ModuLo 4 APPROFONDIMENTO

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ModuLo 4 APPROFONDIMENTO
Modulo 4
APPROFONDIMENTO
Le tecniche di animazione ludiche e culturali
Note operative
La psicomotricità
La psicomotricità si propone, attraverso
l’attività motoria, di promuovere la cura, in
caso di patologie motorie, o la rieducazione e lo sviluppo delle facoltà psichiche per
possedere e usare al meglio il proprio corpo, in riferimento alle sue capacità di articolarsi, muoversi e vivere nel benessere.
Preferibilmente l’attività psicomotoria si
svolge durante l’infanzia e sotto forma ludica, in ambienti adatti allo scopo, accoglienti,
arredati con materiali caldi e morbidi, con
pavimenti in legno o sughero, per consentire gli esercizi a piedi nudi, preferibilmente
condividendo anche con altri le attività per
una reciproca stimolazione e strutturazione di schemi motori, che conducono a una
maggiore consapevolezza identitaria.
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È importante tenere sempre insieme psiche e soma, e vedere i processi nell’unità e
globalità psicosomatica, per individuare le
disfunzioni e promuovere le abilità e competenze della struttura unitaria, corporale, mentale e affettiva, della persona che,
per quanto riguarda la funzione motoria, si
esprime poi nella tonicità muscolare, nella funzionalità neuronale sia sensoriale sia
motoria, nel possesso del proprio schema
corporeo.
Questa unità dinamica, che va a plasmare lo
sviluppo armonico della persona, deve costituire l’orizzonte entro cui devono svolgersi poi tutte le attività, anche se settoriali e
riferite a specifici segmenti corporali, ricordando che questi non sono avulsi dalle con-
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dizioni emotive e affettive generali e che l’acquisizione di ulteriori abilità viene facilitata
se conseguita entro un clima di accoglienza
rassicurante, stimolante e gratificante.
L’attività psicomotoria deve fare in modo
che gli esercizi motori, posturali e gestuali
diventino schemi della rappresentazione
mentale, fino alla loro spontanea e quasi
automatica esecuzione, in quanto diventati
contenuti di apprendimento, tracce mnestiche collaudate e consolidate.
Nella pratica psicomotoria vanno dunque
salvate le modalità di esecuzione individuali, stimolandole anzi, e rinforzandole nello
stabilirsi della loro simbolizzazione mentale
e del loro uso consapevole. Pertanto le operazioni motorie devono anche svolgersi nel
senso della creazione e della comunicazione, non verbale, ma ugualmente espressiva
del sé più autentico e profondo, di cui molto
si interessa la stessa psicanalisi.
L’attività può svolgersi anche con il sussidio
di materiale idoneo, come palloni, corde,
bastoni, mattoni, stoffe, che possono prestarsi a giochi simbolici e coreografici, che
richiedono, oltre agli schemi di rappresentazione mentale, anche un preciso e rigoroso controllo neuro-scheletro-muscolare.
L’attenzione va posta settorialmente sui
seguenti aspetti:
dere dal lato tendenziale, senza preferenza per la destra o la sinistra, deve
conseguire una coordinazione di entrambi i lati, nel riferimento complessivo oculare e percettivo;
3. l’orientamento spazio-temporale, necessario per la scansione armonica dei
movimenti, che contribuiscono a una disposizione comunicativa gradevole del
corpo, tramite di buona relazione sociale;
4. l’equilibrio, per connotare una motricità statica e dinamica idonea e congrua,
risultato di altrettanto equilibrio percettivo e simbolico, evidente nella padronanza dei propri movimenti e posture,
elementi essenziali dell’alfabeto del linguaggio corporeo;
5. il tono muscolare che, collegato all’equilibrio emotivo interno, determina l’armonia
o disarmonia motoria, specchio di quella
interiore e, pertanto, oggetto esigente di
cure particolari, attraverso tecniche di rilassamento, di controllo del tono muscolare e del ritmo respiratorio;
6. il ritmo che scandisce la modalità di intersezione tra tempo e spazio, modella il movimento corporale e si instaura
sulla percezione sensoriale, sull’efficienza neuromuscolare e sul controllo
dello schema corporeo.
