donna - Teatro del Astillero

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donna - Teatro del Astillero
Se un giorno mi
dimenticherai
de Raúl Hernández Garrido
Traduzione
di
David Conati
PREMIO BORN DE TEATRO 2000
Quest'opera non avrebbe visto la luce senza il
supporto di Carlos Rodríguez, che ha seguito
costantemente e fino alla fine la sua stesura.
Questo lavoro è dedicato a lui.
Ai miei figli: alla mia meravigliosa Elena, che passo
dopo passo, parola per parola, è cresciuta con
questo lavoro; ad Alessandro che contro ogni
pronostico è venuto al mondo per dimostare che
nonostante tutto ciò è sempre possibile.
Alla Mª. Ángeles, perché senza il suo aiuto il
presente non sarebbe quello che è.
Però quest'opera è dedicata soprattutto a tutti
coloro che hanno sofferto e soffrono a causa della
tortura. A quelli che vissero i crudeli momenti della
dittatura argentina. A tutti i desaparecidos. A tutti
coloro, figli di desaparecidos, che ancora oggi
stanno lottando contro il dubbio per ricostruire la
loro identità spezzata.
α .- Anticamera
(Buio, compare solo una striscia di penombra. Una litania,
leggermente sporcata dal sussurro dell'acqua.)
1
(Senza luce
occhi aperti
senza luce)
dietro la persecuzione
la luce delle lampade sfocate
dietro alla prigionia
i colpi
dietro all'umiliazione
la tortura
dietro la tortura
il tradimento
spinti a denunciare parenti, amici ed estranei
occhi aperti
in questo spazio nero
risuonano passi, lontano
si sentono grida di dolore
qui, vicino
anche
qui. Dentro
nelle viscere
In me la vita torna insensibile
Senza volto, senza nome
Il
piccolo
innocente
già vittima
si muove dentro me
- Chi sei?
- Sono María. E tu? Chi sei tu?
- Amaya.
- Cosa ti hanno fatto oggi?
- Mi hanno calpestata, e poi mi hanno fatto prendere la scossa, con gli elettrodi. Grazie
a Dio, non mi hanno toccato la pancia. Sono incinta. E a te? Cosa hanno fatto a te?
- Non so, non posso vedere. Non voglio nemmeno sapere se ho ancora gli occhi.
Sono qui.
Ancora un giorno in più
Non ho più forze per un nuovo giorno
Non ho forze più nemmeno per te
Per il mio bambino
Ti muovi dentro me, ti sento
Perché qui?
Che mondo sarà il tuo, bimbo mio
Senza luce
Occhi aperti
Senza luce
Asepsi gialla
2
grida
le sue grida
sulle pareti umide
sangue
Il lampo chirurgico
Dei bisturi
La luce delle scialitiche
La sala operatoria
Il rumore degli aerei
Puzza di cherosene
grida di bimbi
grida di bimbi
appena nati
COSA FATE AI BAMBINI?
COSA FATE CON I BAMBINI?
- Come ti chiami?
- Laura.
- Io sono Graziella. Ho bisogno di aiuto, sento che sto per partorire. È la prima volta.
Ho paura. Per Dio, fatemi uscire. Lasciate che il mio bimbo nasca fuori da questo
posto. Dopo fatemi quello che volete, però al bimbo no, al bimbo no.
- Anch'io sono incinta. Anche per me è la prima volta. Moriremo? Cosa ci
faranno?
- Il bambino no. Il bambino no.
Senza luce
occhi aperti
senza luce
Giallo
Bagliore di un coltello
Rumore di stivali
Puzza di cherosene
Dove stiamo andando?
Non mi fate male.
Cosa volete farci?
Non toccate il mio bambino.
Uccidetemi se volete, però non fategli nulla
Nuove vite
Strappate dalle braccia mutilate delle madri
estirpate dal ventre materno
cauterizzate le unioni
smembrate chirurgicamente dalla madre
qui dove quelli che nascono non piangono
dove aprono gli occhi in silenzio
passando di mano in mano
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condannati a dimenticare senza aver saputo nulla,
affidati all'amore dei carnefici
all'affetto di una madre sconosciuta
una madre che li desidera
e non gli importa che provengano da un mattatoio,
strappati dal corpo
delle loro vere madri
il corpo che li ha concepiti protetti e custoditi
(dagli altoparlanti si diffonde un inno patriottico)
nel suolo, calpestato
(scariche di mitra)
nell'occhio moribondo il luccichio degli stivali neri
(rombo di aereoplano)
alla fine
il vuoto
bianco
bianco
bianco
nella caduta
bianca
il vuoto
bianco
le mani nell'aria
fluttuando
nella caduta
sotto il vuoto
il mare
sopra
verso l'alto
e fuggendo
il fischio
fischio assordante che rompe i timpani
il volto deformato
il mio corpo aperto si spalma nell'aria
le mie viscere
aperte
nel bianco
bianco
bianco
bianco
incontro col nulla
spoglio scagliato
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spazzatura già
senza alcun valore
una volta deposto
il mio corpo senza lui
il mio corpo
spoglio e aperto
(così
giace il tuo riposo
nell'abraccio del mare
cadavere spezzato
resti di qualcuno che una volta
arrivò ad essere amato
e adesso spazzatura
giaci nell'impatto
contro l'azzurro
giaci
dimenticato
nel silenzio
silenzio
giaci
coperta, alla fine, dal silenzio del mare)
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(due uomini, in una stazione. Le pareti scrostate, il pavimento
sporco, ha l'aspetto di un luogo abbandonato da molto tempo.
Uno dei due uomini è calmo. Il suo vero nome è insignificante.
Legge il giornale o, semplicemente tiene le mani in tasca,
fischietta, si guarda attorno o dormicchia.
L'altro, nervoso, agitato, fuma, passeggia avanti indietro,
sobbalza al minimo rumore.)
1° UOMO:
Freddo sulle mani tumefatte e gelide fin dentro le ossa. Guardo, solo
nell'oscurità. Gli occhi per quanto aperti non vedono nulla, solo buio e
oscurità.
Le mie mani scivolano
Non ci sono pareti
Solo oscurità
(Una donna entra trascinando due valige pesanti)
DONNA:
È da molto che aspettate?
Dovrebbe passare un treno da qui. Oggi.
Siete venuti anche voi ad aspettarlo.
No?
Altrimenti che fareste qui.
Dove non arriva nessuno.
Le vostre facce mi ricordano qualcuno.
Si, si, può fumare… No, non ho da accendere.
Non vuole fumare…?
È da molto tempo che viaggio, viaggio.
Treni, autobus, aerei.
Chilometri e chilometri, vedendo sfilanre paesaggi a tutta velocità.
Non posso fermarmi adesso.
Voi siete di passaggio?
Dove andate?
Non volete rispondermi?
Sono abituata al disprezzo. E il vostro silenzio non mi fa male. Nemmeno
i vostri sguardi riescono a ferirmi.
(La donna si alza e guarda verso gli uomini. Uno di loro sputa
per terra, verso di lei. Lei guarda ai suoi piedi, lo sputo. Lo
calpesta e lo sparge con la suola della scarpa.)
Ho attraversato mezzo mondo e non mi sposterò da qui.
2° UOMO:
Andiamocene.
(Gli uomini escono)
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DONNA:
Qui è peggio di un porcile.
(Uno degli uomini rientra, il secondo. Si ferma faccia a faccia
contro la donna, minaccioso. Lei lo guarda dritto negli occhi con
aria di sfida)
So perché sei tornato.
2° UOMO:
Quanto vuoi?
DONNA:
Non sono in vendita.
2° UOMO:
Allora… ?
DONNA:
Con le mani no.
(L'uomo la prende e gli si getta sopra, rude, come un orso, come
una coperta gigantesca che inghiotte tutto quello che copre.)
(1° UOMO, inseguito, cerca nel buio una via d'uscita.)
1° UOMO:
gocce cadono, colpi contro il pavimento di cemento spianato sento
l'umidità penetrare nella pelle e mi sposto, però avanzo calpestando il
suolo umido, mi acquatto e l'odore insopportabile mi dà la nausea; la
mia mano tocca qualcosa di viscido sfiorando il cemento del pavimento
cerco di orientarmi nella oscurità di sopra si sente il ronzio di un
ventilatore e avanzo senza incontrare pareti in questo spazio dal quale
non so come uscire
le mia mani cercano le pareti
le mie mani scivolano
non ci sono pareti
solo buio
(I due uomini aspettano in piedi lungo la banchina)
1° UOMO:
Se n'è andata.
2° UOMO:
non significa nulla.
1° UOMO:
Adesso rimaniamo tu e io.
2° UOMO:
Anche prima eravamo tu e io, soli.
1° UOMO:
la vedermo ancora?
2° UOMO:
Andiamocene.
1° UOMO:
Non ho nessun bagaglio.
2° UOMO:
Dove stiamo andando non ti servirà nessun bagaglio.
(La donna si rialza da terra, un mucchio di roba sporca. Nella
sala risuonano le chiamate per i treni. Gli uomini scompaiono in
una nube di vapore. Quando svanisce il vapore, il 1° UOMO
riappare. La donna si rialza davanti a lui.
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1° UOMO, gentilmente, la aiuta con le valige. La donna gli toglie
le valige e le lascia per terra. Si avvicina al 1° UOMO e gli
sussurra qualcosa in un orecchio. Egli sembra non accorgersi
nemmeno della sua presenza. La donna gli passa una mano
davanti agli occhi.)
DONNA (Voce registrata):
Portavano direttamente le detenute "desaparecidas" gravide dal luogo di prigionia
chiamato "EL CAMPITO" al padiglione di Epidemiologia. Erano perfettamente legate
ai piedi e alle mani, con gli occhi bendati. Erano alloggiate in un unico stanzone
insieme ad altri detenuti feriti e a bambini che allogiavano lì. Li chiamavano NN o "i
sovversivi".
Programmavano i parti secondo lo stato di gestazione. Anche se alcuni di essi
avvenivano in modo naturale. Quando le nascite erano stabilite per parto cesareo, le
puerpere erano allogiate in stanze singole dello stesso padiglione, erano visitate dalle
levatrici e gli interventi venivano fatti nel reparto di Ginecologia. Raccontano le
ostetriche che le detenute erano legate, con gli occhi bendati e con il divieto assoluto di
parlare e che nell'elenco dei ricoverati non figuravano nemmeno i loro nomi e
cognomi, ma solamente NN. I parti quasi sempre li seguivano i medici militari e di
notte. Utilizzando alcune volte persino tecniche ormai in disuso o addirittura
sperimentali.
Racconta un infermiere che le madri poi le portavano negli hangar che ci sono nella
pista di aviazione de Campo de Mayo. Questo stesso infermiere viveva in un quartiere
vicino all'aeroporto, riferisce che ogni tanto un aereo tipo Hércules dell'Esercito
decollava tra le 23 e le 24 con rotta sudest e che rientrava circa un'ora dopo il decollo.
1° UOMO:
Sarebbe meglio chiudere gli occhi.
DONNA:
Sarebbe meglio cancellare il passato. Sarebbe meglio non sentire nulla.
Non sentire il pianto dei bimbi. Non sentire il respiro soffocato
dall'anestesia. Non sentire il taglio del bisturi. L'ago che ricuce la carne
dopo aver estirpato il frutto. Non svegliarsi. Tornare all'oscurità. Sarebbe
meglio lasciarsi trasportare dal dondolio della superfice dell'Oceano, non
sprofondare sotto di lei, non scoprire ciò che l'Oceano conserva.
1° UOMO:
Se smettessi di ascoltare…
DONNA:
Sarebbe meglio lasciarsi portare dall'oblio. No sapere nulla, che
l'ignoranza ci addormenti col suo dolce respiro.
1° UOMO:
Lasciami. La tua mano è viscida.
DONNA:
Non è la mia mano.
1° UOMO:
Questo odore mi soffoca.
DONNA:
Non lo riconosci. Ancora non vuoi riconoscerlo.
1° UOMO:
Basta smettere di ascoltare. Basta immaginare che l'Oceano non è lì.
DONNA:
Le onde.
1° UOMO:
Il volo degli aereoplani.
DONNA:
Le onde.
1° UOMO:
I corpi che ora non esistono. Nomi di persone che ora non esistono.
DONNA:
Le onde.
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1° UOMO:
Sono solo fantasie, fantasmi nella mia mente.
DONNA:
Sei pallido.
1° UOMO:
Sono fantasie.
DONNA:
C'è sempre uno scantinato.
1° UOMO:
Non scenderò. Nessuno vive in uno scantinato.
DONNA:
Nessuno.
1° UOMO:
Lo chiederò a mio fratello. Scenderà lui al posto mio.
DONNA:
Lui sarà d'accordo?
1° UOMO:
Gli chiederò che innalzi un muro per dimenticarci che là sotto c'è uno
scantinato. Non voglio tornare a sentire le voci che risuonano laggiù.
DONNA:
Sarebbe meglio pensare che sia stato tutto un sogno, una fantasia. Che
non sono vicino a te, che non sono venuta fino a te per aprirti gli occhi.
Non mi puoi vedere. Però tra poco sarò al tuo fianco.
1° UOMO:
Si, è tutto un sogno.
DONNA:
Un sogno…
I.- 2° UOMO
Racconta una testimone, che mentre era reperibile, fu chiamata da uno dei
medici, che la obbligò ad assistere a un parto e che per questo motivo ebbero
un'accesa discussione, dal momento che lei è un medico civile. Rferisce che la
puerpera era piccola, giovane, delicata, che aveva capelli scuri e ondulati, che
aveva gli occhi bendati e che nacque una bambina.
Un'ostetrica dice che assistette a un parto nella infermeria del Carcere de
Encausados de Campo de Mayo, che la donna era bianda, che aveva circa
trent'anni e che il fatto si svolse nel 1977. Disse anche che le toccò pure di
assistere ad un altro parto, e che la donna aveva i capelli lunghi e canuti.
Un'altra ostetrica riferisce che tra il 1977 e il 1978, le toccò di assistere più di
trenta puerpere detenute.
1° UOMO:
Devo smettere di ascoltarvi.
(Silenzio. Si alza stremato.)
Sarebbe meglio non sentire nulla. Le grida delle donne… I pianti dei
neonati.
È così difficile svegliarsi senza ricordare nuovamente tutto, l'Oceano, il
suo clamoroso, lamentoso silenzio…
Sotto di noi, la roba vecchia imputridisce. Dove vi siete nascosti, dolci
aguzzini? Dalle foto mi guardate con occhi che il tempo ha forato. Con
questi occhi mi sorridete. Al vostro piccolo.
Davanti all'Oceano lascio questa offerta, questa ciocca di capelli, che
taglio in segno di guerra. Se un giorno il mio sonno troverà riposo…
Dormi bimbo mio, dormi.
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Ancora no, mamma.
È ora, vai a letto.
No, un altro po'.
Shhh.
Mamma? Papá?
C'è buio.
C'è buio.
VOCE REGISTRATA
Quando arrivammo a destinazione, dopo essere scesi due piani sottoterra, fummo
separati e sottoposti a interrogatori. Durante il primo, breve, udivo costantemente le
urla di dolore di una ragazza che al mio fianco veniva brutalmente torturata con la
corrente elettrica e con percosse. Ad un tratto tutto cessò di colpo; udii nitidamente
queste parole: 'Forse abbiamo calcato troppo la mano con la bionda'.
Incessantemente chiesi di vedere mio marito o sapere almeno come stava; la mattina di
sabato 13, una delle guardie mi condusse -con notevoli precauzioni- fino a una stanza e
mi disse che lo avrei visto, raccomandandomi che non raccontassi questo a nessuno,
perché ciò avrebbe potuto compromettere molto seriamente la sua posizione di
sorvegliante. Così un altro accompagnò mio marito in quello stesso posto, ci permisero
di toglierci i cappucci e le bende che avevamo davanti agli occhi e vederci per un lasso
di tempo di circa un minuto. Questo pochissimo tempo bastò perché io potessi notare
che era stato seriamente torturato: camminava con molta difficoltà, e presentava
bruciature da scossa elettrica ai testicoli e alle gengive. Poi mi riportarono nella mia
cella e da quel momento non seppi più nulla di lui.
