mentre roma brucia - Istituto Renato Branzi
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mentre roma brucia - Istituto Renato Branzi
2012 Istituto di studi politici “Renato Branzi” Francesco Butini MENTRE ROMA BRUCIA I segnali di isolamento dell'Italia in Europa non si sono limitati allo spread dei Titoli di Stato. Un tentativo di consolidamento dell'industria della difesa europea che poteva tagliare fuori l'Italia. Finmeccanica, l'era Guarguaglini e la salvezza dell'industria italiana ad alta tecnologia. 2 Mentre Roma brucia Premessa n. 1 Gesù è stato appena battezzato nel fiume Giordano da Giovanni Battista. Tipo strano, quel Giovanni Battista: porta un vestito di peli di cammello, mangia locuste e miele selvatico. Ma soprattutto grida nel deserto. Mentre Giovanni Battista grida, Gesù ha già dato prova a dodici anni di saper ascoltare. Durante una Pasqua a Gerusalemme sparisce senza avvertire i suoi genitori (i ragazzi sono tutti uguali); Giuseppe e Maria lo cercano, temendo magari che si sia cacciato in qualche pasticcio, e se lo ritrovano invece dentro il tempio “in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava” (Lc 2,46). Gesù ascolta. Prima di iniziare a predicare, dimostra di saper ascoltare. [In mezzo a quei “dottori” nel tempio chissà se ci sia stato anche qualche super-consulente aziendale, tutto azzimato e molto sapiente. Avrebbe forse definito il Figlio dell'Uomo come “risorsa con skills da leadership, efficiente ed efficace, da seguire con un test sul commitment, un assessment della performance e una application on the job, il tutto per la modica cifra di un milione di denari”. Chissà come lo avrebbe guardato il Figlio dell'Uomo]. Dopo qualche anno Gesù raggiunge Giovanni Battista sul Giordano. Si fa battezzare. Sembrerebbe ormai tutto pronto per iniziare la predicazione. E invece manca ancora una cosa: confrontarsi direttamente col nemico. Satana. E il nemico viene affrontato nel campo di battaglia più ostico e difficile, in mezzo al deserto, dove le tentazioni potrebbero essere più forti della propria fede. Passano giorni e giorni nel deserto, e nessuno si fa vivo. Ne passano quaranta, Gesù ha fame, ed eccolo Satana spuntare sinuoso come una serpe: “il tentatore allora gli si accostò” ( Mt 4,3). E di cosa parla? Parla del potere. “Se sei Figlio di Dio” comincia Satana “di' che questi sassi diventino pane” (Mt 4,3). Come dire: visto che hai fame ed hai tanto potere, usalo questo potere per te stesso, per mangiare, e mangiare pure tanto, visti quanti sassi ci stanno in quel deserto. Approfitta del potere che hai. Al potere inteso come possesso, Gesù contrappone la priorità dell'ascolto della Parola: “Sta scritto: non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4,4). Nella vita si ascolta. Il potere diventa così un ascolto ancora più impegnativo, l'ascolto di Dio e l'ascolto degli uomini. Allora Satana ci riprova, portando Gesù sul pinnacolo del tempio e citando con perfidia le parole della Sacra Scrittura, rigirandole a pro suo: “Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto: Ai suoi angeli darà ordini / a tuo riguardo, / ed essi ti sorreggeranno ...” ( Mt 4,6). Eccola, la tentazione della vanità e dell'apparenza: fai un bel volo davanti a tutti (ci mancava solo la televisione e i giornali, come per gli arresti-spettacolo dei nostri tempi), fatti vedere mentre ti getti giù dalla sommità del tempio di Gerusalemme, ed i tuoi angeli che ti salvano al volo. Grande sceneggiata, stupore ed applausi da parte di tutti. Sai quanta pubblicità, quanta mondanità, quanta communication … La spiritualità trasformata in circo, la verità trasformata in un evento. Un vernissage. Gesù, lapidario, risponde: “Sta scritto anche: Non tentare il Signore Dio tuo” (Mt 4,7). Punto e basta. Il potere è sobrietà e sostanza, non immagine e apparenza. E alla fine Satana gioca l'ultima carta, il potere per il potere. Porta Gesù su un monte altissimo, gli mostra tutti i regni del mondo e gli dice: “Tutte queste cose io ti darò se, prostrandoti, mi adorerai” (Mt 4,9). Qua il gioco si fa duro. L'evangelista Luca è ancora più esplicito: “Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle Mentre Roma brucia 3 mie mani e io la do a chi voglio. Se ti prostri dinanzi a me, tutto sarà tuo” (Lc 4,6-7). Satana dichiara che la gloria e il potere dei regni terreni sono stati messi nelle sue mani. E' Satana che domina il potere terreno, e lui ne può fare quello che vuole. Può darlo a chi vuole. E poiché il potere è seducente, arrivi ad adorarlo come una divinità. Gesù chiude il discorso definitivamente: “Vattene Satana! Sta scritto: Adora il Signore Dio tuo / e a lui solo rendi culto” ( Mt 4,10). Non rinnega o maledice il potere terreno, ma condanna senza appello la sua adorazione. Prima c'è Dio, poi tutto il resto. Scornato, Satana se ne va. Ed è allora, e solo allora, che arrivano gli angeli da Gesù per servirlo. Così fece il Figlio dell'Uomo: prima ascoltare, poi interrogare e studiare, poi confrontarsi con le proprie debolezze e con le tentazioni sataniche, e solo dopo predicare e giudicare. Premessa n. 2 Il prossimo anno si celebra il cinquecentenario della stesura del trattato De Principatibus (chiamato da tutti Il Principe) del fiorentino Niccolò Machiavelli, padre della scienza politica. Il Segretario della Cancelleria della Repubblica di Firenze, ritiratosi lontano “da ogni viso umano” all'Albergaccio nei pressi di San Casciano in Val di Pesa, ricordava che le due prerogative inalienabili del principe (oggi