sapore di libri - Comune di Costigliole Saluzzo

Transcript

sapore di libri - Comune di Costigliole Saluzzo
biblioteca civica di costigliole saluzzo
sapore di libri
le nuove letture di febbraio 2000nove
paolo maccioni
incendio nella cattedrale (torino aprile 1997)
In una Torino spaventata dalla invasione sempre più massiccia di extracomunitari
provenienti da ogni parte del mondo, divampa improvviso nell'aprile del 1997
l'incendio nella cattedrale dove è custodita la Sacra Sindone, preziosa reliquia della
cristianità. Chi o cosa può averlo provocato? L'ispettore di polizia Arcangelo Diotisalvi
si trova ad indagare su uno spietato imam, sul suo pupillo Abdul, su una prostituta e
su un assicuratore e amministratore di stabili.
bernhard hennen
la luce degli elfi
Per lungo tempo gli elfi hanno deciso le sorti del mondo, ma la loro luce sta iniziando
ad affievolirsi. Quando un esercito di troll minaccia la Terra degli Albi, Emerella, la
regina degli elfi, usa la forza della magia per distruggere un sentiero dorato. Migliaia
di troll precipitano nel Nulla e il regno elfico sembra al sicuro. Con il suo gesto, però,
la sovrana ha distrutto la rete d'oro che un tempo gli Albi avevano intessuto per
proteggere i loro discendenti. Le ombre si insinuano nella Terra Centrale alla ricerca
di anime da divorare. Emerella incarica allora una cobolda e il maestro spadaccino
Ollowain di recarsi a Iskendria per chiedere consiglio ai Custodi del Sapere. Le
ombre, tuttavia, sono in agguato ovunque e rappresentano una minaccia che si
estende fino alla Terra del Fiordo. A un tratto sembra che il ruolo principale nella lotta contro
l'antichissimo nemico non spetti più a Ollowain, bensì ai figli di Alfadas, il re degli uomini: Melvyn, l'Elfo
Lupo che non ha mai conosciuto il padre; Ulric, l'enigmatico erede al trono; e la giovane cacciatrice
Kadlin, inconsapevole del sangue che le scorre nelle vene. Restano tutti coinvolti in un'avventura che
metterà gli elfi e gli esseri umani davanti a una terribile scelta. Uno dei due regni è infatti destinato alla
rovina: la Terra degli Albi o la terra del Fiordo.
raffaele cantone
solo per giustizia
Ci sono uomini che nascono nei posti più a rischio d’Italia, ma che, forse per
reazione, riescono a mantenere viva dentro se stessi un’idea di giustizia profonda e
atavica. È un’idea forte, perché cresciuta in un terreno argilloso e sdrucciolevole,
dove
le
raffiche
di
vento
arrivano
da
ogni
direzione.
Raffaele Cantone nasce 45 anni fa a Napoli, per l’esattezza a Giugliano, un paese in
cui per lungo tempo i morti ammazzati dalla camorra sono stati un fatto
quotidiano. Essere un uomo di giustizia, in una terra in cui la legge non ha nulla a
che vedere con le norme contenute nei codici, significa avere un briciolo
d’incoscienza e una sorta di distacco dal mondo che avvicina l’uomo all’alieno. Un
alieno che quasi per sbaglio lascia la carriera di avvocato, intrapresa per circa due anni, per entrare nella
magistratura, ritrovandosi senza rendersene conto con indosso la toga del Pubblico Ministero.
La cosa più interessante nel racconto di questo giovane magistrato è senz’altro la ferma volontà di
liberare il suo personaggio da quell’aura di superpotenza che troppo spesso gli osservatori tendono ad
attribuirgli. Eroi dei nostri giorni, i magistrati come lui, impegnati a lungo nella lotta contro la criminalità
organizzata, sono prima di tutto uomini, che spesso si rendono conto di mettere a rischio la propria vita e
quella dei propri familiari quando ormai è troppo tardi per un ripensamento. Raffaele Cantone racconta in
queste pagine intense e commoventi gli anni passati alla procura distrettuale antimafia di Napoli. La lotta
contro il clan di Mondragone prima e di Casal di Principe poi, gli uomini di legge con cui ha collaborato e
quelli di malavita che è riuscito ad inchiodare. Poi i primi pentiti, con tutta la paura che si portano dietro, i
rischi di ritorsione e la necessità di mantenere viva la propria autorevolezza e la propria dignità. Quindi la
vita sotto scorta, dieci anni passati in costante e continua libertà vigilata, per finire alle accuse infamanti
arrivate alla procura, quello che lui definisce lo “Scilla e Cariddi” attraverso cui ogni magistrato prima o
poi deve passare. La calunnia che fa tremare i polsi più della minaccia di morte, perché un uomo di
giustizia che perde la sua autorevolezza non è più credibile, non può contare su nessuno, è solo.
