Presidente del Rotary International Ron Burton

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Presidente del Rotary International Ron Burton
Portrait Presidente RI 2013/14 Presidente del Rotary International Ron Burton Ron Burton, con i suoi modi di fare e la sua tendenza a semplificare le cose, ha una capacità alquanto naturale di mettere la gente a proprio agio. Ma non lasciatevi abbindolare dal carrattere affabile del nuovo Presidente del Rotary International, pensando che non diventi serio quando occorre darsi da fare. “Quando mi chiedi un’opinione, ti dico esattamente come la penso”, ha dichiarato Burton, con lo sguardo che diventa immediatamente molto serio. “Quando la penso veramente in un certo modo, ho la tendenza di insistere sulla mia posizione. Forse si tratta di un atteggiamento egoistico, ma se intuisco che qualcuno ha un interesse personale, suggerisco una sola cosa: applicare la Prova delle quattro domande”. Un senso irremovibile dell’etica potrebbe essere l’unica qualità personale che l’ex-­‐
presidente dell’University of Oklahoma Foundation Inc. è pronto a condividere. “Come tutti, non mi piace avere torto. Ma possono anche convincermi che esiste un altro modo per vedere le cose, e a volte posso anche cambiare idea. Invece, se si tratta di una questione etica, non mi si può dire che ho torto. Questo non accadrà di sicuro. Negli anni, ci sono state tante persone che volevano abusare dei fondi a loro disposizione. E io, guardando tutti quanti negli occhi ho detto fermamente: “Non vado in prigione per nessun altro”. Burton dichiara che, quasi tutti i successi della sua carriera sono dovuti a un solo fattore: essere al posto giusto al momento giusto. Tutto è cominciato com l’essere cresciuto in una piccola città (Duncan, Oklahoma, USA) nell’era post bellica ed avere la possibilità di svolgere una piccola ‘attività’ all’età di 13 anni. “All’epoca, la distribuzione di quotidiani era un’attività fiorente”, ha affermato Ron. “Dovevi comprare i quotidiani, gli elastici e poi aspettare di ricevere i quotidiani, arrotolarli e poi fare la consegna a domicilio; dovevi incassare i pagamenti e pagare le fatture. Tutto il resto era il tuo profitto”. Qualche anno dopo, da studente presso l’University of Oklahoma a fine anni ‘60, Burton cominciò a lavorare part-­‐time per un commercialista. Tra la laurea e l’iscrizione al corso post-­‐universitario di legge, Ron venne assunto presso l’ufficio al posto di un suo amico che era stato chiamato alle armi. (Burton ha fatto il suo servizio militare nell’ambito del programma Reserve Officers' Training Corps e la Guardia Nazionale). “Sono diventato il commercialista numero due dell’University of Oklahoma una settimana dopo aver completato gli studi”, ha spiegato Burton. Egli continuò a mantenere l’incarico durante il primo anno del corso di legge, ma presto venne selezionato per sostituire il tesoriere uscente dell’University of Oklahoma Foundation. “Quando ho preso la laurea in legge, il mio capo, che era il PDG del nostro distretto Rotary, mi chiese di rimanere, con l’idea che forse sarei stato selezionato per prendere il suo posto al suo pensionamento. Ho assunto l’incarico come presidente nel 1978 e sono rimasto fino a quando non sono andato in pensione nel 2007. Questa è stata la mia carriera in Oklahoma – veramente da favola”. Per quanto riguarda l’incontro con la sua futura consorte, Jetta, Ron era stato inizialmente al posto giusto, ma non al momento giusto. Entrambi fanno parte della “Baby boom generation” e sono nati nello stesso ospedale, a distanza di tre mesi. I Burton avevano molti amici in comune, ma si sono incontrati solo alle scuole superiori, nell’ambito dell’orchestra scolastica: Ron suonava il trombone e Jetta suonava il fagotto. Il loro primo appuntamento ebbe luogo il 18 settembre 1962, e si sposarono mentre erano ancora all’università. Dopo 45 anni di matrimonio, hanno un figlio, una figlia e tre nipotini, Burton puntualizza che la loro vita insieme è stata una vera e propria partnership, in particolare quando si tratta del Rotary. “Jetta è rappresenta il mio miglior critico in assoluto”, afferma Burton, socio del Rotary Club di Norman. “Mi dice sempre quello che pensa; ad esempio se ho fatto una presentazione credibile o meno. Lei mi ha sempre dato il suo sostegno, dai seminari per presidenti eletti alle assemblee e congressi distrettuali. Senza il suo appoggio in tutto questo, non sarei arrivato dove sono oggi”. Il ruolo vitale della famiglia nel Rotary è all’epicentro della filosofia di Burton. “Quando parliamo della famiglia del Rotary, mi rendo conto che le pubbliche relazioni