1. lo schema corporeo, che deve conseguire moduli motori e prassie sempre più
consolidate, riferiti anche alle potenzialità percettive del luogo e del tempo dei
movimenti, alla loro ricognizione e memorizzazione, alla rappresentazione nei
propri vissuti sensoriali e alla capacità di
inserirli nei propri schemi motori;
2. la lateralizzazione, mirante a uno sviluppo armonico, che non può prescin-
La psicomotricità non punta alla prestazione o alla performance sportiva o artistica,
ma utilizza il movimento, in tutte le sue forme di ritmo, danza, espressione corporea,
come uno strumento che serve al soggetto
per armonizzare lo sviluppo della sua personalità e non per un fine esterno a lui. Per
questo scopo vanno proposti degli esercizi di psicocinesi: la coordinazione (oculomanuale, destrezza e precisione, coordi-
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nazione dinamica generale), la percezione
e conoscenza del proprio corpo (schema
corporeo e lateralità, conoscenza e presa
di coscienza dei segmenti corporei), aggiustamento posturale (esercizi di postura e di
equilibrio posturale), percezione temporale
(la durata e i ritmi), percezione dello spazio
e strutturazione spazio-temporale (valutazione delle distanze, dello spazio di azione,
delle traiettorie, coscienza della velocità).
La psicomotricità, d’altra parte, deve partire
e basarsi sull’esperienza del proprio corpo
che ha almeno tre dimensioni, quella interna (enterocettiva e viscerale, zona dell’Io)
quella del rapporto con l’esterno (propriocettiva e posturale nel rapporto tra l’Io e
le cose) e quella esterna con altre persone (esterocettiva, conoscenza del mondo
esterno tra l’Io e gli altri). L’informazione
propriocettiva è fornita dai recettori articolari, muscolari, tendinei, connettivali, labirintici dell’orecchio e dal senso visivo.
I fruitori dell’attività psicomotoria vanno
invitati a prendere pieno possesso del proprio corpo e a viverlo intensamente.
La seduta di psicomotricità
Una seduta di psicomotricità può durare
intorno ai 20 minuti, è divisa normalmente
in tre fasi.
1. Fase di rilassamento: con sottofondo
musicale idoneo, senza alcuna fretta, si
eseguono esercizi di respirazione profonda per rilassarsi, programmare la
nuova seduta collegandosi alle precedenti, distribuire l’eventuale materiale e
gli attrezzi e prendere posizione.
2. Fase di dinamicità: con sottofondo di
musica ritmata, utilizzando il materiale distribuito, si effettuano i movimen-
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ti ordinati (alzarsi, camminare avanti e
indietro), il gruppo si dispone per movimenti collettivi, poi si passa a esercizi
individuali o di coppia ecc., con scioltezza e gusto; esercizi di spostamento
e arresto, modificazioni dell’appoggio
al suolo con cammino quadrupedale,
strisciante, con il salto; posizioni e movimenti dei singoli arti; attraverso il linguaggio e l’uso dello specchio si descrive il corpo nello spazio (davanti, dietro),
i segmenti e le articolazioni, le posizioni
relative dei segmenti rispetto al corpo,
le posizioni segmentarie in diverse posture (per esempio braccia orizzontali
e verticali in stazione eretta, posizione
delle gambe, variazione degli appoggi,
ecc.); percezione corporea: l’asse corporeo, con discriminazione destra sinistra, superiore, inferiore ecc.; coordinazione ed equilibrio fino agli automatismi
delle posizioni corporee; impegno nella
marcia, nella corsa, nel salto con o senza la corda; l’equilibrio dinamico, sulla
punta dei piedi, su un solo piede, associando la gestualità degli arti superiori
o di altre parti del corpo, a occhi chiusi,
ruotando il tronco, facendo esercizi di
judo ecc.; giochi ed esercizi di destrezza
per allenare i riflessi, la gestione dello sforzo, con aggiustamento dinamico
continuo, valutando spazio e tempo.
3. Fase della simbolizzazione: fase della valutazione delle attività effettuate e
della loro successiva rappresentazione,
verbale o grafica.
