1 n°06/09 – 07 febbraio 2009 LE CAT
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1 n°06/09 – 07 febbraio 2009 LE CAT
n°06/09 – 07 febbraio 2009 LE CATTURE DELLA LEPRE LE CATTURE DELLA LEPRE Pagina 1 Un po’ di storia ... UITS: DESIGNATI GLI AZZURRI PER PREGA Pagina 2 CIRNECO DELL’ETNA: L’ASPETTO E LA CACCIA Pagina 3 GARE COL CANE DA FERMA E SPANIELS: IL LAVORO DI COPPIA E IL CONSENSO Pagina 4 NUORO: TORNA L’ERA DEL CINGHIALE BIANCO Pagina CONVEGNO: INSIEME PER LA NATURA, PERCHE´ NO? Pagina 5 DEPUTATO EU MICHL EBNER: LA CACCIA PUO’ FARCI USCIRE DALLA CRISI Pagina 5 SARDEGNA: VIA ALL´ABBATTIMENTO DEI CORMORANI Pagina 6 FRIULI: VACCINAZIONE ANTIRABBICA PER LE VOLPI Pagina 6 LE PROVE DI LAVORO SU BECCACCE Pagina 6 Si afferma che questo cane si trovi in Sicilia almeno dall’età della pietra. In proposito Terminata la stagione venatoria, la passione continua spostandoci nelle Zone di Ripopolamento e Cattura. Qui vengono effettuate le catture della popolazione residente di lepri, al fine di immettere coppie nel territorio circostante. Questa pratica viene realizzata solo dopo la definizione del numero di soggetti catturabili, in proporzione a quello totale stimato e presente nella ZRC. Quest’ultimo, il valore totale, viene stabilito, a sua volta, tramite censimenti effettuati, generalmente, seguendo due metodologie da tempo assodate: Censimento notturno con sorgente di luce (“spot light census”) e Censimento in battuta. Censimento in battuta: questo metodo si può utilizzare in alternativa al precedente nel caso in cui la boscosità del luogo sia notevole. Questo secondo metodo è più limitato per la necessità, tipica della battuta, di avere a disposizione un buon numero di personale volontario, tale da garantire con buona efficacia un fronte di battuta. Censimento in battuta: questo metodo si può utilizzare in alternativa al precedente nel caso in cui la boscosità del luogo sia notevole. Questo secondo metodo è più limitato per la necessità, tipica della battuta, di avere a disposizione un buon numero di personale volontario, tale da garantire con buona efficacia un fronte di battuta. Stabilito il numero di soggetti da catturare, il direttore tecnico della ZRC si occuperà di definire i luoghi e i tempi nei quali effettuare le battute. La cattura delle lepri prevede specifiche attrezzature, buon numero di volontari e tempo. Così, nella maggior parte dei casi, tale attività si sviluppa a gennaio, protraendosi a volte sino alla metà di febbraio, periodo nel quale ci si inizia a concentrare nella cattura dei galliformi. Periodo: già dal termine della caccia alla lepre si potrebbe iniziare ad effettuare le catture (quindi dalla prima decade di dicembre circa), ma riunire un buon numero di cacciatori che ancora sono nel pieno della stagione venatoria risulta, spesso, impresa impossibile. _________________________________________________________________________________________ CacciaInFiera Web Magazine è un prodotto Fierashop S.a.s. – Pubblicato il 07/02/2009 su www.cacciainfiera.it 1 Le attrezzature: per la cattura delle lepri, che si effettua in battuta, si utilizzano lunghe barriere di reti a tramaglio nelle quali il lagomorfo in fuga finisce. Le reti si appongono su paletti infissi nel suolo e vanno da terra fino ad una altezza di 60 – 70 cm. Utilizzando le reti si sfrutta la bassa capacità visiva della lepre che, messa in fuga dai battitori, si occupa freneticamente di distaccarli con la fuga, fidandosi della conoscenza del luogo e ponendo la sua attenzione su ciò che le succede dietro e non davanti. Oltre alle reti si utilizzato speciali cassette con porta a ghigliottina che, generalmente, sono dotate di due alloggiamenti per il maschio e per la femmina. Il personale impiegato: per la cattura della lepre, il personale si divide in due gruppi. Una parte (il numero maggiore) è deputata al fronte di battuta e avanzerà liberando prontamente la lepre