La moneta, il consumo e il risparmio

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La moneta, il consumo e il risparmio
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percorso
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Gli affari
lezione
La moneta,
il consumo e
il risparmio
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La banca dei poveri
«I poveri non sono tali per stupidità o per pigrizia, anzi lavorano
tutto il giorno svolgendo mansioni fisiche complesse. Sono poveri perché le strutture finanziarie del nostro Pae­se non sono disposte ad aiutarli ad allargare la loro base economica. Non è un
problema di persone, ma di strutture». «Ogni persona è estremamente importante. Ciascuno di noi ha un potenziale illimitato e
può influenzare la vita degli altri all’interno delle comunità e delle
nazioni, nei limiti e oltre i limiti della propria esistenza».
Queste due frasi, tratte dall’ultimo libro di Muhammad Yunus,
trasmettono chiaramente la sua enorme fiducia nell’essere umano.
Ma chi è Muhammad Yunus? La risposta diretta potrebbe essere:
un uomo che riuscì a realizzare un’utopia.
Muhammad Yunus nacque in Bangladesh, uno dei Paesi più poveri al mondo, studiò economia e per molti anni insegnò alla
Middle Tennessee State University, Usa. Nel 1972 decise di rientrare nel suo Paese natale per continuare lì l’insegnamento, prima
nell’Università di Chittangong e poi a Dacca. Nonostante avesse
ottenuto l’indipendenza dal Pakistan, la situazione del Bangladesh
non era migliorata e la terribile carestia del 1974 peggiorò ulteriormente le condizioni di vita della popolazione. Di quegli anni
Yunus racconta: «Insegnavo allora a Dacca, all’università, eleganti teorie economiche certo di avere in mano tutte le soluzioni,
eppure mi recavo al lavoro e il mio cammino era disseminato di
scheletri, di persone che attendevano di morire. Non potevo sopportarlo: tutto quello che avevo imparato mi sembrava inutile.
Cominciai a pensare se c’era qualcosa che potevo fare, come
essere umano, per aiutare anche una sola di quelle persone. Pre-
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il nuovissimo
Noi, il diritto
e l’economia
si così a informarmi sulla vita della gente cominciando dal villaggio
vicino alla mia università». Fu così che Yunus incontrò una vedova
con le sue due figlie: Sufia Katun, una dei 55 milioni di contadini
bengalesi nullatenenti.
La donna prendeva in prestito i soldi per costruire sgabelli di bambù che poi vendeva. Ma l’esorbitante tasso d’interesse che le veniva applicato e l’essere costretta a vendere i suoi manufatti alla
stessa persona che le prestava denaro e al prezzo da lui stabilito,
riduceva il suo guadagno giornaliero a soli 2 centesimi di dollaro.
«Non potevo accettare che una qualunque persona potesse ricavare così poco da un’attività così faticosa e creativa», spiega Yunus.
Tutto ciò che serviva a Sufia per emanciparsi da quel lavoro forzato era il denaro per acquistare il bambù: 20 centesimi. Yunus si
informò e scoprì che c’erano altre quarantadue persone nelle
stesse condizioni. Decise allora di prestare quei ventisette dollari
di tasca sua. Disse agli studenti che lo assistevano nella ricerca di
spiegare a quelle persone che stavano ricevendo un prestito che
doveva essere restituito. Nel frattempo potevano vendere i loro
manufatti a prezzo libero. Quello fu l’inizio della Grameen Bank,
la banca dei poveri. Un istituto finanziario, considerato il più riuscito e noto progetto di microcredito nel mondo. Fornendo piccoli prestiti ai diseredati, ha fatto – negli ultimi vent’anni – molto
più di quanto non abbiano fatto miliardi di dollari di aiuti di Paesi
stranieri o istituzioni internazionali. Ha permesso a dodici milioni
di persone (10% della popolazione del Bangladesh) di acquistare
gli strumenti di autonomia per uscire dalla miseria. Altre banche,
seguendo il suo modello, hanno aiutato e stanno aiutando i poveri di 58 Paesi ad assumersi la responsabilità e il controllo della
propria vita.
La Grameen Bank è diventata una vera e propria banca per i
poveri nel 1983, e opera esclusivamente con le popolazioni che
vivono nelle zone rurali del Paese, dove è più difficile trovare opportunità lavorative. La banca concede prestiti solo al 20% più
povero di quel 35% della popolazione che in Bangladesh si trova
al di sotto della soglia della povertà. Questo 20% dei «più poveri
dei poveri» è rappresentato da coloro che non possiedono nulla:
né terra, né casa, né lavoro. Oggi il 95% dei beneficiari di Grameen è rappresentato dalle donne. E ciò perché, in gran parte dei
Paesi sottosviluppati, come sostiene Yunus «le donne sono più
attente, si preoccupano di costruire un futuro per i figli, dimostrano maggiore costanza nel lavoro; il denaro affidato a una donna
per la gestione familiare rende più di quando passa per le mani di
un uomo… Emarginate sul piano lavorativo, svantaggiate sul piano sociale ed economico, le donne costituiscono la maggioranza
dei poveri e, per il loro legame con i figli, rappresentano concretamente il futuro del Paese».
