Le isole contese - Marinai d`Italia

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Le isole contese - Marinai d`Italia
Diritto internazionale
Le isole
contese
di Fabio Caffio
Esperto di Diritto Internazionale
ncora una volta la questione della
sovranità su isole contese è all’attenzione della comunità internazionale. Questa volta le dispute riguardano isole dell’Estremo Oriente come le
Spratlys (più di 40 isole) che nel Mar Cinese meridionale sono rivendicate da
Brunei, Cina, Filippine, Malesia, Giappone, Taiwan e Vietnam. O anche gli isolotti
di Dokdo che, nel Mar di Corea, sono pretesi dal Giappone nei confronti della Corea del Sud .
Come sempre accade in casi del genere
il fuoco covava sotto la cenere della storia, ma ha ripreso vigore negli ultimi tempi per motivi geopolitici legati sia all’espansionismo delle potenze regionali,
che alle nuove prospettive di sfruttamento di zone ricche di risorse ittiche e minerarie. Allo stesso modo si trascina da
quasi due secoli la contesa, nel Pacifico
settentrionale, tra Russia e Giappone per
le Isole Kurili; essa è ricominciata dopo la
II guerra mondiale con alterne vicende; di
recente la Russia ha ipotizzato di richiederne la risoluzione alla Corte Internazionale di Giustizia (CIG). L’intervento della
stessa CIG è peraltro auspicato dal Giappone per gli Isolotti di Dokdo ma non dalla Corea del Sud che ne ha attualmente il
possesso e che è certa della validità dei
suoi titoli di sovranità.
Per le Falkland-Malvinas, da quando si
sono scoperti ingenti giacimenti di idrocarburi, si prospetta invece una soluzione
politica alla tragica avventura della guerra anglo-argentina del 1982: la Gran Bretagna che de facto ne ha l’amministrazione dal 1833 con il pieno consenso della
A
popolazione residente pare orientata a
raggiungere primo o poi un accordo con
l’Argentina.
Il diritto internazionale è comunque in
grado di dare una risposta al problema
delle isole contese nell’ambito più generale dei principi per l’acquisizione della
sovranità territoriale. La CIG, nel pronunciarsi nel 2001 sulla disputa tra Qatar e
Bahrain ha per infatti stabilito che “…le
isole costituiscono terra firma e sono perciò soggette alle regole ed ai principi dell’acquisizione territoriale”.
La dottrina ha elaborato in materia la teoria dei tre modi di acquisto di sovranità
territoriale e cioè: scoperta, occupazione
e conquista. Nel primo caso si tratta della prassi diffusasi all’inizio dell’evo moderno dell’annessione di un territorio
considerato nullius perché non rivendicato da alcuno Stato. Negli altri casi si
verte nell’ipotesi di insediamento di uno
Stato su un’isola di un altro Stato o con la
forza o l’acquiescenza del Sovrano territoriale. In ogni caso il titolo di possesso si
consolida solo se vi è esercizio effettivo,
continuo e prolungato di sovranità con
l’acquiescenza degli Stati terzi.
Se si pensa ai modi in cui si è formata la
potenza marittima spagnola e britannica sin da quando nel 1492 Colombo la,
su Hispaniola, si ha un’idea di come la
teoria sia stata sistematicamente applicata nei secoli passati.
Un altro modo di acquisto di sovranità
sulle isole è il titolo derivante da un trattato. Quando la potenza francese era già
tramontata non senza aver prima allontanato da Malta l’Ordine dei Cavalieri, il
Congresso di Vienna del 1815 legittimò la
presenza sull’Isola della Corona britannica già insediatasi de facto. Simile la situazione delle Isole Ottomane di Rdi e del
Dodecanneso che passarono de jure al
Regno d’Italia con il Trattato di Losanna
del 1923 per poi essere assegnate, alla fine della II Guerra Mondiale, alla Grecia
dal Trattato di Pace di Parigi del 1947.
La dissoluzione dell’Impero Ottomano
che era alla base della spartizione operata con il Trattato del 1923 continua ad
avere una strana appendice nella vicenda di Gavdos. Quest’Isola a sud di Creta
che alcuni identificano nella mitica Ogigia della ninfa Calypso, un tempo veneziana, poi sottratta dalla Grecia all’Impero
Ottomano nel 1908 ed attualmente abitata
ed amministrata da cittadini greci, è stata
rivendicata dalla Turchia nel 1996. Alla
base della pretesa pare vi fosse il fatto
che l’Isola non era citata nell’Accordo di
Londra del 1913 sul trasferimento agli Alleati della sovranità, in favore della Grecia, su Creta.
L’art. 4 dell’accordo stabiliva infatti che:
“His Majesty the Emperor of the Ottomans declares that he cedes to their
Majesties the Allied Sovereigns the island of Crete and that he renounces in
their favour all rights of sovereignty and
all other rights which he possessed in
that island.”
Del tutto anomalo è invece il caso dell’Isola Ferdinandea che dal 1831, quando si
inabissò dopo pochi mesi di vita effimera,
giace a pochi metri sotto il mare a poche
miglia da Sciacca.
La questione sulla possibile sovranità italiana qualora essa riemergesse si è accesa nel 2001. Di fronte a notizie sull’attività sismica dell’area che sembravano
far presagire una riemergere di materiale vulcanico in forma di isola, la stampa
inglese ha reclamato i diritti della Corona
ricordando che una bandiera britannica
era stata piantata nel 1831 su quella che
veniva denominata Isola di Graham.
La questione è ovviamente tutta virtuale:
a non considerare la giurisdizione al
tempo esercitata dalle Due Sicilie che
inviarono navi a sorvegliare l’Isola, c’è
infatti la circostanza che l’Isola ricadrebbe ora sulla piattaforma continentale italiana. Essa sarebbe comunque, in
ogni caso, italiana sulla base del principio di contiguità territoriale che dà titolo
allo Stato costiero ad iniziare ad esercitare sovranità.
Dunque Isole che appaiono e scompaiono o cambiano bandiera o, addirittura,
preferiscono restare res nullius, non sottoposte quindi da ogni vassallaggio territoriale, per mantenere integro il loro naturale spirito di libertà.
n
al mezzo – giorno della Sicilia
Tra Sciacca e l’Isola di Pantelleria, quasi nel mezzo dello spazio del mare che li divide, e propriamente ov’era un Banco coperto detto di Nerita, verso il 12 luglio 1831
surse un Vulcano sottomarino assai estesamente descritto dai pubblici giornali. Da
esso esso dopo grandi eruzioni n’è rimasta una Isoletta che quì viene descritta.
Ne fu levata la pianta e ritratte le vedute il 27 ottobre ultimo da un’Inglese che la visitò col mezzo del Pacchetto a Vapore Francesco I partito da Napoli espressamente,
e dal medesimo date originalmente al sottoscritto insieme ai particolari seguenti, ivi
in detto di osservati, che per far cosa
grata agli amatori ha pubblicato. L’isola
consiste in una pianura di livello che apSciacca
pena s’eleva sul mare per tre palmi, e
che si compone di sabbia fina, nericcia,
Isoal Ferdinandea
e pesante, sparsa di piccoli frantumi di
lava pesante, e di scorie molto friabili e
leggiere. ...omissis...
Pantelleria
Benedetto Marzolla
Impiegato nel Reale Officio Topografico
La contestazione
turco-greca
dell’Isola di Imia
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