intrappolata ed apponendola nelle cassette. Per la battuta è necessario avere a disposizione un buon numero di volontari, perché la lepre non va sempre nella direzione della rete, ma spesso si dirige verso il fronte dei battitori, evitando le reti e quindi la cattura. È, inoltre, buona regola avere un numero di battitori tale da farli operare a ridotta distanza, cosa che riduce il rischio che la lepre decida di andarsene non in direzione della rete. Elemento importante è la coesione e la disciplina del gruppo dei battitori che debbono operare secondo specifiche modalità illustrate dal capo battuta. Sembrerebbe una superflua considerazione ma molte persone, troppo affascinate dal lagomorfo, tendono a distrarsi, riducendo di fatto l’efficacia del fronte di battuta e la buona applicazione degli altri. La manipolazione della lepre: qui bisogna stare attenti; generalmente gli operatori alle reti sono esperti della manipolazione. Occorre rammentare che una lepre in buona salute e di buona taglia è un animale assolutamente selvatico, molto robusto e reattivo e, quando manipolato, reagisce con violenza scalciando e divincolandosi. Questo può provocare ferite per graffi all’operatore ma, soprattutto, seri traumi all’animale, in particolare localizzabili sulla colonna vertebrale. liberazione. Considerando che la maggior parte delle battute si effettua di prima mattina, prima di pranzo le lepri dovrebbero essere già liberate nel nuovo territorio, per consentire loro di prendere con esso una minima confidenza prima della notte, momento di attività dei predatori. Le attività di cattura della lepre sono di per sé affascinanti e dovrebbero attrarre un gran numero di cacciatori che, per la maggior parte della stagione venatoria, possono tra loro incontrarsi solo sporadicamente. Riccardo Ceccarelli UITS: DESIGNATI GLI AZZURRI PER PRAGA Terminata la competizione internazionale ad aria compressa svoltasi nei giorni scorsi a Monaco e valida per le Selezioni agli Europei di Praga che si svolgeranno dal 19 al 22 febbraio prossimi, è stata designata la squadra azzurra che in essi parteciperà per i 10 metri. Questi in nominativi che porteranno alta la bandiera italiana: Uomini-Carabina: - Marco De Nicolo (Fiamme Gialle), - Niccolò Campriani (Esercito), - Giorgio Sommaruga (Milano). Uomini - Pistola: - Mauro Badaracchi (Forestale), - Vigilio Fait (Rovereto), - Luca Tesconi (Carabinieri). Donne - Carabina: - Elsa Caputo (Fiamme Oro), - Sabrina Sena (Forestale), - Marica Masina (Carabinieri). È, perciò, assolutamente necessario tenere a mente tale evenienza e cercare di liberare in breve tempo la lepre dalla rete; tenendola per le robuste zampe posteriori la si andrà, poi, ad apporre nella casetta. Prima l’animale si tranquillizza, maggiore è il successo della cattura. verso quello delle reti. I volontari vengono a volte coadiuvati da alcuni cani, preferibilmente da ferma o cerca, ma a volte anche segugi. Altro personale si apposta in prossimità della rete ed opera La liberazione: una volta catturate le lepri e recuperate le reti, la battuta termina e, dopo un rapido controllo ed organizzazione delle coppie, occorre procedere al trasferimento dei soggetti ed alla loro immediata Donne - Pistola: - Michela Suppo (Forestale), - Caterina Padovan (Treviso), - Miriama Hatalova (Forlì). Juniores uomini - Carabina: - Simon Weithaler (Naturno), - Tommaso Garofalo (Monza), - Matteo Torti (Firenze). Juniores uomini - Pistola: - Dario Briganti (Palermo). Juniores donne- Carabina: - Petra Zublasing (Carabinieri), - Sybille Bregenzer (Appiano San _________________________________________________________________________________________ CacciaInFiera Web Magazine è un prodotto Fierashop S.a.s. – Pubblicato il 07/02/2009 su www.cacciainfiera.it 2 Michele), - Barbara Gambaro (Silandro). Juniores donne- Pistola: Arianna Comi (Bergamo). Un buon Cirneco non dovrebbe perdere nemmeno un coniglio tra le montagne bruciate dall’estate agostana. Le orecchie erette, pronte sempre a captare qualsiasi rumore sospetto, mostrerebbero l’origine rozza ed antica del nostro cane. Il collo arcuato, tutto muscoli e senza giogaia, è una CIRNECO DELL’ETNA L’ASPETTO E LA CACCIA “ ..e chi è, ‘ncani cirneco?”