Muhammad Yunus ha creato il progetto della banca con l’intento
di modificare gli esistenti metodi di gestione del credito, per superarne i limiti e le contraddizioni. Finanziare i poveri vuol dire ritenere solvibili soggetti che il sistema bancario mondiale non ha mai
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ritenuto tali: «La necessità estrema ha spinto la Grameen a mettere
in discussione quel caposaldo del sistema bancario che è la garanzia
– spiega Yanus –. In realtà la garanzia non serve affatto a tutelare
gli interessi della banca; serve a tenere lontana la povera gente…
All’inizio della pratica, la banca commerciale si accerta se il prestito
è coperto da una garanzia. Poi si dimentica completamente del
cliente. Tornerà a ricordarsene qualora il debito non venga rimborsato. La Grameen, mediante visite domiciliari mensili, verifica continuamente lo stato di salute finanziaria dei clienti, accertandosi che
siano in grado di pagare e che tutta la famiglia benefici dei vantaggi del credito. Quando ho cominciato non sapevo se ero nel giusto,
non sapevo neanche che cosa andavo a toccare. Mi muovevo alla
cieca, accumulando esperienza momento per momento. Nell’arco
del tempo, l’obiettivo per il quale ci siamo battuti strenuamente è
diventato quello di dimostrare che gli “intoccabili del credito” si
possono toccare; anzi, che in realtà vale la pena di tenerseli stretti».
Il metodo sul quale si fonda il sistema Grameen è basato su alcuni
punti considerati fondamentali per la realizzazione del progetto:
• concedere prestiti a coloro che, per il sistema bancario tradizionale, non possono fornire alcuna garanzia;
• aiutare i poveri che vivono nelle zone rurali a svincolarsi dall’usura;
• incentivare un sistema che consenta ai poveri di autogestirsi
sviluppando un’attività economica autonoma, che generi reddito e permetta l’autosostentamento, in modo da demolire il circolo vizioso della povertà: «niente investimento, niente guadagno, niente risparmi, niente investimento»;
• far sì che i poveri si strutturino in un’organizzazione che li possa guidare nell’acquisizione di una buona capacità di spesa e di
risparmio.
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Il concetto di gruppo che garantisce ciascun beneficiario: il prestito infatti viene concesso solo a condizione che il richiedente faccia
parte di un gruppo di cinque persone, le quali devono obbligatoriamente risiedere nello stesso villaggio. I gruppi si autoselezionano in base a criteri stabiliti dalla banca: le donne devono appartenere allo stesso villaggio, ma non alla stessa famiglia, avere le
stesse condizioni economiche e, più o meno, lo stesso livello di
educazione. Il sistema si basa sulla convinzione che le donne del
gruppo, conoscendosi, possono controllarsi e valutare l’attendibilità di ciascun componente del gruppo stesso.
Un fattore rilevante è che la banca si muove verso il gruppo, ossia
va incontro alle esigenze dei poveri offrendo loro un servizio, eliminando così gli ostacoli culturali, politici, amministrativi, che
generalmente non permettono ai poveri di avvicinarsi a un normale servizio bancario. Questo fa in modo che il cliente trovandosi direttamente a contatto con il funzionario a casa propria o nel
proprio villaggio non si senta inferiore e riesca ad aumentare la
stima di sé, base fondamentale per la creazione di un’attività produttiva autonoma.
La Grameen Bank per rendere più completo il suo sistema finanziario utilizza altri servizi oltre a quello base costituito dalla concessione del credito. Prevede fondi di risparmio mutualistici, fondi
assicurativi, contratti di leasing per l’acquisto di attrezzature e
veicoli. I diversi prodotti consentono alla banca di fornire un servizio finanziario integrale, volto a tutelare i soggetti più deboli da
eventi dannosi. La Grameen Bank è gestita con la logica secondo
la quale non si fa attività di beneficenza, di assistenza o di concessione di aiuti finanziari, bensì un’attività bancaria. Ad oggi il tasso
di restituzione dei prestiti (in media di 100 dollari l’uno) è altissimo,
circa 98%.
Inoltre, una parte importante dei prestiti viene destinata dalla
Grameen Bank a finanziare l’acquisto o la ricostruzione di case,
dando la possibilità a migliaia di persone di vivere in condizioni
salubri, migliorare la propria vita e consentire loro lo svolgimento
continuativo di un’attività lavorativa.
L’impatto del lavoro della Grameen sulle condizioni di vita della
popolazione è stato studiato dalla stessa Banca mondiale e da altre
agenzie di sviluppo: è stata verificata una riduzione della povertà
e un miglioramento del benessere familiare in modo duraturo,
anche dopo la fine dell’intervento. Prestiti di pochi dollari dati a
milioni di donne poverissime e senza alcuna possibilità di dare
garanzie, è una bella scommessa con uno stupefacente risultato,
perché il microcredito non è solo un modo per offrire agli individui
maggiori possibilità sul piano economico, ma serve a far nascere
il senso di responsabilità nelle persone, partendo dal principio che
tutti gli esseri umani hanno diritto alla fiducia.
(E. Nuri Pavoni, www.peacelink.it)
1) Con quali finalità è nata la Grameen Bank?
2) Perché la maggior parte dei beneficiari è costituita da donne?
3) Su quali principio si basa il sistema Grameen?
4) A quali condizioni viene concesso un prestito?
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