Convivetti con questo e con la paura, convivetti con molti di questi compagni, che
erano come me, impossibilitati a vivere e condannati a resistere, Hugo, il mio primo
marito, Teresa Israel, Anabella Pitelli moglie di Canon, Irene Bellochio moglie di
Pisoni, Rolando Pisoni, Hugo Claveria, Norma Puerto moglie di Risso, Daniel Risso,
Clelia Fontana, Pedro Sandoval, Daniel Dinella, Ruben Medina, tutti questi non ci
sono più, sono scomparsi, desaparecidos.
(1° UOMO, nella oscurità, appena interrotta da un filo di luce
che gli cade addosso, scontornandolo, inizia un monologo che
continuerà, ripetendolo, 2° UOMO:)
1° UOMO e poi 2° UOMO:
freddo nelle mani tumefatte e dentro le ossa guardo e solo nell'oscurità
gli occhi, per quanto aperti, nulla, solo nero e oscurità
le mie mani cercano le pareti
le mie mano scivolano
non ci sono pareti
solo oscurità
(1° UOMO apre la bocca per urlare, e sotto lo sforzo, visibile dal
collo, il grido si spegne in un gesto muto.)
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(Un braccio si stende e lo libera tirandolo "su". La luce perfora
l'oscurità.)
2° UOMO:
Attaccati a me.
1° UOMO:
Cadrò.
2° UOMO:
Fai quello che ti dico.
1° UOMO:
Non lasciarmi.
2° UOMO:
Punta i piedi nella parete e tirati su.
1° UOMO:
Scivolo.
2° UOMO:
Non fare resistenza.
Un ultimo sforzo.
vedi?
Non ti avrei lasciato qui.
1° UOMO:
Come hai fatto a trovarmi?
2° UOMO:
Ho sentito le tue grida.
1° UOMO:
Mi avevi seguito?
2° UOMO:
Non devi allontanarti tanto. Ancora non si sa dove si nascondono i
cecchini.
1° UOMO:
Questa guerra non fa per me.
2° UOMO:
Fino a quando non ti metteranno una pallottola nella testa.
1° UOMO:
E tu?
(2° UOMO lo guarda e accarezza il suo fucile, senza dire niente.
1° UOMO abbassa la testa. 2° UOMO estrae un pacchetto di
sigarette. Estrae una sigaretta e la offre a 1° UOMO. Lui la
accetterà. Poi, 2° UOMO si porterà una sigaretta alla bocca.)
2° UOMO:
Stai sudando. Fuma.
1° UOMO:
Ne avevo bisogno.
2° UOMO:
Questa notte è buona. Guarda.
(Gli mostra le prede che ha catturato. Gli uomini fumano.)
1° UOMO:
Una buona caccia per due persone sole. Pensi di venderne una parte?
2° UOMO:
No.
1° UOMO:
Si rovinerà. Siamo solo in due.
2° UOMO:
A chi importa.
(2° UOMO spara.)
1° UOMO:
Non so come…
2° UOMO:
Taci.
(Spara e sbaglia.)
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Merda.
1° UOMO:
Devo aver perso i sensi …
2° UOMO:
Potresti aver incontrato qualche pattuglia.
1° UOMO:
Non mi fanno paura.
2° UOMO:
Non è sicuro andarsene da soli per di là.
(Entra la donna, porta delle valige pesanti e ha il vestito
lacerato.)
DONNA:
Ho passato tutte le stazioni ferroviarie. Ho cercato ovunque. Ho lasciato
che mi sottomettessero a tutte le umiliazioni, a qualsiasi umiliazione. Il
prezzo giusto per quello che sto cercando. Così sono arrivata qui,
dall'altro lato della frontiera, alla fine del mondo. Posso dire che più in là,
per me, non c'è più terra dove andare. Perché so che sono arrivata. Mi
fermo qui, dove c'è ciò che cerco.
(Si dirige verso 1° UOMO.)
Vieni, parliamo di te e dell'oscurità.
(DONNA si avvicina a 1° UOMO. 2° UOMO si interpone e
schiaffeggia DONNA. Lei, calma senza spostarsi, allarga la mano
e accarezza 1° UOMO.)
Nelle mie valige non ci sono vestiti ne oggetti inutili. Solo ricordi, per te.
Voglio che mi ascolti.
(2° UOMO alza l'arma e ulula, come un lupo.
La donna svanisce nell'aria prima di sfiorare la pelle di 1°
UOMO.)
2° UOMO:
Entra in casa.
1° UOMO:
È presto. La notte è gradevole. Potremmo passare qui ore e ore.
Non si sentono nemmeno i bombardamenti.
Però si vedono le esplosioni.
Luci nella notte, sembra tutta una festa.
È molto che non scendo in città.
Con chi parlavi?
2° UOMO:
Fin qui non arriva nessuno. Nessuno.
1° UOMO:
Ascolta. Adesso si sentono gli spari.
Non puoi ingannarmi, ti ho sentito parlare a qualcuno.
2° UOMO:
Domattina potrebbe rinfrescare.
1° UOMO:
Smetti di trattarmi come un bambino.
2° UOMO:
Stai attento che non torni a perderti nel bosco.
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(1° UOMO si alza.)
1° UOMO:
Non avrei mai pensato che ti avrei guardato con paura.
(1° UOMO sputa per terra, poi entra in casa. 2° UOMO accende
un sigaro. Il suo fucile riposa sopra le ginocchia. Lontano, la
città. Una luce si profila all'orizzonte, un leggero battito d'ali
risveglia l'attenzione dell'uomo. Dall'oscurità compare DONNA.
2° UOMO è indeciso se fermarla con il suo fucile o accoglierla
come la vecchia amica che è.)
2° UOMO:
Chi va là?
DONNA:
Non ti ricordi di me?
2° UOMO:
Qui arrivano solo quelli che fuggono o quelli che hanno qualcosa da
nascondere.
DONNA:
Si direbbe che non ti fa piacere vedermi.
Toccami. Non sono nessun fantasma.
2° UOMO:
Arrivi in un paese dove chiunque ucciderebbe per andarsene. Cosa vuoi
fare qui?
DONNA:
È un posto come qualsiasi altro.
2° UOMO:
Cosa stai nascondendo?
DONNA:
Tu e io abbiamo viaggiato molto uniti in un'altra vita. Ti ricordi?
Frequentavamo posti come questo. I criminali preferiscono i posti così, e
noi eravamo tra questi.
2° UOMO:
Sei venuta per me.
(Pausa.)
DONNA:
Sto cercando. Chissà.
2° UOMO:
Tu sai sempre quello che cerchi. Come un segugio. Non credo che tu sia
cambiata.
DONNA:
Continuo a essere tua amica. Chissà che non possa diventare qualcosa di
più.
2° UOMO:
Posso farti prendere un treno. Non è per niente facile. Migliaia di persone
farebbero qualsiasi cosa per prenderlo.
DONNA:
Non voglio prendere nessun treno. Non voglio andarmene fuggendo. Non
preoccuparti, ho un posto dove dormire, non ti chiederò di farmi spazio
nel tuo letto.
2° UOMO:
La città è lontana. Lascia che ti aiuti con i bagagli.
DONNA:
Qui arrivano solo quelli che fuggono o quelli che hanno qualcosa da
nascondere. Tu da cosa fuggi? Perché sei scomparso, da un giorno
all'altro?
2° UOMO:
È passato molto tempo.
DONNA:
Un vero cacciatore.
2° UOMO:
Ho dimenticato.
13
DONNA:
Nessuno può dimenticare.
2° UOMO:
Ho dimeticato.
DONNA:
Non possiamo dimenticare. Loro non dimenticano. E non avranno pietà.
Non la ebbero allora.
2° UOMO:
Sono stufo di sentire questi discorsi. Sarà meglio che ci muoviamo.
DONNA:
Lascia lì le valige.
2° UOMO:
Stai attenta, sta per scattare il coprifuoco…
DONNA:
Ti sei dimenticato chi sono?
2° UOMO:
Ci vedremo ancora?
DONNA:
Ci vedermo ancora?
(DONNA ride e prende le sue valige.)
(2° UOMO vigila.
1° UOMO si avvicina a lui, senza attendere nessuna risposta.
DONNA raccoglie un mucchio di fogli, un mucchio di fotografie.
Su alcuni scrive degli appunti. Altri li distrugge. Riporta la lunga
dichiarazione di 1° UOMO, diretta a un insensible 2° UOMO.)
1° UOMO:
Riconoscemmo i cadaveri. Tu li hai riconsciuti. Erano loro. Hai detto
questo. Questo mi facesti firmare.
Papá. Mamma. Con le mani piene di sangue. Le mani che con tanto
affetto ci abbracciarono. Papá, mamma.
Avresti molto da dirmi. Mi nascondi tante cose. Sei sparito prima che
tutto esplodesse. Quando sei tornato era tutto finito. Dove sei stato? Te
ne sei fuggito via e tutto si è trasformato in una bolgia di poliziotti,
gionalisti, manifestanti; di gente che mi sputava il suo odio sulla faccia;
di gente che mi offriva il suo aiuto con il solo scopo di usarmi.
Rispondimi. Voglio una risposta.
Cosa è successo con loro? Quando arrivasti il tuo silenzio sembrava
nascondere tante cose. Allora mi raccontasti la storia dell'incidente. Ti
guardai negli occhi. Non hai potuto mentirmi. Mi hai obbligato a vedere
quei corpi, a giurare che erano loro. Un ammmasso di carne macellata.
Firmammo la dichiarazione che erano i loro cadaveri.
Sono diventato erede degli aguzzini.
Però loro sono realmente svaniti nel nulla, come se non fossero mai
esistiti.
DONNA:
Scendiamo nello scantinato.
1° UOMO:
Dammi una risposta.
2° UOMO:
In questa casa non ci sono scantinati.
14
(Un filmato in Super-8 dove appaiono con colori sbiaditi due
bambini su una spiaggia. Il pavimento è coperto da vecchie foto e
vecchie lettere. 2° UOMO carica la pistola. La passa a 1°
UOMO. Spara.)
1° UOMO:
Quale di loro sono io?
2° UOMO:
Più alto. Mira sopra il bersaglio. Correggi la caduta. La curva di caduta.
Bisogna alzare un po' la pistola.
1° UOMO:
Ci andavamo tutte le estati. La spiaggia, le gite in biciletta. Alla sera,
passavamo il tempo pescando …
2° UOMO:
Non sforzarti di cercare troppo il centro del bersaglio. Potresti anche non
guardare.
1° UOMO:
Senza guardare…
2° UOMO:
Chiudi gli occhi. Accarezza la canna, fino in fondo, fino a che sentirai
l'arma incastrarsi nella mano.
1° UOMO:
Chiudere gli occhi!
2° UOMO:
Non serve guardare. Non serve a nulla guardare. Non serve capire. Solo
che è di fronte a te, e che nelle tue mani ce l'hai, carica, pronta. Togli la
sicura.
1° UOMO:
Quanti castelli di sabbia abbiamo costruito? Quanti se li è portati via il
mare?
2° UOMO:
Accarezza il manico. Le sue venature. Il metallo freddo e liscio contro la
pelle. Lascia che la pistola si incastri, che diventi parte della mano. Il
proiettile centrerà il bersaglio.
1° UOMO:
Non riuscirò mai a sparare bene.
2° UOMO:
Tutti hanno bisogno di essere protetti.
1° UOMO:
Non ho bisogno di un'arma.
2° UOMO:
Spara. Siamo in un paese in guerra. Saper sparare è necessario come
respirare.
(1° UOMO Spara e sbaglia.
Pausa.)
1° UOMO:
Ieri li ho sognati.
2° UOMO:
Spara.
1° UOMO:
Sei sicuro che non torneranno più?
2° UOMO:
I morti non si muovono. I vivi invece sono sempre in agguato.
1° UOMO:
Voglio vedere una foto dei nostri genitori, voglio vedere una foto dove
mi prendono in braccio come loro figlio. Parla. Quale di questi bambini
eri tu e quale io? Nemmeno tu lo sai.
2° UOMO:
Sarà meglio che ti calmi.
15
1° UOMO:
Spesso sogno che mi lasci solo in casa. E che anche loro sono a casa.
Apro gli armadi. Sono pieni di cappotti e l'odore del sangue mi soffoca.
Da dove arriva quell'odore di sangue?
2° UOMO:
Abbassa l'arma.
1° UOMO:
Guarda quei bambini. Guardali. Tu e io. Di quei due bambini, chi sfugge
lo sguardo? Tu lo sai.
2° UOMO:
Il tempo ha cancellato tutto.
1° UOMO:
So la verità. Me l'ha detta lei … mamma.
2° UOMO:
Impossibile.
1° UOMO:
L'ho sentita dalle sue labbra. Dalle labbra che tante volte mi hanno
baciato, che io stesso ho baciato. La storia dei fratelli che non lo erano,
dei due gemelli con genitori diversi. L'imbroglio ufficiale, la crudele
falsità. La notte tornai a sognare. Le mi si avvicinava. Bimbo mio, mi
chiamava. Però io sentivo l'odore del sangue. Aveva un vestito vecchio e
sporco, pieno di menzogne.
2° UOMO:
Sono solo sogni, incubi. Tutto questo ormai non importa nulla. L'unica
cosa che conta è non essere sotto tiro.
1° UOMO:
Smettiamo di nasconderci…
2° UOMO:
Spara.
(1° UOMO sconsolato. Guarda 2° UOMO. Carica la pistola.)
Guarda laggiù, in lontananza. Viene verso di te. Non devi lasciare che si
avvicini. Mira bene, come io ti ho insegnato. Senza pensare che ci sia
possibilità di errore. Centralo al primo colpo. Ci sei?
1° UOMO:
Non vedo nulla.
2° UOMO:
Devi diffidare di qualsiasi ombra, di qualsiasi rumore. Non devi lasciare
che spari per primo. Mira.
1° UOMO:
Non vedo nulla.
2° UOMO:
Gli occhi chiusi.
(1° UOMO ubbidisce. Alza le mani, mira con decisione verso un
punto qualsiasi.)
Tieni l'arma pronta. Sempre pronta. Spara.
(Penombra. Sferragliare di un treno che attraversa la scena. Un
bagliore di luci. Il martellare monotono dei cecchini.)
1° UOMO:
Spesso nella stazione c'è solo la donna. Altre, i due uomini aspettano fino
a che l'oblio cancella le loro fugure. Forse il fuoco incrociato dei cecchini
ha finito anche con loro.
Il vento porta un'altra storia. Due uomini vivono isolati in un faro.
La donna li cerca, li trova. Il vento geme nell'oscurità. Uno degli uomini
la trova e temendo per lei, la nasconde al suo compagno. Però lui la
scopre e decide di allontanare dal faro quello che l'ha nascosta. Tortura la
la donna fino a strapparle la verità: perché li sta cercando, cos'è che
16
realmente vuole da loro. Non la uccide, pensa a qualcosa di peggiore per
lei. La mura viva, e mente al suo compagno, dicendogli che la donna ha
abbandonato la casa. Lei grida, però nella sua prigione i muri soffocano
la sua disperazione. L'uomo ingannato crede che lei lo abbia
abbandonato. Finchè il sangue non comincia a zampillare dalle pareti.
Può darsi che questa storia sia accaduta molto tempo fa. Può darsi che
stia per accadere.
Sento che lei si sta avvicinando. Attenzione.
(Un'esplosione. Stridore di freni. Il rumore del treno si tramuta in
un intrecciarsi di lamiere e suono di distruzione. Con più
intensità, la raffica dei cecchini.)