Pagine dure, scritte con un profondo coinvolgimento emotivo; la cronaca di una vita in prima linea, ma
soprattutto una serie di vicende umane interessantissime. Perché i ragazzi della scorta in queste pagine
non sono solo marescialli e appuntati, ma hanno anche dei nomi di battesimo; perché la sua segretaria
non è un’ombra che porta i caffé durante le veglie di lavoro, ma è prima di tutto una persona. E questo
basta a trasformare un’autobiografia in un romanzo. Umano, coraggioso e sovversivo, nella disarmante
semplicità con cui la vita di un eroe viene assimilata a quella di un uomo comune, qualcuno che ogni
mattina compie il suo dovere solo per giustizia o, forse, anche per amore… di giustizia.
francesco piccolo
la separazione del maschio
Il protagonista di questo libro, il Maschio, è un padre capace di tenerezza e di
attenzione, è un marito allegro e appassionato. Ma ha molte altre donne. Relazioni di
lunga durata, in cui il sesso è il veicolo primario attraverso il quale passano la
comunicazione, l'affetto, la curiosità, la scoperta dell'altro. Il sesso è un pensiero
costante, un'ossessione e una consuetudine, un modo per entrare in contatto con il
mondo esterno. Più ancora della seduzione e della conquista, più dell'amore che in
forme diverse è parte fondamentale di ciascuna di queste relazioni. È questa la
separazione del maschio, dunque. Dove per maschio s'intende davvero,
genericamente, il maschio di uomo nell'apice dell'età riproduttiva, in un ambiente circostante quanto mai
generoso di sollecitazioni e stimoli. E per separazione s'intendono due cose: quella, letterale, dalla
moglie, a cui condurrà fatalmente il percorso del libro; e quella, fisica e metaforica, che divide all'interno
dello stesso uomo il padre dal marito e dall'amante. Quasi che fosse impossibile conciliare gli impulsi e i
sentimenti, quasi che l'unica strada per tenere tutto insieme fosse una rigida compartimentazione, cioè:
vivere molte vite.
rajaa alsanea
ragazze di riad
Quattro giovani studentesse universitarie, di famiglie ricche e privilegiate, alla ricerca
del vero amore. La città in cui vivono, però, è Riad, capitale dell'Arabia Saudita, e la
società nella quale si muovono impone loro un numero infinito di regole e
comportamenti, spesso dettati dalla famiglia o dalla comunità che non tengono in
considerazione i loro desideri. Attraverso resoconti di un'anonima narratrice, che
invia i propri scritti via internet, l'unico mezzo di comunicazione privata possibile,
prendono forma le storie di Qamra, in continua lotta contro le tradizioni familiari e
contro la propria debolezza; di Michelle, per metà araba e per metà americana,
incapace di sopportare le restrizioni della società saudita e per questo vittima della maldicenza; di Sadim,
ferita da un amore che la condizionerà per la vita; e di Lamis, forte e determinata a conquistare sia
l'uomo di cui si è innamorata sia la libertà in un altro paese. Ragazze che condividono la medesima
estrazione ma che hanno desideri e caratteri differenti, e per questo riescono a creare una loro piccola
comunità, a farsi forza l'una con l'altra, a imparare dagli errori altrui in un contesto che ne permette
pochissimi a chi cerca l'indipendenza. Opera di una studentessa venticinquenne, "Ragazze di Riad" è un
romanzo incredibilmente onesto sulla condizione femminile in una società come quella saudita, e per
questo ha subito forti censure in patria. Ma è anche, e soprattutto, un racconto sulla ricerca dell'amore a
tutti i costi.
vicki myron con bret witter
io e dewey
A Spencer, un piccolo paese della provincia americana, un gattino di poche settimane
viene lasciato da uno sconosciuto nella buca per restituire i libri della biblioteca
pubblica. La bibliotecaria adotta il micetto e lo battezza Dewey. In poco tempo
Dewey diventerà il beniamino di tutti i cittadini di Spencer che, da sospettosi e
scorbutici, si trasformeranno in assidui frequentatori di libri. Dewey infatti possiede
un dono: quello di comunicare con i disadattati, gli infelici, i bisognosi di affetto.
