La sindrome di Alice nel Paese delle meraviglie

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La sindrome di Alice nel Paese delle meraviglie
Settembre/Novembre 2006
Anno 2 - N. 5
La sindrome
di Alice nel
Paese delle
meraviglie
Forse anche Carroll
conosceva
questo Paese
meraviglioso
di Giuseppe Nappi
n caso interessante, in cui i fenomeni allucinatori sembrano essere in qualche modo in
relazione con l'attività artistica, è quello della
Sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie.
La faccenda è andata in questo modo. Nel 1952 il neurologo californiano Caro W. Lippman pubblicò sul Journal of Nervous and mental Disease un articolo, Alcune
allucinazioni tipiche dell'emicrania, in cui descriveva
una sindrome caratterizzata da distorsioni nella percezione somestetica, relativa cioè alla forma e alle dimensioni del proprio corpo o di una parte di esso.
Alcune di queste percezioni allucinate erano veramente
bizzarre: una paziente, ad esempio, diceva di provare
spesso, prima dello scoppio della cefalea, la sensazione
che il suo orecchio destro si gonfiasse enormemente,
per ben quindici centimetri. Comunque, dato che si
ripeteva da vent'anni, la cosa non le procurava eccessiva preoccupazione, anche perché sapeva che bastava
osservarsi in uno specchio per verificare la natura allucinatoria delle sue percezioni auratiche, le quali, però,
erano fortemente realistiche: alcuni pazienti avevano
l'impressione di fluttuare a qualche centimetro dal terreno o che 1e mani, le braccia o il tronco si ingrandissero. Potevano sentirsi anormalmente alti oppure piccoli. Riferivano di sentirsi come all'interno di uno specchio deformante. Alcuni giungevano a pesarsi per essere
sicuri della illusorietà dell'ingrandimento corporeo che
sembrava loro di vivere. Lippman scoprì questi fenomeni studiando l'aura emicranica, ma verificò poi la loro
presenza anche in altre patologie, come crisi epilettiche,
encefalite, schizofrenia, ed anche nelle intossicazioni da
mescalina o LSD. In ogni caso i ricercatori furono colpiti
dall'analogia fra queste percezioni alterate e le straordinarie avventure corporee di Alice descritte da Lewis
Carroll: anche Alice ha l'impressione di fluttuare nell'aria,
o che il collo si allunghi "come un telescopio", oppure che
il corpo intero si ingrandisca enormemente sino a riempire
una stanza o che si rimpicciolisca sino alla dimensione di
un insetto. Si convenne quindi di attribuire un titolo letterario alla sindrome neurologica appena scoperta e di aprire,
nel contempo, una discussione: si tratta di suggestive coincidenze oppure Carroll descriveva nel suo testo esperienze
in qualche modo vissute? Sulla questione è nato un caso neurologico, ovviamente molto dibattuto in Inghilterra, dove lo
scrittore gode di meritata fama e seguito costante. Si scoprì
che era possibile formulare una diagnosi postuma passando
in rassegna le migliaia di pagine del Diario in cui, per nostra
fortuna, il pignolo Charles Lutwidge Dodgson, alias Lewis
Carroll, amava registrare anche i minimi eventi della sua
vita quotidiana. Risulta, alla fine, che soffriva di emicrania
con aura, di cui in numerose pagine descrive gli inequivocabili effetti. In ben cinque occasioni, infatti, è evidente che i
disturbi percettivi di cui si lamenta sono in realtà "spettri di
fortificazione", un'allucinazione tipica dell'aura emicranica,
altre volte descrive uno scotoma, ossia il venir meno della
percezione in una parte del campo visivo. Per questi ed altri
"difetti della vista" egli si fece curare da un oculista, il dottor Bowman, senza però, evidentemente, ricavare alcun utile
suggerimento. In definitiva vi sono forti evidenze biografiche
a sostegno dell'ipotesi che, più o meno consapevolmente,
Carroll si sia ispirato alle sue personali esperienze allucinatorie nel comporre il suo capolavoro. Certo l'ipotesi non potrà
mai diventare una diagnosi confermata, ma fa un certo effetto
pensare che il celebre episodio del Gatto del Cheshire possa
rappresentare gli effetti di uno "scotoma astenopico", in cui
il paziente assiste alla graduale sparizione della cosa che sta
guardando:
"Hai detto porcello o ombrello?" disse il Gatto. "Ho detto
porcello ", rispose Alice; "e ti sarei grata se la smettessi di apparire e sparire così all'improvviso: mi fai girare la testa!".
