ETF Securities Research and Roubini Global Economics Q2 2015

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ETF Securities Research and Roubini Global Economics Q2 2015
ETF Securities Research and Roubini Global Economics Q2 2015
Commodities
Gli stimoli derivanti dalle politiche attuate in Europa e Asia, in particolare, potranno determinare un
incremento nella domanda di materie prime. La Cina, il principale consumatore di commodity, dovrebbe
conoscere una crescita davvero sorprendente. Nonostante il target più basso di crescita economica, le
politiche di stimolo dovrebbero far aumentare la spesa per le commodity legate alle infrastrutture. Il basso
prezzo del petrolio dovrebbe stimolare le attività in Asia, portando a un aumento della domanda di materie
prime. L’energia sarà probabilmente un punto debole nel breve periodo, anche se la stretta sui rifornimenti
determinerà una moderata ripresa dei prezzi del petrolio nella parte finale dell’anno.
Metalli industriali, platino e palladio
Riteniamo che la domanda di metalli industriali, di platino e di palladio (molto utilizzati nell’industria) potrà
trarre beneficio dalla ripresa ciclica indotta dalle politiche di stimolo.
Le scorte di metalli industriali sono più esigue di quanto comunemente percepito. Il rame, per esempio, è
stato in deficit negli scorsi tre anni, nonostante l’International Copper Study Group prevedesse un surplus
per ciascuno di quei tre periodi. Riteniamo che anche le previsioni di un eccesso produttivo per quest’anno
siano ugualmente infondate. Altrove, i divieti alle esportazioni di minerali grezzi (il nikel dall’Indonesia) e i
rischi di una chiusura delle miniere (zinco, alluminio, platino e palladio) potrebbero limitare ancora di più le
scorte per quest’anno.
Oro
L’oro continuerà a risentire dell’aumento dei tassi di interesse negli Stati Uniti, anche se il suo prezzo, in
questo momento, sovrastima il ritmo di quella restrizione. Il metallo giallo può offrire una copertura
relativamente conveniente contro alcuni dei rischi di coda provocati dagli errori delle politiche economiche,
che potrebbero verificarsi a seguito della nascita di partiti contrari all’establishment, che costituiscono una
minaccia per lo status quo.
Argento
Nonostante la ripresa della domanda per le sue applicazioni industriali, la stretta correlazione dell’argento
con l’oro attenuerà il rialzo dei prezzi, sui quali continuerà inoltre a pesare l’eccessiva produzione. (le
eccessive scorte delle miniere, l'eccesso di rifornimenti dalle miniere).
Petrolio
La guerra per il prezzo del petrolio continua a infuriare. Mentre negli Stati Uniti i pozzi petroliferi vengono
chiusi a un ritmo senza precedenti, le scorte continuano ad aumentare. Prevediamo un calo della
produzione di greggio intorno al mese di giugno: il Brent e il WTI potrebbero perciò registrare un’ulteriore
diminuzione prima di recuperare terreno a fine anno.
Il meeting dell’OPEC di giugno resta un momento fondamentale di quel gioco politico nel quale si è
trasformata la guerra dei prezzi. Secondo noi il cartello taglierà la produzione, ma lo farà con riluttanza. I
tagli saranno modesti perché il gruppo non vorrà perdere quote di mercato e aspetterà che altri produttori
taglino la produzione prima di procedere con tagli più decisi.
Gas naturale
Confermiamo la prospettiva ribassista sul gas naturale, la cui domanda stagionale dovrebbe crollare nel
prossimo trimestre. L’inizio del periodo “di iniezione” vedrà un aumento delle scorte capace di garantire al
mercato i rifornimenti necessari.
Agricoltura
Le semine di grano, mais e soia vedranno un calo dopo un lungo periodo di prezzi bassi. Lo scorso anno si
sono avute condizioni meteorologiche pressoché perfette: è improbabile che la produzione di quest’anno
raggiunga i picchi di allora. Di conseguenza, la riduzione delle scorte potrà sostenere l’andamento dei prezzi
dei cereali.
La cosiddetta “guerra delle valute” ha avuto un impatto negativo su prezzi del settore agricolo. Il rapido
deprezzamento del real brasiliano ha incoraggiato la vendita di caffè e zucchero, determinando un calo dei
prezzi di quelle commodity a livello globale. Un ritorno ai fondamentali dovrebbe essere positivo per i
prezzi del caffè, considerato lo scarso rendimento di quest’anno. Poiché l’utilizzo degli short speculativi è
diventato piuttosto frequente, esiste la possibilità di un short-covering rally se il real brasiliano raggiunge la
stabilità. Lo stesso non può dirsi per lo zucchero, che probabilmente segnerà il suo quinto anno di surplus
produttivo.