diremmo meglio dello Stato) sono la moneta e l'esercito. Battere moneta e detenere l'uso legittimo della forza costituiscono l'essenza del potere statale. L'analisi politica sull'Europa contemporanea e sul ruolo dell'Italia nel consesso internazionale non può quindi prescindere, secondo l'insegnamento di Machiavelli, da un approfondimento sulla situazione dell'euro e della politica militare. Nei documenti precedenti dell'Istituto di studi politici “Renato Branzi” di Firenze si è analizzata la crisi dell'euro e dell'Europa alla luce della memoria di Alcide De Gasperi ( Alcide De Gasperi, lo spread e la scoperta dell'acqua calda - agosto 2012), è stato posto uno sguardo sulle elezioni politiche in uno dei Paesi fondatori delle istituzioni comunitarie quale l'Olanda (Olanda parte prima e Olanda parte seconda - settembre e ottobre 2012), si è avviata una analisi sulla Germania e sulle prossime elezioni tedesche alla luce dei suoi grandi cancellieri quali Konrad Adenauer ed Helmut Kohl (Sotto il segno di Carlo Magno - ottobre 2012). Nel solco della cultura machiavellica vogliamo ora dedicarci ai temi della difesa da un particolare punto di vista: il processo di integrazione dell'industria della difesa europea, e i suoi riflessi sulla Finmeccanica. L'annuncio delle trattative sulla fusione EADS – BAE Systems Venerdì 12 settembre 2012 l'inglese BAE Systems annuncia che ha comunicato alla Borsa di Londra l'esistenza di trattative tra le due società della difesa per una possibile fusione. Analogo annuncio viene fatto, dopo, da EADS. “BAE Systems e EADS hanno una lunga storia di collaborazione” si legge nel comunicato “e sono attualmente partners in alcuni importanti progetti, tra cui le joint ventures Eurofighter ed MBDA”. Si evidenzia che la potenziale fusione “creerebbe un gruppo internazionale leader nell'aerospazio, nella difesa e nella sicurezza con centri di produzione e di 4 Mentre Roma brucia eccellenza tecnologica nel Regno Unito, negli Stati Uniti, in Francia, in Germania e in Spagna, così come in Australia, India ed Arabia Saudita”. Seguono le solite frasi nel solito linguaggio economichese (i benefici per gli stakeholders, i business complementari, l'innovazione, ecc.). A noi basta fermarsi qua: Regno Unito, Francia, Germania, Spagna, e poi Stati Uniti, Australia, India, Arabia Saudita. E l'Italia dov'è? In molti si domandano come sia possibile che in tutti questi mesi industrie della difesa quali EADS e BAE Systems, che affondano le loro radici proprietarie e produttive in quattro dei cinque maggiori Paesi del continente europeo, non abbiano mai sentito la necessità di coinvolgere in questo potenziale consolidamento a livello europeo anche Finmeccanica, la cui proprietà e i cui siti produttivi affondano le radici nel quinto grande Paese europeo mancante all'appello. E i governi di Germania, Regno Unito, Francia e Spagna, in questi mesi di incontri e colloqui, non hanno mai avvertito la necessità di coinvolgere anche il governo dell'Italia in questo processo di integrazione a livello continentale, visti i risvolti politici che si verrebbero a creare in un contesto così delicato quale la produzione di armamenti? L'asse franco-tedesco applicato alla difesa e all'industria aerospaziale EADS è la versione industriale dell'asse politico franco-tedesco. E' qualcosa di più di una industria nata dalla fusione di prestigiose aziende tedesche, francesi e spagnole. E' uno dei sigilli industriali dell'equilibrio politico dell'Europa continentale, è una delle concretizzazioni più evidenti dell'asse franco-tedesco, tanto più significativa proprio perché inquadrata in settori delicati della vita non solo economica degli Stati: aeronautica, spazio, difesa, sicurezza. Si toccano i settori sensibili del potere degli Stati. Può davvero esistere una efficace politica di difesa senza una sostenibile industria della difesa e degli armamenti? Già nella breve dichiarazione comune del 22 gennaio 1963 sulla cooperazione franco-tedesca fatta dal presidente della Repubblica francese Charles De Gaulle e dal cancelliere della Repubblica tedesca Konrad Adenauer si parla della solidarietà tra i due popoli derivante dalla loro comune sicurezza, oltre che dal loro sviluppo economico e culturale. Ma nel Trattato dell'Eliseo firmato nello stesso giorno (22 gennaio 1963) la cooperazione tra Francia e Germania nel campo della difesa costituisce uno dei tre settori del programma comune. Gli impegni politici presi nel 1963 dai due Paesi furono riconfermati nel 2003, in occasione del quarantesimo anniversario del Trattato tra Francia e Germania. Il 4 febbraio 2010, nell'ambito dell'Agenda franco-tedesca 2020, il quarto punto concerne la politica estera, di difesa e di sicurezza dei due Paesi. Ed è in questo punto che si parla, tra l'altro, di “sviluppare il nostro dialogo sulle questioni industriali della difesa in vista di razionalizzare questo settore e di concertare in anticipo i nostri progetti di equipaggiamento, come con gli altri partner dell'Agenzia europea della difesa”. Inoltre si parla di “stabilire eque regole del gioco per il mercato della difesa tra i partner europei e transatlantici”. La tela franco-tedesca viene ulteriormente tessuta anche negli incontri informali del Future of Europe Group, a livello di ministri degli Esteri. Nel rapporto finale approvato a Varsavia nel settembre 2012 si torna a parlare, dopo oltre un cinquantennio dal fallimento della Comunità Europea di Difesa, di esercito europeo. Mentre Roma brucia 5 Le reazioni italiane