(DONNA si nasconde con 2° UOMO. 2° UOMO porta, nascosto,
un trofeo di caccia, un ammmasso di piume e sangue. DONNA
contempla stupefatta lo strano regalo. Inaspettatamente, ride. 2°
UOMO la abbraccia, passionalmente, scavando dentro i suoi
vestiti. Lei lascia fare, impassibile, fredda. Una sigaretta non
disturberebbe, mezza pendente dalle sue labbra. Lei lo spinge
allontanandosi e con un sorriso cinico si inginocchia all'altezza
dei suoi calzoni. Li abbassa e tenta di metterci una mano dentro.
Lui la respinge, adombrato. DONNA, da terra, domina 2° UOMO
stupidamente eretto su di lei.)
DONNA:
Alzati la cerniera.
2° UOMO:
Non è il posto adatto.
DONNA:
Ho dovuto fare cose peggiori in posti più sporchi di questo.
2° UOMO:
Non voglio saperlo.
DONNA:
Una donna deve saper usare tutte le sue armi per raggiungere il suo
scopo.
(Comincia a piovere.)
2° UOMO:
Non ti fermi davanti a nulla.
DONNA:
Se vuoi metterla così…
Bel regalo. Davvero speciale. Romantico, come te.
Guardami, ti sto parlando.
2° UOMO:
Ti lascio il mio cappotto. Andiamocene.
DONNA:
Sono solo due gocce. Qualche volta anch'io ho molte cose da nascondere.
Qualche volta anch'io sono una perseguitata.
(Risuonano alcuni spari, il rimbalzo dei proiettili scrosta la
parete.)
2° UOMO:
Chi ti perseguita?
DONNA:
Il ruggito di un Hércules sopra l'Oceano. Sei cieco?
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2° UOMO:
Chiedi molto. A me resta poco da offrire.
DONNA:
Nessuno ha difeso i miei genitori.
2° UOMO:
Non siamo più tanto giovani.
DONNA:
Finchè un pugno di persone come me sarà in piedi, il mondo ricorderà.
2° UOMO:
Hanno distrutto le rotaie. Però ti troverò un altro modo per andartene da
qui. Tu stai pronta.
DONNA:
Non dopo averti incontrata, mio vecchio amico. Abbiamo troppe cose in
sospeso. No. Se tu rimani, io resto.
2° UOMO:
A terra.
(Apparentemente senza alcun motivo, 2° UOMO spinge a terra
DONNA e gli si getta sopra. Lei si gira su se stessa e sfugge dal
suo abbraccio. Raffica di mitra.)
La strada è infestata di cecchini.
DONNA:
Non sarà una pallottola vagante che mi ucciderà.
2° UOMO:
Qui non avrai nessuno per difenderti.
DONNA:
Guarda. È una ciocca di capelli di mio fratello. Un pegno del mio
sconosciuto fratello verso i nostri genitori morti, davanti alla sua tomba,
l'Oceano. Osserva, potrebbe essere scambiata per una ciocca dei miei. Io
l'ho raccolta, un'offerta per quelli che morirono assassinati, lo custodirò
nel mio petto, aspettando, cercando il padrone di questi capelli. Ho
appoggiato la mia testa nella sua orma e ho sentito i suoi passi, attraverso
la distanza. Li ho riconosciuti, li ho seguiti, passando frontiere e
attravesando guerre, fino ad arrivare qui. Dimmi, chi è che grida nella tua
casa?
(È il lamento di 1° UOMO.)
(2° UOMO appena reprime il gesto di uno schiaffo contro il viso
di DONNA.)
(1° UOMO si contorce per terra. 2° UOMO lo sveglia.)
1° UOMO:
Non toccarmi.
2° UOMO:
Bevi.
1° UOMO:
(Cosa…?)
2° UOMO:
Un incubo.
1° UOMO:
Aveva un coltello in mano.
2° UOMO:
Chi?
1° UOMO:
La donna!
Chiudi a chiave la porta dello scantinato.
2° UOMO:
Qui non c'è nessuno scantinato.
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1° UOMO:
Riempi lo scantinato di terra. Tappalo. Possono risalire, in qualsiasi
momento.
2° UOMO:
(Tranquillo.)
1° UOMO:
Mi ha svegliato il coltello, la lama, sulla mia faccia. Guarda, Le mie
mani. C'è del sangue.
2° UOMO:
Non c'è sangue. Non si vede nessuna ferita. È stato solo un brutto sogno.
1° UOMO:
Non era il mio sangue.
2° UOMO:
Apri gli occhi. Non ci sono ferite sulle tue mani. Siamo soli.
1° UOMO:
Ti sbagli. Lei c'è.
2° UOMO:
Un incubo. Non esiste nulla di questo. Nulla.
1° UOMO:
Non sto parlando della donna che mi appare in sogno, ma di lei. È là.
Guardala, attraverso la finestra.
(DONNA appare tra le ombre.)
(DONNA si alza e grida. Si volta verso la casa. Al suo interno si
intravede la luce vacillante di una candela.
fuori, 2° UOMO aspetta con l'arma pronta. Con la canna del
fucile la ferma.)
2° UOMO:
Indietro.
DONNA:
Voglio vedere cosa nascondi di tanto prezioso.
2° UOMO:
(A 1° UOMO: )
Entra in casa.
1° UOMO:
Ti devo parlare.
2° UOMO:
Adesso è impossibile.
1° UOMO:
Non dovresti andartene in giro con questo sempre tra i piedi. Non riesco
a capire cosa ci ha portati verso un paese in guerra. È un posto strano
dove vivere. È questo che mi impedisce di stare calmo. Ci sono troppe
cose da pensare. E tu stai troppo zitto. Voglio che inizi a rispondere alle
mie domande.
2° UOMO:
Ora non è il momento…
1° UOMO:
E quando allora? Continui sempre a nasconderti. Quando pensi che sia il
momento giusto per cominciare a parlare?
2° UOMO:
Vuoi obbedirmi una maledettissima volta? Entra in casa.
1° UOMO:
Non mi ero accorto che eri così occupato. Sarà meglio che ti lasci solo.
Non tardare, o ti si gelerà il letto.
2° UOMO:
Chiuditi dentro.
(1° UOMO entra sbattendo la porta.)
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(DONNA affronta 2° UOMO.)
2° UOMO:
Non provarci nemmeno.
DONNA:
Nemmeno io voglio sfruttarlo, caro.
2° UOMO:
Non riuscirai a ingannarmi.
DONNA:
Così lo proteggi?
2° UOMO:
È mio fratello.
DONNA:
Il tuo falso fratello.
2° UOMO:
Concepito dai miei stessi genitori, sotto lo stesso tetto.
DONNA:
La sua presenza e la sua testimonianza possono fare molto per tutto ciò
che tu e io difendiamo.
2° UOMO:
Quella non è la mia guerra.
DONNA:
Credo che non lo sia mai stata. Non puoi però ignorare il sangue che
scorre nelle tue vene. Il sangue del carnefice.
2° UOMO:
Non un passo oltre. Sto per sparare.
DONNA:
Ascolta. Sta per cantare il gallo. Quando canterà tre volte otterrò ciò che
voglio.
(2° UOMO, senza aggiungere altro, preme il grilletto, spara. I
vestiti della donna cadono a terra. Si rende conto che lei si è
come volatilizzata. Canta il gallo, per la prima volta.)
(Le luci di una gigantesca sfera da discoteca ci portano una
musica segnata dal solco del giradischi e l'eco fredda di un
garage, adibito ad un'improvvisata sala da ballo.)
DONNA:
Stai tremando.
1° UOMO:
Fa freddo.
DONNA:
Freddo! Hai le mani sudate. Attenzione!
1° UOMO:
Scusa.
DONNA:
Non ti ho mai visto da queste parti.
1° UOMO:
Non sono portato per il ballo. È la prima volta che vengo in un posto del
genere. Non credevo che ne esistesse ancora qualcuno aperto.
DONNA:
Non sei di qui.
1° UOMO:
Nemmeno tu.
DONNA:
Parliamo di te. Da dove vieni, cosa ti piace, cosa fai.
1° UOMO:
Ti interessa?
DONNA:
Tutto di te mi interessa.
1° UOMO:
Sono andato via da qui… da non so quanto tempo… Sono… non ricordo
se ero solo o no. Sono venuto qui… non posso dirti perché.
20
DONNA:
Sembri molto sicuro di te. Non mi pestare.
1° UOMO:
Scusa… Perché sei qui?
DONNA:
Per incontrarti.
1° UOMO:
Ma se non sapevi dove vivevo. Non puoi nemmeno sapere chi sono.
DONNA:
Io so molte cose.
1° UOMO:
Vuoi raccontarmele tutte?
DONNA:
Tutte. Quelle che supponi e quelle che nemmeno immagini.
1° UOMO:
Dimmi come mi chiamo.
(Lei sta per parlargli. Avvicina la sua faccia alla sua. Lui crede
che sta per ricevere un bacio. Lei gli tappa le labbra con la punta
delle dita.)
DONNA:
Ora no.
È troppo presto.
1° UOMO:
Con te sto bene. Sto bene tra le tue braccia.
DONNA:
Non dovresti fidarti degli sconosciuti.
1° UOMO:
Voglio che mi abbracci forte.
DONNA:
Devo andarmene. Più avanti, avremo tempo per tutto.
1° UOMO:
Come potro rivederti?
(Però DONNA già non è più al suo fianco.)
(Il fischio di un treno si ripete varie volte, senza che la
locomotiva si veda comparire.
2° UOMO trascina la valigia di DONNA. Lei cerca di recuperare
il suo bagaglio. Sa la contendono, una lotta. Lui recupera la
valigia e avanza.
DONNA tira la valigia con tutte le sue forze e gliela strappa di
mano. La valigia si apre disperdendo un mucchio di stracci
insanguinati.)
(1° UOMO esce dalla casa e porta a 2° UOMO, il fucile lasciato
precedentemente davanti alla porta di casa, un cappotto, uguale
a quello che portava l'uomo della stazione. Lo getta sulle spalle
al suo gigantesco amico.)
1° UOMO:
Non c'è più legna. E qui intorno non resta più nulla da bruciare. Dovremo
scendere al fiume. Siamo rimasti quasi senza acqua, e i viveri che
avevamo nascosto sono andati a male. Magari sarebbe anche meglio
andare in città.
21
Non si vede anima viva da mesi. Nessuno. Però tu giorno e notte, non
abbassi mai la guardia. Come se questo fosse questione di vita o di
morte.
Sarebbe meglio che riposassi. Lascia fare a me.
2° UOMO:
Non lo toccare.
1° UOMO:
Un giorno ti arrenderai e allora, cosa.
2° UOMO:
Barricati dentro e non accendere nessuna luce.
1° UOMO:
Non vale la pena vivere in questa maniera. Soprattutto in posti come
questo, c'è sicuramente qualcosa di meglio, qualcosa di diverso. Mi
piacerebbe parlartene. Persino in un inferno simile non ha senso vivere
tormentati così.
(2° UOMO lo guarda, freddamente.)
2° UOMO:
Questa notte hai avuto ancora incubi.
(1° UOMO entra in casa, sbattendo la porta.)
(DONNA spiega dei vestiti sopra lo spazio, stirandoli uno a uno,
con estrema cura.)
DONNA: Più di 8.500 persone scomparse segnalate in 13 anni.
1971, 6 persone scomparse.
1972, 4 persone scomparse.
1973, 17 persone scomparse.
1974, 43 persone scomparse.
1975, 336 persone scomparse.
1976, 3792 persone scomparse. 3792 persone scomparse.
1977, 2979 persone scomparse. 2979 persone scomparse.
1978, 958 persone scomparse.
1979, 177 persone scomparse.
1980, 77 persone scomparse.
1980, 77 persone scomparse.
1981, 20 persone scomparse.
1982, 12 persone scomparse.
1983, 9 persone scomparse.
Le liste non sono ufficiali, sono numeri che crescono di giorno in giorno.
Numeri che nascondono nomi. Nomi che non ci dicono nulla del dolore
della carne, della pelle bruciata, del disprezzo, della distruzione, della
morte.
(DONNA elenca freddamente una lunga lista di vittime: )
01/01/71 Julian Choque Cahuana
Mario Alberto Gomez
02/07/71 Sara Eugenia Palacio De Verd
02/07/71 Marcelo Aburneo Verd
17/09/71 Luis Enrique Pujals
01/12/71 Petrona Angela Contrera
Barcelona
28/11/72 Angel Enrique
Brandazza
01/04/72 Lucio Bernardo
Altamirano
01/01/73 Agustin Alfredo
Navarro
24/05/72 Jose Antonio Perez
Lopez
01/01/73 Joaquin Vega
15/08/72 Juan Daniel Puigjane
29/01/73 Julio Alejandro
Casusa
22
01/01/75 Marta Silvia A Neira
Munoz
20/04/73 Guillermo Luis Ball Llatin
29/11/74 Gabriel Di Vito
11/06/73 Viviana Irene Ringach
10/08/73 Adolfo Skof
30/11/74 Ramon Dario Molinas
Pereira
11/09/73 Joao Batista Rita
00/12/74 Aida Rosa Embon
01/01/75 Hector Rodolfo Soba
01/10/73 Andres Omar Haidar
04/12/74 Eugenio Alberto Viudez
10/11/73 Juan Carlos Villafane
04/12/74 Julio Cesar Viudez
01/01/75 Mario Alfredo
Stirnemann
16/11/73 Antonio Luciano Pregoni
05/12/74 Luis Alberto Montenegro
21/11/73 Jean Henri Raya Ribard
19/12/74 Ruben Sabino Dure
01/12/73 Edmur Pericles Camargo
30/12/74 Horacio Victor O'kelly
01/12/73 Daniel Jose De Carbalho
00/00/75 Leonardo Blanco
05/01/75 Ruben Oscar
Scardavilla
01/12/73 Joel Jose De Carbalho
00/00/75 Nestor Blanco
07/01/75 Tomas Angel Bulacio
01/12/73 Jose Lavechia
00/00/75 Amelia Galvan
31/01/75 Juan Marinaro
11/12/73 Joaquin Pires Cerveira
00/00/75 Rosa Gomez
21/12/73 Guillermo Tomas Burns
00/00/75 Liliana Gonzalez Soria
01/02/75 Jose Teodoro Loto
Zurita
01/01/74 Juana Crisostomo Romero
00/00/75 Eleanor Londero De
Giordano
01/02/75 Ana Maria Mrad De
Medina
15/01/74 Nancy Estela Magliano
00/00/75 Graciela Ojea De
Quintana
08/02/75 Pedro Antonio Medina
04/02/74 Cesar Augusto Baldini
00/00/75 Tiburcio Padilla
09/02/75 Guillermo Eduardo
Diaz Nieto
01/03/74 Hector Alberto Antelo
01/01/75 De Gomez
11/02/75 Victor Hugo Gauna
30/05/74 Antonio Mario Moses Bechara
01/01/75 Edgardo Abramovich
11/02/75 Luis Enrique Reinozo
01/06/74 Ruth Sanchez Gomez
01/01/75 Orlando Ruben Aguero
12/02/75 Andres Seguil
05/07/74 Alberto Santos Ponce
01/01/75 Isaac Ankkabesky
25/07/74 Ricardo Hugo Rodriguez
01/01/75 Ruben Bahl
17/02/75 Hugo Miguel Caldera
(Rionegrina)
05/08/74 Ramon Antonio N. Navarro
01/01/75 Carlos Beacov
24/08/74 Gary Nelson Olmos Guzman
01/01/75 Gregorio Begstein
07/09/74 Ricardo J. Monaco
01/01/75 Juan Pedro Belluz
27/09/74 Santa Muratore De Lepere
01/01/75 Miguel Bezayan
01/10/74 Walter Hans
01/01/75 Alfredo Bischoff
08/10/74 Rodolfo Fco Achem
01/03/75 Georgina Graciela
Droz
01/01/75 Carlos Bisoboff
08/10/74 Carlos Miguel
01/03/75 Alberto Isidro Losada
01/01/75 Liliana Bogler
19/10/74 Aurora Valentina Pico
01/03/75 Osvaldo Martinelli
01/01/75 Jorge Boris
21/10/74 Gustavo Natalio Steufer
05/03/75 Julio Vicente Decima
01/01/75 Gregorio Bregstein
23/10/74 Raul Enrique Oxly
05/03/75 Lidia Flora Salazar
01/01/75 Gabriel Bresler
23/10/74 Barbara Ramirez Plante
16/03/75 Rolando Elias Adem
01/01/75 Luis Brukin
01/11/74 Amaral Garcia
01/01/75 Mateo Bucchic
16/03/75 Eleonora Cristina De
Dominguez
01/11/74 Hector Maria Lopez Matheu
01/01/75 Susana Buconic
16/03/75 Jorge Miguel Name
07/11/74 Jose Manuel Lopez
01/01/75 Jorge Di Mattia
17/03/75 Bienvenido Arguello
08/11/74 Hugo Ceaglia
01/01/75 Angel Candido Diaz
19/03/75 Oscar Alberto Juarez
08/11/74 Floreal Garcia
01/01/75 Maria De Las M. Gomez
08/11/74 Mirtha Hernandez
20/03/75 Vicente Antonio
Amicones
13/11/74 Victor Manuel Taboada
01/01/75 Maria Del Rosario Guarie
De Ramirez
14/11/74 Oscar Alvarez
01/01/75 Hal
14/11/74 Alberto Jose Munarriz
01/01/75 Anibal Ruben Jaudson
16/11/74 Fernando H. Gauna
01/01/75 Alberto Hipolito Lartiga
18/11/74 Carlos Orlando Nunez
01/01/75 Agustin March
19/11/74 Sergio Gustavo Dicowsky
01/01/75 Cesar Arturo Negrete
Pena
01/01/74 Victorio Vazquez
20/11/74 Miguel Elias Concha
01/01/75 Carlos Pila Lopez
01/01/75 Victor Osvaldo Troche
Moreira
03/01/75 Jose Raul Garcia
20/02/75 Washington Javier
Barrios Fernandez
20/02/75 Sergio Alberto Escot
01/03/75 Michel Bemasavaq
20/03/75 Roberto Martinelli
21/03/75 Graciela D.Valle
Maorenzic
30/03/75 Antonio Teodoro
Mendoza Riquelme
00/04/75 Susana Cristina Avila
etc, etc, etc...
