Mediterraneanisms and Colloquial Maritime Terminology in Croatia

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Mediterraneanisms and Colloquial Maritime Terminology in Croatia
Mediterranean Journal of Social Sciences
MCSER Publishing, Rome-Italy
E-ISSN 2039-2117
ISSN 2039-9340
Vol 4 No 10
October 2013
Mediterraneanisms and Colloquial Maritime Terminology in Croatia
Dr.Sc. Jasenka Maslek
University of Dubrovnik, Croatia
E-mail: [email protected]
Ariana Violiý-Koprivec
University of Dubrovnik, Croatia
E-mail: [email protected]
Doi:10.5901/mjss.2013.v4n10p119
Abstract
The course and direction of development of maritime terminology on the eastern Adriatic coast followed the rhythm of socioeconomic changes and stronger or weaker trade relations with the Mediterranean countries, especially with the Italian maritime
republics. Thus, the impact of foreign languages is greater in the maritime terminology than in any other field. Croatia, i.e. its
coast, has through centuries been a part of various social and political systems. It was not before the mid 19th century that the
national awareness and integrative tendencies became stronger, hence the need for education in the mother tongue. Thus
began the systematization of the Croatian maritime terminology. Its development will be accompanied by the coexistence of
the two terminology systems, standardized and colloquial terms. Colloquial terms are still widely used in the language of our
seafarers and seaside population due to the centuries-long trade relations with the Mediterranean countries. This paper
describes the circumstances leading up to the development of the maritime terminology in Croatia, France and Italy, countries
that had dynamic trade relations and direct maritime contacts. The similarity among the Croatian maritime idioms, Italian
dialects, and French terminology mostly dates back to the time of sailing, whereby the commands and terms for parts of ship,
ropes and rigging stand out. For the selected colloquial terms that are still, more or less frequently, used in the eastern Adriatic
coast, and that originate from the given time, it will be determined whether there are their equivalents in French and Italian in
the 18th and 19th century sources (the period of an intensive contact among these countries).
Keywords: mediterraneanisms, croatian maritime terminology, colloquial terminology, maritime dictionnaries
1. Introduzione
“La comunicazione continua reciproca delle culture diverse è la caratteristica principale dell’identità del Mediterraneo”
(Bertoša, 2002: 47). La mentalità mediterranea croata è il risultato del modo di vivere e lavorare sulla costa adriatica e
nel suo entroterra, dei popoli che sono stati per secoli in contatto reciproco continuo, ovvero della compenetrazione di
mondi e culture diverse. „In questo modo, la particolare mentalità mediterranea si è adattata al mondo dell'uomo croato,
abitante della costa adriatica” (Bertoša, 2002: 44). I marinai croati navigarono per secoli, non solo nel Mediterraneo
orientale e nel Levante, ma visitarono anche le sue coste occidentali, i porti della Francia, della Spagna, del Portogallo e
anche dell’Inghilterra e dell’Olanda. Con l’andare dei secoli si sono sviluppati collegamenti reciproci, costruite relazioni e
conosciute tradizioni, culture e lingue specifiche (Bertoša, 2002: 19-25).
Lo sviluppo di termini marinari sulle sponde orientali dell'Adriatico pulsava al ritmo di cambiamenti socio-economici
e del rafforzamento o cessamento degli scambi commerciali con i paesi del Mediterraneo, particolarmente con le
repubbliche marinare italiane e con altre regioni della penisola appenninica. Nel lessico marittimo è quindi, più che nelle
altre attività, presente l’influsso delle lingue straniere. „I contatti linguistici sono sempre il risultato di un contatto storico e
culturale, così gli influssi croato-romani e le loro compenetrazioni, fin dall'inizio della storia croata sulla costa adriatica
orientale, aprirono la strada verso la cultura mediterranea, una delle componenti più importanti dell’ identità culturale
croata (Soþanac, 2002: 127).
I contatti delle lingue provocarono prestiti linguistici. Le conseguenze di questi contatti possono variare dal prestito
lessicale superficiale, attraverso varie forme di influenza sulla struttura del linguaggio, fino agli influssi strutturali profondi
(Soþanac, 2002: 127, secondo Thomason & Kaufman, 1991). Blommfield (1970) distingue i prestiti culturali e quelli
intimi. Il prestito intimo è determinato dal contatto diretto e dalla comunicazione orale, mentre la formazione scolastica
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dell’interlocutore non è decisiva. Succede, a causa dell’uso simultaneo di più lingue nella stessa area geografica, che la
cosiddetta lingua „superiore” diventi fonte di prestito per la lingua la cui posizione sociolinguistica è inferiore. In questo
caso si ha il vero e proprio prestito intimo.