all'ipotesi di consolidamento europeo Il giorno successivo all'annuncio delle trattative tra le due società europee della difesa, Finmeccanica rilascia una dichiarazione nella quale si riconosce che la “possibile integrazione delle attività di EADS e BAE Systems rappresenta un passo decisivo nel processo di consolidamento dell'industria della difesa a livello europeo”. Il carattere “decisivo” dato al “passo” non nasconde quindi l'importanza della partita in corso, sottolineata inoltre dai suoi rilevanti precedenti politici: “passo ancor più significativo, in termini geopolitici” si legge nel comunicato Finmeccanica del 13 settembre “considerando i due accordi bilaterali conclusi in tempi recenti tra Francia e Germania e tra Francia e Regno Unito”. Si noti che non esiste alcun accordo bilaterale tra Germania e Regno Unito. Rilevando come anche Finmeccanica abbia partecipato nel tempo all'integrazione della difesa europea, il comunicato si conclude senza alcuna incertezza: “Finmeccanica … intrattiene con entrambe le società rapporti di partnership consolidati sul piano industriale, tecnologico e commerciale, che continueranno con il nuovo aggregato”. Il messaggio vuole essere quindi di fiducia e di sicurezza. Nello stesso giorno (13 settembre) il Ministro dell'Economia Vittorio Grilli, azionista di riferimento di Finmeccanica, ammette che il Governo italiano non ne sa nulla delle iniziative sul consolidamento dell'industria europea della difesa: “Non ho ancora un'idea né sono in grado di fare valutazioni. Leggo come voi sui giornali, se succederà sentiremo Finmeccanica e capiremo qual è lo scenario successivo” ( Agenzia Asca, 13 settembre 2012). Il Ministro dello Sviluppo Economico, dei Trasporti e delle Infrastrutture del Governo italiano, Corrado Passera, dice che “Finmeccanica non può guardare con indifferenza ad un evento come questo” (Agenzia Radiocor, 14 settembre 2012). Per la verità, nemmeno il Governo dovrebbe rimanere a guardare con indifferenza. Il Vice Presidente della Commissione Europea Antonio Tajani dice ai giornalisti a Napoli che “la concorrenza deve esserci sempre; non tocca all'Unione Europea bloccare il mercato, bloccare la concorrenza. E' importante che non ci siano concentrazioni, è importante per l'industria italiana poter essere protagonista in una competizione che non è solo nazionale ma globale” (Agenzia Reuters, 14 settembre 2012). Dopodiché siamo punto e a capo. Il Vice Segretario del Partito Democratico Enrico Letta ha scritto il 29 settembre 2012 su Il Sole 24 Ore un articolo di commento sulla ipotizzata fusione EADS – BAE Systems. La fusione sarebbe salutata positivamente: “l'operazione potrebbe rivelarsi di portata storica per l'economia europea … Per la competitività dell'industria europea sarebbe un passo avanti”. Ma per l'Italia le conseguenze non sono salutate in modo altrettanto positivo: “Al cospetto di un gigante di simili proporzioni, la taglia del nostro campione nazionale, Finmeccanica, la più importante impresa del Paese nel settore dell'alta tecnologia, ne uscirebbe marginalizzata, con ripercussioni facilmente intuibili sul versante strategico, di competizione sul mercato globale e capacità di tenuta, anzitutto per quanto concerne, appunto, l'innovazione”. L'auspicio del vice segretario del Partito Democratico è quello a non stare fermi e a “reagire e mettere rapidamente in campo un pensiero lungo”. Appena due giorni dopo (lunedì 1 ottobre 2012) nella prima pagina di un giornale vicino, molto vicino al Partito Democratico quale l'Unità, il prof. 6 Mentre Roma brucia Giulio Sapelli scrive un articolo nel quale nota come la reazione rapida del Paese (così tanto auspicata da Enrico Letta su Il Sole 24 Ore) di fronte alla trattativa EADS – BAE Systems non sembra proprio esserci: “E il governo intanto prende tempo: con lentezza si confronta con Finmeccanica...”. L'invocato “pensiero lungo” di Enrico Letta sembra trasformarsi già in un più modesto “io speriamo che me la cavo”, come se non ci rimanesse altro da fare che sperare nel fallimento delle trattative tra le due aziende o tra i quattro governi coinvolti. Ma Giulio Sapelli su l'Unità fa anche una riflessione ed esprime un giudizio controcorrente rispetto al pensiero unico europeista. Scrive il professore: “Finmeccanica … gode della fiducia degli USA in un percorso certo controverso, pieno di errori di stile, ma capace in ogni caso di entrare con mille ostacoli in USA come co-produttore. E questo perché il suo management rifiutò giustamente un diktat politico di aggregazione europea che sarebbe stato mortale vista la situazione continentale, puntando invece sull'integrazione con la Gran Bretagna come trampolino di lancio per gli USA”. Il rifiuto al “diktat politico di aggregazione europea” citato dal prof. Sapelli sembra riferirsi all'uscita che Governo italiano e Finmeccanica decisero di fare nel 2001 dal programma del velivolo da trasporto militare A400M e del conseguente mancato ingresso con il 5% nel capitale della franco-tedescoanglo-spagnola Airbus (controllata da EADS). L'allora ex-ministro Enrico Letta giudicò quella scelta come “una follia totale, fatta al solo scopo di fare un piacere agli americani, che hanno sempre fieramente avversato la nascita di un polo aeronautico e della difesa europeo” (Corriere della Sera, 23 ottobre 2001). La proiezione di Finmeccanica verso la Gran Bretagna per entrare da là negli Stati Uniti fu invece la strategia dell'ex Presidente di Finmeccanica Guarguaglini. Il prof. Sapelli non lo dice, ma