26/11/74 Carlos Ernesto Patrignani
(1° UOMO e 2° UOMO, tra la gente, scorgono DONNA,
lontano.)
2° UOMO:
È quella?
1° UOMO:
Non è una donna qualunque. Mi piacerebbe che la conoscessi.
2° UOMO:
Dammi la pistola.
23
1° UOMO:
Qui è pieno di gente.
2° UOMO:
Hai paura?
1° UOMO:
Qui no.
2° UOMO:
Sarà un colpo in più in una guerra piena di proiettili impazziti. Una
persona in più che cade morta. Nessuno si volterà.
1° UOMO:
Le vuoi sparare?
2° UOMO:
Se facciamo come ti ho insegnato, nessuno se ne accorgerà. Quando
cercheranno un colpevole, saremo già molto lontani.
Passami la pistola.
1° UOMO:
Non mi toccare.
2° UOMO:
Se non è adesso, sará la prossima volta.
1° UOMO:
Stà indietro.
2° UOMO:
Dammela. Non ti succederà nulla.
(1° UOMO spara. 2° UOMO si arresta, il fumo impedisce di
vedere la fuga di 1° UOMO.)
(2° UOMO cerca 1° UOMO, susurrando, a volte cantando, a
volte cantilenando.)
2° UOMO:
Bimbo mio.
Fratello.
Caro.
Si fa notte.
Torniamo a casa.
Compagno, amico, fratello.
Shhh.
Bimbo mio.
Fratello mio.
Shhh, shhh.
Torna con me.
Shhh.
Fratello.
Fratello mio.
È tardi.
Torniamo a casa.
(2° UOMO raccoglie la pistola. Vuota il caricatore sparando in
aria.)
(DONNA sola. Immaginiamo di spiare il suo sogno.
Immaginiamo di vedere come, ad occhi chiusi, cerca una
posizione più comoda per riposare. La sua calma eccessiva. Però
24
quello che crediamo di vedere non è che un ammasso di vestiti
vecchi.)
(Nella notte, il silenzio lambisce le ferite della città assediata. In
alto, le sirene antiaree elevano il loro canto sereno.)
II.- DONNA
(Come un mormorio continuo, i testimoni delle scomparse ci
opprimono. Non finisce uno che ne arriva un altro, trasformando
tutto in un paesaggio infinito di orrore e disperazione.:)
Mi torturarono con la corrente elettrica, senza
chiedermi nulla e, di fronte alle mie grida che ero
incinta, dissero che avrebbero ucciso mio figlio.
Durante la tortura utilizzarono anche pugni e
manganelli di gomma, frustate e bruciature di
sigaretta.
Mi portarono via insieme a mio figlio Floreal. di 14
anni. Per strada. Lo tenevo per mano. Fù l'ultima volta
che lo vidi, mi guardava mentre mi mettevano una
benda davanti agli occhi. Per molto tempo stetti
ascoltando musica e le grida di dolore di mio figlio. Poi
nuovamente
il
silenzio
terrificante.
Apparve
galleggiando un mese più tardi nel Río de la Plata.
Nelle foto mio figlio ha le mani e piedi legati con fil di
ferro, denudato e con i segni di aver sofferto gravi
torture.
La tortura psichica era costante, e quella física la
realizzavano mediante colpi, scossa elettrica,
estrazione di unghie e denti, "sottomarino"
(immersione della testa in una bacinella di acqua)
bruciature, sospensione da ganci fissati nelle pareti,
violenze e vessazioni di tutti i tipi.
Carlita fu portata varie volte ad assitere alle torture della madre. La
piccola fu maltrattata (la tenevano spogliata, appesa per i piedi a testa in
giù) allo scopo di sottomettere Graciela.
Sono chiusa in una stanza, che chiamano "laboratorio" che era la sala delle
torture, dove c'è un letto con una saldatrice ("la Parrilla"), un tavolo, una sedia,
un bidone per i bisogni fisici, una griglia, un tavolo par la "scossa elettrica",
ganci y corde per appendere le persone alle pareti, sangue sui muri e altri
elementi di tortura che non riesco a identificare. Per una settimana resto in questo
luogo macabro, senza nessun contatto col mondo, sento solo latrati di cani, il
passaggio di qualche treno al giorno e i passi dei carnefici. Si susseguono lunghe
sessioni di colpi e interrogatori sulle mie attività di insegnante, politiche e
sindacali. Partecipano sempre due aguzzini: il "buono" e il "cattivo". La mia
salute ha iniziato a peggiorare con la comparsa di vomito, emorragie e
svenimenti, ovviamente per loro la mia gravidanza non cambiava la procedura.
25
Ho ancora la capacità di sentire il mio corpo che si contorceva. Io non
smettevo di gridare e loro non smettevano di torturarmi. Volevano nomi.
Mentre mi torturavano uno di loro mi metteva sulla bocca non so se uno
straccio o un pezzo di gomma piuma che spingeva con il piede, per non
ascoltare le mie grida o semplicemente per infastidirmi ancora di più. Un
altro mi diceva che se volevo dire qualcosa dovevo aprire e chiudere la
mano. Uno di loro buttava del liquido sul mio corpo, solo più tardi seppi che
si trattava di acqua perché sentissi le scariche elettriche più intense. Io so
solo che aprivo e chiudevo la mano continuamente e quando smettevano con
la scossa, visto che non gli dicevo nulla, con più odio, perché credo, ho
l'impressione che fosse odio, mi torturavano ancora più violentemente. Gli
elettrodi me le applicavano nelle zone più sensibili: genitali, bocca, occhi,
seno. Quando smisero e mi ordinarono di alzarmi, non riuscivo a farlo e
furono loro che mi rivestirono como poterono. Avevo gli occhi bendati con
quello che era stata la mia camicia, le mani dietro la schiena, le gambe
legate con corde, non avevo scarpe, non riuscivo a parlare perché avevo la
bocca strozzata da quello che mi spingeva col piede e non sembrava gliene
importasse nulla della mia vita. Mi trascinarono fino a una stanza, una cella,
dove cerano molte altre persone. Imparai a riconoscerle dalla voce. Ogni
volta che la porta si apriva venivano a prendere uno di noi. Ogni volta,
sistematicamente, potevamo ascoltare le grida e le scariche elettriche da
una radio che funzionava a tutto volume e che costantemente subiva
interferenze dalle scariche elettriche della tortura. Notte e giorno, era come
essere dentro uno stabilimento di torture. A volte, in qualche occasione
sentii degli spari. In pochi giorni che ero lì riuscii a orientarmi: una o due
volte al giorno sentivo passare un treno.
Nello stesso mese, alla maggior parte degli adolescenti avevano cambiato le bende
sugli occhi, sostituite da cotone fissato con nastro adesivo, e a causa di questo si
erano infettati gli occhi e in alcuni casi addirittura putrefatti, per il calore
opprimente che regnava in quel periodo dell'anno. Il suo contatto con la nominata
Gabriela è stato attraverso il tatto. Le toccavo costantemente il ventre e quando
appoggiavo l'orecchio sullo stesso sentivo chiaramente le pulsazioni del feto. Nel
momento che Gabriela sente che inizia il travaglio del parto, afferra il suo polso e
grida "PABLO, NASCE, NASCE". I detenuti cominciarono a chiamare la guardia,
gridando, ed entro pochi minuti la guardia arrivò correndo. Mettono Gabriela
sopra un'asse, la portano fuori dalla cella, e quando la stanno portando giù per le
scale, si sente un grido di Gabriela e un tonfo, le guardie hanno iniziato a gridare
tra di loro, probabilmente la puerpera era caduta e aveva preso una botta sulle
scale. Dopo alcuni minuti nei quali si sentivano nitidamente le urla di Gabriela, c'è
un momento di silenzio assoluto, durante il quale si udivano le voci delle guardie,
ma non così distintamente per capire quello che si dicevano. Più tardi si sente il
pianto di un neonato. Nel successivo giro delle guardie al piano dei detenuti, gli
chiedono di Gabriela e loro rispondono che è andato tutto bene, che è nato un
maschio e di non preoccuparsi che sarebbe stata trasferita in una specie di fattoria
dove avrebbe potuto accudire il suo bambino. Gabriela non torno più con gli altri
detenuti. Ancora oggi è scomparsa, desaparecida, così come suo figlio.
(DONNA ricorda: )
DONNA:
Quando vi ho visti combattere per me seppi che avevo già vinto.
(Il gallo canta, seconda volta. Torniamo a rivedere la scena del
tentato omicidio di DONNA, però questa volta dal suo punto di
vista. 1° UOMO indica DONNA, e insiste che gli uomini si
avvicinino a lei. 2° UOMO lo ferma bruscamente, chiedendo che
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gli passi qualcosa. 1° UOMO rifiuta, e, dietro l'insistenza di 2°
UOMO estrae una pistola con la quale minaccia il fratello. 1°
UOMO spara, a terra. DONNA con le sue mani forma una benda
per gli occhi di 1° UOMO, che quando vuole scoprire chi gli sta
chiudendo gli occhi non riesce a sorprendere DONNA.)
DONNA:
Quando sei venuto a cercarmi seppi che potevo fare di te quello che
volevo.
(Nella pista da ballo, musica anni '50, 1° UOMO e DONNA,
abbracciati, ballano.)
DONNA:
Mi piace ballare con te. Mi piace sentire il tuo abbraccio. Non smettere di
abbracciarmi. Più forte.
1° UOMO:
Hai qualche anno più di me.
DONNA:
Ti disturba?
1° UOMO:
Sposata?
DONNA:
Ti importerebbe?
1° UOMO:
Mi piacerebbe sapere qualcosa più di te.
DONNA:
Non sono sposata. Non ho nessuno. Nessuno al di fuori di te.
1° UOMO:
Potremmo vederci più spesso.
DONNA:
Ci devo pensare.
1° UOMO:
Ti sembro troppo giovane?
DONNA:
Non sai nemmeno chi sono ne cosa sono.
1° UOMO:
Non ti fidi di me?
DONNA:
Per oggi basta.
1° UOMO:
Aspetta, un altro po'.
DONNA:
Devo andare. Sola. Non provare a seguirmi se non vuoi che scompaia per
sempre.
1° UOMO:
Domani passerai da qui?
DONNA:
Ci vederemo ancora.
Eri in mio potere, però non ero sicura se avrei potuto compiere o no il
mio dovere. L'uomo che avevo appena conosciuto era mio fratello, e mi
stavo rendendo conto che il mio cuore e la mia mente si confondevano.
Dovevo solo aspettare. Senza che tu lo sapessi, ti seguivo ovunque.
(2° UOMO avvicina 1° UOMO. DONNA osserva.)
2° UOMO:
Credi che senza di me riuscirai a sopravvivrere per molto tempo?
1° UOMO:
Chi sei?
2° UOMO:
Dove vivi adesso? Di cosa vivi? Avrai fame. Ho portato da magiare. Per
te.
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1° UOMO:
Ti preoccupi molto per uno sconosciuto.
2° UOMO:
Smettila di giocare. Non ho mai smesso di cercarti. Giorno e notte, da
quando te ne sei fuggito. Ti ho cercato. Ho seguito le tracce di quella
donna. Vi nascondete sotto terra, come gli animali?
1° UOMO:
Sai molto di me.
2° UOMO:
Si sta preparando una nuova offensiva. Questa volta sarà definitiva.
Bisogna lasciare la città. Devi tornare con me.
1° UOMO:
Non c'è nessuna donna.
2° UOMO:
Ti credo.
1° UOMO:
Chi sei, amico?
2° UOMO:
Sei deperito, como se fossi stato settimane senza mangiare. Sei sporco,
stanco. I tuoi vestiti sono strappati. E sono solo pochi giorni che sei fuori
di casa.
1° UOMO:
Fuori dalla casa di chi?
2° UOMO:
Dalla nostra casa. Dalla tua casa e la mia. Dove hai passato la notte? Farò
in modo che non ti manchi nulla.
1° UOMO:
Non ho bisogno di nessuno che mi rimbocchi le lenzuola.
2° UOMO:
Stai con lei.
1° UOMO:
Lei!
2° UOMO:
Non ti fidare. Smetti di vederla. Non prestarle alcuna attenzione, dica
quello che dica.
1° UOMO:
Ma dimmi tu, dimmi prima chi sei. Finchè non lo farai, non saprò se devo
ascoltarti o no.
2° UOMO:
Gioca col fuoco, e resterai bruciato.
1° UOMO:
Oh, fratello.
2° UOMO:
So quello che dico. Quella donna ti farà del male. Può distruggerci tutti.
Ti porterà con lei per usarti per i suoi scopi. E quando ti avrà strappato
tutto quello che vuole …
1° UOMO:
Farò quello che mi chiede.
2° UOMO:
Non sai quello che dici.
1° UOMO:
Non ti conosco.
2° UOMO:
Pensaci. Dammi la tua mano e vieni con me.
1° UOMO:
Non ti conosco. Non so chi sei. Per questo di chiedo di non salutarmi mai
più, che non ti capiti mai più di guardarmi. Che se qualche volta le nostre
strade si incrociano, ovunque sia, mi presti meno attenzione di quella che
presteresti a uno sconosciuto. Che se mi incontri buttato a terra,
chiedendo aiuto, non ti avvicini ad aiutarmi, perché con le poche forze
che mi restano ti respingerò con violenza.
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2° UOMO:
Mi parli così.Dopo tutto quello che abbiamo passato. Siamo fratelli.
1° UOMO:
Fratelli?
2° UOMO:
Abbiamo condiviso tanto. Tutti i tuoi ricordi. Cerca tra loro. Cercami lì.
1° UOMO:
Si può vivere ingannati per molto tempo. Ma non per sempre.
2° UOMO:
Hai fatto ancora brutti sogni? Ti sei svegliato ancora la notte gridando?