Nella marineria croata dell’Ottocento la lingua ufficiale era l’italiano e le lingue d’ insegnamento nelle scuole, oltre
all’italiano, erano il tedesco e l’ungherese.1 Nella seconda metà dell’Ottocento ci fu una tendenza di rafforzamento della
coscienza nazionale e della necessità di standardizzazione della terminologia specialistica croata. Si verificò anche il
rifiuto di prestiti linguistici prevalenti e dell'influenza linguistica straniera nella terminologia marinara. In questo contesto
va notata la necessità dell'insegnamento nella lingua materna. Inizia così a sistematizzarsi la terminologia marinara
croata. Il suo sviluppo sarà accompagnato dalla coesistenza di due sistemi terminologici - terminologia standardizzata e
usuale (Stolac, 1998). Termini usuali sono presenti, con maggiore o minore frequenza, anch’oggi nella parlata dei nostri
marinai e abitanti delle coste, come conseguenza di scambi commerciali plurisecolari con i paesi del Mediterraneo.
Questo articolo offre una panoramica delle circostanze in cui prosperava il croato, ma anche la terminologia
marinara specialistica dei paesi con i quali la costa adriatica orientale per secoli era stata legata, come la Francia e
l'Italia. Inoltre, per i termini colloquiali selezionati appartenenti al tempo della navigazione a vela e legati ai comandi e ai
nomi delle parti della nave, corda e alberatura, verrà stabilito se ci sono i loro equivalenti in francese e in italiano nelle
fonti del Settecento e dell’Ottocento, quindi al momento dei loro contatti molto intensi.
Lo scopo del presente lavoro è quello di mostrare che la terminologia marinara colloquiale in Croazia appartiene ai
nostromismi2 i quali sono in gran parte anche mediterraneismi che si utilizzarono per secoli nel Mediterraneo. Anche in
Croazia, questa terminologia esiste come risultato del suo uso plurisecolare ed è viva ancora oggi nella parlata marinara
dalmata. Tuttavia, la terminologia colloquiale appare raramente nella lessicografia marittima croata (Božaniü et al. 2011).
Pertanto, sembra logica la conclusione di Diana Stolac (1998: 155) che „la coesistenza secolare di due sistemi
terminologici richiedeva una specifica riconciliazione” e che si è giunti al punto di registrare, oltre ai termini
standardizzati, anche quelli usuali.
2. Opzioni decisive di sviluppo della terminologia marinara croata
La crescenza di una coscienza nazionale nel corso dell’Ottocento portò, tra le altre cose, alla necessità di creare una
nuova terminologia marinara croata. A questo fine con tutto il cuore si dedicò Božo Babiü, professore dell’Istituto nautico
a Bakar e autore del primo dizionario marittimo stampato in Croazia.3 Dal 1870 al 1901 egli pubblicò cinque dizionari
marinari lasciando così un segno estremamente significativo nella lessicografia marittima croata. Questi sono cinque
libretti sulla tematica marittima, che sebbene a prima vista non indichino il lavoro lessicografico, sono tuttavia considerati
dizionari 4 (D. Stolac, 1998: 49., Stepaniü, 2006: 70). Durante lo sviluppo della terminologia marittima croata si
La lingua croata nell’istruzione nautica, anche se brevemente, per la prima volta cominciò ad essere utilizzata a Fiume verso la metà
dell’Ottocento. In questo sforzo particolarmente si sono affermati gli insegnanti dell’Istituto nautico a Fiume i quali, insieme alla parte
dell’intelligenza croata di Fiume, cercarono di rimuovere dalla lingua croata non solo i frutti della dominazione straniera, ma anche ciò
che per secoli, per via naturale, entrò nella lingua croata dal circolo marittimo del Mediterraneo (Stulli, 1953: 74). Intorno al 1870
tendenze simili sono evidenti, come già menzionato, nell’Istituto nautico a Bakar. Il suo direttore e professore Božo Babiü per più di
trent’anni cercò di raccogliere e creare la terminologia marinara croata promuovendo nello stesso tempo le tendenze puristiche radicali
(Stepaniü, 2006: 71).
2 „Così, nella parlata dei nostri vecchi marinai prevalsero gli italianismi. Alcuni linguisti denominano nostromismi quelli che sono rimasti
vivi ancora oggi e fanno parte attiva del loro lessico colloquiale” (Stepaniü, Violiü-Koprivec i Maslek, 2009: 226 secondo Urbany, 1994 e
Stolac, 1998). Il nome deriva dall' italianismo nostromo. Nostromismi sono prestiti che sono stati completamente assimilati e adattati alla
lingua croata a livello fonologico e morfologico con vari gradi di adattamento alle parlate particolari o dialetti (Urbany, 1996: 205-208).
Romanisti stranieri li classificano come est Venetian words (Stepaniü 2005: 168 secondo Kahane 1953). A causa della somiglianza del
sistema fonologico delle due lingue è significativamente ridotta la necessità di adattamento fonologico ed è cresciuta la possibilità di
prendere il prestito senza difficoltà a pronunciarlo. In tal modo la parola straniera era stata pronunciata con gli elementi fonologici
esistenti nella parlata del destinatario.
3 Anche prima di questo vocabolario in alcune opere letterarie e dizionari croati apparvero termini legati alla terminologia marinara,
come ad esempio nelle opere di Faust Vranþiü nel 1595 e Pavle Ritter Vitezoviü verso la fine del Seicento (Stolac, 1998).