quell'espansione di Finmeccanica in Gran Bretagna da lui così positivamente giudicata fu promossa e realizzata proprio dall'ing. Guarguaglini. Fu la strategia dell'ing. Guarguaglini a fare della Finmeccanica il secondo fornitore del Ministero della Difesa inglese, a compiere un investimento significativo per acquisire la metà inglese della AgustaWestland per farne un'impresa interamente italiana e leader mondiale nell'elicotteristica, ad acquisire l'inglese BAE Systems Avionics per costituire insieme alle società già presenti in Finmeccanica un polo di elettronica sempre più strategico per le applicazioni aeronautiche ed elicotteristiche. Una strategia industriale coerente con la politica estera del Governo italiano del tempo che, di fronte alla grave questione della guerra in Iraq, decise di appoggiare l'iniziativa anglo-americana di George Bush e Tony Blair (insieme allo spagnolo José Maria Aznar) piuttosto che aderire alle ostilità anti-americane intraprese dalla Francia di Jacques Chirac e Dominique de Villepin. “Gli USA e non la Cina” invoca con veemenza il prof. Sapelli su l'Unità “sono il futuro dell'industria a prodotti correlati negli armamenti e nei grappoli tecnologici civili che ne derivano!”. Con tanto di punto esclamativo. E negli Stati Uniti andò l'allora Presidente di Finmeccanica Pier Francesco Guarguaglini per acquisire la DRS Technologies, e negli USA ci sta andando anche l'attuale Presidente di Finmeccanica. “Quello di Finmeccanica si tratta di un patrimonio essenziale che va assolutamente preservato, sviluppato, difeso a denti stretti” conclude il prof. Sapelli su l'Unità. Giusto. Il problema è come. Il fallimento delle trattative e il confronto tra Germania e Regno Unito Mentre Roma brucia 7 Il 10 ottobre 2012 la progettata fusione tra EADS e BAE Systems naufraga. Il premier inglese David Cameron non è riuscito a convincere la cancelliera tedesca Angela Merkel, e da Berlino non è venuta nessuna luce verde. Le ragioni della politica del Governo tedesco hanno prevalso sulle ragioni industriali del tedesco Tom Enders, CEO di EADS, principale ideatore e promotore del consolidamento dell'industria della difesa europea (senza Finmeccanica). Il tradizionale stellone italiano ce l'ha fatta anche stavolta. Finmeccanica è (almeno per il momento) salva da un immediato isolamento in Europa proprio nel settore dell'aerospazio e della difesa su cui punta maggiormente. Ma i problemi emersi dalla volontà industriale e politica dei principali Paesi europei in merito al consolidamento dell'industria della difesa rimangono tutti sul tappeto. Né possiamo limitare l'analisi del fallimento ai soli problemi specifici sorti nelle trattative tra i Governi interessati. C'è qualcos'altro da mettere in conto. Che trascende la fusione EADS – BAE Systems, o che ha trovato anche in essa lo spunto per evidenziarsi. Tra Germania e Regno Unito sembra profilarsi una stagione di attriti politici non indifferenti. Tra Germania e Regno Unito potrebbe aprirsi un confronto non semplice. Nei giorni del naufragio della fusione tra i due colossi europei dell'industria europea dell'aerospazio e difesa, mentre la cancelliera tedesca rispediva a casa loro oltre la Manica gli inglesi della BAE Systems, il confronto sull'unione bancaria europea e sui poteri di vigilanza sugli istituti di credito europei da affidare alla Banca Centrale Europea procede tra svariate difficoltà, e sfocia il 19 ottobre nello scontro tra Cameron e Merkel e nel conseguente rifiuto del Regno Unito ad assoggettarsi alle regole della BCE. Al tema della vigilanza unica sulle banche si somma la vicenda del bilancio comunitario 2014-2020, con il Regno Unito che minaccia fuoco e fiamme (ovvero il veto) se l'Unione Europea non si adegua alle esigenze inglesi. E la cancelliera tedesca non sembra proprio convinta di voler assecondare gli interessi del premier inglese. E' prevedibile che il confronto politico tra Germania e Regno Unito sia destinato a continuare. Non era obiettivamente facile ottenere il consenso politico di Germania e Regno Unito alla fusione tra EADS e BAE Systems. Le forze in campo a livello internazionale Secondo quanto riportato da Defense News nel suo rapporto annuale (Defense News Top 100 for 2011), la statunitense Boeing ha battuto di una spanna nel 2011 la rivale franco-tedesca EADS in termini di ricavi complessivi, ponendosi al primo posto nel mondo tra le industrie dell'aerospazio e della difesa. 8 Mentre Roma brucia Ricavi 2011 delle principali industrie aerospaziali e della difesa (ricavi difesa + ricavi civile) Boeing 68.735 EADS 68.386 55.800 United Technologies 46.499 Lockheed Martin 32.677 General Dynamics 30.723 BAE Systems 26.400 Northrop Grumman 24.791 Raytheon 24.107 Finmeccanica 18.135 Thales 15.169 L3 Communications 0 10.000 20.000 30.000 40.000 50.000 60.000 70.000 milioni $ Fonte dati: Defense News. Elaborazione: F. Butini Limitandosi ai ricavi derivanti dalle sole attività militari, lo scenario cambia: nel 2011 la prima società al mondo diventa nettamente la statunitense Lockheed Martin, la seconda è Boeing, la terza è l'inglese BAE Systems. EADS scivola al settimo posto. Finmeccanica si è collocata al nono posto considerando i ricavi complessivi della società, e sale all'ottavo considerando i ricavi derivanti dalle sole attività per la difesa. Ricavi 2011 delle principali industrie aerospaziali e della difesa (solo ricavi difesa) 43.978 Lockheed Martin 30.700 Boeing 29.130 BAE Systems 25.506 General Dynamics 23.055 Raytheon 21.400 Northrop Grumman 