claudia de lillo
nonsolomamma
Lei fa la giornalista finanziaria. Ha due hobbit di sesso maschile. Il più grande ha
quattro anni, ama le donne, il cioccolato e "Il Signore degli Anelli". Da grande farà il
cavaliere Jedi. Il più piccolo ama le papere e le scarpe. Ha gli occhi tondi, come il
protagonista di un fumetto giapponese. Nei suoi quasi due anni di vita ha detto "sì"
una volta sola e se n'è subito pentito. Lei ha un marito part-time, barese e
comunista, che passa buona parte del suo tempo a Londra dove lavora e dove
probabilmente ha una vita parallela con un'altra moglie e altri figli, inglesi. Insieme a
loro c'è spesso Valentina Diolabenedica, la baby sitter degli hobbit, la persona più
importante dell'elasti-vita. Abitano a Felicity Place. Intorno a loro c'è Milano, ma i
residenti di questo bizzarro posto tra le magnolie sono convinti di vivere in un ridente sobborgo
americano e crescono i figli a Coca-Cola con ghiaccio, tacchino ripieno e pop corn cotti nel microonde. Lei
ha i piedi per terra, i capelli a carciofo e un cronico senso di colpa. Ha giornate complicate e notti
impegnative. Non si veste da strafiga perché sta scomoda, non si trucca perché non ne ha il tempo, non
si mette la crema idratante perché se ne dimentica. Se per sbaglio chiude gli occhi, crolla addormentata.
Lei è un'elasti-mamma, nel bene e nel male.
marion zimmer bradley con diana l. paxson
la dea della guerra
Nella Britannia divisa in tribù e sotto la minaccia di un'invasione da parte di Roma,
si intrecciano inestricabilmente le storie di due donne molto diverse tra loro,
destinate entrambe a giocare un ruolo fondamentale nel futuro di Avalon. La
giovane Boudica, caparbia e orgogliosa figlia di un nobile capo degli iceni, viene
mandata su un'isola dove sarà iniziata alla saggezza dei druidi. E lì incontra la
potente sacerdotessa Lhiannon, che diverrà il suo mentore e la sua migliore amica.
Insieme a lei Boudica intraprende il viaggio fino ad Avalon, dove verrà consacrata
donna secondo gli antichi riti della Dea. Dopo il rituale Boudica torna dal suo
popolo, dove sposa un iceno, Prasutagos. Questi sceglie di scendere a patti con l'invasore per mantenere
una certa autonomia e godere dei benefici dell'alleanza con Roma. Ma alla sua morte la situazione
cambierà drammaticamente, e Boudica e le sue figlie si troveranno in grave pericolo...
enzo bianchi
il pane di ieri
Enzo Bianchi, fondatore e priore della comunità monastica di Bose, in provincia di
Biella, ha raccolto in questo testo una serie di storie del “tempo che fu”, nate dalla
saggezza accumulata in sessantacinque anni di vita al servizio della fede, dell’amicizia,
del vivere insieme e dell’ospitalità. Le riflessioni partono da un’etica della propria
terra, che per Bianchi è il piccolo paese di Castel Boglione (in piemontese Castervé),
nel Monferrato, un borgo di settecento anime adagiato sulle rive dell’Erro e della
Bormida dove l’autore andava a fare il bagno d’estate, circondato dalle colline
disegnate dalla vite e dalle terre dissodate dall’aratro, allora ancora trainato dai buoi.
Una vita dura, contadina, scandita dai ritmi del raccolto, dalla quale l’autore estrapola i quattro
comandamenti appresi dal padre: fare il proprio dovere a costo di crepare; non esagerare, non ostentare;
non prendersela, e attenuare il dolore; infine, “non mescolare le cose”, come principio minimo di ordine
contro l’impurità. Questi quattro “comandi monferrini” sono il magistero umano sul quale ruota il libro,
una morale laica e popolare che viene rintracciata anche nelle biografie di noti piemontesi come Cesare
Pavese, Norberto Bobbio e Vittorio Alfieri. Anche allora, negli anni ’50 e ’60, c’era l’ossessione per “il
tempo che fa”, ma era tanto diversa dalla curiosità un po’ frivola dei nostri giorni; le calamità naturali
portavano davvero fame e disperazione, e “ieri era Dio colui in cui si aveva fede e fiducia, mentre oggi
sembra
esssere
la
meteorologia”.