1° UOMO:
Sono solo incubi.
2° UOMO:
I tuoi incubi sono il tuo passato. Loro ti aspettano.
(DONNA continua ad osservare.)
DONNA:
Ottenevo di più osservandoti di nascosto che stando con te.
(La sfera della discoteca e il sapore vecchio dei dischi rigati
lasciano in penombra un solitario 1° UOMO, che sta aspettando
al bancone una DONNA che non si è presentata
all'appuntamento. Una canzone lenta di quelle che, senza sapere
come, ci provoca un autentica malinconia, accompagna la la sua
bevuta, il suo fumare solitario, il suo spiare continuo verso la
porta, la sua malcelata disperazione. Prima che finisca la
musica, 1° UOMO paga e lascia il locale con gli ultimi giri del
bolero.)
(2° UOMO si avvicina a DONNA da dietro. La stringe,
bloccandola nella presa delle sue braccia. DONNA si gira. 2°
UOMO la solleva da terra.)
2° UOMO:
Ti ho chiesto di andartene. L'ho fatto per il tuo bene. Perché non ti
succedesse nulla di male. Perché nessuno voleva che ti capitasse nulla di
male. Per questo ti devo ripetere quanto sia pericoloso restare a lungo in
questa città. Vattene da qui. Mi dispiacerebbe molto che ti capitasse
qualcosa di male.
DONNA:
Mi stai minacciando?
2° UOMO:
Mi preoccupo per la tua salute.
DONNA:
Ti conosco e conosco i tuoi metodi. Sono anche i miei.
2° UOMO:
Allora, sai già.
DONNA:
Non mi fai paura.
2° UOMO:
Sei molto sicura di te. Vedremo se lo sarai ancora quando il dolore
penetrerà nel tuo corpo paralizzandoti.
DONNA:
Allora, lo perderai per sempre. È questo che vuoi?
2° UOMO:
Ti ucciderei …
DONNA:
Nemmeno se dovessi farlo veramente.
2° UOMO:
Cosa vuoi fare con lui?
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DONNA:
Portarlo nuovamente a casa, al nostro paese, con quelli che realmente
sono i suoi familiari.
2° UOMO:
E poi?
DONNA:
I test abituali.
2° UOMO:
Evitaglielo.
DONNA:
Per un prelievo di sangue o una radiografia non gli succederà nulla.
2° UOMO:
Solo questo? Non prendermi in giro. Indagini mediche di tutti i tipi.
Pelle, capelli, sangue, DNA. Esami dentali. Radiografie. Biopsie.
Inoculazioni, colture. Prove fotografiche. Visite psichiatriche. Test
psicologici. Esami su esami. E poi interminabili dichiarazioni,
interminabili testimonianze, giudizi. Giornalisti, polizia, manifestanti.
Grida, a favore e contro, comunque grida, grida, grida. E minacce. Da
tutte le parti, minacce, insulti, ingurie.
DONNA:
Non sai cosa significa lui per tutti noi.
2° UOMO:
Allora lascialo in pace.
DONNA:
È talmente evidente.
2° UOMO:
Lo distruggerai.
DONNA:
Con la sua presenza ci risparmerebbe quella che sarebbe una lunga
battaglia. La sua è la forza di un esempio vivente.
2° UOMO:
E quando avrai finito con lui, che ne sarà?
Non so se hai tenuto conto della sua opinione in tutto questo.
DONNA:
È una vittima. Le vittime non dimenticano ne perdonano.
2° UOMO:
Dagli queste. Una sempre prima di dormire. E se ha bisogno di qualcosa,
non esitare a chiamarmi. Sono sempre nella stessa casa in periferia.
(DONNA, con una manata, tira le medicine per terra.)
2° UOMO:
Stai attenta. Io l'ho trascinato fuori da tutto questo. Da quel pozzo dove tu
vuoi rimetterlo per la testa.
DONNA:
Lasciamo che decida lui.
2° UOMO:
Sicuramente come donna saprai come fare perché quello che lui farà sia
esattamente quello che tu vuoi.
DONNA:
Come anche tu hai saputo fare cosi bene fino ad ora.
(2° UOMO spia 1° UOMO. 1° UOMO segue DONNA per la
strada. In lontananza, i bombardamenti. 1° UOMO spaventa
DONNA prendendola dal braccio con forza.)
1° UOMO:
Ti stai prendendo gioco di me.
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DONNA:
Non ti avevo promesso nulla. Abbiamo soltanto parlato in un paio di
occasioni.
1° UOMO:
Ti ho salvato la vita.
DONNA:
In questa città è una cosa che succede due giorni su tre.
1° UOMO:
Hai voglia di scherzare.
DONNA:
Non mi vedrai più.
1° UOMO:
Hai fatto in modo che tradissi la persona che mi era più vicina. Colui che
fu il mio miglior amico. L'unico che avevo. E dopo tutto questo ora mi
respingi.
DONNA:
Lui ti stava facendo del male.
1° UOMO:
Perché vi odiate in questo modo?
DONNA:
Non ho altro da dirti.
1° UOMO:
Non attraversare adesso. Aspetta.
DONNA:
Lasciami.
1° UOMO:
I cecchini sono appostati. I loro proiettili non arrivano fino a qui. Però
attraversando ti metterai sotto tiro.
DONNA:
Allora ricordati di questo. Ricordati di tutto quello che ho fatto per te.
(DONNA gli sfiora le labbra con le dita, e scompare durante la
sparatoria.)
(1° UOMO torna a cercare 2°UOMO. Questi sta scavando una
larga fossa.
2° UOMO si accorge della sua presenza, non gli dice nulla.)
1° UOMO:
Sono qui. Vengo per delle risposte.
Dimmi chi è lei. Perché è venuta. Tu lo sai.
Voglio sapere cosa ci ha portati in questa città morta. In questa città
piena di rovine, dove è impossibile fare due passi senza che ti sparino
addosso. Voglio sapere il perché dei tuoi tremori, del tuo silenzio. Da
cosa mi proteggevi con tanto zelo.
Voglio sapere perché le sparasti. Perché vi baciaste, e poi cercasti di
ucciderla.
Voglio sapere qual'è la causa dei miei incubi.
Tu lo sai.
Tu me lo devi dire.
Voglio sapere cosa cerchi di nascondere in quella fossa.
(Il lungo fischio di una sirena annuncia il passaggio di un treno.
Entrambi si fermano guardando.)
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2° UOMO:
Entra in casa, prima che faccia buio.
1° UOMO:
Credevo che non circolassero più treni.
2° UOMO:
A ogni modo non andrà lontano. Più avanti hanno tagliato i binari. Un
giorno li ricostruiscono, un altro li distruggono.
Cosa aspetti? Vado a chiudere la porta.
1° UOMO:
Prima mi devi rispondere.
2° UOMO:
Ci sarà tempo per quello.
1° UOMO:
Adesso.
(Risuona lontano l'eco di un'esplosione.)
2° UOMO:
Alcuni costruiscono, altri distruggono.
1° UOMO:
Per te è solo il dolore degli altri. Come se lo vedessi attraverso un vetro.
Non voglio entrare.
2° UOMO:
Farò quello che vuoi. Ce ne andremo da qui. Dove vuoi. A casa. In quella
che tu vorrai chiamare casa. Il più lontano possibile da tutto questo. O il
più vicino a quello che vorrai. Però per favore entra con me.
(Raffica di spari. Esplosioni. 2° UOMO trascina 1° UOMO
dentro la casa. Grida di dolore. Pianti. DONNA porta un
mucchio di vestiti insanguinati tra le braccia.)
DONNA:
Aprite.
Per pietà.
1° UOMO:
Lo senti?
DONNA:
Ci sono centinaia di feriti.
Hanno raso al suolo in mercato.
Pietà.
2° UOMO:
È arrivata fino qui. Non perde tempo a muovere le sue pedine.
DONNA:
Civili e militari, uomini e donne, adulti e bambini. Tutti, senza nessuna
distinzione.
2° UOMO:
La vedi, lì? Sfacciatamente di fronte a noi.
1° UOMO:
Si, è lei.
2° UOMO:
Non lascerò che tu torni con quella volpe.
1° UOMO:
Adesso la cosa importante sono i feriti. Lasciati alle spalle il tuo odio, ed
esci con me per aiutarla.
DONNA:
La piazza è coperta di moribondi.
1° UOMO:
Coperta di moribondi!
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DONNA:
Per pietà.
Aprite le porte.
Apritemi.
2° UOMO:
Moribondi…
DONNA:
Non potete lasciarli morire.
Che muoiano per strada.
2° UOMO:
Credi che quello che dice sia vero? Bisogna essere degli sprovveduti per
non accorgersi che quei vestiti insangunati non sono altro che vestiti
sporchi, che quell'espressione di dolore non è altro che finzione, che
quelle lacrime sono false, false, false. A lei non importa nulla né dei
morti né di te.
1° UOMO:
Perché… ?
2° UOMO:
Vendetta. Odio. Lei…
1° UOMO:
Per favore, lei…
2° UOMO:
Lei, maledetta lei…
DONNA:
…resti…
…membra spezzate…
…pozze di sangue…
…scivolando per le strade …
…di una citta morta che solo morti popolano …
(1° UOMO si allontana da 2° UOMO. Questi lo prende per un
braccio.)
2° UOMO:
E adesso…
1° UOMO:
E adesso è giunto il momento di fare un passo avanti.
2° UOMO:
Vieni con me. Usciremo da questo inferno.
1° UOMO:
L'inferno sarà ovunque tu vada.
2° UOMO:
Non lasciare che lei ti annichilisca.
1° UOMO:
Sempre meglio che vivere al tuo fianco.
2° UOMO:
Lei non potrà mai darti quello che ti ho dato io, quello che continuerò a
darti.
Ho fatto in modo che avessi sempre il meglio. Stare al tuo fianco.
Proteggerti da tutto. Essere tuo amico. Siamo amici. Lo siamo.
1° UOMO:
Abbiamo sempre vissuto in case con scantinati. Da quando ho vissuto
con te ho sempre sentito qualcosa muoversi sotto la casa. Con lei questo
non succederà.
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Voglio vivere in pace una buona volta. Lei mi spiegherà molte cose.
Tutte quelle che tu mi hai sempre negato. Tutti i tuoi silenzi, saranno
parole per lei. Storie. La mia storia. Ha molte ragioni per aprirsi e
raccontarmi tutto. Ha molto da guadagnare se parla.
Cosa mi potresti dare tu in cambio di tutto quello che lei mi offre?
2° UOMO:
Ti direi solo quello che lei vuole. Vattene, se pensi che sia la cosa
migliore. Tu saprai quello che fai.
(1° UOMO di fronte a DONNA.)
1° UOMO:
Senza dubbio mi potrai raccontare diverse cose.
DONNA:
Aiutami. Dobbiamo portare tutta quella gente all'ospedale. C'è da
spegnere il fuoco. Prima i bambini.
1° UOMO:
Sono qui per ascoltare le tue risposte.
DONNA:
Non senti le grida? Non c'è tempo per le mie parole.
1° UOMO:
Nulla di questo mi interessa. E credo nemmeno a te. Cosa vuoi da me?
DONNA:
Da te?
1° UOMO:
Per seguirmi sei penetrata in questo paese assurdo, in una guerra che ti
lascia indifferente.
Perché tutto questo interesse? Non cercare adesso di imbrogliarmi.
DONNA:
Basta chiacchiere. Moriranno tutti.
1° UOMO:
Poche cose potremmo fare in due persone sole.
DONNA:
Aiutami a salvarli, venti, dieci, tre, anche se solo riusciremo a
mantenerne in vita uno… Quelli che sarà possibile. Tutto è pieno di
corpi. Aiutami altrimenti, lasciami in pace. Quello di cui ho meno
bisogno adesso è di qualcuno che mi molesti.
1° UOMO:
Lascia che altri facciano questo lavoro. Non dirmi che ti interessa tanto il
bene della gente. Non è esattamente quello che ho saputo di te.
DONNA:
Cosa ti ha detto lui di me?
1° UOMO:
Che per raggiungere il tuo scopo non esiteresti a usare qualsiasi mezzo.
Che non è la prima volta che succede qualcosa di simile. E non sarà
nemmeno l'ultima.
DONNA:
E tu gli credi?
1° UOMO:
Vi conoscevate.
DONNA:
Ti importa tanto se ci conoscevamo? Si, lo conoscevo da molto tempo.
Però quello che è successo tra noi non ha nulla a che vedere con te.
Potrei raccontarti cose su di lui e su di me che tu non capiresti. Cose che
possono solo riguardare lui come uomo e me come donna. O forse anche
tu le conosci, nello stesso mio modo?
34
Adesso lasciami andare, ho molto da fare.
1° UOMO:
Dimmi, A chi dei due devo credere?
(Un lampo improvviso illumina la scena.)
DONNA:
La città è tutta un rogo. Non è il momento per ulteriori spiegazioni.
1° UOMO:
Una parola, una sola parola, e ti seguirò. Chi sono? Cosa vuoi da me?
(Dall'alto, 2° UOMO punta loro contro il suo fucile.)
2° UOMO:
Allontanati da lei.
1° UOMO:
Una sola parola e lui non potrà più nulla contro di noi.
DONNA:
Torna con lui, se è quello che desideri.
2° UOMO:
Smettila di ascoltarla. Lasciami sparare.
DONNA:
Fai quello che dice.
1° UOMO:
No. Non permetterò che giochiate con me. Non continuerò a sopportare
questo silenzio. Abbassa quel fucile.
2° UOMO:
Faccio quello che ho sempre fatto: difenderti.
1° UOMO:
Voglio ascoltare lei.
2° UOMO:
Fallo così allora, e poi lascia che la finisca una volta per tutte.
1° UOMO:
Ho aspettato questo momento da molto tempo. Morirei piuttosto che
permettere che qualcosa mi impedisca di sapere. Parlami. Per favore,
credo di avere il diritto di sapere.
DONNA:
A volte c'è da pensare al dolore.
Al dolore di tutti.
Al dolore che ciascuno nasconde.
Non ci è permesso dimenticare, è troppo pericoloso.
Sforzati, ricorda.
Chiudi gli occhi e ricorda.
Vuoi che ti aiuti a ricordare?
Gli hangar enormi, bui. Le sale parto.
Una fila interminabile di letti, sotto le lampade chirurgiche.
Militari armati di mitragliatrici facevano la guardia tra quei poveri resti
umani. Donne incatenate mani e piedi ai letti metallici. Le loro gole non
avevano più la forza per lamentarsi, per piangere per i loro figli.
Sai di cosa sto parlando?
1° UOMO:
Tutto questo lo vedo nei miei incubi.
DONNA:
Vengo a liberarti da quelli.
35
1° UOMO:
Aiutami.
2° UOMO:
Ho fatto il mio dovere. Adesso sparerò. Puoi spostarti o no. Io sparerò.
1° UOMO:
Fallo. Finiscimi, se è quello che vuoi.
DONNA:
Non è tuo fratello.
1° UOMO:
Non una sola goccia del mio sangue scorre nelle tue vene, non uno dei
tuoi tratti assomiglia a uno solo dei miei.
Lo avevo sempre sospettato. Tu non sei mio fratello.
Nonostante il tuo silenzio, lo sapevo.
Ed è stato il tuo silenzio che me lo ha confermato.
DONNA:
(Sussurrando)
È impossibile far tacere il dolore delle vittime.
1° UOMO:
Uno di noi era diverso.
Sequestrato per un affetto assasasino.
L'ho visto negli occhi di quella che credevo essere mia madre.
Il dolore delle vittime non sa dimenticare.
DONNA:
E adesso, decidi tu.
1° UOMO:
È da moto che ho deciso.
2° UOMO:
Non obbligarmi a farlo. Perchè mi hai obbligato a farlo.
(2° UOMO mira con decisione. Però nel momento dello sparo,
sposta verso terra la canna del fucile. DONNA approfitta di
questo momento e estrae una pistola con la quale spara a 2°
UOMO. 2° UOMO cade a terra come un vestito vecchio.)