16.093 EADS 14.584 Finmeccanica 12.521 L3 Communications 11.000 United Technologies 9.492 Thales 0 5.000 10.000 15.000 20.000 25.000 30.000 35.000 40.000 45.000 milioni $ Fonte dati: Defense News. Elaborazione: F. Butini Vediamo lo scenario internazionale nel caso (puramente teorico) fosse esistente la fusione tra EADS e BAE Systems, sommando i ricavi sic et sempliciter. Con i dati 2011, EADS + BAE Systems diventerebbero di gran lunga la prima società al mondo prendendo a riferimento i ricavi sia del Mentre Roma brucia 9 settore civile che del settore militare. Una società da circa 99 miliardi di dollari di ricavi, oltre 70 miliardi di euro. Ricavi 2011 (ricavi difesa + ricavi civile) EADS + BAE Boeing United Technologies Lockheed Martin General Dynamics Northrop Grumman Raytheon Finmeccanica Thales L3 Communications 0 20.000 40.000 60.000 80.000 100.000 120.000 milioni $ Fonte dati: Defense News. Elaborazione: F. Butini Anche in termini di ricavi derivanti dalle sole produzioni militari il nuovo gruppo EADS - BAE Systems si sarebbe collocato al primo posto nel mondo tra le industrie della difesa, superando di poco la Lockheed Martin: 45 miliardi di dollari di ricavi nel settore difesa (oltre 34 miliardi di euro). Ricavi 2011 (solo ricavi difesa) EADS + BAE 45.223 Lockheed Martin 43.978 Boeing 30.700 General Dynamics 25.506 Raytheon 23.055 Northrop Grumman 21.400 Finmeccanica 14.584 L3 Communications 12.521 United Technologies 11.000 Thales 9.492 0 5.000 10.000 15.000 20.000 25.000 30.000 35.000 40.000 45.000 50.000 milioni $ Fonte dati: Defense News. Elaborazione: F. Butini In questo quadro, da dove viene e dove va Finmeccanica? 10 Mentre Roma brucia Finmeccanica e l'era Guarguaglini L'ingegner Pier Francesco Guarguaglini è stato Presidente di Finmeccanica dal 16 maggio 2002 al 1 dicembre 2011, e Amministratore Delegato dal 16 maggio 2002 al 4 maggio 2011. Il vice direttore del quotidiano Repubblica ha scritto il 5 dicembre 2011, dopo quattro giorni dall'uscita dell'ing. Guarguaglini da Finmeccanica: “Finalmente si può tornare a parlare del colosso di Piazza Montegrappa e dei suoi destini industriali, separandoli per quanto possibile dai suoi infortuni giudiziari … Dentro questa Finmeccanica, come dimostrano i fatti e i numeri di questi anni, è racchiusa la storia di una corruzione da codice penale, ma anche la parabola di una distruzione di valore industriale”. Non siamo stati educati all'etica di Erode o del Sinedrio. Né si coltiva l'ambizione di diventare professionisti dell'indignazione moralista. Nessuno vuole mostrarsi in pubblico per stracciarsi le vesti. Per moralità personale e per costume civile non si specula mai sulle vicende giudiziarie altrui: sono i Paesi di tradizione servile che utilizzano lo scandalismo giudiziario per regolare le lotte di potere. Gli Stati che intendono tutelare la propria dignità regolano gli equilibri del potere al loro interno senza scandalismo. Una cosa è la morale, una cosa è il moralismo. Qui ci basta ricordare solo che a meno di un anno di distanza dalle dimissioni, il collegio dei pubblici ministeri che indagano sull'ex Presidente di Finmeccanica ne hanno richiesto il proscioglimento da ogni accusa. Vediamo invece la “distruzione di valore industriale” nell'era Guarguaglini lasciando parlare proprio i numeri. Nel 2001 Finmeccanica chiudeva il bilancio con poco meno di 6 miliardi di dollari di ricavi (dati Defense News). L'ing. Guarguaglini ha lasciato la guida di Finmeccanica nel 2011 con oltre 24 miliardi di dollari di ricavi (dati Defense News). Ricavi Finmeccanica (fonte: Defense News - Dati in milioni di dollari USA) 6.848 1998 5.696 1999 5.355 2000 5.998 2001 8.133 2002 10.857 2003 2004 12.808 2005 12.728 16.466 2006 18.376 2007 22.119 2008 24.345 2009 24.817 2010 24.107 2011 0 5.000 10.000 15.000 milioni $ Fonte dati: Defense News. Elaborazione: F. Butini 20.000 25.000 Mentre Roma brucia 11 In termini di posizionamento nella classifica formulata ogni anno da Defense News circa le prime 100 industrie al mondo nel settore della difesa, nel 2001 Finmeccanica era al 15° posto nel mondo. Dal 2009 è stabilmente all'8° posto. Posizione di Finmeccanica nella classifica Top 100 per i ricavi nel settore difesa (fonte: Defense News) 1 2 3 4 5 6 7 8 9 9 9 10 11 classifica 12 13 14 11 11 2004 2005 9 9 9 2006 2007 2008 8 8 8 2009 2010 2011 15 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 25 26 26 27 28 28 29 30 1998 1999 2000 2001 2002 2003 Fonte dati: Defense News. Elaborazione: F. Butini Confrontando le posizioni delle maggiori industrie mondiali nel settore difesa stilate da Defense News nel 2011 e nel 2001, limitatamente ai ricavi legati al settore militare, si vede che le due società che hanno avuto il più grande balzo in avanti in classifica sono l'americana L-3 Communications e l'italiana Finmeccanica: L-3 Communications è passata dal 20° posto del 2001 al 9° del 2011 (scalando 11 posti in classifica), Finmeccanica dal 15° del 2001 all'8° del 2011 (salendo di 7 posti in classifica). Classifica Società 2011 per ricavi nella difesa Paese Differenza rispetto alla posizione in classifica nel 2001 1 Lockheed Martin USA = 2 Boeing USA = 3 BAE Systems Regno Unito = 4 General Dynamics USA +2 5 Raytheon USA -1 6 Northtrop Grumman USA -1 7 EADS Francia-Germania-Spagna +1 8 Finmeccanica Italia +7 9 L-3 Communications USA + 11 10 United Technologies USA +1 11 Thales Francia -4 12 Mentre Roma brucia Analizzando la crescita percentuale dei ricavi nel settore difesa dal 2001 al 2011, facendo