Le storie raccontate da Bianchi sono piene di amore per la terra, sono meditazioni sulla gioia, sulla
vecchiaia, e se tornano al passato è per parlarci della nostra condizione di oggi. I rintocchi delle
campane, il canto del gallo, le voci dei venditori ambulanti vengono rievocati per criticare il rumore di
oggi nel quale, assieme al silenzio, abbiamo smarrito la sapienza di una quotidianità rappacificata con la
natura e con gli altri. Anche i riferimenti alla cultura del cibo e della tavola sono numerosi e la cucina in
queste pagine diviene luogo privilegiato per ascoltare, per umanizzare le relazioni, per imparare, un’unica
radice che accomuna sapere e sapore. Cucinare, far da mangiare per una persona amata – scrive Enzo
Bianchi – è il modo più semplice e concreto per dirgli: “Ti amo, perciò voglio che tu viva e viva bene,
nella gioia!” E così nel libro si parla molto anche delle virtù della vite e del vino, del rito tutto piemontese
della bagna càuda, della comunione del pane come momento conviviale che precede la preghiera o la
messa della domenica. Quello che qui viene evocato è un mondo intenso, arcaico, fatto di valori antichi
ma ancora validi, proprio come “il pane di ieri è buono domani” (el pan ed sèira, l’è bon admàn), l’adagio
del Monferrato che fa da premessa a questa stimolante lettura.
giuseppina tripodi con rita levi-montalcini
la clessidra della vita di rita levi-montalcini
Questo libro si prefigge lo scopo di "avvicinare" il lettore a un personaggio che a
cavallo di due secoli ha percorso un itinerario di vita emblematico: premio Nobel per
la Medicina, senatrice a vita e promotrice di tante iniziative solidali di respiro
internazionale. L'autrice, accanto a Rita Levi-Montalcini da circa quarant'anni, ha
voluto ricostruire per temi il pensiero e il senso della vita della grande scienziata,
riportando particolari inediti della sua esistenza e componendo come in un mosaico
le opinioni più chiare sulle questioni a lei più care: il rapporto fra ricerca ed etica, il
confronto con i giovani, il peso dell'intuizione nell'arte come nella scienza, e le
grandi speranze per il futuro del mondo. Testimonianza ammirata della vita esemplare di una donna,
definita la first lady della scienza, che sin da giovanissima si è consacrata alla ricerca scientifica e
all'impegno nel progresso civile. Un impegno che "ha contagiato e continua a contagiare" le persone che
l'avvicinano, motivandole nelle loro scelte e attività, come testimonia il grande affetto che suscita la
Montalcini tra i giovani. Come summa degli alti valori morali che hanno contrassegnato tutto il percorso di
Rita Levi-Montalcini, la lucidità del suo pensiero, frutto anche della fiducia nelle potenzialità dell'uomo,
questo libro si propone quindi come una sorta di viatico per quanti si sentono smarriti di fronte alle sfide,
alla complessità e al caos di questo inizio di millennio.
lauren weisberger
un anello da tiffany
Per Leigh Eisner, newyorchese trentenne dalla vita apparentemente perfetta, il lunedì
è sacro. Editor in carriera in una casa editrice, fidanzata a un uomo che tutti le
invidiano, vive in un appartamentino a Manhattan davanti all'Empire State Building e
adora dedicare la prima sera della settimana al totale relax. Nessuno oserebbe mai
disturbarla, né Russell, il fidanzato, né Adriana ed Emmy, le amiche di sempre,
abituate da tempo alle sue rigidità. Ecco perché, quando proprio un lunedì sente
bussare alla porta, Leigh si convince che non possa trattarsi che di un ladro e si fa
prendere dal panico. Ma una figura accovacciata sul pianerottolo attira la sua
attenzione: è Emmy, in lacrime, che, dopo essere stata raggiunta anche da Adriana, racconta di essere
stata scaricata dal fidanzato a favore della giovane e illibata personal tranier, che lei stessa gli aveva
presentato. È la goccia che fa traboccare il vaso e, tra kleenex e mojito, le amiche sanciscono un
diabolico patto: dopo aver sopportato per anni i più beceri tradimenti nella speranza che il fedifrago si
decidesse a compiere il grande passo, la timida Emmy dirà addio alla sua morigeratezza e per un anno,
dovrà cambiare più uomini che scarpe, Mentre Adriana, grande seduttrice, dovrà imparare ad avere una
relazione stabile. Leigh resta resta esclusa dalla gara, ma quando il diavolo ci mette la coda...