. (detto siciliano per chi trova sempre quello che cerca....) L´aspetto del cane E’ quello di un cane da caccia, nato per la caccia e selezionato per la caccia. E’ un animale molto agile, velocissimo nella corsa e rapido nelle mosse. Già in tempi antichissimi adoperato in Sicilia per le battute al capriolo, al cervo e forse al cinghiale, esso è ancora oggi pronto a dimostrare la sua velocità sulla lepre e sul coniglio i quali, in terreno aperto e privo di cespugli, sono raggiunti e non hanno scampo; ed il suo coraggio è esaltato sulla volpe e sull’istrice, che non esita ad inseguire e, talvolta, uccidere. Il Cirneco si impone all’attenzione dell’osservatore per la notevole rispondenza fisica al lavoro che viene chiamato a compiere. Ha una testa leggera che deve assolvere alla funzione di celerità e di rapidi bruschi movimenti, un tartufo piccolo che si armonizza in pieno col profilo del muso e che, nonostante le ridotte dimensioni, consente al nostro cane un olfatto finissimo. leva scattante ed armonica per la testa levrieroide. Il corpo è una macchina che spinge l’animale al trotto, fino a galoppate velocissime e brevi. I muscoli sottili e ben visibili sono poi adeguati al nostro cane che, dotato di temperamento nevrile, deve sostenere corse rapidissime, alternate a cambiamenti bruschi di direzione. Agilità e velocità sono, quindi, indispensabili ad un predatore che deve scovare ed inseguire, sia pur brevemente, un selvatico quale il coniglio, noto per cercare scampo in repentini cambiamenti di direzione durante la sua corsa. Il Cirneco a caccia In Sicilia la funzione più richiesta al cirneco non è quella di far compagnia all’uomo, ma di servirlo a caccia. Esso, più di ogni altra cosa, è un cane pratico, un cane da carniere… Purtroppo nel mondo dei cani da caccia si osserva un fenomeno poco…sportivo: molti cacciatori, non troppo edotti, comperano a prezzi elevatissimi cuccioli di campioni che poi risultano, in campo pratico, meno che mediocri. Questi cuccioli sono figli di campioni nel senso estetico, cani di belle forme, ma di modeste prestazioni; mentre è noto che la bellezza in senso zootecnico equivale alla piena corrispondenza funzionale. Il cirneco è cane prettamente da coniglio, ma si adatta bene alla coturnice, selvatico che spesso frequenta lo stesso habitat del lagomorfo; oggi, in realtà, lo si porta anche a caccia di quaglie, di beccacce e di croccoloni, che spesse volte punta o ferma con un atteggiamento che, se non può certamente competere per plasticità con quello delle razze inglesi, niente ha loro da invidiare per quanto riguarda l’efficacia.. Non tutti i Cirnechi fermano, solamente alcuni di essi, mentre tutti, invece, puntano. Quando, però, il terreno diventa molto disagiato e addirittura lavico, tutte le altre razze da caccia accusano “spedature”, si stancano e soffrono la sete. Quindi, là dove è il regno del Cirneco (le falde dell’Etna), e oggi di buona parte della selvaggina, succede che gli altri cani non rendano, non siano capaci di cacciare nemmeno per un giorno; qui la razza sicula giganteggia, sopportando a lungo le più dure fatiche e resistendo molto bene alla sete. Il suo pelo, la sua esuberanza nella ricerca del coniglio gli consentono di entrare con grande coraggio e decisione nel folto dei rovi e di stanare, pescandolo da vicino, il coniglio che non può…giocare a rimpiattino col cirneco, ma ha due sole possibilità: uscire dai rovi e quindi farsi sparare dal cacciatore o finire nelle fauci del cane, eventualità per altro non rara. Questo modo di cacciare, pressando da vicino, è la caratteristica principale del Cirneco che, in tal modo, domina il selvatico. E’questa una delle azioni che fa prevalere questa razza sugli altri cani ed è la risultanza di molte delle sue qualità: ottimo olfatto, leggerezza, coraggio, decisione, intelligenza. Per tutti questi motivi esso in Sicilia è sempre stato il cane per antonomasia, tanto che gli stessi Siciliani, per dire che un uomo trova quello che cerca, usano l’espressione “ ..e chi è, ‘ncani cirneco?”