Valle della Morte

Transcript

Valle della Morte
A spasso per la
Valle della Morte
Pietre Erranti: le Sliding Stones
della Racetrack Playa – Parte prima
Sabrina Mugnos
D
alla Nuova Zelanda attraversiamo, ora,
tutto l’Oceano Pacifico e approdiamo
nel Nord America, per l’esattezza al
confine tra la California e il Nevada. È
qui, infatti, che ci attende il prossimo
affascinante fenomeno di cui parlare, tanto singolare
quanto misterioso.
L’Ovest degli Stati Uniti è uno dei luoghi più incantevoli del pianeta. La natura è selvaggia, incontaminata
e costellata di paesaggi da cartolina che si possono
ammirare in tutta solitudine. Spesso si percorrono
centinaia di chilometri in auto senza incontrare praticamente nulla, se non qualche desolata stazione di
servizio, magari accompagnata da uno sgangherato
motel.
Eppure, tra un deserto e l’altro, si può anche far
rotta per gigantesche città all’avanguardia come Los
Angeles, San Francisco o la mondanissima Las Vegas,
un concentrato di costruzioni di sofisticata tecnologia gettate nel nulla. Se la si incontra di notte, per
la prima volta, il tripudio di luci di cui è adornata
trasmette la sensazione di trovarsi nel centro del
mondo; ma quando l’alba impallidisce le luminarie,
i suoi grandi e lussuosi resort si ridimensionano di
colpo, e vengono inghiottiti letteralmente nei tremori
dell’orizzonte brullo e desolato, già a pochi chilometri
di distanza dal centro città.
Dirigendosi verso Ovest, in poco più di un paio d’ore
di macchina, si raggiunge il celebre parco naturale
della Death Valley (Valle della Morte), famoso per
ospitare, al suo interno, diversi primati (riferiti prevalentemente ai 48 stati contigui). Innanzitutto, con i
suoi 13.628 chilometri quadrati, è il parco più esteso.
Inoltre, qui troviamo il punto più depresso, a Badwater
Basin, collocato ad 86 metri sotto il livello del mare,
ma anche la cima più alta raggiunta dal Telescope Peak,
con i suoi 3.368 metri. Ed ancora in queste terre è
stata misurata la temperatura più alta, si hanno le
precipitazioni annue più basse, e per finire le dune di
sabbia più alte.
70 Scienza e Conoscenza - n. 38, ottobre/novembre/dicembre 2011
In viaggio con Sabrina Mugnos
Nell’immagine l’autrice è ritratta a
Badwater Basin, il punto più depresso
del Parco ad una quota di 86 metri
sotto il livello del mare.
La notorietà al luogo è dovuta anche dal film girato nel 1970 da Michelangelo Antonioni dal titolo
Zabriskie Point, dove il regista ha mostrato agli occhi
del mondo l’omonimo punto panoramico di indi-
cibile bellezza e romanticismo, tuttora meta di tutti
coloro che desiderano celebrare rituali o gesta amorose
insieme al proprio partner.
I gioielli paesaggistici della Valle della Morte non finiscono certo qui. Anzi, l’intera
area vanta una bellezza talmente unica da sembrare surreale.
Giusto per suscitare un altro
po’ di stupore nel lettore e stimolarlo, perché no, a far la
valigia e partire, mostriamo un
altro luogo che non a caso è
stato chiamato Artist’s Palette
(ovvero la tavolozza dell’artista).
Si tratta di una serie di collinette colorate direttamente dal
pennello di madre natura, le
cui sfumature degradano l’una
nell’altra. Certo è lecito domandarsi perché essa si sia sbizzarrita in questo exploit variopinto
proprio in un luogo tanto estremo. In realtà sono proprio le
condizioni climatiche infernali
del posto il mastro scultore di
tali meraviglie. Qui la temperatura dell’aria può essere rovente,
e nel 1913 ha toccato valori
record di 57°C, accompagnata
da quella del suolo di 94°C!
