AVANZINI (CONAD) "DALLA CRISI NUOVI STILI DI CONSUMO

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AVANZINI (CONAD) "DALLA CRISI NUOVI STILI DI CONSUMO
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14 agosto 2015
AVANZINI (CONAD) "DALLA CRISI NUOVI STILI DI CONSUMO"
A fine luglio Freshplaza ha intervistare il direttore commerciale del Consorzio Nazionale Conad, Francesco Avanzini.
"Nei prossimi dieci anni vivremo tutti da ambientalisti - ha dichiarato Avanzini - Ecco perché Conad, fedele alla sua natura e alla sua filosofia di fondo, sta prestando un occhio di attenzione agli autentici prodotti locali e alle tipicità regionali,
non come approccio speculativo bensì di reale vicinanza ai territori. Il tutto anche nell'ottica di preservare, per le nuove
generazioni, quello che è il patrimonio agroalimentare italiano".
Avanzini, che vanta una trentennale esperienza nel mondo del food, è entrato in Conad con il suo attuale ruolo nel 2009,
all'inizio dunque della fase di crisi che ha investito l'economia europea in generale e italiana in particolare. "Paradossalmente - ricorda - è stata proprio la crisi a riattivare e far emergere stili di consumo che sono destinati a divenire tendenze
consolidate nel panorama della vendita al dettaglio".
Tra i nuovi stili di consumo si annoverano le tendenze ad acquistare biologico, vegetariano/vegano, fairtrade, salutistico,
fino al consumo critico, che richiede meno sprechi, maggiore sostenibilità ambientale e responsabilità sociale nei processi produttivi del cibo.
"Queste tendenze - avverte Avanzini - non individuano tuttavia un solo consumatore; si tratta di tipologie diverse di persone, solo in parte sovrapponibili e che vanno conosciute meglio per rispondere alle loro esigenze. È da rilevare, comunque, che l'insieme di questi nuovi stili di consumo presenti da cinque/sei anni e che coinvolgono diversi settori merceologici (non solo il food) rappresentano per Conad un 10% degli acquisti. Cosa per cui amplieremo la nostra offerta a
scaffale e daremo vita a un nuovo brand aziendale (private label) destinato proprio a questo pubblico".
Avanzini è dell'avviso che non si tratti di un fenomeno transitorio: "I nuovi stili di consumo sono destinati a crescere e
ampliarsi nei prossimi anni. Le prospettive economiche stanno mutando e la nostra epoca, come ogni altra che ci abbia
preceduto, pone oggi nuove sfide da affrontare al meglio delle nostre capacità".
CALA IL ROSSO NEL BILANCIO 2014 DELLE FAMIGLIE
Meno debiti nel 2014 per le famiglie italiane che registrano un "rosso" annuo medio di 19.108 euro, in calo rispetto al
2013. Il dato è frutto di una ricerca della Cgia di Mestre che sottolinea come il fenomeno sia dovuto a una più sensibile e
oculata gestione della spesa (a cominciare da un minor numero di acquisti di beni mobili e immobili), ma anche dalla
stretta creditizia operata, nel lungo periodo di crisi, da parte dell'intero sistema bancario nazionale. Per gli artigiani, poi,
dall'inizio della crisi al 2014, la variazione del debito medio nazionale delle famiglie consumatrici è stato del +34,2%, anche se dopo il picco massimo toccato nel 2011 (506,2 miliardi di euro) le esposizioni sono scese costantemente.
L'inflazione, invece, nello stesso periodo è cresciuta del 13,6%. Scomponendo i dati, l'indebitamento maggiore è tutto a
carico della Lombardia, con Milano a fare da baricentro. Il capoluogo lombardo fa registrare un debito di 27.643 euro a
famiglia; al secondo posto quelle di Monza-Brianza, con 27.442 euro e al terzo o residenti a Lodi, con 26.783 euro. Appena fuori dal podio c'era Varese: il debito medio ammonta a 25.720 euro. Negli ultimi posti della graduatoria nazionale,
invece, le famiglie residenti nella provincia di Reggio Calabria, con un'esposizione di 8.720 euro, quelle di Vibo Valentia,
con un debito di 8.426 euro, quelle di Enna, con 8.249 euro.