(BUIO. Nella mente di 1° UOMO, il fantasma apre le sue
braccia.)
1° UOMO:
Fai un passo e mostrati.
Per lo meno, parla.
Non mi fai paura. Posso guardarti in faccia. Esci da lì.
Non credere che ti sarà facile popolare i miei incubi.
(Già sono sovraffollati.)
Anche se al posto delle mani avrai artigli di metallo.
Anche se nella tua voce risuonerà il sussurro di mille ali di insetti.
Anche se il tuo respiro sarà dolce e spaventoso, e nei tuoi occhi
riconoscerò un amore così grande che mi rendo conto sarebbe capace di
divorarmi dalla testa ai piedi.
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Voglio che te ne vada.
Voglio che non torni mai più ad inquietarmi.
Vorrei che non fossi mai esistito.
(Vorrei che nemmeno io fossi mai esistito.)
Però comunque non potrei sopportare di vivere senza di te.
So che nella tua complicità
Strappasti da grembi condannati
- senza nessuna pietà, con la meticolosa crudeltà di un ottimo giardinierepiù di un neonato stremato dal freddo, che piangeva invano,
allontananto dal calore della madre.
(Perché era stato deciso che alla madre
tutto il calore sarebbe stato estirpato.)
Per questo lascia stare i miei incubi, abbandonali a quel grido disperato,
a quel pianto inutile
perché tu, il tuo peccato e la mia immensa colpa
consumano i miei giorni.
Però ti voglio.
Però ti voglio.
(2° UOMO, la ferita bendata, parla a un 1° UOMO che non si
capisce bene se si trovi nello stesso tempo e stesso posto del
primo.)
2° UOMO:
Se il problema è una donna. Non c'è soluzione più facile. Nelle guerre le
donne sono di troppo. Questa notte andremo a caccia. Nelle strade,
lontano dal tiro incrociato, lì potrai trovare tutte le donne che vorrai.
Loro ti daranno tutto l'amore che desideri.
Se il problema è una donna ti posso assicurare che presto troveremo una
soluzione. Se vuoi lei, l'avrai qui, per te. Nemmeno lei è un problema. In
una città in guerra, tutte le donne hanno un prezzo. Femmine come loro
sono ben note sulla strada. Al massimo, sarà questione di una breve
discussione. A suo tempo, io l'ho posseduta. Adesso l'ho portata per te e
aggiungo che lo stato di necessità è un ottimo stimolo per questo tipo di
attività. Nelle femmine la fame rinforza i muscoli del pube. Su, montala.
Chiedile quello che vuoi.
La metteremo tra noi due. A lei piacerà. La conosco.
(2° UOMO mostra DONNA, spogliata e imbavagliata, ai suoi
piedi, senza sensi.)
37
È per te.
(1° UOMO guarda il corpo di DONNA.)
1° UOMO:
Mia sorella?
2° UOMO:
Non lo è.
(Il gallo canta, per la terza e ultima volta.)
1° UOMO:
Giochiamo a sedurci. Giochiamo a dimenticare. Però se allora non ho
fatto questo sbaglio. Non lo farò adesso.
2° UOMO:
Puoi stare tranquillo. Fai con lei quello che vuoi. Hai assoluta libertà.
(1° UOMO di fronte a DONNA.)
(2° UOMO solo, un grande impermeabile sulle sue spalle, una
grande valigia nella mano.)
2° UOMO:
Credo che non troverò nessuno in stazione, né amici né nemici. Aspetterò
fino al prossimo treno, Dio sa quando.
C'è un vento freddo tra le rovine. Le pallottole impazzite, l'eco dei
bombardamenti, fanno in modo che il freddo penetri fin dentro le ossa.
Con il vento giungono immagini di un luogo dove vivevano due uomini.
Il faro si erge sfidando l'Oceano. Sembra che le onde siano sul punto di
sommergerlo. Può darsi che questa storia sia successa molto tempo fa.
Può darsi che stia per succedere.
(1° UOMO ha slegato e tolto il bavaglio a DONNA. Lei lo
abbraccia. Lui non si mostra molto affettuoso.)
DONNA:
E se lui ritorna?
1° UOMO:
Non stare in ansia per questo.
DONNA:
Se ritorna non commetterò più errori. La mia mano non tremerà per
difenderti. Abbracciami.
1° UOMO:
È stato sul punto di ucciderti. Tu sai perché. O forse, sarei io che dovrei
rispondere a questa domanda.
Hai rischiato la vita per trovarci. Hai attraversato frontiere in guerra.
DONNA:
Le stesse che voi avevate attraversato.
1° UOMO:
Viaggiando lungo strade bombardate, attraversando città in rovina.
DONNA:
Seguendo i vostri passi. E tutta questa ricerca, per dimostare quanto mi
sbagliavo. Lascia che ti tocchi…
1° UOMO:
Stai lontana da me.
38
DONNA:
Non respingermi. Non ne hai motivo. Ho saputo fermarmi prima che il
male fosse irreversibile. L'unica cosa che voglio adesso è che tu mi
abbracci.
1° UOMO:
E quello per cui hai lottato? E le torture e le sofferenza dei tuoi genitori e
di tanti come loro? I segni del passato sono ancora freschi, come una
ferita? Guarda l'Oceano. Pensa a quante cose nasconde la sua superficie.
DONNA:
Taci. Non dire più nulla. Stiamo zitti, è meglio.
1° UOMO:
Non sei stata tu che mi hai insegnato a non dimenticare?
DONNA:
Non possiamo tormentarci pensando di continuo alle disgrazie passate.
1° UOMO:
Cosa cercavi in me? Cercavi un fratello?
DONNA:
Dammi i tuoi occhi. Non negarmeli.
1° UOMO:
Forse non ero io quello che stavi cercando. Forse, ma fino a che non ci
sarà nessun dubbio su ciò che realmente siamo l'uno per l'altra, quale sia
il nostro vero legame, è persino impossibile che riusciamo a guardarci in
faccia.
DONNA:
Si, mi sono sbagliata, mi sono sbagliata. Non cerco più un fratello, ora
voglio qualcuno che mi faccia sentire una donna.
1° UOMO:
E sai cosa succederebbe dopo?
DONNA:
Non voglio saperlo. Voglio solo sperare nel persente. Dal domani non mi
aspetto più nulla.
1° UOMO:
Non soffrirai, se quello che ti spaventa è che tuo fratello ti baci come
uomo. Non devi spaventarti per qualcosa che è già successo.
DONNA:
Può essere che i nostri sogni più inconfessabili siano talmente reali come
i fatti che giudichiamo. Allora si, sicuramente più di una volta ci siamo
incontrati come donna e uomo.
1° UOMO:
Non mi hai capito, o non vuoi riconoscere la verità. Ho detto che è già
successo.
Che hai già incontrato tuo fratello.
Che hai già fornicato con lui.
DONNA:
Non capisco cosa vuoi dire.
1° UOMO:
Se vuoi scoprirlo, accompagnami.
DONNA:
Dove?
1° UOMO:
In un posto dove siamo stati molte volte.
DONNA:
Sarà un viaggio lungo?
1° UOMO:
Temo che per qualcuno di noi tre sarà troppo lungo.
DONNA:
Non ho preparato nessun bagaglio.
1° UOMO:
Dove stiamo andando non c'è bisogno di bagaglio.
39
(Nella stazione, un uomo aspetta sfogando nel fumo di una
sigaretta tutta la sua impotenza. Nello spazio vuoto della
stazione, una fessura fa trapelare una luce che interrompe il
silenzio.)
(I binari riposano deserti: nessun treno passerà a scuoterli.)
(1° UOMO indica a DONNA il 2° UOMO. Dalla sua posizione
quest'ultimo non riesce a vedere la coppia.)
1° UOMO:
Guardalo. Osserva il suo silenzio. Così eloquente. Sembra incredibile,
credevamo di conoscerlo tanto bene, eppure siamo stati incapaci di capire
tutto quello che i suoi silenzi ci dicevano. Impossibile sbagliarsi. La
verità ha sempre brillato nei suoi occhi scuri. Qualche volta hai provato a
guardarlo negli occhi? Sfuggiva sempre lo sguardo, credi che non fosse
evidente perché?
DONNA:
Vuoi che lo uccida?
1° UOMO:
Cosa ti ha fatto per ucciderlo?
DONNA:
Mi ha allontanata da te.
1° UOMO:
La verità è talmente evidente, ma non riusciamo ad accettarla. La tua
verità.
Guarda quell'uomo. Guarda come si chiude in se stesso, ingobbito da un
passato pieno di orrore. Guardati. Se potessi farlo, incominceresti a
capire quello che per me è tanto evidente.
Io non sono tuo fratello. Nella tua ricerca, ti sei sbagliata. Se avessi dato
retta al tuo istinto fin dall'inizio avresti scelto la persona giusta.
DONNA:
Non è sicuro. Non voglio sentirti.
1° UOMO:
C'erano due bambini, due fratelli. Hai sbagliato uomo. Quello che cerchi
è seduto su quella panchina. Lui è il figlio di quelli che hanno torturato.
Il tuo vero fratello.
Il mio sangue è maledetto.
DONNA:
Non cascarci. Con questa messa in scena vuole separarci.
1° UOMO:
Veramente anche tu sospettavi quale fosse la tremenda verità. Non puoi
ingannarti ancora. Lo sapevi.
DONNA:
Ti ha mentito.
1° UOMO:
Ti dimostrerò quello che con tanta ostinazione rifiuti di credere.
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L'ho letto nei tuoi occhi, anche se non vuoi ammetterlo. Era scritto così
chiaramente nei tuoi occhi come nei suoi. Io sono il figlio degli aguzzini,
e lui mi ha sempre ingannato, diventando vittima del disprezzo di tutti.
Con un crudele atto di carità.
Tutti lo sapevate. Ma volevate tenermi all'oscuro di tutto, non volevate
ammettere che un giorno anch'io l'lavrei scoperto.
E allora, cosa?
DONNA:
Ciò che dici è una follia.
1° UOMO:
Non c'è nulla a questo mondo che non sia una follia.
E ora ti chiedo che tu faccia quello che devi fare.
DONNA:
Non cadrò in questa trappola. So fin troppo bene qual è la realtà.
1° UOMO:
In una città in guerra, chi vuoi che si preoccupi per un cadavere in più?
DONNA:
Tu non sei così.
1° UOMO:
Nessuno è così.
DONNA:
Non si ereditano le colpe.
1° UOMO:
Non è quello che tu mi hai dimostrato. Non è quello che loro mi hanno
dimostrato.
Papá, mamma, là nello scantinato, lì dove vi ho nascosto.
Ora capisco molte cose. Quello che volevi dirmi nei miei sogni. Quello
che mio fratello non smetteva di ripetermi nascondendomi tutto. Capisco
le attenzioni con cui lo trattavate. Quell'affetto così speciale.
Capisco il sangue che c'era sulle mie mani.
E che il mio odio era senza motivo. Avrei dovuto baciare le vostre mani
criminali. Quando mio fratello se ne andò e mi lasciò solo con voi,
credetti di capire tutto. Però invece mi sbagliai ancora di più.
Ora è nelle tue mani. E sai chi sono. Sai quello che sono. Ora, finisci il
tuo lavoro. È stato un lungo viaggio che adesso deve giugere alla sua
meta.
DONNA:
Sei impazzito. Non hai nessun diritto per obbligarmi a fare questo. Se
vuoi ucciderti, fallo da solo, con le tue stesse mani.
1° UOMO:
Sarebbe una vigliaccheria come applicare 10.000 watts a un innocente.
Le vittime te lo impongono. Fallo una volta per tutte, o altri lo faranno al
posto tuo.
Io preferisco che sia tu.
Hai detto che è impossibile dimenticare, perché i carnefici non
dimenticheranno mai.
Porta a termine la tua missione per una buona volta. Altrimenti, ci sarà
chi la eseguirà senza tanti dubbi.
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DONNA:
Lui? Lui meno di me. Probabilmente non ascolterà nemmeno tutte queste
stupidaggini.
1° UOMO:
Invece mi ascolterà. Basterà che veda quello che sto per farti. Allora,
smetterà di dimenicare.
(1° UOMO estrae un coltello. Spinge DONNA a terra e la
trascina. Le sue mani portano il coltello al collo della donna.
Richiama l'attenzione di 2° UOMO, che li guarda dalla panchina,
il fucile tra le mani.)
Mi hai dimostrato che questo mondo è troppo crudele per te.
Non muoverti. Farò in modo che questo mondo diventi leggero.
Non prenderlo come un favore.
Te lo devo, anzi, ti devo ringraziare molto.
(2° UOMO, davanti a loro, col fucile abbassato, che mira a
terra.)
2° UOMO:
Vorrei non dover vedere niente di tutto questo. Ho perso già talmente
tante cose che non ho più voglia di combattere.
1° UOMO:
Caro fratello, ti stavo aspettando. Andiamo, non aver paura di
abbracciarmi di nuovo.
2° UOMO:
Lascia il coltello.
1° UOMO:
Riconosci questa lama? Te ne ho parlato molte volte nei miei incubi. Tu
dicevi che faceva solo parte del sogno. Però credo che invece sapessi
molto bene che era reale, e in che modo questo coltello seppe fare il suo
lavoro in passato, senza che tu potessi evitarlo.
L'ho sempre tenuto con me. E adesso, lo userò di nuovo.
2° UOMO:
Che vuoi da me.
1° UOMO:
Sai che le cose non possono andare avanti così ancora per molto. Non mi
piace essere in debito con nessuno.
2° UOMO:
Lasciala. È una cosa che riguarda solo noi due.
1° UOMO:
Le voglio dare ciò che si merita. Tu mi hai insegnato che non si devono
lasciare le cose a metà.
2° UOMO:
Io non ho fatto di te un mostro.
1° UOMO:
Allora, se non sei stato tu, non è difficle indovinare quali possono essere
stati i miei maestri.
(1° UOMO si avvicnia a lui, prendendogli il fucile. Nelle sue
mani l'arma torna a essere pericolosa.)
2° UOMO:
Lascialo.
1° UOMO:
In una cosa hai ragione. Sono finite le lotte. A partire da ora sarà tutto più
facile.
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(1° UOMO ricarica il fucile e lo restituisce a 2° UOMO.)
Ora, finiscila una volta per tutte.
(2° UOMO imbraccia il fucile, però senza mirare a nulla di
definito.)
DONNA:
No.
(DONNA si intromette, coprendo 1° UOMO.)
No.
2° UOMO:
Andiamo. Questo era quello che volevi, no? Questo era quello che
realmente volevi. Il tuo odio e la tua sete di vendetta sarebbero
soddisfatti se premessi il grilletto contro di lui.
DONNA:
No.
2° UOMO:
A me dispiace più di tutti. Credi che sparerei veramente?
(2° UOMO mira contro 1° UOMO. DONNA interpone il suo
corpo, mettendosi davanti alla canna dell'arma.
2° UOMO la guarda e dubita. 2° UOMO accarezza il grilletto.)
DONNA:
Chissà che non sia meglio così. In una città in guerra, chi vuoi che si
preoccupi per un cadavere in più?
(1° UOMO sposta 2° UOMO. I due uomini si guardano. 1°
UOMO gli strappa il fucile. Impugnano l'arma e lottano corpo a
corpo. 2° UOMO cerca di strappargli l'arma, però 1° UOMO
forza la lotta.
L'arma spara.
I due uomini e la donna si fermano, immobili.
DONNA avanza verso 1° UOMO.)
DONNA:
Sei ferito?
1° UOMO:
Quanto mi avete deluso. Questo rende le cose molto più difficili.
(1° UOMO si allontana da DONNA. Indietreggia e scompare.
DONNA cerca di seguirlo, però la mano metallica di 2°UOMO
glielo impedisce.)
(Un ululato lontano.)
(2°UOMO resta immobile a guardare DONNA. Lentamente,
stende la sua mano verso lei.)