Un cartello, ripreso lungo il margine della strada, esorta a fare attenzione al calore che
durante il periodo estivo può essere fatale.
www.scienzaeconoscenza.it - Scienza e Conoscenza 71
In viaggio con Sabrina Mugnos
L’autrice ripresa davanti al panorama mozzafiato
dello Zabriskie Point, il luogo reso noto dall’omonimo
film di Michelangelo Antonioni.
La straordinaria fantasia di colori che si può contemplare
ad Artist’s Palette, nella Death Valley, è uno degli spettacoli
più suggestivi di questo luogo.
72 Scienza e Conoscenza - n. 38, ottobre/novembre/dicembre 2011
In viaggio con Sabrina Mugnos
La prima volta che ho visitato la Death Valley, in
agosto, non si scendeva sotto i 48°C, tanto che anche i
corvi per strada erano sempre con il becco aperto, quasi
boccheggianti, e quella poca sterpaglia di vegetazione
era talmente secca che si sgretolava come fuliggine ad
un semplice tocco. Figurate la mia gioia quando ho
dovuto cambiare la gomma del mio fuoristrada, letteralmente esplosa, con il sole a picco! Anche nel ranch
dove dormivamo la calura era insopportabile. Non c’era
praticamente acqua fredda, ed emanava calore anche
quella sul fondo della tazza del gabinetto (!). Fuori dal
saloon dove si mangiava, nell’attesa di entrare, delle piccole fontanelle all’altezza della testa spruzzavano acqua
(naturalmente tiepida).
Per non parlare, poi, della pioggia, che quando è generosa cade per non più di 5 centimetri annui. Queste
condizioni infernali fanno sì che il suolo sia talmente
arido che le rocce, ad un certo punto, quasi trasudano i minerali di cui sono costituite. In pratica sono
letteralmente disidratate, spremute dal calore intenso.
E i colori che vediamo non sono altro che l’impronta
di taluni elementi chimici come il ferro, il rame, il
manganese, ecc.
Ci troviamo, insomma, in uno scenario da paradiso terrestre alimentato da un vero e proprio girone infernale,
letteralmente invivibile. Niente acqua, niente vita.
Non a caso il suo nome sembra fu coniato da svariati
pionieri che, attraversandolo, dopo aver patito la fame
e la sete per giorni e giorni, esultarono per esserne
finalmente usciti.
Le condizioni climatiche estreme della Death Valley
dipendono da processi geologici tuttora in atto, che
continuano a farla sprofondare sotto la spinta di moti
distensivi che avvengono in direzione Nord-Sud.
L’effetto è stato quello di aver creato una sorta di fossa
tettonica ancora in costruzione, incassata tra due catene montuose: la Amargosa Range ad Est e la Panamint
Range ad Ovest.
Le montagne che la bordano, soprattutto la catena ad
Ovest, bloccano le formazioni nuvolose che dall’Oceano Pacifico si muovono verso l’entroterra. Queste,
nel momento in cui raggiungono il bacino, si sono già
esaurite, facendo sì che piova pochissimo e, in alcuni
anni, mai.
La sua forma depressa, poi, circondata da pareti alte e
ripide, fa sì che non ci sia ricambio d’aria, ma un ciclo
continuo di riscaldamento di quella che si innalza dal
suolo, raffredda in quota, e precipita ancora, per essere nuovamente riscaldata in quanto impossibilitata a
superare i rilievi montuosi.
Insieme all’aria sono rimaste intrappolate, da millenni, parecchie forme di vita che prima sguazzavano
in laghi ricolmi di acqua fresca e cristallina, ma poi
hanno dovuto adattarsi all’habitat proibitivo che si
veniva creando. Ma gli stenti cominciano a diventare
insostenibili, ed alcune, come determinate specie di
pesci, sono a rischio estinzione.
www.scienzaeconoscenza.it - Scienza e Conoscenza 73
In viaggio con Sabrina Mugnos
Immagini dell’autrice ripresa lo scorso novembre da
una cima (il Dante’s Peak, 1.660 metri di quota) della
catena Est mostra buona parte della distesa di sale che
caratterizza la Valle.