Infine, le famiglie meno indebitate d'Italia si trovavano nell'Ogliastra, con un "rosso" che tocca gli 8.232 euro. Per Paolo
Zabeo, della Cgia, "premesso che le aree provinciali più gravate dai debiti sono quelle che presentano i livelli di reddito
più elevati" diventa "evidente che anche in queste zone - sottolinea - tra gli indebitati vi sono molti nuclei appartenenti
alle fasce sociali più deboli". "Tuttavia, le forti esposizioni bancarie di questi territori, soprattutto a fronte di significativi
investimenti avvenuti negli anni scorsi nel settore immobiliare - conclude - non destano particolari problemi che, invece,
si riscontrano in altre aree del Paese, in particolar modo nel Mezzogiorno".
BENE L’EXPORT ALIMENTARE
Le esportazioni di prodotti alimentari Made in Italy fanno segnare un forte balzo con un aumento che va dal 29% sia in
Usa che in Cina fino al 9,7% nei Paesi Ue. È quanto emerge dai dati Istat relativi all'andamento del commercio estero a
giugno. Un risultato ancora più incoraggiante se si considera il crollo delle spedizioni verso la Russia a seguito dell'embargo che ha colpito importanti comparti dell'agroalimentare. Il prodotto dell'agroalimentare più esportato dall'Italia è il
vino, ma rilevanti sono anche le spedizioni all'estero di ortofrutta, di pasta e di olio di oliva. I 2/3 del fatturato si ottengono
con l'esportazione di prodotti agroalimentari verso i paesi dell'Unione Europea, ma il Made in Italy va forte anche negli
Usa, che sono il principale mercato di sbocco extracomunitario.
ODG DELLE REGIONI SUGLI OGM
In occasione dell’ultima riunione, la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha approvato e consegnato al
Governo un ordine del giorno in materia di OGM che ribadisce la posizione più volte espressa di contrarietà alla coltivazione di OGM sul territorio nazionale e impegna il Governo stesso a garantire: - che per ciascuna notifica/domanda presentata o autorizzazione concessa sia predisposta una specifica richiesta alla Commissione europea che preveda di
escludere la coltivazione degli organismi geneticamente modificati dall’intero territorio dell’Italia; - a trasmettere senza
indugio, e comunque non oltre i termini indicati dalla legge (dir. UE 412/2015) alla Commissione europea le richieste
dell’Italia di adeguamento dell’ambito geografico delle notifiche/domande presentate o delle autorizzazioni concesse, in
modo che tutto il territorio nazionale sia escluso dalla coltivazione degli organismi geneticamente modificati. Particolare
soddisfazione per il provvedimento è stata espressa da Anna Casini, assessore regionale all’Agricoltura e vicepresidente
della Regione e che riveste anche il ruolo di coordinatrice delle Regioni italiane in materia di OGM e di vice presidente
della rete delle Regioni europee OGM- free.
HUMANA SI DÀ AL BIO…
Humana, società parte del gruppo DMK Deutsches Milchkontor GmbH lancia "Io e Bio", nuova linea di prodotti biologici adatti allo svezzamento: omogeneizzati (di frutta e di carne, italiana e tedesca), merende (frutta e yogurt,
frutta e cereali), biscotto solubile, creme di cereali (di riso, di mais e tapioca), pastina (cinque formati).
Altri dettagli: http://www.humana.it/io-e-bio
…MA ANCHE SODASTREAM
La filiale italiana di Sodastream International BV, leader della gasatura domestica delle bevande introduce anche nel
nostro Paese gli sciroppi biologici (fiori di sambuco, limone verde, rabarbaro, ribes nero) prodotti in Germania.
Gli sciroppi sono presentati in bottiglia di vetro da 500 ml; è sufficiente versare contenuto in una bottiglia d’acqua liscia o
gassata (dose consigliata 140 ml per litro).