. Parlando del suo carattere non possiamo non esaltarne l’affetto per il padrone e l’attaccamento ai suoi beni; infatti, questo animale, il più delle volte senza alcun _________________________________________________________________________________________ CacciaInFiera Web Magazine è un prodotto Fierashop S.a.s. – Pubblicato il 07/02/2009 su www.cacciainfiera.it 3 addestramento, difende con ferocia e costanza ciò che appartiene al suo proprietario. richiamando i cani e riportandoli col guinzaglio alla partenza dopo la conclusione di ciascuna azione. Cane duro, senza ombra di raffinatezze, indifferente ai dolori, alle fatiche e alla sete, è un degno figlio della calda Sicilia. In una prova, nel lavoro di coppia, possono verificarsi alcune combinazioni: No, purché concluda senza distrazione sull’emanazione iniziale. Il cane deve arrestarsi se il selvatico si arresta, proseguire in guidata se questo prosegue e non deve assolutamente costringere il selvatico a partire. IL CONSENSO Dr Armando Russo, Giornalista e Federcacciatore Sara Ceccarelli GARE COL CANE DA FERMA E SPANIELS: IL LAVORO DI COPPIA E IL CONSENSO IL LAVORO DI COPPIA Anche questo inventato dagli Inglesi, fu ben presto adottato dai cinofili italiani e per primo applicato nelle prove "a grande cerca" e "classiche su starne"; tale è passato poi nelle altre prove, ma solo per i cani da ferma inglesi, tranne che nel primo turno del Derby, in quelle su beccaccini e su selvaggina di montagna. Per i continentali, il lavoro di coppia è preteso solo nelle prove su quaglie, ovvero per l´assegnazione del CAC e del CACIT, quando la prova è divisa in batterie. Alla partenza, i cani non devono lanciarsi in profondità, sprecando terreno utile e trascurando la cerca incrociata prescritta. I due concorrenti (i cani) devono partire in direzioni opposte e non convergenti. Ho già detto che durante tutta la durata del turno, i conduttori dovranno inoltre procedere uniti ed affiancati a breve distanza fra loro e dai giudici, a. i cani hanno fermato lo stesso selvatico ma non contemporaneamente: la risoluzione spetta sempre al cane sopravento; se niente si palesa, la responsabilità va allo stesso cane. Però può succedere che il cane sopravento, per portarsi a fermare, abbia omesso il consenso e quindi deve essere eliminato, ma deve prima risolvere il punto che, se positivo, va a vantaggio dell´altro cane, se niente si palesa nessun demerito va a carico del cane che aveva fermato per primo. Al frullo non si spara. b. i due cani fermano contemporaneamente due selvatici diversi: si fanno risolvere entrambi se il giudice (o la giuria) può controllarli tutti e due; altrimenti si fa risolvere per primo il cane che si trova più vicino al giudice, poi l´altro. Si spara solo alla risoluzione del secondo cane; se si sparasse anche sul primo si disturberebbe il secondo ancora in ferma. Il cane che si rifiuta ripetutamente di guidare quando è in condizioni di farlo viene eliminato, in quanto la guidata è la caratteristica prescritta al cane da ferma che deve mantenere il contatto con la selvaggina. Il cane che “in guidata\accostata” alza altro selvatico, commette errore? Giulio Colombo: “Il consenso è l´atto col quale il cane, a conoscenza del lavoro del compagno, ne rispetta le manifestazione e ne accetta le conseguenze, con implicita approvazione". Sarò monotono, ma anche questo fu inventato dagli Inglesi, proprio in funzione del lavoro di coppia. Anche sul consenso c´è stata qualche