Attività psicomotorie per anziani
La moderna pratica motoria coinvolge
spesso gli anziani con notevoli risultati
in merito al mantenimento della salute e
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dell’efficienza fisica e psichica fino ad età
molto avanzata. Eliminato ogni intento di
prestanza fisica, la pratica sportiva deve
essere finalizzata nell’anziano al mantenimento del presente benessere, al piacere
del movimento in contatto con la natura e
in compagnia degli amici.
Occorre saper calibrare l’attività e la sua
frequenza, evitando un carico eccessivo
con attività prolungata, o una intensità di
sforzo improvvisa. A tale proposito va sempre tenuta sotto controllo la frequenza
cardiaca, che non deve andare oltre certi
limiti, che tendono a diminuire con l’età,
per cui la persona più anziana deve contenere sia l’intensità dello sforzo sia la durata dell’esercizio. Più scrupolose diventano
le precauzioni se l’anziano è sotto cura o
presenta qualche criticità. Per tali ragioni
è sempre necessario e prudente far precedere ogni programma di attività motorie da
una visita medica.
E, comunque, l’anziano deve svolgere attività sportiva anche con l’abbigliamento
adatto, soprattutto avere scarpe idonee,
svolgere gli esercizi con lentezza e gradualità, evitando sforzi improvvisi ed eccessivi,
intercalando agli esercizi pause di recupero, che consentano di prendere respiro, tanto da poter parlare o canticchiare;
bisogna evitare movimenti veloci, soprattutto rotazioni della testa, e muoversi con
prudenza sul terreno scosceso, per evitare
cadute con conseguenti fratture ossee.
Si possono compiere esercizi interessanti, come l’articolazione varia di tutti i segmenti corporali, muovendo in tutti i sensi le
spalle, le braccia ecc.; divaricare le gambe
e compiere morbide flessioni in avanti e di
lato; camminare in avanti, indietro e lateralmente; fare esercizi con gli arti superio4
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ri e inferiori. Questi esercizi non incalzanti
ma tranquilli potrebbero essere accompagnati dalla musica, come detto sopra.
Si possono usare degli attrezzi e dei palloni e compiere diversi esercizi, sempre con
grande calma, palleggiando, o tirando con
le mani e con i piedi su un bersaglio, o nel
cestino del basket, passando con le mani il
pallone ai compagni, dopo averlo portato
dietro alla testa, con dei cerchi fare diversi
esercizi, o giocare con dei bastoni tenendoli
in equilibrio sulle mani e camminare ecc.
Molto interessanti sarebbero gli esercizi di
ginnastica aerobica adattata agli anziani,
come attività motoria mattutina, alla maniera cinese.
Attività psicomotorie di gruppo
Notevole importanza può assumere l’attività psicomotoria svolta in gruppo e, in particolare, essa assume un valore ulteriore se
viene proposta agli anziani, che potrebbero trarre da questa pratica non solo benefici fisici, ma anche psichici, con il piacere
di trovarsi insieme a compiere un’attività
piacevole e rasserenante, con la reciproca
comprensione per eventuali limitazioni, ma
anche con lo sprone reciproco a tenere duro
e forzare moderatamente ma efficacemente il proprio organismo a mantenersi in forma. Lasciato da solo, difficilmente l’anziano
di adatterebbe a una seduta psicomotoria e
la sua disposizione di spirito molto probabilmente sarebbe avvilente.
Per l’esecuzione dell’attività motoria in
gruppo occorre:
1. poter disporre di un ambiente idoneo,
luminoso e gradevole, facilmente accessibile per consentire anche a ospiti
in carrozzella di raggiungerlo;
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2. concordare con il gruppo le modalità e
la frequenza (giornaliera o a giorni alterni) e gli orari di svolgimento, preferibilmente al mattino, e per una durata
congrua di almeno mezzora;
3. predisporre gli attrezzi elementari necessari per l’esecuzione di alcuni esercizi (cerchi, bastoni ecc.).
Il conduttore dovrà, da una posizione ben
visibile, impartire gli ordini degli esercizi in
un clima di incoraggiamento amichevole e
cordiale, chiedendo anche brevi considerazioni su di essi.
