiante” (sto leggendo un libro del premio nobel Feynman, QED, dove dice che i fisici stessi sanno che succedono delle cose ma non sanno il perché e che un fisico vero deve sempre dubitare – mio, IB). Quando non capiamo, interviene il corpo. La scienza ora sta capendo quello che certe correnti spirituali sanno già da molti millenni: meglio tardi che mai!. Nella nostra coscienza primordiale c’è il rito religioso. Sembra che dalla parola Tantra sia derivata la parola Tao, poi divenuta Zen. Tarcisio Bonotto – abbiamo proposto all’università di Verona di includere, durante l’orario di lavoro, un momento di meditazione zen ed è stato accettato. Vorremmo portare l’iniziativa anche in ospedale. 4o intervento di Piyadassi, monaco Theravada dello Sri lanka; comunità di Verona. Pia Dassi significa ‘’bello da vedere’’ è un epiteto del Buddha e si dice anche per un bel paesaggio, o altro. Un monaco poi, oltre al nome, prende il cognome dal posto in cui è nato. In questo caso avremo Piya Dassi per nome e Sammerhedam per cognome. Ci sono due tipi di verità: • verità mondana, ovvero la materia, che continua a cambiare – impermanenza; • verità trascendente, spirituale Nel nostro cammino non dobbiamo bloccarci. Nuoce a noi, ma anche agli altri perché, viaggiando tutti insieme, chi si blocca, blocca il ‘’flusso’’, crea un ingorgo. Il buddhismo Theravada, essendo il più antico, si esprime sempre in lingua pali, mentre il Mahayana, usa il sanscrito. In effetti non ci sono molte differenze perché si segue tutti gli insegnamenti del Buddha (4 nobili verità e ottuplice sentiero). Infatti Buddha ha insegnato solo tre cose, racchiuse nei Tripitaka (tre canestri, perché gli antichi scritti erano raccolti in canestri): • Sutra: discorsi diretti del Buddha – più di 18.000 • Vinaja: il complesso delle regole • Abidharma: spiega la psicologia buddhista, ovvero come funziona la nostra mente. In tutti e tre si insegna a non commettere il male, a coltivare il bene e a purificare la mente (per raggiungere l’illuminazione). Il Buddha Sakyamuni (della famiglia dei Sakya) non è stato l’unico Buddha: ce ne sono stati 27 prima e ne seguiranno altri. Buddha insegna anche a vivere consapevolmente il presente. E’ questa la vera meditazione, la purificazione della mente. Ci sono differenti tecniche di meditazione che aiutano a calmare la mente e ad avere una retta visione. Tarcisio Bonotto – aggiunge che la parola “man”, uomo, deriva dal sanscrito “Manusha” che significa “essere mentale”. Chiede di scusare i monaci thailandesi, che non sono potuti venire ed introduce due rappresentanti del gruppo di Thich Nath Han (Tay) di Verona. Adriana e Marcella, rappresentanti del gruppo di Thich Nath Han (Tay) di Verona, noto maestro buddhista vietnamita, di tradizione zen rinzai. Thich Nath Han ha creato il buddhismo impegnato, portando aiuti spirituali e materiali fuori dal monastero (periodo della guerra in Vietnam). Rifiuta ogni etichetta, quindi anche quella di Buddhista. E’ nato nel 1927, quindi adesso ha 87 anni; nonostante l’età sembra ancora giovane e continua ad andare a conferenze in tutto il mondo; è anche un prolifico scrittore e un buon poeta. Fa sempre riferimento a rimanere in contatto con le proprie radici spirituali: infatti nel nostro Shanga ci sono parecchi cristiani. Dopo la meditazione in zazen e il kinin, ha introdotto la pratica della condivisione, che riteniamo molto importante (a turno, chi vuole, parla di quello che ha vissuto durante la meditazione o semplicemente a casa). Siccome i tempi sono cambiati, Tay ha riformulato gli insegnamenti del Buddha, aggiornandoli alla contemporaneità e li ha denominati “i 5 addestramenti”. I gruppi di Thich Nath Han sono denominati “Inter-Essere”. ( i 5 addestramenti sono i 5 comandamenti buddhisti: non uccidere, non rubare, adotta una condotta sessuale responsabile, non abusare di sostanze tossiche, non mentire o parlare sconvenientemente, riformulati per i giorni nostri – mio, IB). Segue breve break, con l’ottima bevanda di zenzero e limone preparata dagli Hare Krishna. Tavola rotonda su ''Interconnessione e interdipendenza. L'uomo e la natura''; ogni rappresentante indica l’approccio all’argomento secondo il proprio gruppo. Tarcisio Bonotto – Riguardo il tema di interconnessione e interdipendenza, In