Un approfondimento sul conflitto in Sri Lanka

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Un approfondimento sul conflitto in Sri Lanka
Caritas Italiana
SRI LANKA
(Aggiornamento Luglio 2009)
Approfondimento sul conflitto in Sri Lanka
Le tensioni etnico-religiose nello Sri Lanka fra la minoranza Tamil (15%) - molti di
recente immigrazione indiana e di religione Indù - e gli autoctoni Cingalesi (Sinhala,
70%) può essere fatta risalire già al 1972. Fu allora che la Costituzione introdusse il
Buddismo come religione di Stato e abolì l’articolo 29 della vecchia Costituzione che
garantiva i diritti delle minoranze.
I Tamil considerano però il 1981 come l’anno nel quale le tensioni con il governo
centrale diventano guerra aperta.
Successivamente, nel 1983, si avranno anche i primi spostamenti di rifugiati Tamil
verso il Nord–Est dell’isola, nelle zone sotto controllo dell’ala armata dei ribelli (le
cosiddette Tigri Tamil, Ltte). In circa vent’anni, con fasi alterne, si possono contare
almeno 70.000 morti e centinaia di migliaia di rifugiati. Più che un conflitto
dimenticato, ci si trova davanti a un conflitto non conosciuto.
L’India ha appoggiato le richieste dei Tamil dello Sri Lanka, fino a intervenire
militarmente nell’isola (1987-1990). Dopo l’uccisione pero’ del leader Rajiv Gandhi,
proprio ad opera di un ribelle dell’LTTE e dopo la sconfitta militare sul campo, il
Governo di New Delhi ha tolto l’appoggio al Governo di Colombo ed e’ rimasta per
anni ad osservare. Solo in tempi recenti e a causa delle pressioni interne
provenienti dal Tamil Nadu, l’India ha piu’ volte incontrato gli esponenti policiti dello
Sri Lanka da un lato per confermare il supporto politico all’offensiva militare,
dall’altro per chiedere maggiore attenzione verso le vittime civile.
Nel Paese, infatti, dopo l’elezione dell’attuale Presidente, Mahinda Rajapkse e’
ripresa la guerra fermatasi, almeno ufficialmente nel 2002. Un accordo per il
cessate il fuoco venne firmato, infatti, il 23 febbraio 2002 con la mediazione del
governo norvegese e porto’ la speranza di una pace duratura.
Lo tsunami del dicembre 2004 sembrava, per un breve periodo, aver fornito alle
parti in conflitto l’opportunita’ di unione e soluzione delle controversie.
Nel corso del 2006 a seguito della vittoria di Mahinda Rajapaska vi è stato un
aumento degli episodi di violenza e gli scontri tra ribelli e truppe governative.
L'LTTE ha sferrato una serie di attacchi diretti contro la polizia e l'esercito nel nord e
nell'est del Paese; il governo in sordina ha dato il via a brutali politiche antireazionarie, mentre la fazione di Karuna, rinominata Tamil Makkal Viduthalai Puligal
(TMVP) ha continuato gli attacchi con la propria guerriglia nell'est. A febbraio sono
falliti a Ginevra i colloqui di pace tesi a riportare in vita il cessate il fuoco. A luglio il
governo ha iniziato a sferrare diverse offensive militari che hanno portato alla
conquista di Sampur, a settembre 2006 e Vakarai a gennaio 2007, entrambe
cittadine situate in posizioni strategiche. Gli scontri hanno causano ingenti perdite e
massicci spostamenti di persone. LTTE ha ripreso la strategia antecedente al
cessate il fuoco di attentati terroristici contro obiettivi civili nel sud del paese e ha
incrementato il reclutamento di bambini e adulti. Il 27 novembre 2006 il leader
dell'LTTE Prachakaran ha dichiarato il cessate il fuoco “defunto” e ha invitato ad una
rinnovata “battaglia per la libertà” per la creazione di uno stato indipendente. Il
conflitto si è intensificato nell'ultima parte del 2006 ed è continuato nel corso del
2007; entrambe le parti hanno registrano perdite ingenti. La caduta della base
strategica dell'LTTE a Thoppigala l'11 luglio 2007 ha permesso al governo di
riprendere il controllo dell'intera provincia orientale. Le attività militari si sono poi
spostate nel nord, dove il governo ha aperto quattro fronti nella regione del Wanni
controllata dall'LTTE.