discussione se qualità ereditaria o meno; ma le moltissime occasioni di notare, anche cuccioli, in consenso la prima volta che hanno visto altro cane in ferma, ha fugato i dubbi. E´ qualità trasmissibile. naturale e pertanto Quelli che non consentono è probabile che abbiano lavorato sempre da soli, ma è possibile che lo facciano spontaneamente, dopo che avranno visto fermare altri cani, lavorando con questi. E´ certo che le prime volte disturberanno il compagno, ma col tempo potranno riuscirci. Obbligatorio nelle prove, il consenso di un cane alla ferma dell´altro deve essere spontaneo ed immediato (a comando solo nelle prove in cui esso è consentito) e deve durare fino al termine dell´azione del compagno, senza alcun intervento da parte del conduttore. Può abbandonare il consenso solo se non vi è ferma rigida da parte del primo. Il mancato consenso porta all´eliminazione, mentre il consenso stentato, a discrezione del giudice, può portare all´eliminazione. Io aggiungo: basta che non infastidisca il _________________________________________________________________________________________ CacciaInFiera Web Magazine è un prodotto Fierashop S.a.s. – Pubblicato il 07/02/2009 su www.cacciainfiera.it 4 compagno in ferma. Domanda: Un cane ha ”consentito” sul compagno anche più volte poi ne manca uno deliberatamente; è errore? Si, perché il consenso è obbligatorio in ogni circostanza Giudice di Gara Angelo di Maggio NUORO: TORNA L’ERA DEL CINGHIALE BIANCO Raro, forse rarissimo, ma talvolta inaspettata preda di un cacciatore in attesa, è ricomparso il cinghiale bianco. E´ accaduto in Sardegna, proprio nell´ultima giornata di caccia, nel territorio tra Nuoro e Mamoiada. A vedersi sbucare improvvisamente dalla macchia questa femmina albina è stato Antonio Chessa, dei cacciatori della compagnia di Edoardo Cattina, che l´ha abbattuta senza forse nemmeno accorgersi della peculiarità dell´animale. Solo in seguito ne ha constatato, stupito, l´anomalia del pigmento. Alle necessarie analisi autoptiche della carcassa di circa 60 chili, è stata poi riscontrata una gravidanza in atto. Rimane, così, la curiosità sull´eventuale trasmissione, che avrebbe potuto altrimenti verificarsi a qualcuno dei cuccioli, del carattere genetico recessivo, responsabile dell´albinismo.. ai bisogna dimenticare lo scopo preminente: "il migliore..... per la, ma tra cani della medesima razza. CONVEGNO INSIEME PER LA NATURA: PERCHE? NO DALL’UTOPIA ALL’AZIONE. UN ESEMPIO PRATICO DALLA VICINA FRANCIA L’ Intergruppo incontra il deputato francese Jerome Bignon. Ministero delle Politiche Agricole, D. Selvaggi della Lipu, il Vicepresidente R. Cicognani di Enalcaccia e il Presidente P. Sparvoli della Liberacaccia. Grande successo dell’iniziativa organizzata dall’Intergruppo che, alla presenza dei rappresentanti del mondo venatorio, ambientalista e agricolo italiano e di numerosi parlamentari, ha incontrato nella bella cornice della Sala della Colonne della Camera colma per l’occasione, il deputato francese Jerome Bignon, Presidente del “Gruppo di studio sulla Caccia” presso l’Assemblea Nazionale di Parigi. L’intervento di chiusura è stato affidato al Presidente della Commissione Agricoltura della Camera, On. P. Russo che, in un apprezzatissimo discorso, ha affermato di guardare oltre alla modifica della legge 157/92, manifestando la volontà di costruire insieme un new deal, un processo di modernizzazione della società e un nuovo percorso su temi più ampi e attuali quali l’ambiente, il territorio, la caccia e la ruralità. Nell’intervento di apertura, l’On. L. Rossi ha ringraziato gli ospiti francesi e tutti i presenti, affermando che questo incontro è stato fortemente voluto dall’Intergruppo come ulteriore passo per favorire il dialogo tra tutti gli attori coinvolti e la nascita di importanti riflessioni per una politica trasversale di gestione della caccia e dell’ambiente. L’On. J. Bignon