La Legge di Similitudine
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La Legge di Similitudine
La Legge di Similitudine e la sua applicazione pratica. DR. G. BONICALZI Il termine Omeopatia fu introdotto da Samuel Hahnemann, un medico tedesco vissuto a cavallo fra il 1700 e 1800, che scoprì, applicò e divulgò un nuovo metodo terapeutico al quale diede questo nome. Omeopatia è una parola composta d'origine greca (omoios pathos = malattia simile) e significa: cura attraverso la Legge di Similitudine. La legge di similitudine è senz’altro il principio fondamentale dell'Omeopatia. È un principio universale, una legge di natura che esiste da sempre. Ippocrate la evidenziò per primo, differenziandola dalla legge dei contrari. Paracelso, medico ed alchimista svizzero del ‘500, la utilizzò e tentò anche terapie con piccole dosi di sostanze. Molti altri medici e ricercatori ne hanno fatto menzione nel corso dei secoli, ma solo Hahnemann la rese utilizzabile facendone il cardine di un metodo razionale di cura. Egli, nel 1790, traducendo un famoso trattato di farmacologia, rimase colpito dalla seguente annotazione: “I sintomi dell’intossicazione da chinino provocano una sintomatologia che è simile al quadro clinico della malaria (cioè la malattia per il quale è indicato il Chinino)”. Essendo a conoscenza dei lavori della scuola ippocratica, disse allora: “Sembrerebbe che i medicamenti siano capaci di guarire dei sintomi analoghi a quelli che essi sono in grado di produrre.” Era un’ipotesi che occorreva verificare; Hahnemann si mise al lavoro. Da un lato sperimentò su se stesso e sui suoi congiunti tutte le sostanze medicamentose impiegate a quell’epoca: il Chinino, l’Aconito, la Belladonna, l’Ipeca, il Mercurio, etc., per conoscere l’azione di queste sostanze sull’individuo sano; in un secondo momento, conoscendo queste azioni, impiegò queste sostanze, in qualità di agenti terapeutici, in pazienti che presentavano sintomi simili a quelli indotti dalla sperimentazione negli individui sani. L’evidenza clinica dimostrava però che i pazienti peggioravano. Ad ogni modo Hahnemann insistette a prendere in considerazione tale regola, nella convinzione che doveva esserci una diversa chiave di lettura che non era stata ancora individuata. E’ chiaro che per la nostra mentalità è molto più facile privilegiare il principio dei contrari, per curare una determinata patologia, perché è più logico e comprensibile. Viceversa è senz’altro più ostico applicare il principio dei simili che appare, a prima vista, assurdo. In pratica ad un soggetto intossicato da una certa sostanza dovremmo somministrare ancora la stessa sostanza. L’osservazione evidenzia che il paziente peggiora. La soluzione a tale problema arrivò quando, nel tentativo di limitare il più possibile gli inevitabili peggioramenti, Hahnemann iniziò a somministrare al soggetto intossicato quantità sempre più piccole della stessa sostanza tossica: il risultato fu un netto miglioramento dell’intossicazione. La constatazione a cui arrivo Hahnemann era che ciò che intossica può guarire se somministrato a dosaggi molto bassi (definiti da lui infinitesimali) o meglio ancora: l’effetto di una sostanza cambia variando il dosaggio. Egli sostiene che una stessa sostanza a forti concentrazioni agisce in maniera diretta esplicando la sua caratteristica azione farmacologica; al contrario, se utilizzata a dosaggi infinitesimali, funziona stimolando la reattività del paziente. Volendo quindi riassumere quanto detto fino a qui si può dire che con sperimentazione successive Hahnemann si accorse che l’ipotesi iniziale sull’utilizzo del principio di similitudine si verificava ma a condizione d’impiegare come dosi terapeutiche delle dosi estremamente deboli. Non era più dunque una semplice ipotesi, bensì una legge della natura, una legge di biologia generale la LEGGE di SIMILITUDINE che si può formulare in tre proposizioni successive: 1a PROPOSIZIONE. Ogni sostanza farmacologicamente attiva provoca, nell’individuo sano e sensibile, un insieme di sintomi caratteristico della sostanza impiegata. Era questo il risultato delle sperimentazioni sull’individuo sano. 2a PROPOSIZIONE. Ogni individuo malato presenta un insieme di sintomi morbosi caratteristico della sua malattia. Questi sintomi morbosi possono essere definiti come “ I mutamenti nel modo di sentire o di agire” del paziente a causa della sua malattia 3a PROPOSIZIONE. La guarigione, resa obiettiva dalla scomparsa dell’insieme dei sintomi morbosi, può essere ottenuta tramite la prescrizione, a dose debole od infinitesimale, della sostanza i cui sintomi sperimentali nell’uomo sano sono simili a quelli del paziente. Schematicamente si può riassumere quanto appena detto in questo modo: Quadro sintomatologico di un soggetto intossicato da una certa sostanza (A) → se sono simili Quadro sintomatologico di un soggetto affetto da una certa malattia (B) ← Per curare il soggetto ammalato (B) somministriamo la sostanza (A), ma a dose più bassa (infinitesimale) di quella che determina l’intossicazione Era nata l’Omeopatia. Eravamo nel XIX secolo. Hahnemann aveva avuto bisogno di più di dieci anni di osservazioni e di sperimentazioni per giungere a queste conclusioni fondamentali. Per comprendere meglio la Legge di Similitudine basta fare un semplice esempio prendendo in considerazione uno tra i rimedi più utilizzati in ambito omeopatico: Nux vomica. Per preparare tale rimedio si utilizza il seme di una pianta della famiglia delle Loganiacee: la Strychnos Nux vomica. I componenti principali sono due alcaloidi: la stricnina e la brucina i quali sono in grado di agire principalmente a livello del sistema nervoso e dell’apparato digerente stimolandone l’attività. Da un punto di vista allopatico (medicina tradizionale) il rimedio era utilizzato sia come stimolante digestivo (in quanto determina a) aumento della secrezione salivare, gastrica, pancreatica e biliare b) aumento della peristalsi intestinale) sia come stimolante nervino poiché facilita la risposta agli stimoli esterni. Da un punto di vista dalle Medicina Omeopatica il rimedio viene utilizzato in modo diametralmente opposto ovvero per modulare e controllare situazioni in cui è presente una eccitabilità eccessiva; è quindi indicato per riequilibrare situazioni di eccessiva eccitabilità psico fisica (irascibilità, insonnia, crampi) od eccessiva reattività a livello gastro-intestinale (gastrite, stipsi spastica, colite nervosa, tenesmo rettale).