Il 2 gennaio 2008 il Governo si è formalmente ritirato dal cessate il fuoco siglato
con l'LTTE. I combattimenti si sono intensificati nei primi mesi dell'anno e la ripresa
della guerra convenzionale è stata accompagnata da continui abusi da entrambe le
parti. La situazione dei diritti umani nel nord e nell'est del Paese è deteriorata
drasticamente, registrando numerosi episodi di omicidi, rapimenti, e sparizioni
forzate condotte dalle forze governative, dall'LTTE e da gruppi paramilitari.
Tutte le parti coinvolte si sono rese responsabili di restrizioni dannose e non
necessarie all'accesso umanitario alla popolazione a rischio. L'LTTE ha continuato gli
attacchi sui civili in diverse città, inclusa Colombo.
Lo stato di emergenza proclamato dal Governo è continuato per tutto il 2008,
comportando un sempre maggior numero di arresti e detenzioni legittimati dalle
normative di emergenza e dalla Legge per la Prevenzione del Terrorismo (PTA). Si è
intensificata la cultura dell'impunità, sostenuta da inchieste ed indagini che non
hanno condotto a risultati significativi, e da un gruppo di prominenti figure
internazionali che si sono chiamate fuori da indagini su gravi violazioni dei diritti
umani a causa di “un assenza di volere politico e istituzionale” da parte del
governo.
Si stima che dall'inizio del 2006 siano state uccise dalle 10.000 alle 15.000 persone,
sia il governo che l'LTTE hanno subito pesanti perdite in battaglia e almeno 4000
civili sono stati uccisi dal fuoco incrociato e da attacchi mirati. Le elezioni del
consiglio provinciale dell'Est nel maggio 2008 sono state vinte dai candidati
governativi alleati con la fazione separatista delle Tigri, l'TMVP, tra diffusi episodi di
violenza, intimidazioni, brogli e altre gravi irregolarità. L'attuale leader dell'TMVP, S.
Chandrakanthan, alias Pillayan, è stato scelto come Presidente della Provincia
Orientale, con la promessa governativa di devolvere maggiori poteri al consiglio
provinciale dell'Est. Fino ad ora, nessuna devoluzione significativa di poteri è stata
intrapresa. Dopo aver scontato la pena in una prigione britannica per accuse
migratorie, Karuna è ritornato in Sri Lanka e ha ripreso l'attività politica. Le tensioni
tra i leader dell'TMVP Karuna e Pillayan si sono intensificate a seguito della nomina
di Karuna come membro del Parlamento il 7 ottobre 2008; ciò ha determinato lo
scoppio di nuovi scontri tra le rispettive fazioni nell'est, registrando uccisioni e
sparizioni. Karuna è stato nominato ministro per l'integrazione nazionale e la
riconciliazione il 9 marzo 2009 quando lui e altri 2000 suoi combattenti si sono uniti
all'SLFP.