Valute
L’impiego dei tassi di interesse negativi come strumento di gestione delle politiche in Europa ha
determinato una diffusa debolezza delle valute del G10 nei confronti del dollaro americano. L’indice USD ha
raggiunto recentemente il livello più alto degli ultimi 12 anni e, insieme al record della speculazione di
lungo corso, il rally appare debole. Questo è guidato dalla continuazione della ripresa economica degli Stati
Uniti e dalle attese degli investitori per una politica più restrittiva da parte della Fed, in forte contrasto con
quelle delle maggiori banche centrali.
Sebbene abbia rinunciato all’approccio “paziente” nei confronti della politica di normalizzazione, la Fed si
mantiene su una linea pragmatica. Poco è cambiato sul fronte economico: al di là dell’incoraggiante job
report, altri indicatori economici si sono mantenuti relativamente positivi. Nel frattempo la crescita dei
salari resta debole e la spesa delle famiglie moderata. Nonostante lo sviluppo dell’attività economica, gli
indicatori dell’inflazione stanno iniziando a segnare un trend inferiore. Di conseguenza, riteniamo che vi sia
la possibilità di una modesta inversione nel rally del dollaro americano.
Sebbene le previsioni di mercato indichino che la Fed alzerà i tassi intorno ai mesi di luglio/agosto,
pensiamo che ciò avverrà a un tasso di cambio incrociato. L’indice USD indica che il rally non è più in linea
con i differenziali dei tassi di interesse: il rischio è orientato alla regolazione di breve termine del dollaro
americano.
La sterlina inglese è la valuta che ha ottenuto i maggiori benefici dalla politica permissiva delle banche
centrali europee. Il suo rafforzamento va attribuito all’azione della BCE, che ha dovuto attuare un rigoroso
programma di Quantitative Easing per compensare le forze deflazionistiche. I falchi dell’MPC (Monetary
Policy Commitee) sono diventati colombe dopo che i prezzi del petrolio e la lenta attività economica hanno
spinto l’inflazione vicino allo zero per la prima volta. Il debole slancio dell’economia inglese continuerà
probabilmente a determinare un ribasso della sterlina inglese nei confronti del dollaro americano; per
quanto riguarda il rapporto con l’euro le previsioni sono più favorevoli e ci aspettiamo un ulteriore
apprezzamento.
La guerra dei prezzi, dominata dalla BCE e dalla BOJ, ha fatto le sue vittime. Il Quantitative Easing della BCE
minacciava di sopraffare le risorse della Swiss National Bank, che ha così perso la sua battaglia dei bilanci
con il mercato. Nonostante l’eliminazione della soglia minima sull’EUR/CHF, la SNB si aspetta che il suo
procedere oltre nel territorio dei tassi negativi eserciterà un effetto correttivo sulla sopravvalutazione del
franco svizzero. È improbabile che la moneta raggiunga nuovamente nel 2015 il livello minimo di 1.20, a
meno di ulteriori interventi concertati della SNB.
Altrove in Europa, l’azione congiunta del Quantitative Easing e dei tassi bassi/negativi è stata sfruttata dalla
Riksbank per replicare all’apprezzamento della corona svedese, in un tentativo di allontanare la minaccia
dell’inflazione. Riteniamo che la linea di sostegno seguita dalla banca centrale svedese continuerà ad avere
un effettivo deflativo sulla corona svedese. A nostro parere, la mossa della Banca Centrale Svedese
continuerà ad avere un effetto deflazionistico sulla moneta.
I tassi del G10 sono molto permissivi
Nel frattempo, la Corona norvegese continua a risentire della pressione dei prezzi del petrolio, che si
trovano ad affrontare l’abbondanza delle forniture globali. L’opaca performance dei prezzi delle commodity
ha avuto un ruolo di secondo piano per le valute fortemente legate al commercio delle materie prime come
il dollaro australiano, il dollaro canadese, la corona norvegese e il dollaro neozelandese. La politica della
Banca Centrale è stata il principale motore per le valute del G10, e lo sarà anche nel prossimo trimestre. Per
la seconda parte dell’anno, invece, prevediamo i prezzi delle commodity dovranno rispondere alla crescita
della domanda, mentre le previsioni di un incremento delle forniture inizieranno ad attenuarsi. A nostro
parere, l’ottimismo intorno alle valute sulle commodity è destinato ad aumentare, soprattutto per quanto
riguarda la corona norvegese i il dollaro canadese, fortemente legati ai prezzi del petrolio.
Nel lungo periodo ci aspettiamo una ripresa del rally del dollaro americano, mentre l’euro e lo yen
vedranno un calo delle loro performance rispetto a quelle registrate nel breve periodo. Sia la BCE che la BOJ
si sono impegnate ad avviare un programma aggressivo di Quantitative Easing, e l’iniezione di liquidità
manterrà sotto pressione le valute: prima del 2016, al più presto, non si prevede nessun irrigidimento di
questa politica.