adriano sofri
la notte che pinelli
Adriano Sofri, ex leader di Lotta Continua condannato nel ‘97 come mandante per
l’omicidio del commissario Luigi Calabresi (insieme a Leonardo Marino, Ovidio
Bompressi e Giorgio Pietrostefani), ha scritto un libro importante, che fa già molto
discutere, sulle vicende che hanno segnato la sua esistenza e la vita di un’intera
generazione. Sofri riscrive i fatti del 15 dicembre 1969, di quella notte che Pinelli
entrò vivo in una stanza di polizia e ne uscì morto, tre giorni dopo la bomba di
piazza Fontana a Milano. L’inizio della “strategia della tensione”, poi la campagna
condotta da Lotta Continua contro Calabresi tra il 1970 e il 1972: Adriano Sofri
scrive che quello “fu un linciaggio moralmente, ma non penalmente, responsabile”; ribadisce che “se
qualcuno traduce in atto quello che anch’io ho proclamato a voce alta, non posso considerarmene
innocente e tanto meno tradito. Di nessun atto terroristico degli anni ‘70 mi sento corresponsabile.
Dell’omicidio Calabresi sì, per aver detto o scritto, o aver lasciato che si dicesse o si scrivesse «Calabresi
sarai
suicidato»”.
Il racconto di quegli anni parte dal pomeriggio del 12 dicembre 1969, il giorno della strage di piazza
Fontana. Questore di Milano era Marcello Guida, il capo dell'ufficio politico era Antonino Allegra, Luigi
Calabresi era un funzionario giovane e moderno. Dopo gli attentati si procedette agli arresti degli
anarchici: una pista rivelatasi alla fine falsa. Tra loro c’erano il ferroviere Giuseppe Pinelli e Pietro
Valpreda, un ballerino che si paragonava ai bombaroli dell’800 francese. Calabresi era convinto che
l’attentato avesse quella matrice, anarchica. Sofri nega che, come sostenuto da alcuni, Calabresi e Pinelli
fossero “quasi amici”: sostiene che Pinelli fosse stato intercettato, pedinato, da tempo sospettato; che
alla Questura fosse stato privato del sonno; che si volesse incastrarlo (“le pressioni da Roma erano molto
forti”) anche in relazione ad altri due attentati del ‘69, nell’agosto e nel settembre, ai convogli ferroviari.
Poi ricostruisce le varie versioni della caduta dalla finestra. Colpisce il fatto che l’orario della tragedia
venne cambiato nel corso degli anni e delle inchieste. Prima la mezzanotte, poi versioni cambiate, fino ad
arrivare alle 19,30. La ricostruzione fa capire che il commissario Calabresi, in quella stanza, come scritto
dal figlio Mario nel libro Spingendo la notte più in là, non c’era. Ma Sofri confessa di non sapere come è
morto l’anarchico. Non mancano le critiche al giudice Gerardo D’Ambrosio, titolare di una delle inchieste
(”D’Ambrosio voleva chiudere, si era fatto tardi”), e le riflessioni sul clima di profonda violenza di
quell’epoca (“non del terrorismo cui fui estraneo e nemico”). In quegli anni c’era un vasto schieramento
politico-sindacale che agiva nella cornice della democrazia “borghese”, ma che continuava a parlare un
linguaggio sovversivo. Quella sinistra ufficiale, con la sua doppiezza, creò un divario enorme tra la teoria
e la pratica, tra l’aspettativa e l’azione. Per quel motivo, secondo Sofri, la sua generazione si incamminò
sulla
strada
della
violenza
politica
e
dell’iniziazione
rivoluzionaria.