HELÀ, IL GELATO
Cresce il progetto Helà (www.helaa.it), gelaterie biologiche con certificazione Bioagricert avviato da Suad Hortez srl con
sede a Padova.
Al primo esercizio di Milano, inaugurato nel marzo 2014, si sono affiancati quelli al Centro Ipercoop Il Gialdo di Chieri
(TO), all’Ipercoop Ossola Shopping Center di Crevoladossola (VB) e nella centralissima piazza Cavour di Padova. Gli
esercizi offrono gelato, macaron, yogurt, frozen yogurt, milkshake, smoothies, succhi di frutta e verdura freschi.
Alla segnalazione, aggiungiamo una notazione normativa.
In realtà, la ristorazione (somministrazione di gelateria compresa) rimane fuori del campo di applicazione del regolamento 834/2007: per esclusione espressamente indicata dalla norma europea, che dà spazio a norme nazionali (mai adottate dall’Italia), non sussiste alcun obbligo di certificazione.
Diverso è il caso del laboratorio che fornisca i gelati (in vasca o in preimballi) all'operatore che li somministra al pubblico:
egli, infatti, è un preparatore, che non somministra al pubblico, ma serve chi somministrerà: non essendo egli un "ristoratore", dovrà sottoporsi al regime di controllo, così come non deve sottoporsi al controllo l'operatore che somministra al
pubblico un panino imbottito, ma devono farlo i fornitori del pane e dell'imbottitura, che nella fase precedente la somministrazione al pubblico compiono normalissime cessioni tra operatori.
Chi svolga sia l’attività di somministrazione al pubblico che di cessione del prodotto ad altri operatori dovrà, invece, essere sottoposto al controllo; la certificazione, tuttavia, riguarderà solo l'attività di preparazione e non quella di somministrazione, anche se l’organismo di controllo dovrà verificare il bilancio di massa tenendo conto pure delle somministrazioni,
ai fini di accertare la congruità dei volumi.
Se al sistema di controllo l'operatore che effettui solo la somministrazione possa aderire in forma volontaria, per fornire ai
consumatori l'attestazione di un ente terzo a conferma della sua conformità è materia di discussione, stante il fatto che la
norma europea sulla ristorazione manca: a cosa si può dichiarare la conformità?
Sembra preferibile, nell'attesa dell'adozione di un apposito quadro normativo pubblico, la certificazione di conformità a
standard privati (degli organismi di controllo o di organizzazioni di categoria), evitando ogni confusione col sistema di
controllo europeo cogente, che non riguarda l’attività di somministrazione.
Notazione normativa a parte, il gelato al mango e al limone testati direttamente dal segretario sono organoletticamente
assai apprezzabili.
BAREBURGER A TOKYO, NON CHIAMATELO FAST FOOD
A Tokyo apre un esercizio di ristorazione biologico a marchio del newyorkese BareBurger (www.bareburger.com) con
gestione della giapponese Tomorrowland Co, catena di negozi di abbigliamento che già ha esperienza nel comparto dei
pubblici esercizi..
BareBurger (raccomandato dalla Guida Michelin 2011, 2012, 2013 e 2014, sempre tra i 10 migliori hamburger di New
York negli stessi anni secondo Zagat), il cui hamburger gourmet sarà proposto a non meno di 1.500 yen (poco meno di
11 EUR) ha iniziato l’attività nel 2009 e oggi gestisce 27 locali negli Stati Uniti e in Canada, altri 8 programmati nei prossimi mesi, a breve apertura anche a Francoforte e previsioni di ulteriori espansioni all’estero.
Per Euripides Pelekanos , A.D. di BareBurger, il punto di forza della catena negli Stati Uniti è il suo focus sugli ingredienti
biologici (è una delle poche catene di ristoranti a utilizzarli massicciamente, con slogan come “Hell no GMO” e “There is
no pride in pesticide”, mentre pullulano ristoranti con generiche insegne ”natural”), per Yasuhiro Ishida, executive officer
di Tomorrowland Co "gli alimenti biologici si stanno diffondendo alle masse".