"D'accordo", disse il Gatto; e stavolta svanì molto lentamente, cominciando dalla punta della coda per finire con il
sorriso, che rimase lì per qualche tempo dopo che il resto era
sparito. "Bé! Mi è capitato spesso di vedere un gatto senza
sorriso ", pensò Alice, "ma un sorriso senza gatto! E' la cosa
più curiosa che abbia mai visto in vita mia!"
Approfondire
° C.W. Lippman, Certain hallucinations peculiar to migraine, J. Nerv.
Ment. Dis.,1952, 116: 346-51.
° J. Todd, The syndrome of Alice in Wonderland, Can. Med. Assoc.,
1955, 73: 701-704.
° T.J. Murray, The neurology of Alice in Wonderland, Can. J. Neurol.
Sci., 1982, 9: 453-457.
° K. Podoll, D. Robinson, Self-report of the syndrome ofAlice in Wonderland in migraine. Neurol Psychiat Br 2000; 8: 109-110.
° B. Livesley, The Alice in Wonderland Syndrome, Nurs. Times 1973.
° C. Cau, La sindrome di Alice nel paese delle meraviglie, Minerva
Med. 1999, 90: 397-403.
Allucinazioni corporee e motorie
"Durante gli attacchi mi sembra di diventare piccolo piccolo,
e, quando cammino, d'essere rasente al terreno" (Lipmann). "Mi viene la sensazione che il mio corpo sia diviso in due
metà, e la metà di destra mi sembra due volte più grande di
quella sinistra" (Lippman).
"Credevo di essere molto alto e mentre passeggiavo per la
strada mi piaceva pensare che sarei stato in grado di guardare
dall'alto le persone non provando né disagio né paura.
La sensazione era così reale che quando mi specchiavo era
per me uno shock pensare che la mia altezza normale fosse al
di sotto di cinque piedi" (Lippman).
"In certi momenti ho la sensazione che la testa mi sia cresciuta in proporzioni tremende e sia diventata tanto leggera da
fluttuare vicino al soffitto, sebbene sia sicuro che rimanga attaccata al mio collo. Ho preso l'abitudine di tirarla giù prendendola con le mani" (Lippman).
"Occasionalmente, spesso quando sono distratto o sto camminando per la strada, divento gradualmente cosciente che
in qualche strano modo i miei piedi hanno lasciato definitivamente il terreno, ed io sto letteralmente camminando
sull'aria. La quale, sebbene sia dotata di una certa solidità,
dà pure la sensazione di qualcosa di spugnoso e gommoso,
capace di sostenere il peso" (Lippman).
"Il secondo giorno, durante un attacco molto forte, la mia
testa fini in un profondo buco dietro la testata del letto. Era
un buco molto profondo" (Lippman).
"Divento cosciente dell'esistenza di un mio doppio,
un'ombra invisibile che staziona a poca distanza sulla mia
sinistra. Questa ombra doppia sembra contenere la mia mente" (Todd).
"Ero tutta labbra e lingua, ero cosciente dell'ambiente che mi
circondava solo perché, mi sembrava, potevo toccare tutto
con le labbra...
Una volta, in un bosco, in autunno, il mio udito diventò tanto
acuto che, veramente, sentivo le foglie cadere dagli alberi
(Livesley).
"In certe occasioni, mi sembra come se fossi fuori di me
stessa e stessi guardandomi, come se la mia mente venisse
da un altro pianeta ed io realmente non appartenessi più a
questo mondo.
Quando il fenomeno è meno intenso, mi sembra d'essere
molto distante dalle persone che pure conosco molto bene,
tagliata fuori da loro... A volte non riesco a pensare a parole,
posti o persone che conosco assai bene.
Faccio domande ridicole, mischio le parole e mi vengono da
dire le cose più stupide.
Penso di andare fuori di testa. E' una spia che la cefalea è sul
punto di arrivare" (Livesley).