La notte che Pinelli è una ricostruzione in prosa, dalle carte legali, dagli atti dei tanti processi, degli anni
dell’Italia dal ‘69 al ‘72: 283 pagine, di cui 36 di note, nelle quali Sofri scrive – come in una messa in
scena teatrale, un dramma - l’elenco delle persone e i ruoli da esse ricoperti. Da questo monologo, in cui
l’autore risponde alle domande di una ventenne che di quella storia sa poco o niente, emerge una storia
intensa e difficile, ancora intrisa di dubbi e rancori mai sopiti.
ismail kadarè
aprile spezzato
Il 17 marzo di un anno imprecisato (ma prima dell'avvento del comunismo in
Albania) il giovane Gjorg Berisha ha dovuto uccidere l'assassino di suo fratello per
obbedire alla besa, un codice antico e spieiato che fissa, senza possibilità di deroga,
modo tempo e prezzo di qualsiasi delitto. Dopo l'omicidio, perpetrato fra mille dubbi
e tormenti, Gjorg avrà un mese di tregua. Poi, per lui, la morte sarà in agguato
dietro ogni pietra, ogni angolo di strada... Ma la sua storia s'intreccia con quella di
Besian e Diana, uno scrittore e la sua giovane, bellissima moglie, che sono partiti da
Tirana per intraprendere un singolare viaggio di nozze tra le montagne. L'incontro fra
Gjorg e i due sposi avrà conseguenze cruciali: metterà in gioco l'amore di Diana per suo marito e, allo
scadere della fatidica tregua, indurrà Gjorg predatore e preda della donna, del suo volto incantato - a
un'imprudenza fatale: in un "aprile spezzato" che spezzerà la sua vita.
loredana frescura – marco tomatis
il quinti battito del cuore
Viola non sa perché si sente così legata a quell'uomo, ma anche lei, per necessità,
lavora molto, e prova rispetto per lui. Una sera però lo vede accasciarsi sul tavolo.
Chiama un'ambulanza, poi cerca di sentire se il cuore dell'anziano batte ancora, ma
non riesce a percepire alcun suono dal suo petto. Così chiude gli occhi e comincia a
contare... Finché non sente un lieve battito. Poi arrivano i soccorsi. Quando l'uomo
riprende conoscenza, consegna alla ragazza una scatola. Viola rientra a casa e vi
trova dentro delle carte misteriose. Sembrano carte da gioco, ma ognuna è divisa a
metà: in una c'è raffigurato il volto di una donna, nell'altra quello di un uomo.
Ognuna ha un tema e due storie, una al maschile, una al femminile. E quando arriva all'ultima carta, dalla
quale manca l'uomo, la sorpresa più grande sarà scoprire che il volto della donna sembra somigliarle...
donato carrisi
il suggeritore
Questo libro non è solo un thriller scritto da un autore italiano agli esordi, che si
confronta con un genere finora appannaggio dei grandi autori americani,
reinventando le regole del gioco. È una storia che esplora la zona grigia fra il bene
e il male fino a cogliere l'ultimo segreto, il minimo sussurro. Qualcosa di
sconvolgente è successo, qualcosa che richiede tutta l'abilità degli agenti della
Squadra Speciale guidata dal criminologo Goran Gavila. Il loro è un nemico che sa
assumere molte sembianze, che li mette costantemente alla prova in un'indagine in
cui ogni male svelato porta con sé un messaggio. Ma, soprattutto, li costringe ad
affacciarsi nel buio che ciascuno si porta dentro. È un gioco di incubi abilmente celati, una continua sfida.
Sarà con l'arrivo di Mila Vasquez, un'investigatrice specializzata nella caccia alle persone scomparse, che
gli inganni sembreranno cadere uno dopo l'altro, grazie anche al legame speciale che comincia a formarsi
fra lei e il dottor Gavila. Ma un disegno oscuro è in atto, e ogni volta che la Squadra sembra riuscire a
dare un nome al male, ne scopre un altro ancora più profondo...
stieg larsson
la regina dei castelli di carta
Se ancora non avete iniziato ad assaporare l’atmosfera cupa, violenta, intensissima,
che Stieg Larsson ha saputo creare nelle pagine della sua trilogia, allora procuratevi
subito il primo volume della serie, Uomini che odiano le donne. Se invece avete
chiuso da un po’ le pagine del secondo episodio, La ragazza che giocava con il fuoco,
siete pronti a rientrare nella trama intricata della Millennium Trilogy.