ne fanno parte. Ma per me, si tratta veramente della famiglia Rotary. Se coinvolgi la tua famiglia in tutto questo, e i si allarga il concetto al mondo intero, ecco, questa è famiglia Rotary, questo è servire la comunità”. Per tutta la sua carriera nel Rotary, e in particolare nell’ultimo anno, durante i viaggi e gli incontri con Rotariani di tutto il mondo, questa visione ha aiutato Burton ad apprezzare la diversità e il potenziale sempre più in crescita dell’organizzazione. “Parlare ai Rotariani di tutto il mondo mi ha reso più tollerante dei diversi punti di vista rispetto ai miei. Parlando s’impara che vi sono modi diversi di fare le cose, che ci sono differenze culturali e differenze personali. Ma i principi di base valgono per tutti noi, a prescindere da dove viviamo. Mi piace pensare che non ci sono differenze regionali nell’integrità dell’organizzazione, ma ritengo che dobbiamo impegnarci per fare in modo da evidenziare tutto questo”. Burton crede fermamente nella relazione tra il Rotary International e i Rotariani. “Il Rotary International non è altro che un’associazione di Rotary club, e la Segreteria è qui per servire questi club”, secondo lui. “Il lavoro del Rotary International è di dare il supporto ai club, ma sono i Rotariani a realizzare le opere. E dobbiamo sempre ricordarlo. La Segreteria è un “posto sacro” e dovrebbe essere rispettato, come l’incarico di presidente. Il nostro lavoro è quello di ispirare la gente, agendo per ispirare e coinvolgere gli alti dirigenti, per servire i club e distretti, in modo che riescano a realizzare i loro progetti. Ma il Rotary International non è un’entità a sé stante”. Burton è entusiasta del successo della sua campagna “Prima classe”, mirante a fare della classe di dirigenti Rotary 2013-­‐2014 la prima classe di governatori e presidenti di club ad aver dato un contributo personale alla Fondazione Rotary. “Abbiamo già raccolto 3,4 milioni di dollari, e siamo solo ai primi 7.806 presidenti di club. Tutti i governatori hanno già dato un contributo, per la prima volta nella storia del Rotary”. Il successo nella raccolta fondi ha contraddistinto Burton nella sua carriera trentennale presso l’University of Oklahoma Foundation. Durante il suo incarico, il patrimonio della Foundation è cresciuto da 17,5 milioni di dollari, raggiungendo ben 890 milioni. Ma questo risultato non rientra nell’elenco dei risultati di cui Burton è più orgoglioso. “Sono orgoglioso di due cose”, ha dichiarato Burton. “La prima è che non c’è mai stato un centesimo fuori posto. La seconda cosa è che, dopo cinque anni dalla mia uscita, ad eccezione di coloro che sono andati in pensione, tutti coloro che lavoravano per me erano ancora lì. E questo dimostra chiaramente che ho fatto qualcosa di buono”. È probabile che lo stile manageriale che ha portato a un tale successo non cambierà di molto, ma Burton, che ama leggere le biografie dei presidenti americani, ritiene che la sua esperienza di collaborazione con i past presidenti del Rotary lo aiuterà ad avere l’approccio più efficace. “Non voglio escludere nessuno di loro, ma ci sono dei presidenti che mi vengono in mente: Bill Boyd ha avuto un grande impatto su di me, lui è un grande comunicatore. Ho imparato tanto sulla tolleranza da Carlo Ravizza. Jim Lacy faceva sempre delle ottime riunioni e aveva un approccio molto professionale. Jon Majiyagbe è un grande esempio per me, come persona gentile e affabile. E poi mi viene in mente Frank Devlyn. E vi dico una cosa: se non vi piace Frank Devlyn, allora voi non piacete a me. E questo è tutto”. Vedere ed esprimere semplicemente le sue impressioni è la caratteristica più evidente, ed anche il punto di forza più evidente di Burton. “Vorrei tanto che i miei connazionali potessero avere l’opportunità di andare in uno dei Paesi poveri nei quali i Rotariani si stanno tanto impegnando, per potersi rendere veramente conto di tutto ciò che abbiamo noi qui”. Burton non dubita di aver avuto una vita molto fortunata. “Ho avuto una bella vita. Una bella famiglia d’origine, e quando penso ai nostri figli e nipoti, penso che anche loro abbiamo avuto tanto. Certo, ci si preoccupa sempre, e ci si augura sempre il meglio per la propria famiglia. Io ritengo che il Rotary mi offra la possibilità di aiutare a migliorare il mondo e dare una vita migliore al prossimo, non solo ai miei nipotini, ma anche ai nipotini delle altre persone”. Tra un anno, Burton penserà all’anno appena finito e valuterà i successi alla maniera dell’Oklahoma: “Alla fine, mi auguro di lasciare una catasta di legno un po’ più alta di quella che ho trovato!” Rotary International, Juli 2013