4 Due di loro, il primo e l'ultimo, sono dizionari marinari universali che incorniciano un periodo di intenso impegno di Babiü nella
terminologia marinara croata e i suoi sforzi persistenti per introdurre la lingua croata tra le lingue marinare dell'Impero Austro-Ungarico.
Il suo primo dizionario è Morski rieþnik hrvacko-srbski usporedjen s italijanskijem jezikom od jednoga pomorca, iz 1870. godine
(Dizionario di marina croato-serbo paragonato con la lingua italiana da un marinaio, del 1870). L’ultimo dizionario di Babiü, Pomorski
rjeþnik ili nazivlje za brodarenje po moru (Dizionario di marina o terminologia della navigazione) stampato nel 1901, è il risultato di una
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intrecciarono due correnti prevalenti, quella del purista Božo Babiü che, dopo aver respinto tutti gli italianismi e
forestierismi, ha introdotto una formazione completamente nuova, e quella tradizionale, scettica alle novità, purismo
linguistico e neologismi (Vidoviü, 1982: 796), a cui apparteneva Juraj Cariü, collega di Babiü dell'Istituto nautico a Bakar.
Cariü tendeva al mantenimento degli italianismi radicati credendo che molte espressioni marittime, anche se prima
sembravano parole straniere, successivamente avevano preso la forma croata e dopo l’adattamento completo avevano
perso le caratteristiche dei prestiti (Stepaniü, 2006: 72). L'autore si riferisce ai già nominati nostromismi. Ecco perché non
c’è bisogno di ripulire il linguaggio marinaro dagli italianismi, considera Cariü, la cui opinione è sostenuta da Pero
Budmani che dichiara che è „barbarismo minore ricevere una parola straniera piuttosto adattare la nostra ad un’altra
lingua.” Perciò Cariü non ritiene opportuno insegnare nelle scuole secondo la terminologia creata, che non viene
utilizzata e quindi non si capisce nemmeno nei libri (Cariü, 1890: V).
Cosí anche il famoso linguista Hugo Schuchardt dice che non esiste una lingua che non sia „mescolata”. Nella sua
opera Slawo.Deutsches und Slawo.Italienisches si occupa della situazione linguistica all'interno dell'Impero asburgico,
specialmente nelle aree di contatto del mondo slavo, germanico e romano. Il suo atteggiamento verso i contatti linguistici
è positivo ed è contrario al purismo, che allora era caratteristico per alcuni ambienti slavi. Dall’altra parte, Schuchardt
critica il „falso senso di orgoglio nazionale per cui dalle lingue slave sono stati eliminati molti prestiti e con loro anche le
traccie della storia di queste popolazioni e le loro relazioni con i vicini” (Soþanac, 2002: 129 secondo Gusmani, 1995:
251-263).
Vanno ricordati anche gli sforzi per creare un vocabolario specialistico per mezzo dei decreti dopo la seconda
guerra mondiale, ma che non hanno portato ai risultati desiderati. Un esempio è la proposta della Società per la Ricerca
e il miglioramento della marineria jugoslava del 1973.5 È stato un richiamo alla coerente applicazione di termini tecnici
nazionali, con lo scopo di purificare la lingua dalle parole prese in prestito, imponendoli e obbligando al loro uso. Il
reparto della marineria fa appello in questo senso alle scuole, stampa e TV, mentre per altri partecipanti, ritengono,
dovrebbe essere obbligatoria la pratica dei termini adottati (cioè, selezionati, coniati). „Per questo i termini adottati
devono essere propagati in tutte le riviste marittime mentre gli organi politico-sociali della nave vanno impegnati al
controllo dell’applicazione dei termini nazionali nel lavoro quotidiano sulla nave” (Pomorstvo, god. XXVIII broj 5-6, 1973:
186).
3. Romanismi nell'espressione marinara della Dalmazia
La Dalmazia è per secoli stata governata dalla Repubblica di Venezia ed è comprensibile il suo impatto significativo sul
campo lessicale e linguistico nelle parlate marinare locali. Nel corso dei secoli, sulla sponda orientale dell’Adriatico si
parlava dalmatico, lingua romanza in Dalmazia (Viarello, 1955), come uno stadio intermedio tra il latino e il romanzo. Il
dalmatico era in contatto costante con le parlate italiane volgari e perciò il periodo di maggiore influenza del veneziano è
registrato sullo strato già romanizzato. Questo processo ha avuto luogo durante la seconda metà del Quattrocento
(Viarello, 1955). Del contatto diretto delle parlate locali costiere e della lingua veneta, sulla costa dalmata risulta la
formazione della lingua coloniale veneziana. Così la maggior parte della terminologia marinara croata dialettale deriva
direttamente dalla lingua veneta, mentre la parte minore (di origine greca, latina, spagnola, araba) è venuta
indirettamente, anche attraverso il veneziano. 6 „Dialetti veneziani sulla sponda adriatica orientale possono essere
chiamati coloniali perché non sono lingue romanze autoctone, ma sviluppate sul substrato romano e adstrato
slavo”(Stepaniü 2011: 165 secondo Soþanac, 2004: 89).