A seguito della presa della capitale de facto dell'LTTE, Kilinochchi, il 2 gennaio 2009
il governo ha riconquistato una piccola fetta di territorio controllato dall'LTTE nel
distretto di Mullaitivu. Il governo, sul punto di sconfiggere l'LTTE sul piano dello
scontro militare convenzionale, si trova ad affrontare una grave crisi umanitaria. Si
stima che nei primi mesi dell'anno circa 150.000 civili siano rimaste intrappolati
nelle zone dei combattimenti, con scarso accesso a cibo, acqua e assistenza
medica. L'LTTE ha messo in atto reclutamenti forzati di civili ed ha impedito ad altri
di fuggire dalle zone sotto il suo controllo usandoli come scudi umaniS. Il Governo
ha continuato a bombardare zone densamente popolate, incluse le aree
unilateralmente dichiarate dal governo stesso “no fire zone”. A fine aprile, le
agenzie delle Nazioni Unite riportano che almeno 6432 persone sono morte e
13.946 sono rimaste ferite da gennaio 2009. Il 13 marzo 2009 il Commissario ONU
per i Diritti Umani esprime preoccupazione per la presenza di prove credibili su
crimini di guerra compiuti da entrambe le parti. IL Governo rifiuta le condizioni per
l'ottenimento di un prestito di emergenza di 1.9 bilioni USD del Fondo Monetario
Internazionale. Sia le agenzie ONU che leaders di governo hanno chiesto all'LTTE di
garantire ai civili la libertà di movimento e esortato entrambe le parti a
interrompere i combattimenti per permettere l'accesso al personale umanitario. Il
Segretario di Stato USA Hilary Clinton il 22 aprile ha dichiarato che l'offensiva del
governo ha causato “un'indicibile sofferenza”, mentre i Ministri degli Esteri di
Francia e Gran Bretagna hanno affermato di aver “insistito ed insistito” affinché il
governo dichiarasse un cessate il fuoco, ma la richiesta è rimasta inascoltata. Il
Comitato Internazionale della Croce Rossa ha definito la situazione “niente meno
che catastrofica”.
Il governo ha rifiutato qualsiasi cessate il fuoco dichiarandosi prossimo alla sconfitta
decisiva dell'LTTE. Circa 50.000 civili sono stati in grado di fuggire dai
combattimenti ed ora sono trattenuti in campi gestiti dal governo, impedendogli di
vivere con parenti o famigliari. A seguito dell'ammissione del Governo di aver
utilizzato armi pesanti in zone affollate da civili sfollati, l'organizzazione Human
Rights Watch chiede che venga istituita una commissione internazionale di inchiesta
per indagare sulle violazioni del diritto di guerra compiute da entrambe le parti. Lo
Sri Lanka risulta, tra i paesi con un governo democraticamente eletto, il meno
rispettoso della libertà di stampa e di espressione1. L'esercito e gli ultra-nazionalisti
singalesi hanno condotto una campagna di persecuzione costante contro i media
privati ed in particolare quelli specializzati in questioni militari. Gli episodi di
violenza, per lungo tempo limitati alla stampa tamil, nel corso dell'anno si sono
estesi ai giornalisti che lavorano in singalese e in inglese. Figure governative di
rilievo, incluso il ministro della Difesa, sono direttamente coinvolti in gravi violazioni
della libertà di stampa2.
L’escalation del conflitto ha raggiunto il suo apice ed epilogo nei mesi di Aprile e
Maggio del 2009. Il 18 maggio infatti e’ stata ufficialmente dichiarata vinta e
conclusa la trentennale guerra tra le Tirgri Tamil e il Governo dello Sri Lanka.
Il risultato di indubbia immensa portata storica e’ stato raggiunto solo con la morte
di numerose migliaia, fonti Onu parlano di decine di migliaia, di civili inermi.
Gli altri, fuggiti dall’inferno del Vanni e della NFZ (non fire zone) sono in
1
REPORTERS WITHOUT BORDERS, Sri Lanka World Report 2009, disponibile all'indirizzo
http://www.rsf.org/article.php3?id_article=31004
2
Ibidem
grandissimo numero mutilati nel corpo e nella psiche e chiusi in campi profiughi
nelle zone di Vavunyia, Mannar, Jaffna, Trincomalee e Batticaloa.
Il Governo ha promesso la rilocazione della maggior parte dei profughi entro la fine
del 2009.
Si susseguono intanto dubbi o fatti accertati, relativamente alle cattive condizioni di
vita all’interno dei campi e alle violazioni dei diritti umani.
Caritas Sri Lanka e’ attiva nel soccorso alle vittime con un Programma (EA 11/08)
che mira sia alla risposta ai bisogni urgenti e primari, sia alla riabilitazione socioeconomica di lungo periodo.
Da Aprile 2009, allo scadere del precedente, un nuovo Programma (EA 06/09) piu’
aggiornato e puntuale nelle attivita’ interverra’ a beneficio dei profughi, degli sfollati
e dei familiari delle vittime.