riferimento sempre a dati espressi in dollari USA da Defense News, la crescita di Finmeccanica nell'era Guarguaglini assume contorni ancora più marcati. Dal 2001 al 2011 i ricavi Finmeccanica nella difesa sono aumentati del 516%. Nello stesso periodo, i ricavi nel settore difesa della francese Thales sono aumentati del 70%, quelli della franco-tedesca EADS del 198%, e quelli dell'inglese BAE Systems risultano cresciuti del 101%. Allargando l'analisi oltre oceano, la crescita dal 2001 al 2011 dei colossi americani della difesa è stata del 95% per la Lockheed Martin, del 61% per la Boeing, del 227% per la General Dynamics, del 92% per la Raytheon, del 129% per la Northtrop Grumman. Solo l'americana L-3 Communications ha fatto meglio dell'italiana Finmeccanica: + 593% tra il 2001 e il 2011. Crescita dei ricavi nel settore difesa tra il 2001 e il 2011 (fonte: Defense News - dati in dollari USA) 600% 500% 400% 300% 200% 100% Boeing Thales Raytheon Lockheed Martin BAE Systems Northrop Grumman United Technologies EADS General Dynamics Finmeccanica L-3 Communications 0% Fonte dati: Defense News. Elaborazione: F. Butini Allargando lo spettro di analisi ai ricavi totali dei principali gruppi industriali della difesa, inserendo quindi anche i dati relativi ai ricavi nel settore civile, la crescita di Finmeccanica nell'era Guarguaglini dal 2001 al 2011 è stata pari al 302% secondo quanto riportano i dati di Defense News (espressi in dollari USA). Lungo questo periodo ha fatto meglio di Finmeccanica, ancora una volta, solo l'americana L-3 Communications (+546%). Sempre attingendo ai dati di Defense News, nel 2001 il settore difesa di Finmeccanica pesava sui ricavi per il 39,44%. Nel 2011 il suo peso è del 60,5%. Rispetto ai dati che Defense News presenta per gli anni 1998-2001, il rapporto tra civile e militare durante l'era Guarguaglini è stato molto più equilibrato: mentre fino al 2001 hanno prevalso nettamente le attività civili, dopo c'è stato un lungo periodo di sostanziale equilibrio nella costante Mentre Roma brucia 13 crescita dei volumi complessivi del gruppo. Dal 2008 il peso del settore difesa sul totale è in costante crescita. Crescita dei ricavi complessivi tra il 2001 e il 2011 (fonte: Defense News - dati in dollari USA) 600% 500% 400% 300% 200% 100% Boeing Raytheon BAE Systems Lockheed Martin Northrop Grumman Thales United Technologies EADS General Dynamics L-3 Communications Finmeccanica 0% Fonte dati: Defense News. Elaborazione: F. Butini Suddivisione dei ricavi Finmeccanica tra civile e difesa (fonte: Defense News - Dati in milioni di dollari USA) 5.445 1998 4.478 1999 4.177 2000 1.178 3.633 2001 1.403 1.218 2.366 4.238 2002 3.894 2003 4.961 2004 5.137 5.896 5.602 2005 7.126 7.409 2006 9.057 8.515 2007 Ricavi difesa Ricavi civile 7.671 9.861 11.900 2008 10.219 11.013 2009 13.332 10.374 2010 14.443 9.522 2011 0 5.000 14.585 10.000 15.000 milioni $ Fonte dati: Defense News. Elaborazione: F. Butini 20.000 25.000 14 Mentre Roma brucia Rapporto civile - militare nei ricavi Finmeccanica nel 2000 Rapporto civile - militare nei ricavi Finmeccanica nel 2011 (dati: Defense News) (dati: Defense News) 22,00% 39,50% 60,50% 78,00% Ricavi civile Ricavi difesa Ricavi civile Ricavi difesa Fonte dati: Defense News. Elaborazione: F. Butini La ripartizione dei ricavi di Finmeccanica tra il 2002 e il 2011 riflette la crescita nei settori ove maggiori sono state le acquisizioni intraprese dal management: elicotteri (dal 14% al 22%) ed elettronica della difesa (dal 20% al 34%). Oggi, a fronte delle trasformazioni in corso circa il processo di consolidamento delle industrie europee della difesa, questi sono asset da valorizzare quanto possibile per presentarsi adeguati agli appuntamenti. Ripartizione settoriale dei ricavi Finmeccanica nel 2002 Ripartizione settoriale dei ricavi Finmeccanica nel 2011 (dati: Finmeccanica) (dati: Finmeccanica) Elicotteri 14% Elettronica Difesa 20% Trasporti 14% Trasporti 11% Energia 6% Sistemi Difesa 7% Spazio 6% Aeronautica Elettronica Difesa 15% 34% Elicotteri 22% Energia 22% Aeronautica Sistemi Difesa Spazio 14% 10% 6% Fonte dati: Defense News. Elaborazione: F. Butini Al 31 dicembre 2002 il portafoglio ordini della Finmeccanica era pari a poco più di 21 miliardi di euro. Al 31 dicembre 2011 era pari a 46 miliardi di euro. All'inizio dell'era Guarguaglini i dipendenti del Gruppo Finmeccanica erano leggermente meno di 45 mila (31 dicembre 2002). Alla fine dell'era Guarguaglini i dipendenti Finmeccanica erano più di 70 mila (31 dicembre 2011). Gli investimenti in ricerca e sviluppo tecnologico di Finmeccanica erano nel 2002 pari a 1 miliardo di euro. Nel 2011 sono stati oltre 2 miliardi di euro. Nell'era Guarguaglini, Finmeccanica ha investito complessivamente 16,8 miliardi di euro in ricerca e sviluppo. Mentre Roma brucia 15 Portafoglio ordini Finmeccanica dal 2002 al 2011 (fonte: Finmeccanica - dati in milioni di euro) 50.000 45.000 40.000 35.000 30.000 25.000 20.000 15.000 10.000 5.000 0 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2010 2011 Fonte dati: Finmeccanica. Elaborazione: F. Butini Dipendenti Finmeccanica dal 2002 al 2011 (fonte: Finmeccanica) 80.000 70.000 60.000 50.000 40.000 30.000 20.000 10.000 0 2002 2003 2004 2005 2006 Fonte dati: Finmeccanica. Elaborazione: F. Butini 2007 2008 2009 16 Mentre Roma brucia Investimenti in R&S di Finmeccanica dal 2002 al 2011 (fonte: Finmeccanica - dati in milioni di euro) 2.500 2.000 1.500 1.000 500 0 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Fonte