ha illustrato, in un appassionato intervento, l’iter che ha portato alla creazione in Francia, per volontà dal Ministro per l’Ambiente transalpino, su incarico di Sarkozy, di una “Table ronde” tra ecologisti, cacciatori, organizzazioni rurali e pubblica amministrazione, della quale è stato nominato presidente. Dopo numerosi mesi di lavoro e di confronti accesi, in data 28 luglio 2008 è stato siglato uno storico accordo tra le parti (vedi allegato). Ha concluso affermando che il modello francese può essere esportato anche in Italia, se si riesce a trovare una condivisione di tutte le forze in campo e se il mondo politico riuscirà ad avere una visione trasversale e globale del problema. Dopo l’intervento del deputato francese che ha raccolto il plauso anche di numerosi colleghi italiani impegnati nelle votazioni in Aula, tra i quali citiamo l’On. Valducci, l’On. Girlanda, l’On. Martinello, l’On. Bonino, l’On. Bellotti, l’On. Berardi, la Sen. Urbani, l’On. Ceroni, l’On. Laffranco il Sen. Orsi, e l’On. Pizzolante si sono susseguiti gli interventi dei vari rappresentanti delle associazioni presenti in sala, moderati dal giornalista di Radio RAI Roberto Pippan. Hanno preso la parola T. Coste, lobbista e rappresentante dell’Associazione francese dei cacciatori, il Presidente di Arcicaccia O. Veneziano, S. Fioravanti di WWF, Il Presidente dell’ANUU Migratoristi G. Bana, S. Masini di COLDIRETTI, l’ On. A. Procacci, il Vicepresidente di Federcaccia G. Dall’Olio, A. Morabito di Legambiente, la dott.ssa A. Bianchi del Vi ricordiamo che, a breve, sarà possibile visualizzare sul sito dell’Intergruppo www.intergruppoamicideltiro.it il filmato del Convegno odierno e la trascrizione in italiano dell’intervento dell’On. Bignon. LA SEGRETERIA DELL’INTERGRUPPO Roma, 04 Febbraio 2009 DEPUTATO EU MICHL EBNER: LA CACCIA PUO’ FARCI USCIRE DALLA CRISI Il contributo della caccia come occasione per uscire dalla crisi economica, creare decine di migliaia di posti di lavoro e rilanciare il ruolo del cacciatore nella gestione dell’ambiente: sono questi i temi che affronta in un´ intervista esclusiva su ‘Il Cacciatore italiano’, uno fra i più importanti e diffusi periodici in Europa con 420.000 copie, l’on. Michl Ebner, 56 anni, deputato europeo e massimo riferimento nella Ue per Caccia e Ambiente. Ebner dice fra l’altro che il fatturato annuale della caccia viene calcolato in circa 15 miliardi l’anno, il costo di 2 tunnel di 60 km sotto il Brennero o, se si preferisce, il compenso annuale di 25.000 euro per 600 mila persone. Per il deputato è necessario “collegare il cacciatore al territorio dandogli maggior responsabilità”. “Farlo gestore diretto e quindi artefice di un destino sul territorio che non può essere affidato solo alla passione ma deve avere solidi fondamenti scientifici. Dove viene fatta razionalmente, - afferma - la _________________________________________________________________________________________ CacciaInFiera Web Magazine è un prodotto Fierashop S.a.s. – Pubblicato il 07/02/2009 su www.cacciainfiera.it 5 gestione dà ottimi frutti in selvaggina e responsabilizzazione. Oggi ancor più la caccia è consapevolezza, è un prodotto della coltivazione della risorsa selvaggina”. E’ fermamente convinto che la caccia può contribuire al rilancio: “Sono sicuro che possa e debba continuare ad avere un ruolo importante, e in certe zone addirittura determinante, nell’economia". Sulla situazione della caccia in Italia: “Da alcuni indicatori penso stia migliorando. In paragone al passato, e mi riferisco in questo a quanto accadeva prima dell’approvazione della legge nazionale, si sta camminando sulla via di un progresso. I primi passi sono stati difficili, tormentati anche, ma credo proprio che si sia avviati verso un recupero di capacità, di volontà e anche di entusiasmi che per nostra fortuna erano sopiti, non spenti”. I timori degli allevatori locali sembrano