tutte le culture esiste una “regola d’oro”, che è il rispetto dell’altro e della natura, sia animale che vegetale che dei siti. Si può anche chiamare avere empatia con chi ci attornia. In ogni dottrina, ebraica, cristiana, indù, islamica, ecc. , uno degli insegnamenti principali è sempre lo stesso, anche se detto con parole leggermente diverse: “tratta gli altri come vorresti essere trattato tu”, “Non fare agli altri ciò che non vuoi che sia fatto a te stesso”, ecc. Giampietro Massella – spiega che è appena finita, al Tirtha, una serie di incontri sulle relazioni, per cui ha ritenuto utile chiedere alle varie tradizioni spirituali presenti oggi come si relazionano con gli altri e col mondo. Ognuno sta vivendo sempre più per conto proprio, avulso dagli altri e dal mondo. Nel rapporto Uomo-Natura nella nostra società oggi gli animali sono emarginati, solo merce da sfruttare, senza alcun diritto. Talvolta si raggiunge l’assurdo che si spende più per il proprio cane/gatto che per degli altri uomini: non per amore degli animali, ma per amore delle cose proprie. 1o intervento – Dada Dhiyaneshananda, traduce Markandeya In questo pianeta gli uomini sono gli esseri viventi più evoluti; ciò nonostante, pur essendo intellettualmente molto sviluppati, non ci sentiamo responsabili del resto del globo. Solo ora iniziamo un po’ a farlo. Senza il mondo vegetale ed animale non potremmo sopravvivere; ma se pensarlo è facile, poi non agiamo di conseguenza. Molti sono convinti che il mondo sia stato creato per servire all’uomo ma in effetti siamo stati tutti creati dalla stessa identità, per cui, essendo tutti opera sua, abbiamo tutti la stessa importanza (in effetti il casino è stato fatto dagli ebrei/cristiani, secondo cui l’uomo è fatto ad immagine di dio e tutto il resto è per essere da lui sfruttato – mio, IB). Ora le cose stanno in parte cambiando, sempre più si capisce l’interdipendenza, aumentano i vegetariani ma non abbiamo ancora maturato veramente il sentimento che non dobbiamo uccidere gli animali. Chi diventa vegetariano lo fa più che altro per non intossicarsi. Bisognerebbe invece avere un vero spirito di rispetto degli animali, cambiare filosofia di vita. Anandamurti si era accorto che già allora ci stavamo staccando dal sentimento di empatia e quindi ha creato il neo-umanesimo. L’uomo è molto orgoglioso della sua apparente superiorità: sapere sfruttare il pianeta, nonché sfruttare popoli e classi sociali inferiori. Chi sfrutta, è lontano da vergognarsene, anzi, se ne vanta. Questo è un sentimento umano, che va superato col neo-umanesimo. Tutto quello che esiste, sia nel macrocosmo che nel microcosmo: molecole, atomi, fotoni…sono espressioni della stessa coscienza cosmica. Chi lo capisce è il vero devoto. Bisogna estendere la pratica dell’amore a tutto ciò che è animato e anche a ciò che è inanimato. Per Anandamurti non dobbiamo nemmeno colpire un sasso, se non serve, perché anche lui è vivo e può crescere ed evolversi (recenti studi hanno ampliamente dimostrato che la materia organica è nata da quella inorganica – mio, IB). Dobbiamo lasciare ad ogni cosa la capacità di crescere, di evolversi. Se si ama Dio, si deve amare ogni cosa come sua espressione. Solo questo è vero amore, vera dedizione. Un amore egocentrico non può guidare una persona. Dobbiamo uscire da sentimenti legati solo al proprio territorio, al proprio gruppo, alla propria specie. Solo allora il pianeta sarà un paradiso. Quando una mucca vede un’altra mucca andare al macello, capisce che potrà succedere anche a lei. Quando mangiamo l’animale ucciso mangiamo anche le tossine che ha prodotto provando paura; queste ci faranno male. La nostra civiltà ha 10 mila anni di storia e siamo sopravissuti perché ci siamo sempre aiutati. Passeggiavo, nel 79, con Anandamurti. Ha indicato Marte e ha detto “Come possiamo dire che non ci siano esseri viventi su quel pianeta? Forse un giorno lo sapremo, conosceremo abitanti di altri mondi. Dovremmo cercare di metterci in contatto con loro. “ Fuori una suora ha chiesto al mio maestro perché dio ci ha fatto tutti così diversi come aspetto, lingua, abitudini, Siamo tutti diversi ed è proprio questo il bello della creazione. Sono contento di essere venuto a questo grande incontro al Tirtha. Uno dei significati di Tirtha è “luogo santo, di pellegrinaggio” e ciò è per tutti di buon auspicio. 