74 Scienza e Conoscenza - n. 38, ottobre/novembre/dicembre 2011
In viaggio con Sabrina Mugnos
{
Le condizioni
climatiche
estreme
della Death Valley
dipendono
da processi
geologici tuttora
in atto
Immagine satellitare della Death Valley mostra
la sua forma e ubicazione, incastonata tra due
catene montuose.
www.scienzaeconoscenza.it - Scienza e Conoscenza 75
In viaggio con Sabrina Mugnos
{
In un luogo tanto impervio e desolato, lontanissimo
da occhi indiscreti, non poteva che consumarsi uno
straordinario quanto misterioso fenomeno geologico,
che ancora oggi tiene in scacco studiosi e curiosi
Nell’immagine, scattata dall’autrice, è ripreso un magnifico esemplare di coyote, incontrato lungo la strada.
Questi animali solitari, spesso magri e dal volto emaciato, esprimono la difficoltà, anche per la fauna selvatica,
di sopravvivere in un luogo con condizioni climatiche tanto avverse.
Come del resto faticano a sbarcare il lunario anche
gli animali a noi più familiari, come rettili, uccelli
e mammiferi vari tra cui spicca il magnifico coyote,
uno degli incontri più comuni che si possono fare nel
luogo, ma non per questo meno emozionante.
Ecco, tutto questo è la Valle della Morte. Un luogo
proibitivo che in passato ha visto morire centinaia di
uomini nel tentativo si sfidarlo per estrarre le sue preziose risorse minerarie (tra cui l’oro e l’argento), ma
anche ricolmo di bellezza e brulicante di quelle forme
di vita caparbie e tenaci (dove spiccano i microrganismi estremofili, ovvero adattati a vivere in condizioni
ambientali estreme) che sono i veri giganti dell’evoluzione, capaci di tenere testa agli umori imprevedibili
del nostro pianeta.
In un luogo tanto impervio e desolato, lontanissimo
da occhi indiscreti, non poteva che consumarsi uno
straordinario quanto misterioso fenomeno geologico,
che ancora oggi tiene in scacco studiosi e curiosi.
Parliamo della danza di decine di pietre sul letto di un
remoto lago prosciugato, proprio nel cuore della Valle
della Morte. Il luogo si chiama Racetrack Playa e le sue
pietre erranti sono le Sliding Stones.
Ma di loro ne parleremo nel prossimo appuntamento…
76 Scienza e Conoscenza - n. 38, ottobre/novembre/dicembre 2011
In viaggio con Sabrina Mugnos
Libri e DVD di
Sabrina Mugnos
Una delle numerose immagini che accompagneranno il
prossimo appuntamento della rubrica, ripresa dall’autrice
lo scorso novembre, mostra il reticolato di tracce lasciate
dalle rispettive pietre che scivolano, per ragioni ancora non
ben chiare, sulla Racetrack Playa, nel cuore della Death.
Vulcani
Quali Rischi?
Macro Edizioni, Febbraio 2011
2012 Mito, Scienza o Finzione?
Cofanetto 2 DVD
Dai Maya alle catastrofi naturali,
un’indagine scientifica sulla fine
del mondo
Macrovideo, Dicembre 2010
I Maya e il 2012
È possibile prevedere la fine del mondo?
Un’indagine scientifica
Nuova Edizione Aggiornata
Macro Edizioni, Marzo 2009
Scritto da Sabrina Mugnos
Geologa, ha studiato e visitato decine di vulcani in giro
per il mondo attraverso esplorazioni avventurose e talvolta
estreme. Si occupa da tanti anni anche di astrobiologia e
di archeoastronomia. Il suoi libri e Dvd (vedi box a destra)
stanno riscuotendo un grande successo in Italia e in diversi
paesi stranieri. Impegnata in corsi, seminari e convegni a
respiro internazionale, è spesso ospite di trasmissioni televisive e radiofoniche.
Per maggiori informazioni: www.sabrinamugnos.com
www.scienzaeconoscenza.it - Scienza e Conoscenza 77