(Fischio e rumore di un treno. 2°UOMO e DONNA immobili
guardano in lontananza.)
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(La città cade, completamente rasa al suolo. La guerra cessa con
la morte. Durante la notte, il bagliore delle esplosioni ha lasciato
il passo all'oscurità assoluta.)
(TEMPO DOPO.)
III.- 1° UOMO
(Le testimonianze sono parole al vento che si mescolano e
confondono tra di loro, in una danza macabra. Senza nessun
preavviso, si interrompono in un silenzio abissale.)
campo di concentramento
irruzione
a mezzanotte
gruppo armato fino ai denti
insulti, colpi, spintoni
pianti
le grida
stanza delle torture
appesa per i piedi a testa in giù
scossa elettrica
pugni e percosse
con la bionda ci è sfuggita la mano
manganello di gomma
frustate
bruciature di sigarette
vessare e violentare
La guardia diede ordine che iniziassero a picchiarmi, il soprannome di questa guardia era Kung-Fu, dato
che secondo lui non mi colpivano abbastanza forte disse loro che non sapevano picchiare, uno gli rispose
"signore, la stiamo picchiando sodo", lui disse che avrebbe mostrato loro come si faceva veramente e
cominciò a farlo, i colpi furono più forti, nelle costole, sulla spalla, sono caduta a terra e lì mi
calpestarono, non riuscivo più a respirare e quando glielo dicevo, riprendevano a calciarmi nelle costole.
Poi mi presero per i capelli e mi portarono via trascinandomi in un'altra zona che si trovava in fondo a un
corridoio, lì mi misero in una specie di ambulatorio, più tardi seppi che la chiamavano sala operatoria, mi
tolsero le manette, mi dissero di spogliarmi e che salissi sul tavolo che c'era lì, questo era una lastra credo
di metallo scuro, lì mi legarono per i polsi e mi aprirono le gambe che legarono per le caviglie a due assi
con dei lacci di gomma nera. Uno di loro mi legò un cavo all'alluce del piede destro e mi fece ascoltare
un suono come una specie di ronzio e nello stesso tempo mi chiese se conoscevo quel rumore, io dissi di
no e lui rispose che da quel momento lo avrei conosciuto. Diede ordine a un altro che me ne dessero per
mezz'ora, da quel momento iniziarono a torturarmi con la corrente elettrica, in tutto il corpo, soprattutto
nella zona genitale, sul seno, sul viso, mentre mi stavano torturando Hugo veniva picchiato e portato in
una sala operatoria situata a fianco di quella dove mi trovavo. L'interrogatorio lo fecero
contemporaneamente, una domanda a lui e un'altra a me, sempre su azioni militari, a quali avevo
partecipato, cosa avevo fatto, nomi e indirizzi di compagni, descrizione degli stessi, che tipo di militanza
avevamo.
Non sono in grado di stabilire quanto tempo durò la tortura, che per me fu un eternità, però quando tornò
una delle guardie chiese a quello che era restato con me se avevo cantato, gli disse che io non sapevo
nulla, che ero un peperino, allora mi gettarono acqua sul corpo e mi tornarono a dare corrente elettrica, e
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mi picchiarono con pugni nello stomaco.
Poi tutto a un tratto mi slegano, mi dicono di scendere dal tavolo e mi portano via insieme a Hugo
correndo lungo il corridoio, entrambi nudi, ci portano al bagno dove ci fanno lavare, lì ci vestiamo e poi
ci riportano in gabbia. Siccome ero piena di botte e dolorante, mi portano all'infermeria, dove mi visita
una guardia soprannominata Dr. K che mi me dice avevo le costole fratturate però che non poteva
bendarmi perché mi sarei potuta suicidare con le bende.
I sequestrati, dopo essere stati fucilati, li gettavano in una fossa comune previamente scavata. Legati mani
e piedi, imbavagliati e bendati, erano seduti sul bordo della stessa e simultaneamente venivano uccisi. Li
si portava fuori da La Perla generalmente all'ora della siesta; la quantità e frequenza dei traferimenti fu
variabile. Erano rinchiusi nella stalla del comando della Gendarmería, a volte potemmo osservare spiando
dalla finestra di un ufficio, come era pieno il camion di un gruppo di condannati. I detenuti,
completamente ammanettati alle mani e ai piedi, bendati e imbavagliati erano stati portati ore prima in
gattabuia e successivamente abbiamo potuto osservare come furono caricati da coloro che li
interrogavano e da numerosi uomini in uniforme su un camion Mercedes Benz gettandoli sul cassone
come sacchi di patate.
(Le onde dell'Oceano sbattono con furia contro il muro.)
DONNA:
Il faro non è più un faro. Non c'è ne vento, ne pioggia, soltanto una calma
eterna che non si porta via l'odore di putrefazione. La guerra è cessata da
tempo, non c'era più nulla da radere al suolo. Qelli che furono cadaveri
disseminati ora sono montagne di polvere grigia. Nel faro non ci sono più
due uomini, c'è una strana coppia, un uomo e una donna che non riescono
a guardarsi in faccia, che sopravvivono con indifferenza al passare del
Tempo.
La casa è vuota.
Popolata solo da due fantasmi.
Può darsi che questa storia sia accaduta molto tempo fa. Può darsi che
stia ancora per accadere.
(Entra 2°UOMO. Porta un fucile e un pugno di munizioni,
molluschi scuri, un mucchio di stracci sporchi.)
2° UOMO:
Questo è quello che ho trovato. Non ci possiamo lamentare. Non so se è
meglio che piova o no.
DONNA:
Questi non si possono nemmeno cucinare. Non voglio nemmeno toccarli.
2° UOMO:
Se preferisci morire di fame…
DONNA:
Non ti sei sforzato molto. Prima almeno arrivavano sgusciati e puliti. E
senza quelle cose attaccate.
Dovremmo scendere in città.
2° UOMO:
In città?
DONNA:
Sei andato a ritirare la posta? Scommetto che non ti sei nemmeno
avvicinato all'ufficio postale.
2° UOMO:
Sono diversi giorni che è impossibile arrivarci. I rovi hanno invaso tutto.
Spero che tu abbia controllato le scorte d'acqua prima che moriamo di
sete.
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DONNA:
Ho sentito il treno.
2° UOMO:
Domani starò via tutto il giorno. Prendi dell'acqua e qualcosa da mettere
sotto i denti. Soprattutto acqua. Spero di trovare ancora un po' di
selvaggina, però dovrò attraversare il fiume.
DONNA:
Questa volta verrò con te.
2° UOMO:
Un'altra volta. Potrebbero ancora esserci delle sorprese.
DONNA:
So sparare bene come te.
2° UOMO:
Lo so. C'è ancora un po' di luce. Vado a fare un altro giro. Qualcosa
troverò.
DONNA:
Non voglio che tu mi rinchiuda di nuovo.
2° UOMO:
Non essere stupida. Non si sa chi può esserci là fuori.
DONNA:
Io non ti devo nulla e nemmeno tu a me. Lascia che me ne vada. Non mi
vedrai mai più.
2° UOMO:
Ti ho lasciata vivere quando avrei potuto premere il grilletto. A adesso…
Siamo arrivati a questo.
DONNA:
Prova a uccidermi allora. Se lo desideri tanto. Andiamo, non mi fa paura
quello che potresti farmi.
2° UOMO:
Tra un paio d'ore sarò di ritorno. Per allora, spero di trovare qualcosa di
caldo nel piatto.
DONNA:
Avrai quello che trovi tutti i giorni.
(2°UOMO esce. A vista, si posiziona per spiare i movimienti di
DONNA, che si crede sola.
Lei getta per terra la roba di 2°UOMO e inizia a scavare per
terra. Il suo sudore si confonde con il fango. Le sue unghie si
rompono a contatto con la roccia che ricopre il sottosuolo.
Però i suoi sforzi non saranno vani. Estre due vestiti vecchi
sotterrati per terra. Uno da uomo, totalmente stracciato, e l'altro
da donna. Entrambi con un macchia di sangue attorno a un buco,
nel petto.
2°UOMO entra in quel momento e la sorprende con quel misero
bottino tra le mani.
Lei non riesce a nascondere la sorpresa e non sa come reagire.)
2° UOMO:
Si è aperto il baule delle sorprese.
DONNA:
Sotto terra. Sotto il suolo che calpestiamo tutti i giorni.
2° UOMO:
Il tempo cancella le ferite.
DONNA:
Non ti è bastato con tuo fratello. Un inganno non era sufficiente. A chi
importa la verità? Come un cane che sotterra i suoi trofei. Al calore delle
tue viscere.
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Quanto li abbiamo cercati. Fino a perderli. Sarebbe stato importante
trovarli prima, vivi o morti.
Per lo meno ebbero da te quello che si meritavano.
2° UOMO:
Tutto è così chiaro per te.
DONNA:
Ora sono sicura. Di tutto quello che per molto tempo avevo sospettato.
Nonostante tutte le tue bugie. La prova che la realtà non aveva nulla a
che vedere con le tue storie.
2° UOMO:
E adesso, cosa vuoi fare?
DONNA:
Che ciascuno paghi la sua parte.
2° UOMO:
Vuoi denunciarmi? O portarmi direttamente alla polizia? O preferisci
usare le tue stesse mani?
DONNA:
È finita.
2° UOMO:
La guerra è stata lunga. Ovunque mi giro ci sono cadaveri. Di chi sono
quei corpi? Si potrebbe sospettare che sia stata tu a sotterarli lì.
DONNA:
La tua ipocrisia mi ripugna.
2° UOMO:
Meglio che li sotterri. Andiamo. Che stupidaggine morire per niente.
DONNA:
E poi?
2° UOMO:
Non lo so. Qui non puoi fare nessun danno. Lo scorpione ha perso il suo
pungiglione e si ritorce impotente.
DONNA:
Dimmi dov'è lui.
2° UOMO:
Nessuno può saperlo con certezza, eccetto forse lui stesso.
DONNA:
Almeno, dimmi se è ancora vivo o no.
2° UOMO:
Non sono la persona più indicata per dirtelo.
DONNA:
A chi vuoi che lo chieda?
2° UOMO:
A lui.
DONNA:
Cosa vuoi dire?
2° UOMO:
Ora bisogna aspettare.
DONNA:
Aspettare.
2° UOMO:
Tu credi che io potrei averlo ucciso? Puoi vedere solo metà della storia,
però non c'è peggior veleno che una mezza verità.
DONNA:
C'è una macchia scura attorno a un buco, nel petto. In entrambi i vestiti.
Vicino al cuore. Sangue? Un buco selvaggio nei vestiti, un buco nel
quale sono rimasti attaccati resti di carne, di pelle. Un buco nero. Nel
vestito dell'uomo. Nel vestito della donna.
2° UOMO:
L'uomo è stato il primo. Senza dubbio, era già morto quando il corpo è
stato profanato. Non è stato così con lei.
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DONNA:
Con questo crimine l'unica cosa che hai fatto è stata quella di abbassarti
alla stessa brutalità delle loro torture. Come puoi pensare che qualcuno ti
creda dopo aver visto questo?
2° UOMO:
L'unica cosa che mi si può rinfacciare è quella di aver sotterrato i
cadaveri.
Questo è per te. Non ha lasciato una ciocca di capelli davanti alla tomba
di nessuno, senza dubbio perché lo si riconosca meglio.
(2°UOMO getta in germbo DONNA un oggetto nero e rinsecchito
della misura di un pugno.)
DONNA:
Cos'è?
2° UOMO:
Il tassello mancante al mosaico di questa storia. Un vero cuore di madre.
Guardalo, nero e duro, ma per me brilla come il più bel gioiello. Lo
conosco fin troppo bene. Ci ha ceduto il trofeo per lui di inestimabile
valore per annunciarci il suo arrivo. Verrà a riprenderselo, senza il
minimo dubbio.
DONNA:
Allora, lui è tornato? Allora, lui…?
2° UOMO:
Se questo cibo ti sembra migliore di quello che ti porto, apri la bocca e
mangiatelo.
(DONNA sola, con il bottino, un cuore, nella mano. Durante il
monologo, accarezzerà, giocherà e si proverà il vestito da
donna.)
DONNA:
Sono solo una camicia da uomo e un vestito. Una camicia da uomo e un
vestito da donna.
Un uomo e una donna.
Un uomo del quale vorrei dimenticare quello che hanno fatto le sue mani.
Un uomo.
Una donna che tutti i giorni cucinava, puliva, parlava, amava quell'uomo;
che si coricava al fianco di quell'uomo, che tutti i giorni lavava le
camicie di quell'uomo; che non aveva nessun dubbio circa il lavoro di
quell'uomo.
Quella famiglia di mostri sono ora questa camicia e questo vestito. La
carne dei loro corpi non era divera dalla carne di coloro che torturavano.
Alla fine ebbero il medesimo destino di di quelli che avevano torturato.
Che segreti si nascondo dietro questi abiti sbrindellati. Quale artiglio ha
profanato questi corpi. Tremo al solo pensarci, a colui che con la sua
mano si è introdotto in queste viscere e con il suo amore gli ha strappato i
cuori, ora spogli mummificati che servono solo ad annunciare il suo
arrivo. Vorrei sapere cosa senitiva, cosa pensava quella donna che tante
volte lo prese tra le sue braccia, che tante volte lo baciò. Lei fu madre per
due figli, e non volle fare distinzioni tra quello che era carne della sua
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carne e quello che era stato strappato da un corpo macerato e moribondo.
Vorrei poter essere madre per tutti quei pianti che risunano nella mia
testa. Vorrei vedere attraverso quegli occhi che tante volte fissarono al
loro interno il rifresso dei suoi occhi neri.
Ora lui bussa alla porta con insistenza, e viene a liberarci da questo stato.
Nel quale stiamo da tempo morendo, da quando tu ci hai abbandonati.
Per questo mi vesto per te, e tremo al pensiero del momento in cui le tue
dita sfioreranno la mia pelle e la mia carne sarà immolata in tuo onore.
Vieni con me, figlio mio, fratello mio, amante mio.
(1° UOMO sta osservando DONNA. Vestito con un abito lungo e
nero, la divisa del carnefice. 1° UOMO, lentamente, si avvicina a
DONNA. Lei è affascinata dai suoi movimenti lenti, che
sdescrivono un cerchio lento che si chiude sopra di lei. Suona
una musica rovinata dal solco del giradischi e l'eco freddo della
stanza, una musica lenta di quelle che, senza sapere come,
provoca in noi una profonda malinconia.
DONNA apre le braccia a 1° UOMO. Lui la prende e ballano.)
1° UOMO:
Stai tremando.
DONNA:
Fa freddo.
1° UOMO:
Hai le mani sudate.
DONNA:
È caldo e freddo allo stesso tempo. È amore e odio allo stesso tempo.
1° UOMO:
Sei contenta di vedermi?
DONNA:
Ti stavo aspettando. Ti stavamo aspettando.
1° UOMO:
Anche tuo fratello?
DONNA:
Non chiamarlo così. Mi piace come balli.
1° UOMO:
È una vecchia canzone. Se chiudi gli occhi, cosa vedi?
DONNA:
Parlami di te. Da dove vieni, cosa hai fatto, perché sei tornato. Sei stato
via per molto tempo.
1° UOMO:
Ti interessa tanto?
DONNA:
Me interessa molto.
1° UOMO:
Sono tornato per te.
DONNA:
Quindi deve essere così?
1° UOMO:
In che altro modo potrebbe essere?
DONNA:
I tuoi genitori sono ancora lì sotto.
1° UOMO:
I miei genitori. Un mucchio di roba vecchia?
DONNA:
Tuo fratello sta per ritornare. Devi nasconderti.
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1° UOMO:
Mio fratello. Sará una grande sorpresa, un'altra volta la famiglia unita.
Papá, mamma, i due fratelli, tu. Mamma, così bella come sempre. Questo
vestito mi è sempre piaciuto. Nei miei ricordi ti vedo sempre vestita così.
Anche a papà doveva piacere.