Un punto critico sarà la difficoltà di reperire una gamma completa sia di carne che di ortaggi biologici in Giappone: si
prevede quindi di importare parecchio dall’Australia e di ricorrere anche a prodotti da coltivazioni locali non certificati, ma
a basso impatto.
Il locale servirà anche insalate, birra biologica e vino.
Molte voci del menu si rifanno chiaramente allo stile newyorchese, ma sono previste alcune ricette locali, come un Tsukune Burger di pollo e un Tomorrow burger realizzato con carne del famoso manzo Ozaki, al prezzo di circa ¥ 3.000
(21,5 EUR).
Tomorrowland ha annunciato l’intenzione di aprire un secondo esercizio nel lussuoso quartiere di Ginza nella prossima
primavera.
Info: www.bareburger.co.jp
COCA-COLA INVESTE NEI SUCCHI BIO DI SUJA LIFE
Secondo quanto riporta Reuters, Coca-Cola, sarebbe vicina all'accordo per rilevare una quota di minoranza nel produttore Usa di succhi bio Suja Life (www.sujajuice.com, al secondo posto delle Most Promising Companies nella classifica di
Forbes nel 2015), operazione finalizzata alla crescita al di fuori del tradizionale business delle bibite, che riscontra un raffreddamento del favore tra i consumatori Usa.
Suja, fondata nel 2012, ha tra i suoi investitori Alliance Consumer Growth Partners e Evolution Media Partners, ma anche personaggi pubblici come Leonardo DiCaprio, Jared Leto e Sofia Vergara. L'investimento di Coca-Cola dovrebbe
valutare Suja intorno a 300 milioni di dollari.
WHOLE FOODS SOFFRE IN BORSA
Il titolo di Whole Foods è stato per anni tra i più caldi si potessero acquistare. Ha guadagnato oltre il 1000% dall'inizio del
2009 alla fine del 2013, un andamento senza eguali nella grande distribuzione, con aumenti trimestrali delle vendite in
crescita regolarmente sopra l'8% fino al 2013.
Ma la crescita rallenta, e ciò si ripercuote sulla quotazione, che è scesa del 30% dall’inizio dell’anno.
La causa principale non è nello scandalo che è seguito alla contestazione da parte del NYC Department of Consumer
Affairs dell’indicazione di un peso superiore all’effettivo, ripreso in tutto il Paese: questo è solo un problema tecnico temporaneo. Il problema a lungo termine è più grave per gli investitori: la crescita delle vendite di Whole Foods è al tasso più
basso dal 2009.
Chiariamo: le vendite sono in buon aumento, a crescer meno sono quelle a rete costante.
Whole Foods è stato il pioniere del biologico e dell’alimentazione naturale in USA, quindi ha contato su un enorme vantaggio iniziale. Ma ora gli altri rivenditori stanno recuperando terreno e i prodotti biologici sono molto più diffusi, anche
nelle catene convenzionali che son diventate i maggiori concorrenti, come Target, Wal-Mart, CostCo, Trader Joe’s eccetera.
Whole Foods,soprannominato “whole paycheck” (un’intera busta paga), ha dovuto abbassare i prezzi per rimanere competitivo. Va da sé che i tagli prezzo incidono sui ricavi a rete costante e sui margini lordi, che nell’ultimo trimestre son
scesi più del previsto.
Gli analisti non prevedono una significativa ripresa delle quotazioni nel breve-medio termine.
Whole Foods conta di recuperare slancio con una nuova campagna pubblicitaria prevista per l’autunno e, più a lungo
termine, punta sul nuovo concept di pdv “365 by Whole Foods Market” che avrà prezzi più bassi. La strategia può acquisire nuovi clienti, ma potrebbe cannibalizzare le vendite dei negozi principali e trascinarne verso il basso i margini.