Siccome non si tratta di un’interferenza tra due lingue simili, ma di lingue appartenenti a gruppi geneticamente
diversi, romanzo e slavo, il loro intreccio ha generato numerosi prestiti linguistici. Essendo accentuata la diversità
tipologica del croato come lingua sintetica con un ordine libero delle parole, e l’italiano, una lingua parzialmente analitica
lunga ricerca delle migliori soluzioni nella terminologia marinara croata ed è il punto culminante del lavoro lessicografico di Babiü
(Stepaniü, 2006: 71).
5 La riunione consultiva sulla terminologia marinara si è tenuta a Spalato il 22 marzo 1973 per iniziativa della Sezione marinara della
Società per la promozione della marineria jugoslava. Questo convegno è stato ispirato dal fatto che sulle navi nazionali costantemente,
e sembra più che prima, venisse protetta la terminologia straniera. A questa pratica è soggetto, sotto l'influenza degli ufficali e marinai
anziani, anche personale giovane e qualificato che è costretto a dimenticare le espressioni imparate a scuola e ad accettare la distorta
terminologia straniera (Pomorstvo, god. XXVIII, broj 5-6, 1973: 185). Dal testo è abbastanza chiaro che sotto le espressioni interne
imparate a scuola sia implicata l’appena creata terminologia utilizzata nelle scuole.
6 Žarko Muljaþiü si è interessato alla ricerca dei romanismi di origine araba che sono arrivati nella nostra lingua attraverso il veneziano
coloniale o arabismi italiani del sud Italia. A causa della loro natura indiretta l’autore li denomina pseudoarabismi (Muljaþiü, 2007).
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con un ordine definito di parole nella frase, i loro contatti diventano tanto più interessanti ed evidenti, col risultato di veri e
propri prestiti linguistici (Lovriü-Joviü, 2006). I risultanti prestiti veneziani e italiani nella terminologia marinara croata sono
la conseguenza dei contatti linguistici diretti, cioè il risultato della comunicazione naturale (Jernej, 1956). Ciò è
confermato anche nel saggio di Mirko Deanoviü che cita il Mediterraneo come uno spazio di interazione diretta delle
lingue, delle culture e delle civiltà, e la cui particolarità si riflette nella diversità di esistenza e sopravvivenza alla base
dell’elemento comune – il mare (Deanoviü, 1962). Quindi non è sorprendente che proprio la terminologia marinara nella
zona adriatica orientale sia basata sull’influenza del dialetto veneziano, ma anche su molti mediterraneismi universali.7
Non ci si sarebbe potuto aspettare altrimenti lungo la costa croata che apparteneva a diversi sistemi sociali e politici,
sempre al servizio degli altri, e fino al tempo della rinascita verso la metà dell’Ottocento senza tendenze nazionali
integrative. La mancanza dello stato perciò si riflette sull’inesistenza di un linguaggio e di una terminologia marinara
nazionale.
4. Il lessico marittimo in Francia e in Italia
I paesi del Mediterraneo che sono stati indissolubilmente legati per secoli, in particolare l’Italia e la Francia, hanno un
diverso contesto storico entro il quale si è sviluppata la loro terminologia marinara. Nel corso dei secoli, la terminologia
francese ha subito diverse influenze linguistiche da latino, greco, lingue scandinave, olandese, arabo, italiano, fino alla
lingua inglese nell’Ottocento. Già dal dodicesimo secolo in testi scritti in francese antico è stato registrato l'uso di termini
nautici che fa riferimento ad un vocabolario specifico relativo alla gente del mare. Marc Van Campenhoudt inizia a
presentare lo sviluppo della terminologia marinara francese citando Villain-Gandossia (1999: 24): „La terminologia della
navigazione, per definizione più internazionale che qualsiasi altro vocabolario tecnico, è cresciuta in base a numerosi
fonti.”8 Van Campenhoudt sostiene che lo sviluppo della terminologia marinara francese risale al nono secolo e si basa
sul patrimonio greco, latino, germanico e arabo. Le influenze particolarmente importanti sul suo sviluppo risalgono al
periodo delle Crociate e delle grandi scoperte geografiche. E mentre l’evoluzione della lingua francese si stava
muovendo verso la sua unificazione, la terminologia marinara progrediva in due direzioni diverse, che hanno portato
all’esistenza di due lingue quasi completamente diverse: una in uso nelle galere e l’altra sulle barche a vela. Van
Campenhoudt conferma ciò dicendo che in Francia fino al Settecento c'è una differenza marcata tra i due domini
linguistici: marineria occidentale (Mare del Nord, Manica, Oceano Atlantico) con l'influenza del gruppo germanico delle
lingue, in particolare olandese e le lingue scandinave, e marineria d’Oriente o Levante, dov’è evidente influsso
dell'ambiente mediterraneo e i suoi linguaggi, particolarmente occitano d’origine italiana. La scomparsa di galere ha
portato alla rapida scomparsa della terminologia utilizzata al loro bordo e nel Mediterraneo (poiché le galere erano navi
prevalentemente del Mediterraneo). Questa è la causa per la quale suddetta terminologia non ha lasciato un segno
particolare nell’ulteriore evoluzione della terminologia marinara francese.
