Isola di timbun

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Isola di timbun
Favola dall’Asia
L’ISOLA DI TIMBUN
Se tu potessi volare con un minuscolo aereo sulle isole della Malesia e dell’Indonesia, e tentassi di contarne
il numero, supereresti la cifra di diciottomila! Naturalmente non si tratta di isole tutte abitate. Molte di esse
sono poco più che scogli o massi di coralli coperti di manti verdissimi.
Ma se avessi poi la pazienza di consultare carte geografiche dettagliate del Sud-Est asiatico, scopriresti che
più di settemila di queste isole sono segnate con tanto di nome. E non tutte sono piccolissime: la sola isola
del Borneo è tre volte più grande dell’Italia, e l’isola di Giava conta quasi il doppio di tutta la popolazione
italiana.
Ma continuiamo il viaggio con il piccolo aereo. Ciò che più impressiona dall’alto è la visione dei
raggruppamenti di queste isole: per lo più di forma circolare, verdissime al centro, a volte con una minima
traccia di foresta.
Dove il verde cede al mare si scorge una bianchissima aureola di sabbia, e poi l’acqua che imprigiona l’isola:
dapprima d’un celeste chiaro, allontanandosi dalla costa si condensa in un azzurro sempre più cupo.
Volando, una domanda nasce spontanea: ma come sono sorte tutte queste meravigliose isolette?
Un tempo viveva nell’isola di Timbun un vecchio cieco. Durante il
giorno egli era solito sedersi all’ombra d’una tettoia, ai margini della grande
aia, con lo scopo di proteggere dalle galline il riso che la giovane nuora
stendeva al sole perché seccasse.
Ogni volta che qualche gallina si avvicinava per beccare il riso, il cieco, sentendone la
presenza, batteva con un bastone sulla stuoia per allontanare l’importuno volatile.
Un giorno un nipotino volle prendersi gioco del vecchio nonno: catturò due granchi
sulla riva del mare e li lasciò liberi vicino alle stuoie sulle quali il riso stava asciugando. Il
rumore delle zampe dei granchi era simile al picchettio delle galline che beccano: “Tic! Tic!
Tic!”
-
Cosa succede?- chiese il vecchio.
-
Non senti, nonno? Le galline stanno beccando il riso.
Il vecchio batteva il suolo con il bastone, ma i granchi continuavano imperterriti per la loro
strada.
-
Ah! Ah!- se la rideva sotto voce il nipote
Improvvisamente si udì un suono assordante, simile ad un colpo di cannone.
Un vecchio dalla lunga barba bianca emerse da una nuvola di fumo. Assai nervoso il vecchio
si rivolse al bambino e lo ammonì con voce grave: - Piccolo maleducato, tu non avresti mai
dovuto prenderti gioco di tuo nonno, soprattutto considerando la sua età e la sua cecità.
Prima che il ragazzino potesse rispondere, si levò un violentissimo vento e il cielo si fece
scuro. Una nuvola di fuoco si sprigionò allora dalla collina, al centro dell’isola. Poi tonnellate
di roccia fusa, bollente, furono lanciate in aria a grandissima distanza. In un baleno le case
dell’isola andarono distrutte e tutti gli esseri umani furono trasformati in statue.
Ancora oggi, ai visitatori attoniti che percorrono l’isola di Timbun, si presenta
l’apocalittica visione di rocce in forma umana o d’animali: si ergono qua e là tra i cespugli del
bosco, mentre tutto il mare attorno all’isola è costellato di innumerevoli isole di coralli.
Insegnamento
Ogni persona anziana ha dietro di sé una vita piena di traversie e di meriti che spesso gli altri non conoscono.
Dobbiamo rispettare ed amare queste persone che pure con i limiti e gli acciacchi che l’età avanzata impone
loro, ancora si sforzano di essere utili alla società in tante piccole cose.