Bisognerà curare molto la respirazione, intervallandola con i vari esercizi motori, che
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devono interessare tutti i segmenti corporei: testa, collo, spalle, braccia, mani,
tronco, gambe, piedi, mossi su ogni piano e
direzione. Ovviamente occorre evitare sforzi eccessivi o improvvisi e impartire invece
uno svolgimento lento e graduale ai movimenti, meglio se accompagnati da una
musica dal ritmo distensivo.
La soddisfazione per gli esercizi svolti potrà accompagnarsi a una diffusa, reciproca
e benevola autoironia, che rasserena, dà
piacere e stimola allo svolgimento di ulteriori esercizi, con l’impegno di migliorarne
sempre l’esecuzione. Insieme al beneficio
fisico si ricaverà quello notevole della coesione del gruppo.
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Note operative
Musicoterapia e psicomotricità
È opportuno realizzare una forte ed efficace relazione operativa tra musicoterapia e
psicomotricità o attività psicomotorie, esse
infatti possono insieme concorrere a suscitare le potenzialità soprattutto di un minore, attraverso l’esperienza consapevole
e sistematica del proprio corpo, ma anche
a risvegliare le energie sopite degli anziani.
La musica offre quello stimolo ritmico ed
emotivo che invita e libera il movimento del
corpo e toglie la percezione di artificiosità
e imposizione della psicomotricità eseguita da sola come pura esercitazione.
Nel volume si è dato un notevole spazio a entrambi gli argomenti, trattati per necessità di
ordine espositivo in due unità diverse, perché
il loro esercizio è fondamentale per efficacia,
utilità e gradevolezza in tutte le età.
L’uso della psicomotricità nella musicoterapia deve riguardare la globalità dei movimenti che il ritmo musicale può suscitare, non solo negli arti superiori e inferiori,
ma anche nei segmenti corporali più trascurati, le spalle, il collo, le ecc.
Il docente potrà sviluppare un’ampia ricerca,
finalizzata ad arricchire l’operatività, sempre ricordando che l’OSS non è un tecnico
della musicoterapia e della psicomotricità,
ma che può utilizzare le conoscenze elementari di queste discipline per impostare,
come operatore e animatore, le attività ludiche e del tempo libero in modo più proficuo, proponendole da amatore agli utenti e
suscitando la loro curiosità e adesione.
La musicoterapia
Riprendendo le sintetiche nozioni storicoculturali esposte del volume, ricordiamo che
l’intuizione che la musica svolga un’azione sullo stato emotivo e perfino corporeo
dell’uomo è molto antica. D’altra parte, la
musica ha sempre accompagnato la vita
dell’uomo nelle diverse circostanze liete e
tristi, adattandosi e interpretando le differenti condizioni emotive degli eventi, tanto
che tutti facilmente distinguono i vari generi
di musica: da ballo, da marcia, da funerale
ecc. e nessuno penserebbe di contraddire la
loro univoca destinazione, proponendo, per
esempio, la musica da ballo a un funerale.
Finalità della musicoterapia
La musicoterapia ha elaborato un uso intenzionale, pianificato e specifico della
musica per ottenere particolari effetti programmati e attesi per il miglioramento psicofisico delle condizioni di vita dei pazienti.
La via di questa cura parte con lo stimolo
alla dimensione psichica comunicativa, attivando modalità espressive liberatorie, legate non tanto al linguaggio orale, quanto
alla pantomimica o linguaggio del corpo,
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lasciato alla libera e liberante iniziativa e
creatività del paziente.
L’effetto benefico ha anche più efficacia
se può svolgersi in un contesto collettivo
di gruppo, atto a stimolare l’emulazione e
aprire flussi relazionali, con i contatti fisici
ed emozionali propiziati dalla musica.
Musicoterapia e psicomotricità
Appare chiaro l’intreccio del tutto spontaneo e naturale tra musica e psicomotricità,
con effetto di benessere psicofisico per i minori e di tendenza dei disabili ad agire, pur
entro le limitazioni che li inibiscono. Va inoltre segnalata una positiva influenza della
musica sulla stimolazione dell’intelligenza,
che assume anche funzione favorente nei
rapporti socioculturali. Questa particolare
attenzione ai disabili o diversamente abili
dovrà avvenire con particolare scrupolo, anche per le vincolanti disposizioni della legge
104/1992 “Legge-quadro per l’assistenza,
l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate”, che sollecita “lo sviluppo
delle potenzialità nell’apprendimento, nella
comunicazione, nelle relazioni e nella socializzazione” al fine di raggiungere un’integrazione scolastica completa.