L'istituzione dell'Accademia di Francia nel 1635, il cui obiettivo principale era la salvaguardia e perfezionamento
della lingua francese, quindi la fondazione di Imprimerie Royale – Stamperia Reale nel 1640, testimonia la cura e
l'importanza attribuita alla lingua. In questo contesto storico in Francia sono stati stampati numerosi dizionari marinari, a
partire dal Seicento, o più precisamente dal 1636 quando è stato pubblicato il primo (Cleirac). Nel 1687 Desroches
compone Dictionnaire des termes propres de marine, dizionario più voluminoso rispetto al precedente con 576 pagine e
circa 2500 termini in ordine alfabetico. Fino a metà dell’Ottocento ne è stato pubblicato un gran numero.9
Al contrario, in Italia, dopo L'Armata navale di Pantero Pantera, stampato a Roma nel 1614, non ci sono state
opere significative alla marineria o qualche vocabolario relativo, fino alla traduzione dal francese del Dizionario Istorico,
7 Il mondo mediterraneo ha determinato il modo di vita imponendo la propria universalità del mondo marittimo e riflettendosi anche nel
linguaggio (Božaniü et al., 2011).
8 „Par définition plus internationale qu'aucun autre vocabulaire technique, la terminologie maritime s'est nourrie à d'innombrables
sources. ” (dal francese hanno tradotto autrici)
9 Dictionnaire de marine de Nicolas Aubin (1702)
Dictionnaire historique, théorique et pratique de Marine de A. Savérien (1758)
Dictionnaire des termes de marine de Bourdé de Villehuet (1773)
Dictionnaire de la marine française de Charles Romme (1792-1813)
Dictionnaire de Marine de Willaumez (1820-1831)
Dictionnaire pittoresque de marine de Jules Lecomte (1835)
Dictionnaire abrégé de Marine (1834) de Bonnefoux
Dictionnaire de la marine à voile de Bonnefoux et Paris (1848-1859-1885).
Glossaire nautique de Jal (1848) (Marine Nationale, 2011)
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Teorico, e Pratico di Marina del 1769 di Saverien. Questo ampio lavoro permette di comprendere meglio la terminologia
relativa alla marineria e si occupa anche della sua storia presentandoci teoria e pratica di quest’arte. Un altro dizionario
importante è il Vocabolario di Marina in tre lingue - Italiano, Inglese e Francese del 1813 di Simone Stratico, considerato
il migliore del suo tempo. Nell’ Ottocento merita di essere menzionato anche Dizionario di marineria militare italiano francese e francese - italiano del 1866 di Parilli, apprezzato principalmente per la parte tecnica, e il Dizionario di marina:
italiano francese e francese italiano del 1870 di Fincati.10
La lingua letteraria italiana è basata sulla parlata toscana. Questa è la lingua standard che non dispone di
espressioni specializzate o di un dizionario del linguaggio marinaro perché la situazione è simile a quella dei Croati
nell’Ottocento. Espressioni marinare specialistiche sono state create in idiomi locali, da persone che, parlando ognuna il
proprio dialetto, commerciavano, navigavano, costruivano le navi. Loro sono ideatori e portatori di termini nautici che
perciò riflettono caratteristiche dialettali. Da qui deriva anche la nota di Simone Stratico – ogni termine deve essere
descritto precisamente per poter riconoscere come è stato ideato (Stratico, 1813).
5. I termini colloquiali e i loro equivalenti nelle fonti francesi e italiani
Abbiamo scelto la terminologia colloquiale in uso ancora oggi con maggiore o minore frequenza sulla costa adriatica
croata (in base alla comunicazione con ufficiali marittimi, studenti di nautica e pescatori). Il corpus contiene 35 lessemi
relativi a ordini di bordo, nomi delle parti della nave, corda e velatura. Il primo compito è stato quello di stabilire
l'esistenza di termini selezionati nel dizionario marittimo di Radovan Vidoviü, opera la cui materia comprende il periodo
dal Medioevo alla Rivoluzione Industriale, cioè periodo di barche a remi e a vela. Il materiale per il dizionario, includendo
localismi registrati, è stato raccolto da circa 60 vilaggi, dall'Istria alla Baia di Kotor e, come dice l'autore, proviene da una
varietà di dialetti. 11 Il secondo scopo è stato esaminare se ci sono equivalenti di questi termini in alcuni vocabolari
francesi del Settecento e Ottocento e in quelli italiani dell’ Ottocento e Novecento, ignorando l’eventuale presenza di
polisemia, e questo come segue:
- Dictionnaire historique, théorique et pratique de Marine de A. Savérien (1758)
- Dictionnaire abrégé de Marine: contenant la traduction des termes les plus usuels en anglais et en espagnole
de Bonnefoux (1834)
- Glossaire nautique de Jal (1848)
- Dizionario del dialetto veneziano, III edizione di Boerio (1867)
Tabella 1. Lessemi colloquiali e i loro equivalenti nei dizionari
ankora
Dizionario
marittimo di
Vidoviý
1984
ankora
asta
ašta
/
barbeta
barbita
/
bigota
bigot, bigota
bigot
bokaporta
bokaporta
/
Termine
colloquiale
Dictionnaire
de Saverien
1758
Dictionnaire de
Bonnefoux
1834
ancre
ancre
aste,
mediterran.
barbet,
barbette
(u drugaÿijem
znaÿenju)
bigots,
mediterran.