2o intervento; Piyadassi La cosa più importante è la pratica. Buddha ha spiegato infatti attraverso la sua vita cosa sia l’illuminazione ed il Nirvana. Il problema maggiore sono gli attaccamenti, ma questo no significa non avere attaccamenti, ovvero non pensare alla propria famiglia, amici, ecc. Non significa neanche privarsi di tutto: non è richiesto non avere nulla, ma superare il tutto. Noi siamo tutti legati. E’ impossibile separarci dal tutto: siamo legati con gli altri uomini e con la terra, col suono (io parlo e, attraverso il suono della mia voce, siete collegati a me), con l’aria /respiriamo tutti la stessa aria), ecc. dobbiamo meditare su questo. “Meta” in lingua pali significa amicizia e, grazie ad essa, cresce tutta la comunità. Non solo la comunità, ma tutto deve crescere con amicizia: dobbiamo essere amici fra noi, con la natura, con tutto l’ambiente. Se vedo un serpente velenoso non devo ucciderlo ma pensare come difendermi da lui con intelligenza. L’uomo sa trovare molte alternative, come costruirsi, in questo caso, degli stivali o altri indumenti per proteggersi dal morso. Quindi non abbiamo nessuna scusa per uccidere: ci sono sempre alternative. Buddha non ha mai parlato di non mangiare carne: solo di non uccidere degli esseri viventi. Non dobbiamo neanche uccidere le zanzare; solo metterci addosso oli essenziali che le allontanano. Il primo precetto che dobbiamo seguire è: • Non uccidere nessun essere vivente • Non arrabbiarci per le cose: se c’è il buio, accendiamo la luce. • L’universo ha creato le dualità, per cui è logico che ci sia buio e luce, bene e male, ecc. • Le persone che capiscono questo divengono illuminate. Non si deve pensare di riuscire a divenire come un sole, neanche come la luna: basta divenire piccole stelle. • Non bisogna uccidere anche per semplice interesse personale: reincarnandoci possiamo divenire una mucca: e se ci uccidessero? E se il maiale che mangio era nella vita precedente mio fratello? 3o intervento, Hare Krishna Noi ci rifacciamo ai Veda, che parlano anche di relazioni tra gli uomini e tra uomo e natura e tra uomo, natura e Dio. Queste relazioni sono inscindibili: noi siamo contemporaneamente uomini, natura e creazione divina, per cui esseri spirituali. Se sbagliamo creiamo un cattivo karma ed è impossibile sfuggire ad esso. E’ utile parlare, confrontarsi, studiare, per capire e approfondire i concetti ma la cosa più importante è la pratica: dobbiamo vivere coscienti di ciò. Dobbiamo affidarci al Dharma Supremo. Solo così non soffriremo più; non accade tutto in fretta: si tratta di una conquista graduale. Bisogna praticare la non violenza e la veridicità. Nei Veda si legge che anche le piante hanno vita, per cui, quando le si coglie per mangiarle, bisogna portare rispetto anche per loro. Ma non basta non tagliare senza violenza: la vera nonviolenza è l’azione che toglie in modo totale la violenza. Però dobbiamo mangiare: allora offriamo a Krishna quello che mangiamo e beviamo; ma dobbiamo farlo con devozione, così il cibo che assumiamo diviene libero dal karma. Il vero avanzamento consiste nel riconoscere Dio e vederci come suo servitori. Con le preghiere si offre il cibo e le bevande, pensando al piacere di Dio; facendo così purifichiamo le nostre azioni. Il cibo così trattato diviene molto più buono. Una signora mi aveva chiesto la ricetta di un dolce: l’aveva poi cucinato a casa in modo adeguato ma non le era riuscito altrettanto buono, perché non aveva accompagnato il tutto dalla pratica dell’offerta e della preghiera, un ‘’ingrediente’’ indispensabile. I ristoranti Govinda, che producono cibo in questa maniera, nonostante la crisi, sono sempre pieni. Quindi l’importante è la devozione; questo tipo di atteggiamento dobbiamo usarlo per ogni cosa che facciamo nella vita, così le nostre azioni diventano pure, divine, e non karmiche. Tarcisio – facendo delle ricerche nell’ospedale di Verona abbiamo visto che in effetti la dieta vegetariana è migliore e le persone si ammalano di meno. 4o intervento, di Anshu Maurizio Ferro. L’intervento lo legge completamente. Abbiamo fotocopiato il tutto. Segue la meditazione in giardino, ognuno secondo la sua tradizione. Poi il falò ed infine la cena.