IMPARIAMOAEDUCARE

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IMPARIAMOAEDUCARE
20
Cronaca piacentina
LIBERTÀ lunedì
Lunedì 18 novembre 2013
IMPARIAMO A EDUCARE
Il punto
VENERDÌ 22 LA SECONDA LEZIONE
Quando è necessario dire no
Argini per crescere
S
econda lezione della scuola
genitori venerdì 22 novembre. Sarà Paolo Ragusa a tenerla. Come costruire il patto tra
genitori e insegnanti? Cosa hanno
in comune le famiglie e la scuola?
Durante la prima serata della
quarta edizione della Scuola Genitori con il prof. Italo Fiorin abbiamo trovato le risposte a queste
due domande che compaiono
spesso nelle mail di coloro che ci
seguono. “L’elemento più importante di questo lavoro di squadra –
ha detto Fiorin - è sostenere il
bambino nella sua crescita, nel diventare sé stesso.
Spesso la coesione tra il mondo
scolastico e quello genitoriale diventa difficile a causa delle richieste eccessive sia da uno che dall’altro e si perde di vista la valoriz-
zazione del piccolo come persona. Quattro sono i passi fondamentali da tener ben presenti: accettare incondizionatamente il figlio/alunno per quello che è, rendere autonomo il bambino, favorire la curiosità e l’esplorazione, insegnare a vivere nella società e a
cooperare. “
Strettamente legata a questo incontro vi è la prossima serata con
Paolo Ragusa: venerdì 22 novembre, alle 20,45 in via Sant’Eufemia
13 presso la Fondazione. Il titolo
dice già molto del territorio spinoso che esploreremo “Gli argini per
crescere. Imparare a dire di no ai
propri figli è una competenza che
i genitori possono imparare”. Vi aspettiamo. Altre informazione su
www. cppp. it
El. Men.
Marta Versiglia
Cosa fare quando
il bambino
ha paura di tutto
Ciao sono Lucrezia, mamma di
✒
Jason di 9 anni. Ha paura di tutto, è
de, di proiettarsi nel mondo, fuori
dalla famiglia, e dall’altro alle fantasie minacciose che suscita il
nuovo.
Fagli sentire che lo proteggi ogni
volta che è necessario e dagli comunque la certezza che potrà contare su di te e su suo padre qualtimoroso di ogni cosa, non esce mai
siasi cosa avrà bisogno, nello stesnemmeno in giardino, ha paura deso tempo stimola comunque la figli animali, è schizzinoso e molto puducia nelle sue capacità, lodando i
dico… eppure io e suo padre non
suoi progressi e apprezzando i suoi
siamo affatto così. Come posso aiusuccessi, anche minimi. Evita di
tarlo a“sbloccarsi”? Sta diventando
sgridarlo se non quando è proprio
un ometto ormai.
necessario ma anche di ridicolizLucrezia
zarlo per le sue paure.
Potrebbe essere utile
Risponde Marta Versiglia
per tuo figlio stare magInsegnante di scuola prigiormente con i suoi
maria, pedagogista della
coetanei.
redazione rivista ConflitProva a inserirlo in un
ti
gruppo come possono
essere gli scout o anche
Cara Lucrezia, le paure
semplicemente una
fanno parte del normasquadra di calcio o di un
le sviluppo dei bambini
altro sport. In questo
nel corso dell’infanzia Marta Versiglia
modo, entrando a far
ed emergono proprio
parte di un “gruppo di
nelle fasi cruciali dello
pari” inizierà attraverso
sviluppo quando il bambino si tro- l’imitazione a voler fare come loro
va di fronte a un cambiamento.
e strada facendo abbandonerà
Tuo figlio ha 9 anni, come dici tu queste piccole paure che fanno
“sta diventando un ometto”, sta parte della sua crescita e manifecrescendo. In questo momento stano il desiderio di essere autonopuò sviluppare paure legate da un mo ma anche di essere ancora piclato al desiderio di diventare gran- colo e protetto dai genitori.
Elisa Mendola
Il “time out”
Ciao sono Franca di Treviglio e
✒
sono mamma di una bimba, Sabri,
non aiuta
molto vivace di 7 anni. Le maestre
faticano a "tenerla ferma" perché
chiacchiera molto e vuole spesso
a fare chiarezza
alzarsi con ogni scusa. Un paio di
giorni fa è venuta a casa dicendomi
che la maestra le aveva dato il "time
out". Mi sono chiesta cosa volesse
dire: stiamo forse giocando a pallone? Ho chiesto a Sabri e lei mi ha
spiegato che quando fa qualcosa
che non va la maestra la manda nell’angolino della classe a pensare e a
riflettere sulle sue azioni. Il“time
out”dura esattamente per 7 minuti
(lo scorso anno durava 6 in corrispondenza all’età dei bimbi).
Allora ho chiesto a Sabri se avesse
capito il significato di questa punizione, ma purtroppo non è così. Devo parlarne con l’insegnante?