/
Glossaire de
Jal 1848
(termine
francese)
ancre
aste de
bandière
Glossaire de
Jal 1848
(termine
italiano)
ancora
Dizionario
del dialetto
veneziano di
Boerio 1867
ancora
asta
asta, aste
barbet,
barbette
barbetta
barbeta,
barbette
bigote
bigota, venit.
bigota
/
boccaporta,
ital.
boccaporto,
venit.
bocaporta
10 Nonostante il gran numero di dizionari ne mancava uno che si adattasse agli specialisti e al pubblico in generale. Dizionario di marina
medievale e moderno stampato nel 1937 è il più voluminoso lavoro lessicografico fino ad allora. Oltre alla ricchezza di terminologia
marinara corrente con abbondanza di termini dialettali, si presenta anche l’etimologia del termine (Prefazione di Giulio Bertoni, XI-XII).
11 „Nella nomenclatura di questo dizionario italianismi sono rappresentati con più del 80 per cento, e, in questo senso, il dizionario
rappresenta un saggio di italianismi nella nostra lingua marittima” (Stepaniü, 2005: 252, citato da Boris Pritchard, 1993: 484).
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/
bolina, ital.
borina, burina,
venit.
bompresso,
buon presso
cima
bompresso,
buompresso
cima
/
gavon
gavone
/
caique, Levant
caïc, caïq,
caïque
caico, caicchio
caichio,
caechio,
caicco
/
/
kolumba
corps mort
corps mort
/
couverte
couverte,
coverte
coperta
coverta,
coperta
l’antenne
l’antena
l’antenna
madier
matera,
mader, venit.
manovra
matafione
manuvra
/
merlino
merlin
notre homme
nostro homo
nostromo
paillot, payol
/
pagiol,
pagiola
bulina,
burina
burina
bouline
bouline
bumpreš
bumpreš
beaupré
beaupré
cima
cima
/
gavun
gavun
kaiü
kaiü
kolumba
kolumba
/
gavon,
terme de
galere
caique,
en usage au
Levant &
particulièreme
nt chez les
Turcs.
/
korpomorto
korpomorto
corps mort
kuverta
kuverta
lantina
lantina
couverte,
terme du
Levant
l’antenne,
mots de
Levantins
l’antenne,
mediterran.
madiers
madrier
manovra
matafjuni
madijer =
madir, madiri
manovra
matafuni
manoeuvre
matafions
manoeuvres
/
merlin
merlin, mrlin
merlin
merlin
noštromo
noštromo
/
pajol
pajol
paillot
pašteka
pašteka
/
prova
prova
proue
sartije
sartija, sartije
sartie,
méditerran.
sartis
škota
škota
/
/
štiva
timun
štiva
timun
/
timon
/
timon
trcaroli
trcarol,
trcaroli
/
/
trinquet,
trinquette
trinquet,
trinquette
Dictionnaire
de Saverien
1758
Dictionnaire de
Bonnefoux
1834
accoster,
mediterran.
/
/
/
madijer
trinket,
trinketa
Comandi
dai verbi
akoštat
mainat,
majnat
trinket,
trinketa
Dizionario
marittimo di
Vidoviý
1984
akoštat,
koštat
mainat,
majnat
nostr’homme
mediterran.
payol,
mediterran.
pastèque,
passetèque
mediterran.
proue
boline,
bouline
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beaupré
manoeuvre
/
merlin,
pastèque,
proue
sartie, sartis
scote,
/
timon
tiercerot
trinquet,
trinquette
Glossaire de
Jal 1848
(termine
francese)
accoster,
acoster
/
124
pastecca,
pasteca,
pasteco
prova, venit.
borina,
bolina
colomba
a corpo
morto
mader
pasteca
prova
sartia
sarchie,
sartie, sarte
scotta
scota, scotta
stiva
timon, venit.
terzaruolo,
terzarolo,
terzeruolo
stiva
timon
trinchetto
trincheto
Glossaire de
Jal 1848
(termine
italiano)
accostare, ital.
accostar, venit.
mainar,
mainare, venit.
Dizionario
del dialetto
veneziano di
Boerio 1867
acostar,
Acosta!
mainar,
Maina!
/
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E-ISSN 2039-2117
ISSN 2039-9340
molat
molat
orcat
orcat
poÿat,
pojat
pojat
šijat
šijat
virat
virat
molir
orser,
terme du
Levant
Poge!,
terme du
Levant
Vol 4 No 10
October 2013
mollir
mollir
molare
molar
orse, m.,
mediterran.
orser,
orzare, orsare,
orzeggiare
Orza!
