i padroni della notte

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i padroni della notte
I PADRONI DELLA NOTTE
di James Gray
Titolo originale: We own the night
Sceneggiatura: James Gray
Fotografia: Joaquin Baca-Asay
Montaggio: John Axelroad
Musiche: Wojciech Kilar
Interpreti: Joaquin Phoenix, Mark Wahlberg, Eva Mendes, Robert Duvall
Produzione: 2929 Production
Distribuzione: Bim
Usa 2007 colore 107’
Trama:
New York, fine anni 80: Bobby, giovane gestore di un locale notturno, figlio e fratello di poliziotti,
si mischia con la mafia russa. Per continuare la sua ascesa, deve nascondere i suoi legami familiari.
Solo la fidanzata Amanda conosce la verità. Ma quando suo fratello Burt viene preso di mira dai
mafiosi, Bobby deve uscire allo scoperto.
Critica:
“La notte ci appartiene. Questo il motto del film di Gray, che sposa integralmente il punto del
poliziotto. Anzi, della famiglia Grusinsky: Albert, il padre (il “solito”, straordinario Robert Duvall),
il figliol prodigo Joseph (un serissimo Mark Wahlberg) e il figlio perso e poi recuperato, Bobby (un
Joaquin Phoenix dall’altezza autenticamente tragica). Mentre Joseph s’im?pe?gna a fondo nella sua
lotta allo spaccio di droga, vera piaga della New York discotecara e truccatissima di fine anni 80,
Bobby gestisce proprio uno di quei tempi del divertimento. La scelta è fatta. Pochi film come questo
han dato voce alla frustrazione dello “sporco lavoro”, immortalato dalle stupende foto di Leonard
Freed in apertura. Perché è un film di azione pura (non digitalizzata), con tanta nostalgia di Siegel,
Friedkin e Scorsese, come dimostrano la meravigliosa sequenza dell’inseguimento sotto la pioggia e
quella finale. Una storia di soluzioni sommarie, da uomini. E infatti Eva Mendes è ornamentale,
proprio come lo è una moglie nella vita di uno sbirro. Nonostante qualche inverosimiglianza nelle
premesse, e un leggero calo di tensione nella seconda parte, il fascino di questi uomini destinati a
dare la caccia e poi ad inginocchiarsi è irresistibile.”
(Raffaella Giancristofaro, Film TV)
“Due fratelli e un padre. Così si potrebbe sintetizzare l'idea di base del film. Un padre che è uno dei
più rispettati poliziotti di New York e due figli Bobby e Joseph che più diversi non potrebbero
essere. Bobby (che ha anche ripudiato il cognome paterno) che gestisce un locale equivoco centro di
traffici poco leciti della mafia dell'Est. Joseph (un Wahlberg sprecato dopo l'intensa prestazione in
The Departed) che ha seguito le orme paterne entrando in polizia. Il confronto all'interno della
famiglia è duro ma quando il padre viene ucciso proprio dalla mafia e Bobby è presente sulla scena
del delitto la situazione cambia. I fratelii si riavvicinano per vendicarne la morte.
James Gray aveva interessato la critica e il pubblico internazionali con Little Odessa. Peccato che
poi i suoi temi siano rimasti sempre quelli (la mafia dell'Est, la polizia) inseriti in film d'azione che,
nonostante i proclami di riferimento a modelli alti come Visconti e il Neorealismo, risultano
estremamente stereotipati. Senza anticipare nulla sul finale non si può mancare di dire che, oltre a
tutto, un'azione decisamente illegale compiuta da un appartenente al corpo della polizia di New
York sotto gli occhi dei colleghi non solo viene consentita ma addirittura premiata. Assomiglia un
po' troppo a una soluzione da western della decadenza per divenire accettabile in un film poliziesco
metropolitano. Anche nell'era Bush. (2 stelle perchè Duvall, qualsiasi ruolo ricopra, è sempre un
grande attore.” (Mymovies)
“Si comincia con le immagini dell'album 1980 'Police Work' del gran fotografo Leonard Freed,
morto l'anno scorso: poliziotti poveri al lavoro in una New York ingovernabile oppure governata
dalle leggi delle famiglie e del sangue. Non è lontano il 1988 del film, quando la rete della droga
cominciò a stringere la città con i suoi locali, e i soldi della mafia russa presero a circolare
umiliando la mafia italiana. In una famiglia, padre e figlio sono vice-capo e ufficiale della polizia;
l'altro figlio ha cambiato nome, è manager del grande night-club 'El Caribe' di Brooklyn di proprietà
russa. Le parti opposte in cui si trovano, la comune origine slava, il mix di tradizione e attualità,
creano un violento conflitto famigliare in cui qualcuno perde la vita, qualcuno perde se stesso.