Vi immagino ballare uniti. Vi spiavamo tutte le notti, quando al mattino
tornavate da qualche festa.
Vi ricordo sempre vestiti in modo elegante, ballare con le mani
completamente insanguinate.
DONNA:
Ora sei con me.
1° UOMO:
Chi sei tu? Mia madre, mia sorella, la mia amante?
DONNA:
Qualcuno che ti vuole aiutare.
1° UOMO:
Shhh, a bassa voce. Dormono. Sarebbe meglio non fare alcun rumore.
Altrimenti, si potrebbero svegliare.
DONNA:
Sarai stanco per il viaggio. Riposa.
1° UOMO:
Non voglio dormire.
DONNA:
Ascoltami.
1° UOMO:
È da molto tempo che non dormo. Non voglio che mi sorprendano
quando non mi posso difendere.
DONNA:
Io veglierò il tuo sonno.
1° UOMO:
Tu? Chi sei tu?
DONNA:
Un'amica.
1° UOMO:
Dovrei ucciderti.
DONNA:
Guardami negli occhi. Perché uccidermi? Guardami negli occhi. Cosa
vedi?
1° UOMO:
l'Oceano.
DONNA:
E poi?
1° UOMO:
Un hangar buio.
DONNA:
E ora dimmi, mi ucciderai?
1° UOMO:
No. Tu sei già morta.
DONNA:
Siamo entrambi morti. Sta arrivando lui.
(Due uomini, in una stazione. Le pareti scrostate, il pavimento
sporco, ha l'aspetto di un luogo abbandonato da molto tempo.
Uno degli uomini, tranquillo. Legge il giornale o, semplicemente,
ha le mani in tasca, fischietta, guarda la scena, dormicchia.
L'altro, nervoso, agitato. Fuma, passeggia avanti indietro,
sobbalza al minimo rumore.
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La donna entra nella stazione, porta due valige...)
DONNA:
Dovrebbe passare un treno da qui. Oggi dovrebbe passare.
È da moto tempo che sto viaggiando, viaggiando.
Cerco, non trovo. E continuo viaggiando.
Anche il suo sarà un viaggio lungo.
Così come il mio, fino alla fine dei giorni.
(La donna sputa verso 2°UOMO.)
Vieni qui. Respondi al tuo nome, al tuo sangue.
Dami un bacio fraterno.
Come puoi continuare a stare al suo fianco?
Sono cadute le maschere e tu insisti con la stessa commedia.
Guarda.
(Tira a se 1° UOMO. Lo bacia, lo abbraccia. Alla fine, risveglia
nel 1° UOMO una furia animalesca. 2° UOMO sposta lo
sguardo. DONNA monta 1° UOMO e fingono un amplesso.)
Fratellino. Ti piacerebbe prendere il suo posto? O forse preferisresti
essere al mio posto in questo momento?
(I sospiri di DONNA si conviertono in lamenti di dolore.
2°UOMO si alza esasperato e li separa. 1° UOMO ansima e ride
come un animale. DONNA si contorce per terra. 1° UOMO
appoggia il suo stivale al ventre della donna. )
1° UOMO:
Potrei schiacciarla per te. Lascio che sia tu a farlo.
2° UOMO:
Mi fai schifo.
1° UOMO:
Schifo, io? Il tuo caro fratellino. Sono il tuo protetto. Non dimenticarlo.
Eliminala una volta per tutte.
Siamo soli.
E se schiacci forte, saremo soli per sempre, tu e io.
Non pensarci troppo.
2° UOMO:
Siamo sempre stati soli. Lascia che ti guardi per l'ultima volta.
1° UOMO:
Promettimi che ti riguarderai.
2° UOMO:
E tu stai attento a quello che fai.
1° UOMO:
Non ci rivedremo più?
2° UOMO:
Credo di no.
1° UOMO:
Allora dovrei dirti…
2° UOMO:
Lascia stare.
DONNA:
Però a tua sorella, si che dirai qualcosa.
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(2° UOMO e DONNA stendono le braccia fino quasi a toccarsi.
Si guardano come se desiderassero non separarsi mai. Tra il
pianto e la felicità. Si parlano. Però prima che riescano a dirsi
qualcosa, il fragore di un autocarro li separa. 1° UOMO prende
il posto di 2°UOMO di fronte a DONNA.)
(l'autobus parte.)
1° UOMO:
Se n'è andato.
DONNA:
Non vuol dire nulla.
1° UOMO:
Ora restiamo tu e io.
DONNA:
Fa parte dell'accordo.
1° UOMO:
A cosa mi puoi servire tu adesso?
DONNA:
Sei tu quello che mi serve invece. Anche noi stiamo per partire.
1° UOMO:
Per dove? Non ho preparato alcun bagaglio.
DONNA:
Dove stiamo andando non servono bagagli.
(Le voci dei testimoni, piene di dolore, si mescolano e confondono
le une con le altre.)
Mi tolgono il cappuccio, mi mettono una benda sugli occhi e mi dicono che
"sono un desaparecido in più e che sono nelle mani dell'Esercito".
Allora io gli ho domandato che ne sarebbe stato di me, se mi avrebbero
ucciso e lui mi disse, calmo, che stavano uccidendo tutti, perché se i
sovversivi li mandano in prigione, quando escono tornano quelli di prima,
allora questo era un mezzo per evitare che tornassero a quelle che loro
consideravano attività sovversive.
Sono legato a un letto metallico e mi tolgono il cappuccio, per quello che
riesco a vedere nella stanza c'è un mucchio di gente. Mi torturano mediante
applicazione di corrente elettrica sullo stomaco mentre il resto del gruppo
resta a guardare. Questa sessione dura circa cinque minuti... Manuel ordina a
una guardia che mi spogli e mi leghi al letto, incappucciato, sotto al quale
non riesco a identificare le tre persone che entrano nella stanza, vengo
nuovamente torturato con la scossa elettrica... Questa sessione è durata circa
mezz'ora e sono stato continuamente interrogato circa il nascondiglio di un
compagno di militanza. Durante una pausa mi tolgono il cappuccio e vedo
entrare un soggetto che chiamano " Piraña", membro della Prefettura, che
tiene per i piedi mio figlio Rodolfo e mi dice che se non collaboro sbatterà la
testa di mio figlio contro la parete. Continuo a negare il fatto di conoscere il
nascondiglio del mio compagno e allora "Piraña" sottomette i miei figli a
passaggi di corrente elettrica fino a che entra nella stanza uno sconosciuto
che dice "fermi, fermi che veramente non lo sa ". Mi lasciano solo, legato al
letto, sentivo che nelle vicinanze si continuava a torturare...
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Vedo che la tirano fuori da quella specie di cella e che la portano nello
scantinato, lei mi dice: "È arrivata l'ora". Aveva un velo sul viso, un
"muretto" come lo chiamavano loro; allora chiamano un'altra sequestrata, e
lei la accompagna fino al piano inferiore, verso lo scantinato, dove avrebbe
partorito nell'infermeria, controllata da alcune guardie. Ore dopo io, inquieta
per l'esito del parto, chiedo a due guardie che mi facciano scendere nello
scantinato e resto in attesa; Gli altri sequestrati mi riferiscono che aveva
avuto un travaglio lungo, improvvisamente, il medico esce dall'infermeria e
mi dice: "entra"; allora incontro un'altra sequestrata che aveva assisitito al
parto perché aveva studiato da infermiera; Patricia era in posizione
ginecologica, la stavano suturando e il suo bebé lo aveva l'altra sequestrata,
che lo stava lavando; Patricia aveva in volto una specie de eczema per lo
sforzo ed era molto contenta di aver avuto il bambino nonostante le
circostanze; realmente però fu una scena terribile.
Paula è stata sequestrata insieme ai suoi genitori, Claudio Ernesto Logares e
Mónica Sofía Grispon, quando aveva soltanto 23 mesi. Il sequestro avvenne
il 18 maggio del 1978 a Daniel Fernández Crespo tra Paysandú e Cerro
Largo, di fronte all'ex cinema Miami, e in seguito a lunghe ricerche e mancati
ritrovamenti in Uruguay e Argentina, la bimba fu recuperata dalla nonna il 13
dicembre del 1984. Paula Eva Logares ha attualmente 23 anni, e da quando
seppe la verità non volle più vedere i suoi genitori adottivi, un poliziotto di
San Justo e sua moglie.
Legge 23.492
Legge di Punto Finale.
Sancita: 23 Dicembre 1986.
Promulgata: 24 Dicembre 1986.
IL SENATO E LA CAMERA DEI DEPUTATI DELLO STATO ARGENTINO RIUNITI IN
CONGRESSO, ETC., SANCISCONO CON FORZA DI LEGGE:
Articolo. 1º.- Si ritengono estinte le azioni penali nei confronti di tutti coloro che a qualsiasi livello sono
indagati per i delitti di cui all'articolo 10 della legge N° 23.049, sia profughi o condannati in contumacia,
ai quali non sia stata comunicata la denuncia a deporre da parte di un tribunale competente, prima dei
sessanta giorni a partire dalla data di promulgazione della presente legge.
Allo stesso modo si ritengono estinte le azioni penali contro tutti coloro che hanno commesso delitti
vincolati all'instaurazione di forme violente di azione politica fino al 10 dicembre 1983…
LEGGE 23.521
Obbedienza dovuta.
Sancita: 4 Giugno 1987.
Promulgata: 8 Giugno 1987
IL SENATO E LA CAMERA DEI DEPUTATI DELLO STATO ARGENTINO RIUNITI IN
CONGRESSO, ETC., SANCISCONO CON FORZA DI LEGGE:
Articolo 1° - Si presuppone senza ammettere alcuna prova in contrario che coloro i quali fino alla data in
cui sono stati commessi i fatti risultavano come uffciali comandanti, ufficiali subalterni, sottufficiali e
personale di truppa delle Forze Armate, di sicurezza, di polizia e penitenziarie, non sono perseguibili per
i delitti ai quali si riferisce l'articolo 10 comma 1 della legge N° 23.049 per aver operato in regime di
obbedienza dovuta.
La stessa regola sarà applicata agli ufficiali superiori che non hanno assunto il ruolo di comandante in
capo, capo di zona, di distaccamento o capo delle forze di sicurezza, di polizia e penitenziarie che non sia
stato accertato in giudizio, prima dei trenta giorni di promulgazione di questa legge, che ebbero potere
decisionale o parteciparono attivamente all'elaborazione degli ordini.
In questo caso si considera a pieno titolo che le persone sopra elencate operarono in stato di coercizione
sotto la subordinazione delle autorità superiori e nel compimento degli ordini assegnati, senza alcuna
facoltà o possibilità di rifiuto, opposizione o resistenza alla legittimità degli ordini ricevuti.
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Articolo 2° - La norma stabilita nel precedente articolo non è applicabile nei confronti dei crimini di
violenza, sottrazione e occultemento di minori o sostituzione del loro stato civile e appropriazione
indebita di immobili…
PER TANTO:
Sono da considerarsi a tutti gli effetti Leggi dello stato con il numero 23.492 e 23.521, si adempiano, si
comunichino, siano pubblicate, e consegnate alla Direzione Nazionale del Registro Ufficiale per
l'archiviazione.ALFONSIN.-José H. Jaunarena.-Julio R. Rajneri.
Ω.- SANTUARIO
(DONNA e 1° UOMO sono arrivati.)
1° UOMO:
Questo luogo…
DONNA:
Questo luogo umido, ombreggiato. Questo luogo pieno di fantasmi.
Questo è il luogo della paura.
1° UOMO:
Lo riconosco. Mi sembra ancora di sentire le grida, vedo i lettini sporchi
di sangue nei quali le donne agonizzano.
DONNA:
Sono sempre stata attratta da questo posto.
1° UOMO:
Lo riconosco. Anche se non ho mai visto nulla di di simile. Però qui
riconosco la mia paura.
DONNA:
E ora siamo qui, però questa volta non è un sogno.
1° UOMO:
Fiammiferi.
DONNA:
Non servono a nulla.
1° UOMO:
Fiammiferi!
DONNA:
Dammi la mano.
1° UOMO:
Ascolta, un fischio acuto?
DONNA:
No.
1° UOMO:
Il pavimento è pieno di buche.
DONNA:
Dammi la mano.
Tremi.
1° UOMO:
Penso ancora che…
DONNA:
Pensi ancora a lui.
1° UOMO:
Si.
DONNA:
Non puoi dimenticarlo.
1° UOMO:
Cosa stiamo facendo qui.
Come siamo arrivati fin qui.
Portami via. Tu saprai come.
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DONNA:
Non sono mai stata qui prima d'ora.
Posso solo andare avanti.
1° UOMO:
Non per di là.
DONNA:
Non preoccuparti. Sono solo topi.
1° UOMO:
Mi sembra di sentire qualcos'altro. Ho paura.
DONNA:
Non è raro qui.
1° UOMO:
Fiammiferi!
Questa volta sono prorpio finiti.
È ora di andarcene.
DONNA:
Comincio a sentirmi meglio.
1° UOMO:
Dobbiamo uscire e tornare. Ci aspettano.
DONNA:
Non c'è nessuna uscita.
1° UOMO:
Se siamo entrati, significa che possiamo uscire.
DONNA:
Nulla non significa niente.
1° UOMO:
Quel bambino. Dov'è?
DONNA:
Non c'è nessun bambino.
1° UOMO:
Lo sto sentendo.
DONNA:
Qui è pieno di bambini.
1° UOMO:
So dove siamo.
DONNA:
Siamo dentro la tua testa, nei tuoi sogni.
1° UOMO:
È la realtà.
DONNA:
Non esiste la realtà. Solo i tuoi incubi.
1° UOMO:
Se fosse così, qui non ci sarebbe posto per lui.
(La porta si apre e lascia uscire 2°UOMO, avvolto in un immenso
vestito da fantasma.)
FINALE?
BUENOS AIRES, 6 marzo 2001.Il giudice federale Gabriel Cavallo ha dichiarato oggi la "incostituzionalità e invalidità" delle leggi di
Obbedianza Dovuta e Punto Finale, all'interno di una causa aperta per la appropriazione indebita della
figlia di una coppia di desaparecidos.
Le contestate leggi Punto Final e Obbedianza Dovuta furono sancite durante la gestione politica dell'ex
presidente Raùl Alfonsìn, nel 1987. Con la sua entrata in vigore, 1.180 militari, agenti di polizia e civili
furono esentati dal giudizio per le gravi violazioni dei diritti umani.
Il magistrato prese la decisione su richiesta del Centro de Estudios Legales y Sociales (CELS), che
combatte insieme al giornalista Horacio Verbitsky, nella causa per il sequestro di Claudia Poblete, figlia
di Gertrudis Hlaczik e José Poblete, quando aveva otto mesi di vita.
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NOTA: Le testimonianze da cui ha preso spunto il seguente racconto sono state raccolte
presso le seguenti fonti:
Abuelas de la Plaza de Mayo: www.wamani.apc.org/abuelas/
Asociación Madres de la Plaza de Mayo: www.madres.org/
Nunca Más: www.nuncamas.org/
Amnistía Internacional: www.a-i.es/
È sbagliato continuare a dire che non si deve più ripetere questo orrore, come se fosse
qualcosa che appartiene al passato, perché l'orrore non è mai cessato.
È sbagliato nascondersi nei ricordi, quando oggi c'è ancora molto per cui lottare.
È sbagliato pensare che questo non ci riguarda e non riguarda nessuno di noi.
In qualche altro posto della terra, in questo stesso istante, si stanno commettendo azioni
gravissime contro la dignità delle persone e contro i diritti umani. Crimini contro la sicurezza di
queste persone, la salute, le vite, la loro integrità fisica, psichica e morale.
Bisogna lottare per fermare l'orrore, qui e adesso, ovunque e sempre.
Sradicare l'orrore da tutto l' Universo.
Lottare per un futuro dove la dignità delle persone non sia mai messa in discussione.
L'utopia non esiste, però non dobbiamo abbandonarci all'indifferenza.
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