Franca
Risposta di Elisa Mendola, dott. ssa
in psicologia e formatrice Cpp
Cara Franca, grazie per la sua interessante domanda che ci permette di affrontare una questio-
buisse a un bambino o a una
bambina una competenza introspettiva in grado di autochiarificare i propri comportamenti a
prescindere da una relazione.
Si tratta di una sorta di allontanane curiosa: abbiamo scoperto mento che, per quanto non voche questa pratica del “time out” glia esserlo nelle intenzioni, nei
è molto diffusa; la tecnica origi- fatti è punitivo. L’isolamento non
può che essere vissuto
nale prevede che si
come tale e, in questo
tenga il bambino/ la
senso, difficilmente
bambina su una sedia,
riesce a stimolare una
vicino agli altri compavera funzione trasforgni, per un tot di minumativa.
ti che in genere corriCome avrà capito, e cospondono all’età crome ci dimostra Sabrinologica del bambino.
na, raramente (quasi
Ad esempio: 3 anni, 3
mai…) questo approcminuti circa; 4 anni, 4
cio funziona. Per quanminuti; 5 anni, 5 minuto riguarda l’insegnanti e così via. L’idea alla Elisa Mendola
te, le dia un po’ di tembase di questa tecnica
è quella della sottrazione al liti- po, magari anche per lei questa
gio, della rinuncia ad un confron- tecnica è “nuova” e sperimentale
to costruttivo: ma mettere il (dopotutto non provoca grandi
bambino in un angolo a riflettere, danni ai bambini) ma avrà pread interrogarsi su ciò che ha fat- sto modo di comprendere la sua
to, a meditare sull’accaduto può poca efficacia. E se poi volesse
permettergli di cogliere la sostan- proporle un metodo nuovo…
za delle cose? E’ come se si attri- siamo qua.
Lorella Boccalini
Sara, sette anni,
Salve, scrivo per chiedere un
✒
consiglio su come migliorare il rapè un bastian
porto con mia figlia Sara di 7 anni.
Sara è la primogenita, ha un carattere forte, ma è un bastian contrario da
contrario
quando aveva circa 3 anni. Da quan-
do poi c’è la sorellina, Irene, quasi 3
anni, mi sembra che sia anche peggio. Giocano insieme, si vogliono bene, si fanno tante coccole, ma il carattere di Sara non è migliorato. Divido
le mie attenzioni su entrambe, ma mi
sembra che per Sara non sia abbastanza. Cerco di essere una mamma
attenta, ma mi rendo conto che devo migliorare ancora tanto e faccio
molti sbagli. Purtroppo a volte mi
succede di perdere la pazienza e di
alzare la voce o di dare una sculacciata. Mi sento in colpa per il mio
comportamento e chiedo scusa a
Sara quando succede, purtroppo
però lei ha il potere di esasperarmi
certe volte. Ci sono giorni che da
quando si sveglia a quando va a letto è un continuo dire "no" o un continuo lagnarsi per qualsiasi cosa, non
le va bene mai niente, dalle cose importanti a quelle più banali: oggi per
esempio doveva andare via con il
papà e invece lei voleva rimanere a
casa con la signora che ci aiuta per le
pulizie. Oppure le dò la possibilità di
scegliere tra un gelato o una bibita,
ma si lagna perché non sa decidere,
allora la aiuto a prendere la decisone, ma anche così non va bene. È
spesso scontrosa e di malumore. Ne
parliamo, cerco di capire perchè, ma
non faccio nessun progresso. Cosa
posso fare?
Arianna M.
Risponde Lorella Boccalini, pedagogista e formatrice Cpp
Gentile Arianna, verso i due anni i
bambini imparano la parola no,
parola che consente la “magia” di “duro”, è generalmente un bambistabilire la propria volontà in mo- no molto sensibile, che usa il “no”
do prioritario rispetto a quella de- anche per proteggere il suo mondo
gli altri. E alcuni bambini, come la interiore, come se avvertisse un
sua Sara, sembrano non essere u- pericolo anche quando le richieste
sciti dalla fase oppositiva e non degli altri non si scontrano con il
smettono di dirla, nosuo modo di sentire o
nostante crei irritaziopensare. In realtà nutre
ne; a due, tre anni il diin modo inconsapevole
re no è una vera conquidentro di sé insicurezze,
sta, una tappa imporemozioni e sentimenti, i
tante dello sviluppo
normali sentimenti che
dell’ identità che connascono nel rapporto
sente al bambino di afcon chi ama, che può
fermare se stesso, impaconsiderare “sbagliati”
rare a distinguere sé da(come gelosia, rancore,
gli altri e di passare ad
ecc.), e si mette al ripauna posizione più evo- Lorella Boccalini
ro con opposizioni e neluta di autonomia.
gativismo, modalità che
Questa tendenza può emergere conosce. E così evita anche sentianche in altre fasi della crescita, menti “buoni” per i quali può sencome potrebbe essere la nascita tirsi incapace.
della sorellina Irene. Un bambino Ed è a ciò che oppone resistenza,
con una crescita “sana” tende a ri- non agli altri. La ribellione, l’essebellarsi se gli adulti ostacolano i re scontroso, il negativismo serve
normali impulsi evolutivi, ma il più per difendersi che per attacca“bastian contrario”, che sembra un re e quando disubbidiscono questi
bimbi non hanno timore di punizioni o sgridate. Probabilmente
Sara non teme le punizioni ma se
le aspetta, come risposta coerente
al suo gioco di sfida.