Staremo a vedere…
CONTINUA LO SHOPPING EUROPEO DI HAIN CELESTIAL
A fine luglio Hain Celestial Group (www.hain-celestial.com, fatturato 2014 di 21.9 miliardi EUR) ha acquistato dai precedenti azionisti (i fondi di venture capital Value Creation Investments II, Athena Burgenland Beteiligungen AG, BRB Bur-
genländische Risikokapital Beteiligungen AG, i fondatori e la direzione) l’azienda austriaca Mona Naturprodukte GmbH
(www.joya.info); due terzi del prezzo di acquisto sono stati liquidati in contanti, un terzo in azioni Hain.
Il gruppo statunitense intende utilizzare Mona come base per l'espansione nel mercato dell'Europa orientale.
Mona produce bevande vegetali e affini a base di cereali e di soia ("Usiamo solo soia non-GM austriaca. Perché crediamo nel potere del regionalismo e per sostenere gli agricoltori locali") che acquista direttamente da produttori sulla base di
contratti di produzione; ai suoi marchi JOYA e Happy Soya, affianca produzioni a private label ed esporta in una trentina
di Paesi oltre l'80% della produzione, per un fatturato 2014 di circa 45 milioni.
FRANCIA, CRESCE IL CONSUMO RESPONSABILE
L’Observatoire de la consommation responsable ha pubblicato a luglio i risultati dell’ottava edizione dei "Dati sul consumo responsabile". Nel 2014, biologico e commercio equo e solidale hanno aumentato il loro peso sul mercato alimentare
francese.
Le vendite di alimenti biologici sono aumentate del 10% tra il 2013 e il 2014. A 9 francesi su 10 è capitato di consumare
biologico nel 2014, sei su 10 almeno una volta al mese (ovvero il 10% in più rispetto al 2013).
Accanto al biologico, il commercio equo e solidale ha fatturato 499 milioni nel 2014, con una crescita del 16% anno
sull’anno precedente. Caffè, zucchero, tè e riso valgono l'80% dell’importo.
Latte, yogurt e uova biologiche stanno guadagnando quote di mercato.
Nel 2014 è stato biologico il 6% del latte consumato (+8% sul 2013), il 2,5% dello yogurt (+12,3%); per ambedue i prodotti i prezzi medi sono diminuiti (-2,3% per il latte e -1,4% per lo yogurt), mentre quello delle versioni convenzionali è
aumentato del 2,7% (latte) e del 3,1% (yogurt). Passo dopo passo è arrivata all’11,3% la quota di mercato delle uova
francesi coperta dal biologico, con un incremento dell'8% (il mercato delle uova convenzionali si è contratto de 3% in volume).
I cosmetici rappresentano il 13% del valore del consumo responsabile, saldamento guidato dall’alimentare (80%).
Il peso di quella naturale e biologica sul totale della categoria della cosmesi è dal 3 al 4%, con aumento del 7,5% nel
2014.
NUTRIBIO SI MUOVE IN CINA
Nutribio, società del gruppo Sodiaal, principale cooperativa lattiero-casearia francese a fine luglio ha siglato con la cinese Century International Trade (CIT) un accordo di partnership per la fornitura e la distribuzione di latte biologico per
l’infanzia sul territorio cinese.
Il nuovo contratto rafforza la partnership tra le due aziende, avviata nel 2012 con l’attribuzione CIT della distribuzione per
la Cina del latte convenzionale Nactalia. Nutribio realizzerà la linea Nactalia Organic destinata al mercato cinese, con
promozione e marketing a cura di CIT.
Sodiaal accompagnerà oltre un centinaio di stalle della regione di sud-ovest alla conversione.
"Questo progetto incarna l'impegno attivo di Sodiaal nel trovare nuovi sbocchi commerciali per i suoi soci dopo la fine
delle quote latte, e offre nuove prospettive di sviluppo internazionali” ha dichiarato Nutribio.
Sodiaal dovrà triplicare la produzione di latte biologico entro 4 anni per raggiungere i 200 milioni di litri.
Nutribio, con impianti a Montauban e Doullens ha fatturato nel 2014 160 milioni e occupa 400 collaboratori; Sodiaal nello
stesso anno ha raccolto 4,8 miliardi di litri di latte da 13.200 allevatori, con vendite per 5,4 miliardi, per l’85% generati
dall’export.