Poliziesco classico all'antica ma sentito, appassionato. James Gray, newyorkese d'origini slave, 38
anni, già autore di 'Little Odessa' e 'The Yards', è un regista speciale: moralista, torvo, turbinoso,
amante dei film d' epoca ('Rocco e i suoi fratelli' di Visconti) e del conflitto tra generazioni,
posseduto da ossessioni (in questo film, come in 'Little Odessa', la maggiore mortificazione sta
nell'inginocchiarsi davanti all'antagonista vincente), di gran talento. Bravissimo nell'uso della luce e
delle lunghe ombre, capace di realizzare almeno due sequenze ammirevoli (un inseguimento in auto
sotto il diluvio, un inseguimento a piedi tra fasci di canne), capace di mescolare azione e
drammaticità, e di guidare due attori particolarmente aspri e restii (oltre che produttori del film)
come Joaquim Phoenix e 'Marky' Mark Walhberg. Il suo moralismo da favola famigliare, la
conclusione che ha immaginato per 'I padroni della notte' sono affascinanti.”
(Da L'Espresso, 20 marzo 2008)
“New York, fine anni Ottanta: Bobby gestisce un locale notturno e lascia che la mafia russa svolga i
suoi traffici. Suo fratello Joseph ed il padre Burt, poliziotti, cercano di riportarlo sulla strada della
ragione. Rigoroso, solenne, a suo modo neoclassico nella costruzione, I padroni della notte intreccia
con sottigliezza e profondità psicologica i meccanismi soffocanti della vendetta tipici del poliziesco
e la scansione drammaturgica della tragedia familiare; rende omaggio alla dissipazione morale ed
alla confusione tra buoni e cattivi del Friedkin de Il braccio violento della legge, al crudo realismo
delle istantanee del fotografo Leonard Freed, con le sue intuizioni sulla metropoli ingovernabile, in
un’ottica rigorosamente maschile.
Notturno e affascinante, il film, proiettato in concorso a Cannes, partendo dalla premessa
dell’impossibilità di sottrarsi alle regole e ai condizionamenti dei legami di sangue, ai rituali etnici e
alla saggezza della rivalsa e del perdono, è un racconto morale sui rancori non confessati, sul
dramma individuale che turba e comporta scelte errate regolate dall’appartenenza al quartiere
d’origine, dagli affettivi, dai codici di comportamento. La forza del regista è concentrata nella
ricostruzione di congiunzioni fatali, nel ridisegnare scene madri che ricalcano la forza emotiva del
cinema americano degli anni Settanta, lo spirito della cronaca a partire da dinamiche familiari, con
le atmosfere del giallo che esaltano le conseguenze dei tradimenti, il furore delle esecuzioni; con
uno stile che sottrae e conserva lo sguardo di chi ha compreso l’inevitabilità del destino e le
punizioni.
Anacronistico ma spietatamente lucido, costruito sul gioco ambiguo dell’appartenenza al clan, al
quartiere, al corpo di polizia, I padroni della notte è un dramma intimo sui rapporti tra padri e figli
che privilegia la dura cupezza dell’introspezione, dello smarrimento dei caratteri, del silenzioso
ribaltamento dei ruoli, percorso da una religiosità e dal cammino esistenziale verso una possibilità
di redenzione che ricordano le tensioni etiche del cinema di Ferrara e Scorsese.
Gray non cerca l’originalità, cita nelle sequenze del night il De Palma di Carlito’s way e si
concentra sui labirintici contrasti nella costruzione delle personalità, con una visione filosofica del
castigo esemplare, filmando la paura della sconfitta e l’incubo di non essere mai all’altezza. Girato
con l’incanto cromatico di una città ormai dissolta e trasformata, I padroni della notte celebra i
codici delle corporazioni, la salvezza dei valori tradizionali oscillando tra schematismo e verità, tra
simbolismo e mitologia, dentro esistenze in cui la ribellione personale lascia il posto alla conquista
della maturità e alla dolorosa accettazione del compromesso”.(www.fice.it)
Per vedere il trailer:
http://www.mymovies.it/trailer/?id=47286
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