dati: Finmeccanica. Elaborazione: F. Butini L'EBIT Finmeccanica nel 2002 era pari a 441 milioni di euro, nel 2010 era pari a 1 miliardo e 232 milioni di euro. Nel 2011, a seguito delle “operazioni di pulizia” intraprese dal nuovo amministratore delegato di Finmeccanica, l'EBIT è stato negativo (e di molto): -2,386 miliardi di euro. EBIT Finmeccanica dal 2002 al 2011 (fonte: Finmeccanica - dati in milioni di euro) 1.500 1.000 500 0 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 -500 -1.000 -1.500 -2.000 -2.500 Fonte dati: Finmeccanica. Elaborazione: F. Butini I costi che una tale straordinaria crescita hanno comportato vanno ad impattare l'indebitamento finanziario netto che è cresciuto notevolmente, dai 249 milioni di euro del 2002 ai quasi 3 miliardi e mezzo di euro del 2011. Mentre Roma brucia 17 Ed è intorno alla gestione di tale indebitamento che ruota la strategia del nuovo vertice di Finmeccanica. Indebitamento finanziario netto Finmeccanica dal 2002 al 2011 (fonte: Finmeccanica - dati in milioni di euro) 3.500 3.000 2.500 2.000 1.500 1.000 500 0 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Fonte dati: Finmeccanica. Elaborazione: F. Butini Vediamo se la “distruzione di valore industriale” che il vice direttore di Repubblica imputava così severamente all'ing. Guarguaglini si rispecchia almeno nei dividendi erogati da Finmeccanica. Tra il 2002 e il 2011, Finmeccanica ha erogato complessivamente 1,687 miliardi di euro di dividendi. Visto che circa un terzo del capitale Finmeccanica è in mano al Ministero dell'Economia, l'era Guarguaglini ha fruttato allo Stato italiano di soli dividendi più di mezzo miliardo di euro. Una strana “distruzione”. Dividendi erogati da Finmeccanica dal 2002 al 2011 (fonte: Finmeccanica - dati in milioni di euro) 300 250 200 150 100 50 0 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Fonte dati: Finmeccanica. Elaborazione: F. Butini 2008 2009 2010 2011 18 Mentre Roma brucia Questa è stata l'era Guarguaglini in Finmeccanica. Un'era che ha portato la Finmeccanica a passare da simpatica mascotte dei signori blasonati dell'industria mondiale della difesa e della sicurezza a concorrente vero in tutti i mercati che contano. Un'era che non può essere rappresentata come una allegra combriccola di malaffare. Un'era che ha anche aperto il difficile capitolo dell'indebitamento (problema comune al Paese Italia) che va affrontato per rendere sostenibile la crescita. L'ultimo anno di Finmeccanica Il vice direttore del quotidiano Repubblica scrive nell'inserto Affari&Finanza di lunedì 22 ottobre 2012 un articolo sull'attuale Presidente di Finmeccanica analogo a quello scritto il 5 dicembre 2011 sull'allora Presidente del Gruppo (e che abbiamo precedentemente citato). Stesso trattamento. “Ma cosa aspetta il governo a prendere di petto la crisi di una delle più importanti aziende del Paese, coinvolta in una serie impressionante e inquietante di scandali e di veleni? Personalmente, considero la posizione del presidente e amministratore delegato del gruppo di Piazza Montegrappa ormai insostenibile” scrive oggi il vice direttore di Repubblica (che quasi un anno fa scriveva: “lo pseudo-ribaltone al vertice di Finmeccanica non si può considerare un «buon inizio» per il governo di Mario Monti. E' vero, un risultato positivo è stato raggiunto. Finalmente Pierfrancesco Guarguaglini è uscito di scena”). Oggi il vice direttore di Repubblica scrive che “Orsi è indagato dalla magistratura romana. L'accusa è pesante...”. Ieri scriveva sull'ing. Guarguaglini: “si chiude il capitolo ignominioso dei fondi neri”. Oggi scrive: “nel frattempo Finmeccanica boccheggia. Il titolo in Borsa langue a quota 2,56 (ne valeva 5,41 un anno fa). Ci sono partite gigantesche da sbloccare, a partire dalla vendita di Ansaldo Energia”. Ieri scriveva dell'era Guarguaglini come della “parabola di una distruzione di valore industriale”. Insomma, non sarebbe successo proprio nulla in questo anno secondo il vice direttore di Repubblica? Finmeccanica ha intrapreso la strada dei drastici adeguamenti contabili e delle ristrutturazioni operative, con l'obiettivo di ridurre di 1 miliardo di euro l'indebitamento del Gruppo entro il 2012. Il riposizionamento di Finmeccanica prevede l'uscita del Gruppo dai settori dell'energia e dei trasporti. Settori che secondo il nuovo management necessiteranno nei prossimi anni di ingenti investimenti per mantenere la propria capacità competitiva, e soldi per tutti non ci sarebbero. L'ostilità della sinistra italiana La sinistra italiana mostra segni sempre più evidenti di ostilità verso il management di Finmeccanica. Non solo attraverso le dichiarazioni pubbliche, spesso legate alla vendita di aziende del Gruppo localizzate soprattutto in Liguria, Toscana e Campania. Uno spietato documento su Finmeccanica redatto da una ricercatrice francese dell'Institut d'études politiques de Paris, Lisa Jeanne, è stato recentemente pubblicato nel sito web dell'Associazione NENS (Nuova Economia Nuova Società). Mentre Roma brucia 19 NENS è una associazione fondata nel 2001 da Pier Luigi Bersani (allora ex ministro dei Trasporti del II Governo Amato, oggi segretario politico del Partito Democratico) e da Vincenzo Visco (allora ex ministro del Tesoro del II Governo Amato), insieme a Nicola Rossi, Giulio Sapelli, Giuseppe Farina e Paolo Ferro Luzzi. Lo studio della ricercatrice, messo in evidenza su Internet dall'Associazione NENS, tocca tutti gli aspetti della gestione e della strategia di Finmeccanica: i risultati