Basta scorrere le prime pagine di questo terzo, conclusivo, volume, per ritrovarsi
ancora nel casolare alla periferia di Stoccolma, dove Lisabeth Salander e Mikael
Blomkvist hanno rischiato la vita, riuscendo a riemergere dalle profondità della terra
con tutte le ossa rotte. Li ritroveremo tutti e due sopravvissuti, ma non sopraffatti dagli eventi, intenti a
ristabilire la verità e, soprattutto, a difendersi dall’accusa sempre più pesante di omicidio. Per dimostrare
l’innocenza di Lisabeth, ancora una volta Mikael dovrà fare ricorso alle sue incredibili doti di giornalista
d’inchiesta e scavare a fondo in un torbido mistero che affonda le sue radici molto lontano: nella Russia
degli anni Settanta, all’interno di un gruppo illegale dei servizi segreti svedesi. Una guerra fredda che ha
lasciato sul campo centinaia di vittime silenziose, prima fra tutte lei, Lisabeth, rinchiusa in un ospedale
psichiatrico all’età di dodici anni, violata da quelle stesse istituzioni che avrebbero dovuto proteggerla.
Ora che tutti i nodi sono pronti ad essere sciolti, adesso che uno dei maggiori giornali nazionali ha le
prove per incriminare gran parte della classe dirigente svedese, Mikael Blomkvist e i suoi collaboratori si
preparano
ad
affrontare
un
processo
epocale.
Per farlo Stieg Larsson dovrà tessere la sua trama e chiamare in causa tutti i personaggi che abbiamo
visto avvicendarsi nel corso della trilogia. A cominciare da Annika Giannini, sorella di Mikael e avvocato
difensore di Lisabeth, per continuare con l’eterna amante e giornalista Erika Berger, fino ai sostenitori
storici di Lisabeth Salander, il suo ex datore di lavoro, Dragan Armeskij e il redivivo suo ex tutore, Holger
Palmgren. Ora che tutto è stato chiarito e si tirano le somme di un complotto che ha appassionato i lettori
di mezzo mondo, resta il mistero legato alla pubblicazione di un oscuro quarto episodio (la serie, nelle
intenzioni dell’autore, doveva comporsi di dieci volumi) e resta un’ultima, spaventosa coincidenza. A
pagina 225 Hakan Morander, uno dei personaggi secondari del romanzo, è stroncato da un attacco di
cuore mentre sta lavorando nella redazione del suo giornale… Forse una premonizione per Stieg Larsson,
che morirà allo stesso modo nel 2004, prima di completare la sua monumentale, sorprendente, opera.
brunonia barry
la lettrice bugiarda
Salem è una cittadina portuale del Massachussets, un tempo centro di snodo delle
attività mercantili e tessili, oggi affida la sua fortuna al folklore e alla leggenda, che la
vede popolata da streghe. Gli abitanti di Salem sanno benissimo che le streghe non
esistono e che quelle strane donne che indossano rossi cappelli a falde larghe, sono
solo un tassello dell’economia locale, eppure al largo della costa, a Yellow Dog
Island, la famiglia Whitney custodisce davvero un segreto. May, la sua matrigna Eve,
sua sorella Emma e le sue figlie, le gemelle Lyndley e Towner, hanno una dote
particolare: leggono attraverso il pizzo. Si tratta di un’antichissima pratica, che si
compie guardando attraverso il tipico tessuto di Ipswich e che permette, seguendo le trame sottili, la
continuità e le interruzioni dell’ordito, di conoscere il destino della persona interrogante.
Attorno alla casa della vecchia Eve si riuniscono tutti gli abitanti della città, quelli che hanno bisogno di
aiuto, ma anche quelli che vogliono solo prendere una tazza di the. Tutto procede tranquillo, fino a che
Eve scompare misteriosamente. È solo allora che, dopo quindici anni, Towner fa ritorno a Salem. Dopo
aver perso sua sorella gemella Lyndley e aver passato molti anni in un ospedale psichiatrico, Towner
rimette piede nella grande casa di Eve, che le aveva fatto da madre dopo l’abbandono da parte di May. È
tra le stanze vuote di quella grande casa, tra le pagine di un diario ormai dimenticato, che Towner
cercherà le ragioni di una tragedia. Ritta su una roccia, a strapiombo sull’oceano, Towner ripensa alla
tempesta e ai labrador, alla lunga notte in cui sua sorella sparì per sempre e il suo patrigno Calvin, rese
definitivamente cieca sua zia Emma. Ora Calvin Boynton vive in un campeggio e fa il predicatore. I suoi
giovani adepti, i “calvinisti”, ex drogati e alcolizzati redenti, si aggirano per le strade della cittadina
proseguendo la caccia alle streghe di Salem. Un odio rivolto alle donne, alla loro magia e alla loro forza,
una crociata all’interno della quale Towner si ritroverà immersa ancora una volta. Adesso che Eve, la
lettrice del pizzo, e un’altra giovane donna, sono misteriosamente scomparse, grazie all’aiuto
dell’ispettore Rafferty, Towner dovrà riportare alla luce i suoi ricordi, distinguere la realtà
dall’immaginazione,
la
verità
dalle
bugie.