E’ comprensibile che un genitore
si senta snervato, ma capire che
Sara nasconde una grande sensibilità sotto questa durezza può
aiutarla a uscire dalla logica del
braccio di ferro da cui la sua bimba uscirebbe sconfitta, anzi con il
rischio di accentuare la sua ansia e
il suo bisogno di opposizione.
Potete aiutarla a capire che ha bisogno del sostegno dei genitori,
magari adottando quegli atteggiamenti mentali che sembrano non
esserle familiari, proponendo tolleranza e flessibilità, premiando i
comportamenti positivi, anche
piccoli, e limitando le punizioni,
magari sorprendendola con reazioni impreviste che danno il messaggio di non raccogliere la sfida e
aiutano ad affrontare i suoi “angoli spigolosi”.
Le regole chiare
sono meglio
delle punizioni
di DANIELE NOVARA
P
er correggere fino in fondo
occorre anche punire.Quest’idea continua a dominare il
rapporto fra genitori e figli anche
quando i bambini sono molto piccoli. Una delle domande più ricorrenti
alla fine delle mie conferenze e incontri da parte dei genitori è questa
“Che punizioni possiamo mettere se
i bambini si comportano male?“.
Per molti è impensabile che possa
esistere un modo di educare che non
preveda le punizioni stesse. Non solo punire non è necessario per tutta
l’infanzia ma genera nei bambini un
pericoloso senso di inferiorità
che può accompagnarli per tutta la vita.Il bambino mortificato
dalle punizioni
farà fatica a riconoscere le proprie risorse, a
proporsi socialDaniele Novara
mente, a rispettare e a farsi rispettare. Rischia di diventare un
bambino che passa dalla ricerca esasperata di conferma da parte degli
altri alla paura che le relazioni umane profonde e intime lo deprivino
piuttosto che arricchirlo.
L’alternativa alle punizioni sono le
regole educative chiare. Su questo
purtroppo regna molta confusione.
Spesso si scambiano le regole per comandi.Frasi come:“Sbrigati che è tardi; torna presto; mangia tutto; lavati
bene i denti;vestiti da solo;ascolta la
tua mamma;fai subito i compiti;dormi che è notte”vengono utilizzate al
posto delle regole mentre sono puri
e semplici comandi, ordini la cui forma verbale imperativa non lascia
dubbi sulla loro natura.
Le regole educative sono altre. Si
tratta di un principio organizzativo,
di una procedura che consente di avere una necessaria e sufficiente
chiarezza nella vita di una comunità
famigliare.
Per funzionare necessitano di tre
criteri:
1.LA CHIAREZZA: la regola funziona se è chiara, se dà indicazioni ben
definite, un orario per andare a dormire, un tempo per guardare la televisione, una modalità per stare a tavola, delle procedure igieniche prima di mangiare.
2.IL REALISMO: la regola funziona
se è pertinente all’età dei figli. Un
bambino di 2 anni non riesce a vestirsi da solo ma uno di 5 è in grado
di farlo; uno di 5 anni non è in grado
di gestirsi una paghetta ma uno di
10 si.
3. LA CONDIVISIONE FRA I GENITORI: la regola funziona se gli adulti
di riferimento sono d’accordo sull’organizzazione, nessun bambino può
seguire una regola su cui i genitori
sono in disaccordo, non sa da che
parte andare e va in confusione.
Ho approfondito in altra sede questi temi.
Mi importa qui ricordare che se
queste condizioni sono rispettate i
bambini sono ben contenti di aderire al progetto educativo degli adulti
che appare loro come un vero e proprio spazio di libertà definito da una
cornice chiara.
I bambini non hanno quindi bisogno né di un eccesso di spiegazioni
in genere di difficile comprensione
vista la natura profondamente diversa del loro pensiero da quello adulto,
né tantomeno di punizioni per non
aver ubbidito.Sono felici di avere regole chiare da seguire.
I genitori che aderiscono a questo
modello pedagogico mi confermano da sempre la sua efficacia e la
conseguente inutilità di infliggere
punizioni ai bambini.
L’esperto risponde
◗◗ I genitori che vogliono
chiedere agli esperti un
consiglio o un parere sui
comportamenti dei propri figli
o sui difficili rapporti con loro
possono inviare una e-mail
con il quesito a questo
indirizzo
scuola. genitori@cppp. it