/
À poge!
poggiare, ital.
poggiar, venit.
Pogia!
scier à caler
scier
scier
virer
virer
virer
sciare, ital.
siare, venit.
virare
siar, sciar,
Sia!, Scia!
virar, Vira!
Dopo aver confrontato gli equivalenti abbiamo concluso quanto segue:
- Tutti i lessemi citati sono registrati nel dizionario marittimo di R. Vidoviü
- nel Dictionnaire historique, théorique et pratique de Marine de A. Savérien sono stati trovati 24 equivalenti;
nel Dictionnaire abrégé de marine de Bonnefoux anche; nel Glossaire nautique de Jal 29 equivalenti nella
lingua francese e 33 nella versione italiana dello stesso dizionario; nel Dizionario del dialetto veneziano sono
stati notati 32 equivalenti dei lessemi marinari colloquiali
Già dal primo sguardo alla tabella 1 diventa chiaro che gli equivalenti citati sono adattati in lingua croata a livello
fonologico e sono riconoscibili dagli appartenenti di diverse nazioni. Che si tratta di mediterraneismi è suggerito anche
dagli autori dei singoli dizionari come Bonnefoux che per sei lessemi menziona la loro utilizzazione nel Mediterraneo (e
offre il suo sinonimo invece della spiegazione, per esempio pastèque = syn. galoche), e per un termine afferma la sua
provenienza dal Levante. Saverien tra i lessemi osservati annota cinque provenienti dal Levante e due che sono di
origine mediterranea. Intanto, nei dizionari francesi non sono trovati equivalenti per cinque termini: bokaporta, cima,
kolumba, štiva e per il comando Maina, mentre nelle fonti italiane sono presenti tutti i lessemi scelti. È importante
notare, inoltre, che Jal per alcuni nomi registrati segna la versione italiana e in particolare veneta. Oltre al modello di
Boerio questo conferma che la maggior parte delle espressioni colloquiali marinare sono versioni coloniali del dialetto
veneziano. „Il contrasto linguistico tra Venezia e Dalmazia, secondo i filologi americani, è meno importante del fatto che
esista lo spazio culturale Adriatico (Adriatic cultural area), che in gran parte ha creato una propria espressione marittima.
Questo è il motivo per cui le differenze regionali tra Venezia, l'Istria e la Dalmazia furono irrilevanti ai marinai: alcune
parole erano semplicemente parole adriatiche (Adriatic words)” (Stepaniü, 2005: 251 secondo H. Kahane, R., Kahane e
Koshansky, 1953/54: 160-161 ).12
Per tal motivo la maggior parte di questi lessemi troverebbe un posto nell’Atlante linguistico del Mediterraneo
(Deanoviü, 1962),13 progetto a lungo pianificato ma mai realizzato. Era un’idea di molte popolazioni che, vivendo in tre
continenti e condividendo la stessa visione e lo stesso mare, hanno fortemente influenzato la civiltà e la storia europea e
mondiale. Perciò la terminologia croata colloquiale appartiene all'espressione mediterranea marittima comune che si è
mantenuta, con certe trasformazioni, sulle nostre coste fino ad oggi.14
6. È necessaria la conservazione della terminologia colloquiale?
Con la standardizzazione dei neologismi e l'introduzione di parole coniate in lingua croata, le espressioni colloquiali
adriatiche vengono soppresse e si incontrano raramente in dizionari croati o di solito sono indicate come regionalismi.
„Quelle parole spesso sono state caratterizzate come veneziane d’oriente (East Venetian), corrispondenti al dialetto italiano usato dai
marinai austriaci. È chiaro il riferimento ai marinai croati della costa orientale dell’Adriatico, che allora faceva parte della monarchia
austro-ungarica” (Stepaniü, 2005: 252).
13 L'autore presenta un esempio di questionario pubblicato nel 1960, che comprende una serie di domande relative a diversi settori di
attività umana - costruzione navale, pesca, navigazione, tipi di navi, ecc.
14 Dagli anni novanta del Novecento, questa espressione spesso viene chiamata lingua franca. Ma, siccome si tratta di una lingua
artificiale, morta, e non parlata mediterranea viva, cresciuta al contatto diretto con il dialetto veneto, dovrebbe essere notato che
l’espressione dalmata dialettale è la versione della lingua coloniale veneziana che non va confusa con linguaggio artificiale utilizzato per
il commercio tra gli Europei, Arabi e Turchi sulle coste africane del Mediterraneo, con il lessico costituito principalmente da elementi
italiani e spagnoli (Stepaniü, 2011: 164-165). L'attualità della lingua franca negli ultimi cento anni è rafforzata dall' interesse dei linguisti
a causa delle diverse interpretazioni del termine franco in questa espressione (Viarello, 1955: 67).
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L'eccezione è il già citato dizionario maritimo di Radovan Vidoviü in cui è stato registrato un gran numero di espressioni
colloquiali e dialettali.