Un romanzo capace di trasportarci attraverso la sua trama fitta, ricca di rimandi, ricordi, colpi di scena.
Una storia che dietro la vicenda umana di una donna ferita, nasconde la parabola di ogni donna che
legge, ovvero che cerca attorno e dentro di sé tutti gli elementi per interpretare la realtà che la circonda.
Un processo creativo un po’ magico, a metà strada tra l’invenzione e la menzogna, ma che nasconde tra
le righe, nell’ordito della narrazione, tutta la forza e la dirompenza rivoluzionaria di una verità
inconfessabile.
mark kurzem
il bambino senza nome
Mark ha da poco iniziato la sua vita da ricercatore a Oxford quando suo padre Alex
bussa alla sua porta con un angoscioso segreto da confessare. I brandelli di quel
segreto sono rinchiusi in una logora valigia che custodisce i ricordi evanescenti e
ossessionanti che per quasi settant'anni suo padre ha cercato di seppellire nell'oblio.
Tocca a Mark ora aiutare suo padre a ricostruire la sua storia, l'epopea di un bambino
bielorusso ebreo di cinque anni che è scampato avventurosamente allo sterminio della
sua famiglia e del suo villaggio, ha vagato per nove mesi da solo nei boschi, tra la
neve e i lupi, è stato catturato da un'unità lettone filonazista, è stato portato davanti
al plotone di esecuzione e lì, le spalle contro il muro della scuola, ha rivolto al sottoufficiale che stava per
premere il grilletto una strana, perfetta domanda da bambino: "Puoi darmi un pezzo di pane, prima di
spararmi?". È stata quella strana domanda a salvargli la vita. Le SS che decidono di prendere quel
bambino dai capelli biondissimi e dagli occhi cerulei come loro mascotte, per farne un modello di soldato
bambino da utilizzare per la propaganda. Le giornate trascorse a lustrare scarpe. Ora vuole ricordare
Alex, ritrovare le sue radici, la sua famiglia, il suo passato, vuole sapere tutto, anche il suo nome, perché
quello con cui è cresciuto, si è sposato, ha generato tre figli, Alex Kurzem, non è che il nome falso che gli
diedero su un foglio di via.
massimo centini
la peste in piemonte: influssi astrali, untori, demoni,
streghe
Da quando apparve nel palcoscenico della storia, la peste ha rappresentato uno dei
flagelli più terribili a cui gli uomini abbiamo cercato di trovare un’origine e un senso.
In ragione di questa legittima ricerca, prima delle risposte concrete prodotte dalla
scienza moderna, per secoli le cause della peste vennero attribuite a strani
fenomeni astrali, oppure furono considerate l’effetto della punizione divina. Il
vortice dell’angoscia collettiva attribuì l’innesco dell’epidemia anche all’opera di
malvagi
untori,
spesso
in
relazione
con
il
diavolo.
Questo libro analizza gli effetti e la portata di queste angosce nel Piemonte, dal Medioevo alle soglie del
XVIII secolo, tenendo conto delle implicazioni socio-antropologiche (ma anche religiose) chiamate in
causa.
don carlo chiavazza
scritto sulla neve: diario di un cappellano militare in
russia – gennaio 1943
Quattrocento chilometri da Podgornoje a Nikolajewka affrontati da un cappellano
militare che tra gli sbandati della ritirata di Russia si è riconosciuto alpino ancor
prima
che
sacerdote.
In quei dieci giorni la morte divenne un pane quotidiano, la «speranza liberatrice
nelle
ore
di
ombra
della
nostra
coscienza».
Firma autorevole del giornalismo italiano, Don Carlo Chiavazza ha donato un diario
che
incanta
per
letterarietà,
sconvolge
per
particolari
e
vicende
narrate.
PER OGNI COMUNICAZIONE TI RICORDAIMO IL NOSTRO INDIRIZZO EMAIL: [email protected]