EXPO, L’ONDATA DEI COSMETICI BIO
[Corriere della sera, 11 agosto]
Cresce (fino al 25 per cento) in tutti i Paesi del Mondo, dal Brasile al Sud Est asiatico. Il futuro? La nutraceutica, i prodotti
-alimento. Il nostro viaggio tra super frutti esotici
Glocal. In sintonia con il territorio e la biodiversità, siano le eccellenze mediterranee o i super-frutti esotici. La cosmesi
del futuro è sempre più «verde», sensibile all’ambiente e a trazione vegetale. Fotografa le dinamiche del mercato l’ultimo
rapporto presentato il 1° luglio a Expo dal Gruppo cosmetici erboristeria di Cosmetica Italia (Confindustria). Secondo il
Beauty trend watch, l’osservatorio sui temi emergenti, il 25 per cento dei consumatori è attratto dai preparati bio, green e
naturali. Staccati di 15 punti dal canale web e social media. Sviluppo a una cifra: rallentato, ma non azzerato dalla crisi.
Merito, anche, delle vendite a domicilio aumentate con volumi superiori alla media. Se nel 2014 il comparto erboristico
ha fatto registrare un più 2,4 per cento, per un valore di circa 420 milioni di euro, «le previsioni per il primo semestre del
2015 — spiega il responsabile del centro studi di Cosmetica Italia, Gian Andrea Positano — indicano un ulteriore segno
positivo di 3 punti percentuali». Tra le principali motivazioni di acquisto l’efficacia degli addetti alle vendite (23,4 per cento) e l’appeal degli ingredienti (15,1 per cento).
Brasile e Sud-est asiatico i più dinamici
Tendenza in crescita, dunque, ma meno esuberante rispetto ad altre nazioni europee. L’anno scorso, nel Regno Unito le
vendite di prodotti di bellezza organici certificati sono aumentate del 20 per cento, per un valore di 44,6 milioni di sterline
(fonte Soil Association’s Organic Market). In Germania, secondo il Naturkosmetik Branchenmonitor, a settembre 2014 il
mercato dei cosmetici naturali controllati guadagnava un ulteriore 11 per cento. Seguito da quello francese: più 7,6 per
cento, pari a 425 milioni di euro (dati Natexpo). Sul mercato globale dei cosmetici green, che nel 2014 valeva 33 miliardi
di dollari con una spinta propulsiva di 1o punti percentuali (studio elaborato dalla società di ricerche di mercato Kline), è il
Brasile il Paese più dinamico. Tallonato dall’Asean (Associazione delle nazioni del Sud-est asiatico), che l’anno scorso
ha visto schizzare le vendite di prodotti di bellezza organici e naturali oltre i 2,5 miliardi di dollari, con stime di crescita
fino a 4,4 miliardi nel 2020 (dati Future Market Insights). L’incremento annuale oscilla tra il 15 e il 25 per cento nei diversi
Paesi: in testa la Cina, secondo il Giappone (fonte Organic Monitor).
