Quattro figli e un cromosoma

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Quattro figli e un cromosoma
STORIA DELLA RICERCA
Janet Rowley
In questo articolo:
storia della medicina
cromosoma Philadelphia
imatinib
Tra scienza e famiglia
Quattro figli
e un cromosoma
Janet Rowley ha rivoluzionato il mondo del cancro,
dimostrando che si tratta di una malattia genetica
a cura di CRISTINA FERRARIO
o avuto la straordinaria
fortuna di arrivare a una
serie di scoperte sui cambiamenti genetici che si
verificano nelle leucemie
e nei linfomi umani”. Questa la risposta di Janet Rowley quando le è stato
chiesto di descrivere il suo contributo
alla ricerca, ciò che le ha permesso di
“fare la differenza”. Un modo molto
modesto di descrivere quello che è
stato un vero e proprio terremoto concettuale nel mondo dell’oncologia: la
scoperta di un’alterazione cromosomi-
“H
“
ca alla base di un certo tipo di leucemia (il cosiddetto cromosoma Philadelphia) e, di conseguenza, la dimostrazione che all’origine del cancro ci
sono alterazioni che interessano il codice genetico. Ripercorrendo la vita
della ricercatrice statunitense appare
chiaro però che non si è trattato solo di
fortuna: le sue scoperte sono il frutto di
un’esistenza dedicata alla scienza. “Proprio la curiosità mi ha spinta a concentrarmi sui cromosomi, che da poco
tempo potevamo guardare con maggior precisione grazie alle nuove scoperte tecnologiche” spiega Rowley.
IN UN MONDO DI UOMINI
Le sfide affrontate da Janet Rowley
non furono solo scientifiche. Già come
giovane studentessa si trovò infatti di
fronte al muro – che allora sembrava
quasi invalicabile – di una società al
maschile. Nel 1944 il numero di
donne ammesse alla facoltà di
medicina di Chicago era limitato a tre
su una classe di 65 persone e la
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”
stessa Rowley fu costretta ad
aspettare nove mesi prima di potersi
iscrivere ai corsi. “In realtà non si è
trattato di un grande problema” ha
commentato Rowley minimizzando
l’episodio, “visto che comunque sono
entrata alla facoltà quando avevo da
poco compiuto 20 anni”.
“Con la sua esperienza Janet
Janet Davison Rowley nacque a
New York nel 1925, unica figlia di Hurford e Ethel Ballantyne Davison, che la
sostennero negli anni della scuola,
spronandola a seguire la sua passione
per la scienza. Dopo aver frequentato
una scuola superiore molto impegnativa, Janet – allora quindicenne – ottenne una borsa di studio per l’Università di Chicago dove nel 1944 e nel
1946 ottenne due titoli (chiamati bachelor negli Stati Uniti). Sempre all’Università di Chicago, dove rimase per
il resto dalla sua lunga carriera, Janet
ottenne anche la laurea in medicina
nel 1948. “Mi sono resa conto che la
medicina avrebbe unito il mio interesse per la scienza con il mio desiderio di aiutare gli altri” ha affermato la
ricercatrice in una recente intervista.
Ma la vita di Janet Rowley non fu solo
studio e lavoro. Il giorno dopo la laurea in medicina sposò infatti Donald
Adams Rowley, anche lui medico,
padre dei suoi quattro figli maschi ai
quali non fece mai mancare la sua figura di madre premurosa.
Lo dimostra il fatto che nei primi
anni della sua carriera Rowley lavorò
solo part-time proprio per poter seguire al meglio i figli, e solo quando il più
piccolo compì 12 anni tornò a dedicarsi a tempo pieno alla ricerca. Portare
avanti in parallelo professione e famiglia non fu certo semplice: non di rado
Janet Rowley lavorava a casa, “sul tavolo della cucina”. Nei primi anni sessanta, Janet seguì il marito in Inghilterra,
Rowley ha dimostrato alle donne che
è possibile avere una vita
professionale appagante senza
rinunciare alla propria vita personale
e alla propria famiglia” ha
recentemente affermato Michelle Le
Beau, entrata nel laboratorio di
Rowley all’inizio degli anni ottanta e
oggi a capo del Comprehensive
Cancer Center e del Laboratorio di
citogenetica del cancro
dell’Università di Chicago.
dove rimase per un anno studiando la
replicazione dei cromosomi, prima di
tornare a Chicago dove ottenne un
posto di ricercatrice nel Dipartimento
di ematologia dell’Università e all’inizio degli anni settanta pubblicò i risultati delle sue più importanti ricerche.