Musica attiva e passiva
La musicoterapia può svolgersi con modalità attiva, se si produce la musica, o passiva, ascoltando la musica prodotta da altri. Si comprende la maggiore efficacia del
coinvolgimento nella produzione musicale,
soprattutto se di gruppo, che assommerebbe in sé tutte le condizioni più favorevoli
per ottenere terapia e benessere. L’ascolto
passivo consente ugualmente il coinvolgimento nell’evento musicale, aprendo i canali dell’auto e dell’etero comunicazione,
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liberando la comunicazione e l’intesa tra
il proprio soma e la propria psiche, spianando la via alla comunicazione serena e
aperta con gli altri.
Se la prospettiva temporale permette di
programmare un’attività medio-lunga di
musicoterapia, si può prevedere anche un
percorso di apprendimento musicale, non
solo nel senso del possesso delle tecniche
di lettura ed esecuzione musicale, ma anche nell’apprendimento strutturale e storico-critico del linguaggio musicale e del suo
profondo significato, che induce, soprattutto ai livelli della grande musica, a un atteggiamento assorto in se stessi, di autoascolto emotivo, di serena distensione.
Campi di applicazione
Disturbi emotivi o relazionali del bambino e
dell’adulto (ansia, depressione, disturbi da
attacchi di panico, insonnia); disturbi mentali
(nevrosi, psicosi e altre malattie psicosomatiche del bambino e dell’adulto, anoressia);
handicap psichico, fisico e sensoriale; disturbi del linguaggio e deficit uditivi; patologie neurologiche (ictus, morbo di Parkinson
ecc.); effetti della senescenza (demenza senile, morbo di Alzheimer, disturbi relazionali); nella preparazione al parto ecc.
Svolgimento di un setting
di musicoterapia
Una seduta di musicoterapia non mira a
un semplice ascolto della musica, ma ha
l’obiettivo di instaurare tra musica e paziente il canale corporeo-sonoro-musicale
per far acquisire al paziente nuove modalità di comunicazione con se stesso e con
il mondo che lo circonda. Ha dunque come
fine quello della relazione. Gli strumenti musicali, la produzione sonora, il mo-
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vimento sono tutti elementi per favorire
l’attivazione di un processo di benessere
psichico, con riflesso sul fisico. La musicoterapia è, dunque, una disciplina che si
affianca ad altre di tipo medico, psicologico
e riabilitativo, soprattutto per problemi di
relazione. L’uso del contesto non-verbale
favorisce il ritorno alla memoria delle prime esperienze di relazione della propria
vita e limita l’attivazione dei successivi
meccanismi di difesa, favorendo uno stato
di regressione liberatoria.
Ci sono diversi modelli di riferimento in musicoterapia, portati avanti da altrettante scuole di pensiero e di formazione nel mondo.
Nel caso di lavoro con i bambini e/o adulti
è però riconosciuto quasi universalmente
valido il modello di riferimento proposto da
Rolando Benenzon (R. Benenzon, La Nuova
Musicoterapia, Phoenix, Roma, 1997), alla
base della teoria del quale c’è il Principio
ISO, che sta a indicare l’insieme dei suoni o
dei fenomeni acustici e il loro risentimento
interno distinto e diverso per ogni essere
umano, che reagisce richiamando esperienze pregresse, fino a quelle uterine d’inizio
vita, filtrate anche da esperienze culturali
del proprio gruppo di appartenenza, famiglia e società. All’interno di un gruppo può
svilupparsi l’ISO gruppale, che raccoglie le
affinità musicali latenti nei diversi individui,
che vengono a manifestarsi collettivamente.
Una seduta di musicoterapia di livello specialistico ha un suo percorso molto complesso. A livello dilettantistico si possono indicare
condizioni e procedimenti più semplici.