«Eco-bio» o «vicini alla natura»
In Italia le aziende validate dall’Icea-Istituto per la certificazione etica ed ambientale di Bologna sono 120 (109 quelle di
eco-bio cosmesi, 11 quelle di cosmesi naturale). «Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna — spiega Rosalinda Nardi, del
coordinamento cosmetici e detergenti Icea — sono le aree con il maggior numero di siti da noi certificati. Seguono le altre regioni del Nord e del Centro, mentre scarseggiano i centri produttivi al Sud, con qualche eccezione in Sicilia, Abruzzo, Campania e Calabria». Gli ingredienti da agricoltura biologica più utilizzati? «Il burro di karitè e gli oli: di girasole, oliva, argan, agrumati o di lavanda, di jojoba o di ricino. Componenti che nei claim pubblicitari, ormai, non vengono neppure citati — sottolinea Nardi — per dare maggiore risalto agli ultimi ritrovati dai nomi esotici e più in voga». Spesso, infatti,
se il brand punta tutto sulla novità, non sempre nella formulazione prevale la sostanza pubblicizzata. «A oggi non è possibile definire in modo univoco il mercato dei cosmetici green — chiarisce Umberto Borellini, cosmetologo — . L’Iso (Organizzazione internazionale per la normazione) sta preparando uno standard a livello mondiale, per stabilire i requisiti
utili a classificare i prodotti bio e naturali». Diversi da quelli «a connotazione naturale» o «vicini alla natura» che, proprio
in mancanza di una legge, sono ricompresi nella stessa macroarea. La società di consulenza Kline & Company utilizza
un sistema di classificazione su scala decimale: tra uno e quattro si posizionano i marchi «ispirati alla natura», da cinque
a dieci quelli «veramente naturali». Numerose aziende europee e statunitensi stanno già ripensando le proprie linee cosmetiche per renderle sempre più verdi. Il segmento campione di vendite è la skincare (prodotti per la cura della pelle, in
particolare del viso) che, secondo Transparency Market Research, nei prossimi cinque anni continuerà a dominare il
mercato. Attrattive anche altre tipologie di cosmetici, nelle quali continuano a investire i grandi retailer e i colossi del settore, interessati al lancio di nuovi preparati certificati o all’acquisizione di aziende organiche. Terzo asset, l’oral care
(igiene orale).
Quando l’alimento è benessere
Uno dei settori in forte crescita del mercato green è la «nutraceutica» (nutrizione e farmaceutica), neologismo coniato nel
1989 dal medico americano Stephen De Felice. Il termine si riferisco allo studio di alimenti che si suppone abbiano una
funzione benefica sulla salute umana. La vendita globale degli integratori che favoriscono il benessere fisico è aumentata da 1,37 miliardi di euro nel 2009 a 1,73 miliardi nel 2014 (dati Market analyst Euromonitor International). Il primo a
crederci fu Ippocrate, padre della medicina occidentale. Suo il motto: «Lasciate che il cibo sia la vostra medicina e la vostra medicina sia il cibo». Indiani, egiziani, cinesi e sumeri hanno sviluppato conoscenze tali da suggerire che gli alimenti
possano essere utilizzati per curare e prevenire le malattie. E l’ayurveda, la medicina tradizionale indiana vecchia di cinquemila anni, ha citato i benefici del cibo a scopi terapeutici. Gli alimenti nutraceutici, definiti anche «funzionali», sono:
l’uva rossa, che contiene l’antiossidante resveratrolo; i prodotti con fibre solubili, come la buccia del seme del plantago
per ridurre l’ipercolesterolemia; i broccoli, in grado di prevenire varie forme di tumori; la soia, ricca in isoflavoni per migliorare la salute delle arterie. E poi il vino rosso, la frutta, il latte di capra, l’aglio e il ginseng. Altri esempi sono gli antiossidanti flavonoidi, come l’acido linolenico nei semi di lino o di salvia, il beta-carotene estratto dai petali di calendula, gli
antociani di more e mirtilli, il licopene e gli Omega-3. Proprio il consumo di questi ultimi derivati benefici dall’olio di pesce,
aggiunti al cibo confezionato e alle bevande, è cresciuto, secondo il Market analyst Euromonitor International, del 23 per
cento tra il 2008 e il 2013. Anche il collagene è diventato un ingrediente da inserire in integratori e bevande per la salute
di ossa e articolazioni, raggiungendo nel 2014 16,22 miliardi di euro di vendite. Il mercato più recettivo per i «prodotti di
bellezza» assunti per via orale («bfw», cioè beauty from within) è quello dell’Asia- Pacifico, che nel 2014 ha coperto il 40
per cento delle vendite globali, pari a 297 milioni di euro. La stima di crescita mondiale dal 2014 al 2019 è del 26 per
cento. La questione fondamentale è diventata, però, la produzione sostenibile: i nutraceutici non devono essere ricavati
da materie prime animali ma, ad esempio, da micro alghe. Anche il gusto di questi «principi attivi» è stato performato per
risultare gradevole, soprattutto ai giovani consumatori. Legato al territorio e alle sue tipicità, lo studio su alcuni materiali
di scarto dell’olivo (foglie, rami, acque di lavaggio dopo la gramolatura), come fonte alternativa di polifenoli: «La nostra
ricerca — spiega Silvia Tarpucci, del centro Nutrafood dell’Università di Pisa — si concentra in particolare su ingredienti
derivati dalla tradizione agroalimentare toscana e sullo sviluppo di nuove formulazioni in grado di stabilizzare gli attivi,
favorire la loro permeazione attraverso le barriere biologiche e controllarne la velocità di assorbimento». Tra le strategie
formulative in fase di perfezionamento, sistemi di delivery nanostrutturali in grado di rendere più stabili gli estratti e i fitocomplessi idrofili con una maggiore facilità di permeare attraverso le barriere biologiche.