di bilancio 2011-2012, le dismissioni, la concentrazione nel core business difesa e sicurezza, il management, la competizione mondiale, gli interessi della comunità nazionale. Con giudizi trancianti su gestione e strategia. L'investimento finanziario in Finmeccanica, in EADS e in BAE Systems Se il 4 gennaio 2010 (data casuale di inizio della nostra analisi delle serie storiche dei dati disponibili) avessimo investito 1 euro nei titoli di Finmeccanica, di EADS e di BAE Systems, il 19 ottobre 2012 avremmo 1,92 euro grazie al titolo EADS, 0,88 euro con il titolo BAE Systems (senza conteggiare il cambio euro/sterlina) e appena 0,36 euro con il titolo Finmeccanica. Nel caso della francese Thales, un analogo investimento non sarebbe stato certo conveniente (di 1 euro rimarrebbero 79 centesimi), ma non avrebbe raggiunto le perdite di Finmeccanica. Investimento nel titolo Finmeccanica (1,00 € il 4 gennaio 2010 diventa 0,36 € il 19 ottobre 2012) 1,2 1,0 0,8 0,6 0,4 0,2 12/01/10 03/02/10 25/02/10 19/03/10 12/04/10 04/05/10 26/05/10 17/06/10 09/07/10 02/08/10 24/08/10 15/09/10 07/10/10 29/10/10 22/11/10 14/12/10 05/01/11 27/01/11 18/02/11 14/03/11 05/04/11 29/04/11 23/05/11 14/06/11 06/07/11 28/07/11 19/08/11 12/09/11 04/10/11 26/10/11 17/11/11 09/12/11 02/01/12 24/01/12 15/02/12 08/03/12 30/03/12 23/04/12 15/05/12 06/06/12 28/06/12 20/07/12 13/08/12 04/09/12 26/09/12 18/10/12 0,0 Fonte dati: Yahoo ! Finance. Elaborazione: F. Butini Insomma: con EADS si sarebbe quasi raddoppiato l'investimento (un guadagno di 92 centesimi per ogni euro investito) e con Finmeccanica ci avremmo rimesso 64 centesimi per ogni euro. Con BAE Systems avremmo 20 Mentre Roma brucia avuto ancora una leggera perdita (-12 centesimi per ogni euro investito), e con Thales ancora di più (-21 centesimi per ogni euro investito). Investimento nei titoli Finmeccanica, EADS e BAE Systems (andamento di 1,00 € investito il 4 gennaio 2010 fino al 19 ottobre 2012) 2,5 2,0 1,5 FNM EADS BAE 1,0 0,5 12/01/10 03/02/10 25/02/10 19/03/10 12/04/10 04/05/10 26/05/10 17/06/10 09/07/10 02/08/10 24/08/10 15/09/10 07/10/10 29/10/10 22/11/10 14/12/10 05/01/11 27/01/11 18/02/11 14/03/11 05/04/11 29/04/11 23/05/11 14/06/11 06/07/11 28/07/11 19/08/11 12/09/11 04/10/11 26/10/11 17/11/11 09/12/11 02/01/12 24/01/12 15/02/12 08/03/12 30/03/12 23/04/12 15/05/12 06/06/12 28/06/12 20/07/12 13/08/12 04/09/12 26/09/12 18/10/12 0,0 Fonte dati: Yahoo ! Finance. Elaborazione: F. Butini Conclusione: elogio della politica Si è detto e ridetto che il nostro Paese potrà salvarsi solo se pone le sue priorità al servizio dell'economia “reale” in generale e della manifattura in particolare. Bene. Si è detto e ridetto che l'orizzonte di salvezza del Paese è l'Europa, e che senza una adeguata credibilità internazionale e un clima di fiducia delle cancellerie europee verso l'Italia andiamo tutti alla deriva. Bene. Si è detto e ridetto che bisogna puntare sulla crescita economica, e non solo sulla tenuta dei conti pubblici. Bene. C'è un caso che ingloba tutte le prediche fatte fino ad ora: Finmeccanica nel nuovo scenario industriale (e politico) che si sta ponendo in Europa e nel mondo. Declinare l'analisi su Finmeccanica come una esclusiva questione economico-finanziaria o una miserabile vicenda giudiziaria costituisce una sinuosa tentazione. La cancelliera tedesca Angela Merkel poche settimane fa ha stoppato (almeno per il momento) la fusione tra EADS e BAE Systems per tutelare i propri interessi nazionali. E lo Stato tedesco non è nemmeno azionista in EADS come invece lo è quello italiano in Finmeccanica. Il premier inglese Tony Blair nel 2006 bloccò una indagine su presunte tangenti in Arabia Saudita per la vendita dei velivoli militari Eurofighter. “Se le indagini andassero avanti” disse il premier inglese a latere del Consiglio Europeo a Bruxelles venerdì 15 dicembre 2006 “tutto quello che succederebbe è che avremmo mesi e anni di malessere tra noi e un partner chiave e alleato, e probabilmente senza motivo”. L'inchiesta se fosse continuata “avrebbe provocato un danno immenso a questo Paese”. Punto. Mentre Roma brucia 21 Quelli sono Governi, e quelli sono Stati: stabiliscono quali sono gli interessi nazionali, e costruiscono su di essi la politica che sovrintende al potere. Non sono inni all'impunità: sono esempi di gestione del potere statale e di quella che un tempo si chiamava ragione di Stato. Con i panni sporchi che si lavano in casa, senza mettere alla berlina industrie che devono guadagnare nel mondo la propria crescita sostenibile. Risultato: Germania e Regno Unito continuano a comandare, e noi no. Ci stiamo giocando un pezzo della sovranità reale del Paese. Nella guerra asimmetrica di stampo economico-finanziario che si sta combattendo nel mondo, l'Italia è uno degli anelli deboli della catena. Un Paese dove la politica si è suicidata lasciando campo libero alla finanza. Finmeccanica e le sue aziende sono interessanti nel mondo e per il mondo. E il discredito di essa favorisce chi nutre interessi sulle sue aziende. Mettere all'asta Finmeccanica, come suggerisce qualche pubblicista, è una riduzione unilaterale della sovranità nazionale. Una sorta di 8 settembre industriale. Tutti alla stanga, reclamò Alcide De Gasperi al terzo Congresso nazionale della Democrazia Cristiana a Venezia nel giugno del 1949: scendete dal carro e dimostrate di saper tirare, disse lo statista trentino. Tutti alla stanga. Con coraggio. Francesco Butini (Istituto di studi politici “Renato Branzi” di Firenze) 25 ottobre 2012