1. L’ambiente
Tutto l’ambiente circostante deve, naturalmente, essere finalizzato alla concentrazione nell’ascolto musicale, questo richiede
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condizioni di insonorizzazione e di massimo
silenzio, con isolamento dai rumori esterni. Lo spazio può essere all’aperto o in un
ambiente con illuminazione molto attutita
e ovattata, isolato da ogni altra occupazione o transito di persone.
2. Gli strumenti
Nel caso di musica attiva, gli strumenti
corporeo-sonoro-musicali sono costituiti anche da materiali naturali, come cuoio,
pelle, legno, con forme e dimensioni varie,
dal facile uso, che non richiede particolari
abilità motorie, sensoriali o psichiche. L’uso
degli strumenti deve stimolare la comunicazione tra i pazienti e il musicoterapista.
Gli strumenti musicali possono essere idiofoni (triangoli, gong, campane ecc.), aerofoni (flauto, oboe, clarinetto, trombe ecc.),
membranofoni (tamburi, timpani ecc.), cordofoni (violino, chitarra, arpa ecc.), elettrofoni (chitarra, organi, mandolini elettrici),
convenzionali, folcloristici, elettronici. Anche il corpo può fungere da strumento.
3. Preparazione dei partecipanti
È opportuno iniziare senza fretta, ma usando la tecnica della ricettività che ascolta,
percepisce, comprende, sollecitando le
libere associazioni delle psicoterapie verbali. Il musicoterapeuta può utilizzare l’eco
ritmica, rispondendo con parole o suoni simili, come la mamma che imita il balbettio
del bambino. Può anche echeggiare con
altra tonalità e inserire suoni propri come
eco. Il gioco dell’eco-musica può andare
avanti anche per un po’ di tempo.
Preventivamente occorre esporre le modalità di effettuazione della attività e ottenere
la libera e consapevole adesione dei suoi
destinatari, se in grado di scegliere e de-
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cidere. Altrimenti l’attività andrà somministrata gradualmente, iniziando con brani di
facile e gradevole fruizione, evitando ogni
dose eccessiva o impegnativa, che potrebbe creare una reazione di rifiuto.
L’efficacia della musicoterapia sarà avvantaggiata dall’associazione di un congruente programma di psicomotricità, che coinvolga in modo mirato il corpo e tutti i suoi
segmenti, in modo da costituire e attivare
interamente lo schema corporeo.
4. Svolgimento di una seduta
di musicoterapia
Nella riunione di musicoterapia vanno utilizzati i suoni e i silenzi, i rumori e la musica, gli strumenti e il proprio corpo, questo
come percettore e produttore di ritmi e di
musica. Vanno avvertiti nella loro specificità il ritmo, la melodia e l’armonia nel loro
intrecciarsi strutturalmente e nel loro rivolgersi specificamente alla sfera intuitiva,
a quella emotiva e sentimentale e a quella
intellettiva. Il brano musicale descrive un
percorso ricco di stimoli e rimandi, che la
persona con l’ascolto guidato deve cogliere
per intero nella sua complessità, mentre
concentrato in se stesso segue l’effetto della sua percezione nel proprio intimo.
Come accennato sopra, si può concretamente produrre musica o soltanto ascoltarla:
a) la musica prodotta, o musica attiva, richiede all’esecutore una totale immersione nella produzione musicale, in cui
egli riversa se stesso per ascoltare e
ascoltarsi, libero di offrire l’interpretazione che in quel momento urge dentro
ed esprimere se stesso, pur collegandosi
agli altri, con i quali vivere gli stessi ritmi e
melodie, in una esperienza di gruppo che
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è personale e collettiva insieme. L’esecuzione della musica non deve costituire un
impegno o un mestiere, ma l’occasione
felice, anche sporadica, di vivere la musica, e in tal senso vengono attivate tutte
le potenzialità psicoterapeutiche, attraverso il coinvolgimento intellettuale ed
emotivo, l’immersione nella vita profonda per dialogare con se stesso e quindi
aprirsi rigenerato agli altri;
b) la musica ricettiva, o passiva consente
forse una maggiore concentrazione in sé
e, pur non sollecitando le energie della mente e dell’animo per la produzione
musicale, permette all’ascoltatore di concentrarsi nei moti interiori che la musica
suscita in lui. L’ascolto intenso libera le
energie dei neurotrasmettitori, che sollecitano profonde intuizioni ed emozioni,
raggiungendo l’effetto di grande rasserenamento e pacificazione con se stesso.