Gli oli, le star del verde
«Se esiste una tendenza che va oltre le mode, è quella degli oli cosmetici — afferma Borellini —. Sono le star del verde». Come mai? «Influisce l’aspetto psicologico — risponde l’esperto — Olio significa prima di tutto protezione, non solo
per le pelli secche. Apportando un surplus di “buon sebo” alla cute grassa, si può contribuire a normalizzarla». Sono numerosi i frutti e i semi dai quali si estraggono oli vegetali utilizzati nei preparati cosmetici, ma devono essere puri e spremuti a freddo (la raffinazione impoverisce il contenuto di vitamine, fitosteroli e lecitine). Ottimi antiage per pelli secche,
rilassate e non più giovani. Efficaci anche contro i danni causati dai raggi UV, per l’equilibrio del cuoio capelluto e per
ridurre cicatrici o discromie. Impiegati allo stato naturale o nella preparazione di prodotti emollienti, restitutivi, protettivi e
idratanti.
TRIPLICA L’EXPORT DI OLIO BIO TUNISINO
Maghreb Emergent riferisce che nel corso del 2014 i ricavi da export di olio d’oliva biologico della Tunisia sono aumentati
del 300%, totalizzando 190 milioni di dinari (87.3 milioni di EUR).
Si è trattato di 27.000 tonnellate di olio, con un incremento del 260% rispetto alla scorsa stagione, secondo le dichiarazioni del ministero tunisino dell'Agricoltura, delle risorse idriche e della pesca. L’olio di oliva rappresenta l'80% delle
esportazioni di prodotti biologici dalla Tunisia. Il prodotto è stato trattato da 32 esportatori e esportato a 10 destinazioni,
tra cui spiccano l'Italia (48%), la Francia (22%) e la Spagna (18%). Solo il 5% delle esportazioni riguarda prodotto confezionato, ergo il 95% è venduto sfuso per essere poi miscelato o imbottigliato tal quale in Europa.
La difficile campagna olearia in Europa ha fatto sì che le esportazioni di olio d'oliva tunisino abbiano generato ricavi record. Dal mese di novembre 2014 alla fine di giugno 2015, il Paese ha esportato 242.000 tonnellate, per un fatturato di
circa 690 milioni di EUR.
NETWORK INTERNAZIONALE:
ASSOBIO SOCIA IFOAM E IFOAM UE
Questa settimana sia IFOAM EU che IFOAM - Organics International hanno accolto la domanda di ammissione a socio
presentata da AssoBio.
Il consiglio direttivo dell’associazione aveva deliberato di aderire alle organizzazioni internazionali per una serie di motivi:
contribuire al rafforzamento del movimento a livello internazionale, incrementare il networking con le analoghe organizzazioni, incidere maggiormente sulle politiche delle istituzioni UE.
In particolare l’associazione parteciperà alle attività del gruppo d’interesse delle imprese di trasformazione e distribuzione, collaborando alla definizione delle posizioni sulle specifiche esigenze delle categorie da presentare ai decision maker
EU.
AssoBio
Tel. 049.87.64.648 - Fax 049.65.26.64
Mobile 348.738.03.07 e-mail: [email protected]