sempre più diffusi, così come i danni accertati al bestiame domestico affettuati da questi predatori, ormai presenti non solo nella fascia prettamente appenninica, ma anche più ad ovest, oltre l´Arno. Le indagini scientifiche, condotte ormai da anni per valutare l´effettiva presenza del predatore nella regione ed accertare le cause della decimazione di alcune greggi nel territorio, sono effettuate dai tecnici provinciali, sia mediante l´analisi delle tracce e degli escrementi lasciati dagli animali, sia a mezzo della valutazione del wolf howling, cioè individuando la presenza, la grandezza e la composizione di un branco con lo studio della risposta "ululata" dei componenti, evocata da ululati artificiali. Mediante questi studi è così stata accertata la presenza del lupo, stabile da più di due anni, anche nel parco interprovinciale di Livorno e Grosseto. SARDEGNA: VIA ALL’ABBATTIMENTO DEI CROMORANI “Ritengo che quanto fanno i cacciatori sia poco pubblicizzato. Recuperano ambienti, ripristinano territori, conservano specie, si dedicano a ripopolamenti e sorveglianza, in tempi di particolari necessità climatiche portano cibo agli animali. Inoltre partecipano alla Protezione civile, alla salvaguardia dei boschi, eppure direi faccia più strepito sulla stampa un uccellino salvato da un naturalista che decine di migliaia di selvatici mantenuti in vita proprio dai cacciatori con i loro interventi di emergenza. Sì, occorre proprio ripensare il modo di comunicare la caccia che ha solo brevi momenti col fucile e tanti altri invece con attrezzi da lavoro...”. Ogni anno si discute di deroghe: “Il cacciatore deve avere le certezze sui tempi di caccia e delle specie. Viste dall’Europa le deroghe paiono lontane, ma questo non significa ci siano estranee. Ecco, immagini un’autostrada e subito dopo le vie statali e regionali di collegamenti nel territorio. Queste le chiami pure deroghe”. Ufficio Stampa Federcaccia Rodolfo Grassi In attesa che il Comitato Faunistico Nazionale renda conforme l´autorizzazione rilasciata dalla Regione, in Sardegna tutto è pronto per l´abbattimento controllato dei cormorani nella provincia di Oristano, come indica l´assessore all´Ambiente Cicito Morittu che ne ha firmato il decreto. Tale operazione, resa necessaria dalle ingenti perdite ittiche dovute all´azione di questi predatori alati, sarà effettuata da pescatori sotto lo stretto monitoraggio del Corpo Forestale, affinchè se ne rispettino modalità e quantità. La finalità dell´operazione non è, infatti, quella di ridurre drasticamente la popolazione, che si aggira attorno ai 7.500 esemplari in tutta la provincia, ma di allontanare i soggetti dai quei luoghi che sono ormai diventati per loro abituali per l´approvvigionamento del cibo, entrando in forte conflitto coi pescatori. Così, fallito l´utilizzo delle fucilate a salve, cui gli uccelli si sono ben presto abituati, entreranno in azione le doppiette dei...pescatori, a cui sarà permesso l´abbattimento fino al 3% della popolazione totale, circa 224 soggetti e solamente in aree " a rischio". Giuliano Cossu, presidente del Consorzio Pontis, spiega la soddisfazione a questo decreto, arrivato dopo innumerevoli richieste, e indica come ben sopportabile il piccolo stop giunto ad operazioni appena cominciate, nell´attesa dell´ufficiale autorizzazione da parte del Comitato Faunistico Nazionale ALTRE NOTIZIE FRIULI: VACCINAZIONE ANTIRABBICA PER LE VOLPI A seguito della comparsa, poco tempo fa rilevata dall´Istituto Zooprofilattico sperimentale delle Venezie, di casi di Rabbia silvestre nel Nord- Est del Friuli Venezia Giulia, su esemplari di volpe rossa provenienti dalla Slovenia, le autorità competenti della Regione hanno avviato una campagna di vaccinazione orale anti-rabbia di questo selvatico. Le operazioni, che inizieranno il 24 Gennaio per terminare entro la metà di febbraio, saranno affettuate nelle provincie di Trieste e Gorizia, in 