Janet Rowley dedicò tutta la vita alla ricerca, continuando ad andare in bicicletta in laboratorio fino a poco prima
della sua morte, il 17 dicembre 2013.
Una scoperta
rivoluzionaria
Sono trascorsi 40 anni dalla scoperta dell’anomalia a livello dei cromosomi che si è poi dimostrato essere la
causa della leucemia mieloide cronica
(LMC). Tutto ebbe inizio con l’identificazione, nel 1960, del cosiddetto cromosoma Philadelphia (in onore della
città dove fu per la prima volta osservato) da parte di Peter Nowell e David
Hungerford: un piccolo cromosoma
presente in molti pazienti con LMC. Al
tempo della scoperta i ricercatori pensarono di essere di fronte a una delezione, cioè alla perdita di una parte del
cromosoma originale, ma col tempo e
con il lavoro di Rowley si capì che la
realtà era ben diversa. E come ha affermato la stessa Rowley in un articolo
pubblicato lo scorso anno su Science,
per comprendere l’importanza della
scoperta di questo cromosoma è necessario sapere quali fossero le conoscenze biomediche nel 1950. In quegli anni
si pensava infatti che le anomalie a livello dei cromosomi fossero la conseguenza del cancro e non certo la causa.
La situazione cambiò drasticamente
negli anni settanta, quando vennero
introdotte nuove tecniche di analisi
che permettevano di distinguere un
cromosoma dall’altro per mezzo di
specifiche “bande” trasversali. Grazie a
questa tecnica Rowley scoprì che il cromosoma Philadelphia era il frutto di
una traslocazione, ovvero dello scambio di materiale genetico tra due cromosomi distinti, il 9 e il 22. E osservando le cellule sane di pazienti con LMC,
la ricercatrice si accorse che la traslocazione non era presente e quindi doveva
essere qualcosa di fortemente legato al
tumore e acquisito nella vita. La traslocazione era la causa del cancro, secondo Rowley, che si scontrò con gli scettici: il suo articolo fu persino rifiutato
dalla prestigiosa rivista New England
Journal of Medicine.
Il tempo e i progressi della scienza
le diedero però ragione. Ora è noto
anche che la traslocazione osservata da
Rowley e colleghi porta alla formazione di un nuovo gene chiamato BCRAbl che con la sua attività stimola la
crescita delle cellule tumorali.
Il primo farmaco
intelligente
Gli straordinari risultati raggiunti
da Janet Rowley non sono rimasti
chiusi nel suo laboratorio. “Per una
fortunata coincidenza” afferma la ricercatrice in uno dei suoi ultimi articoli, “in quegli anni le case farmaceutiche stavano sviluppando farmaci capaci di bloccare le tirosin-chinasi, le
stesse molecole che promuovevano la
crescita delle cellule tumorali nella
leucemia”. Oggi il frutto di queste ricerche ha un nome, imatinib (noto
con il nome commerciale di Glivec),
farmaco approvato per la prima volta
negli Stati Uniti nel 2001 proprio per
la leucemia mieloide cronica e usato
in tutto il mondo anche per altri tu-
Il Presidente Barack
Obama consegna a Rowley
la Medaglia della libertà,
la più alta onoreficenza
civile negli USA (2009)
mori, ad esempio
quelli gastrointestinali stromali
(GIST). “Grazie a imatinib e agli altri
farmaci sviluppati a partire da questo
capostipite, il futuro dei pazienti con
leucemia mieloide cronica è radicalmente cambiato: da una aspettativa di
vita non superiore ai cinque anni nell’era pre-imatinib, si è passati oggi a
una aspettativa praticamente normale” chiarisce Rowley. E non bisogna dimenticare che l’Italia, in particolare
con il lavoro del laboratorio di Carlo
Gambacorti-Passerini all’INT di Milano, anche grazie a fondi AIRC, ha
avuto un ruolo di primo piano nello
studio di questa molecola rivoluzionaria. Dalla scoperta del cromosoma
Philadelphia allo sviluppo del primo
farmaco davvero efficace sono passati
circa 50 anni. Oggi il passaggio dal laboratorio al farmaco è molto più rapido e si conclude in molti meno anni.
“Aver contribuito a migliorare la vita di
tanti pazienti è per me un’esperienza
davvero appagante” ha affermato Rowley, che non ha mai smesso di ricordare il vero obiettivo delle ricerche mediche: trattare la malattia per portare
beneficio al paziente.
Janet Rowley
negli anni settanta
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