In tempi recenti, i linguisti croati sottolineano l'importanza di registrazione della terminologia colloquiale viva, che
testimonia la ricchezza dell’espressione croata marinara.15 Così, la Fondazione nazionale per la scienza, l'istruzione
superiore e lo sviluppo tecnologico della Repubblica di Croazia ha riconosciuto l'importanza di stabilire la terminologia
specialistica e di specificare la terminologia usuale. Essa ha iniziato un progetto per creare una terminologia
professionale croata - STRUNA.16 In STRUNA sono stati notati i seguenti termini presentati nella tabella 1, ma etichettati
con lo stato normativo di gergo: ankora, bokaporta, korpomorto, lantina, pašteka, škota, štiva e orcat. È registrato anche
bumpreš marcato come „termine archaico”. Dato che la maggior parte dei lessemi colloquiali fanno parte del vocabolario
attivo, questo numero è relativamente piccolo. Ciò è confermato dai risultati di un sondaggio condotto nella zona di
Dubrovnik nel 2009 (Stepaniü, Violiü-Koprivec e Maslek: 2009). Gli ufficiali marittimi intervistati, per lo più capitani di
lungo corso di Dubrovnik, per kolumba, manovra e škota non conoscevano il termine standard. Allo stesso modo, agli
studenti del primo anno del Dipartimento marittimo all’Università di Dubrovnik non era noto il termine standardizzato della
parola colloquiale štiva. Guardando la frequenza di uso secondo questa indagine, è importante notare che gli ufficiali
marittimi usano regolarmente korpomorto e pajol, e molto spesso vengono utilizzati prova, šijat, škota, trcarol,
bokaporta, kolumba, manovra, orcat, sartija e virat. Dall’altra parte, gli studenti usano spesso prova, cima e molat. Il fatto
è che un certo numero di neologismi non ha preso piede, mentre i loro sinonimi colloquiali non si trovano nei dizionari
della lingua croata. Questo è confermato da Božaniü, Loziü Knezoviü, Runjiü-Stoilova e Tomeliü ûurlin (2011: 49): „Certe
parole, come kolumba, prova, šešula, škota, tìmnjn, vala, sono marcate come regionalismi, anche se i loro neologismi
standardizzati non sono mai stati accettati dal cerchio marittimo culturale croato e non sono arrivati all’esperienza viva.”
Inoltre, gli autori confermano una mancanza di termini standardizzati adeguati in lingua croata contemporanea, relativi
alla terminologia marinara.
Il fallimento che in pratica ha subito il tentativo di nazionalizzare la nostra terminologia marittima purificandola
radicalmente, in particolare la nomenclatura tecnica della nave e la velatura delle navi a remi, è stato causato
principalmente del fatto che i fautori e gli esecutori di questo atteggiamento non avevano capito che non si trattava solo
di una questione di nomenclatura tecnica. Si trattava di una cultura formata nel contatto con il mare e con culture vicine
abbracciate dallo stesso mare. E l’Adriatico e la cultura marittima croata, che per secoli aveva creato il suo ricchissimo
vocabolario marittimo ereditando la cultura e la terminologia principalmente dalmatica, poi veneta e mediterranea [...]
Considerare quello strato lessicale straniero, per lo più di origine italiana, significa e rinunciare alla propria cultura che si
era sviluppata per secoli dal contatto con culture vicine, cioè dal contatto del popolo croato con l'universo culturale e
linguistico del Mediterraneo (Božaniü et al., 2011: 49).
7. Conclusione
I lessemi colloquiali selezionati hanno confermato l'esistenza di espressioni costiere marittime in Croazia, costituiti dalla
parlata viva che ha avuto origine in contatto con culture vicine e che appartiene al circolo culturale e linguistico del
Mediterraneo. Se respingiamo tale idioma nella lessicografia sostituendolo con quello di nuova formazione, impoveriamo
automaticamente l’espressività e la particolarità di espressione, che per più secoli faceva parte della cultura marittima
croata. I mediterraneismi universali nella nostra comunicazione colloquiale dovrebbero trovare posto nei dizionari della
lingua croata, accanto alla terminologia standardizzata, come nostri, e non come terminologia marinara altrui.
Fonti
Dictionnaire historique, théorique et pratique de Marine de A. Savérien (1758)
Dictionnaire abrégé de Marine: contenant la traduction des termes les plus usuels en anglais et en espagnole de Bonnefoux (1834)
Glossaire nautique de Jal (1848)
Dizionario del dialetto veneziano, III edizione, Venezia (1867) di G. Boerio.
Vedere Stolac, 2010.
STRUNA è la base terminologica della terminologia croata specializata in cui si raccoglie, produce, elabora e sistematicamente
interpreta la terminologia di diverse professioni per riunire e armonizzare la terminologia croata specialistica. In STRUNA finora sono
incluse diciannove diverse professioni e al pubblico è accessibile la terminologia di tredici professioni, tra loro anche quella marinara
(STRUNA, 2013).
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