37 Comuni confinanti della Provincia di Udine, nelle Aziende per i servizi sanitari di competenza 3 ´´Alto Friuli´´ e 4 ´´Medio Friuli´. Nel complesso l´area di territorio interssata all´apposizione di esche, simili ad una tavoletta di cioccolato e avvolte da uno strato di grasso animale e farina di pesce, sarà pari a circa 1.600 chilometri quadrati. LE PROVE DI LAVORO SU BECCACCE Al Sud si sa’, le prove di lavoro per i cani da ferma sono veramente basate su selvaggina naturale e quindi, per _________________________________________________________________________________________ CacciaInFiera Web Magazine è un prodotto Fierashop S.a.s. – Pubblicato il 07/02/2009 su www.cacciainfiera.it 6 antonomasia, su beccacce. La nota dolente arriva quando, come è descritto in un articolo pubblicato da una autorevole rivista specializzata a diffusione nazionale, queste devono essere svolte dentro le aree protette, indipendentemente che siano Parchi Nazionali, Regionali, o altre sigle strane che comunque hanno un unico filo conduttore. Quasi sempre questa autorizzazione viene negata o revocata, in nome della conservazione dell’ambiente. Infatti, anche da esperienze personali, mi sono sentito dire da autorevoli esponenti, che a questo punto definirei della “fazione opposta”, con tutti i risvolti coloriti della parola, ma comunque espressa in termini benevoli, che il cane ed il tintinnio del campano, in una prova di lavoro a beccacce, “deturpano la quiete del parco”, oppure, e questa sarebbe da mandare ad una nota trasmissione di barzellette che danno su una rete nazionale, che “La beccaccia infastidita dal cane vola, si sposta dal suo ambiente naturale, non si nutre più e poi……..muore”. E’ difficile far capire, a gente che risponde così alle nostre richieste, che esse sono motivate non solo dagli scopi cinofili, quali il testare il lavoro fatto in riproduzione, o il selezionare quei cani che potrebbero essere utilizzati come riproduttori, in quanto quello che il cane trasmette in riproduzione sono le doti naturali che esso ha e non il dressaggio, ma anche che il tutto funziona come indotto economico per le località che ospitano gli eventi. Si pensi ad un campionato d’Europa, che viene svolto generalmente nel mese di Novembre o Dicembre, periodo “morto” per gli albergatori e ristoratori, specialmente dalle mie parti; esso potrebbe essere una boccata d’ossigeno per questi ultimi, comunque negata per una politica che oserei definire “Integralista”. Eugenio Chisari Allevamento Setter Inglese Scolopax www.setteringlese.altervista.org Con tutto il rispetto, anche se pare che i rifiuti nascano da regole sulla legge dei parchi, mi viene difficile comprendere perché alcuni comitati di gestione degli stessi, o consigli, su alcune realtà siano permissivi, ed in altre negazionisti. Spero soltanto che le amministrazioni locali e i nostri bravi governati, pronti ad appellarsi all’amico cacciatore nei periodi di tornate elettorali, possano trovare un giusto equilibrio, per gestire al meglio queste situazioni, in quanto ben vengano le aree protette, ma non mummifichiamole in nome dell’ambiente, quando poi, tranne il nostro ingresso all’interno, tante altre cose vengono ammesse. Concludo dicendo che noi cinofili del Sud, con immense difficoltà, riusciamo a portar avanti i nostri cani con sacrifici, in quanto siamo lontani, anche logisticamente, dalle prove di lavoro più blasonate che diventano solo per pochi; così, abbiamo la possibilità di addestrare solo, ma fortunatamente, su selvaggina naturale, che per tanti motivi alberga dentro le aree, oggetto di questo intervento, e dobbiamo sempre o quasi, rifacendomi all’articolo menzionato, diventare “FUORILEGGE………. PER FORZA”. _________________________________________________________________________________________ CacciaInFiera Web Magazine è un prodotto Fierashop S.a.s. – Pubblicato il 07/02/2009 su www.cacciainfiera.it 7