Le sedute musicoterapiche
di gruppo
Si ritiene che la musicoterapia con un gruppo strutturato ottenga effetti ancora maggiori, per le dinamiche tipiche del gruppo,
che rinforzerebbero gli effetti dell’ascolto
musicale. Il gruppo può al suo interno dividere i compiti preparatori della fruizione
dei brani musicali, affidando ai membri
disponibili dei compiti, come l’analisi del
contesto storico, della struttura, delle caratteristiche formali ed estetiche e delle
notizie biografiche sul compositore.
Con il gruppo si può creare il clima che mette in circolo i flussi emozionali e li esalta,
e consente a ognuno di rapportare le proprie percezioni a quelle degli altri, con una
espansione sia nella comprensione sia nella fruizione emotiva dei brani. La profonda
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condivisione di un medesimo evento con
le stesse modalità sollecita un’empatia di
gruppo che porta ad aprire i propri canali di
comunicazione alle realtà degli altri e a integrarsi con essi, pur non rinunciando alle
proprie vedute. Questo permette di ritrovarsi, senza annullarsi, in una dimensione collettiva molto rassicurante e terapeutica.
Musicoterapia per anziani
La musica si accompagna molto bene alle
attività motorie, e abbiamo associato per
questa ragione la musicoterapia alla psicomotricità. Tale connubio si applica, perciò,
molto bene alle persone anziane, utilizzando la musica come strumento efficace per
stimolare insieme il corpo, il mondo affettivo, intellettivo e sentimentale.
Sarebbe anche efficace produrre musica,
attività che in se stessa stimola il movimento, con grande vantaggio per le persone anziane. Ma anche il semplice ascolto
potrebbe essere associato a moduli motori
gradevoli e salutari, rivolti a tutti i segmenti corporei, intervallati da opportuni esercizi respiratori. Nello stesso tempo, l’ascolto
guidato della musica, preliminarmente illustrata in tutte le sue componenti, agisce
sulla sfera intuitiva, sentimentale ed emozionale, sull’orientamento spazio-temporale, sul piacere ludico e ricreativo.
La presenza degli altri compagni sollecita
il livello di partecipazione e di condivisione,
aprendo intensi canali di comunicazione
nel gruppo.
Per lo svolgimento di una riunione di musicoterapia e attività motoria si potrebbe
procedere in quattro fasi:
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a) la fase preparatoria, in cui si predispongono le coordinate della riunione e la sua
durata, si possono scegliere insieme le
musiche, considerando le caratteristiche che maggiormente corrispondono
agli scopi dell’attività, e si individuano le
condizioni ambientali idonee a essa;
b) la fase preliminare, immediatamente
prima della riunione bisogna, con grande calma, prendere posto, possibilmente in cerchio, verificare se sussistono
le condizioni ambientali, se i brani prescelti sono a disposizione, se, nel caso
di musica attiva, tutta la strumentazione è in possesso dei suonatori e se
tutti i partecipanti sono pronti per far
partire l’attività, senza che si producano interruzioni. Assodate le condizioni
logistiche, si possono compiere esercizi
di rilassamento e di riscaldamento e poi
predisporsi alla concentrazione personale, con immersione nel proprio profondo, per vivere intensamente l’emozione musicale;
c) la fase centrale sviluppa la produzione
dei brani o l’ascolto guidato, senza eseguire alcun modulo motorio ma consentendo a ogni partecipante di restare assorto nella totale immersione musicale,
o associando all’ascolto l’esecuzione
di esercizi psicomotori, sotto forma di
danza o di ginnastica dolce e artistica;
d) la fase finale o conclusiva va utilizzata
brevemente per lo scambio di impressioni sull’attività svolta e sulle percezioni positive registrate, per rilevare eventuali disagi da eliminare o ulteriormente
migliorare aspetti positivi.
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