Substrati di coltivazione per una orto
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Substrati di coltivazione per una orto
Review n. 12 - Italus Hortus 17 (4), 2010: 29-41 Substrati di coltivazione per una orto-floricoltura sostenibile Francesco Giuffrida1* e Jean-Charles Michel2 1Dipartimento di OrtoFloroArboricoltura e Tecnologie Agroalimentari, Università di Catania, via Valdisavoia 5, 95123 Catania 2AGROCAMPUS OUEST, Research Unit EPHOR Environnement Physique de la plante HORticole, 2 rue Le Nôtre, 49045 ANGERS cedex 01 (Francia) Ricezione: 25 maggio 2010; Accettazione: 22 giugno 2010 Substrates for a sustainable vegetable and ornamental production Abstract. Vegetable and ornamental production is an intensive process that involves important implications for the sustainability. In this regard, substrates constitute a very important producing factor, because their contribution to enhance the input efficiency and, at the same time, for the reduction of environmental impact. However, the use of substrates determines some questions related to the finding, management, reutilization and disposal of materials. Recent studies on water and gases dynamics in the growing media, in addition of the previous researches on hydrological characterization, allow to clarify the rapid variations between air, water and nutrient relationship, typical of pot cultivation. The acquisition of these informations permits to meet the water and nutritive plant requirements and to manage more efficiently the hydric and mineral resources. The choice of material plays an important role for agronomic, economic and environmental sustainability. The use of some inorganic material of industrial source seems to be dependent to recycling strategies that reduce the strong environmental impact. For organic substrates, it would be necessary the 1) reduction of peat use, due to environmental policies on natural habitats and for its expensive cost in the countries where peat bogs dont exist; 2) disposal the high volumes of waste organic materials. Real possibilities of using a new organic material as a replacement for peat, is related to the individuation of adequate volumes of renewable organic materials, locally available that should be recycled. Moreover, the cost of supplying and preparation should be also considered in comparison to the peat. Composts represent a valid opportunity for peat substitution, although in some substrates critical points related to the material variability, high salinity, phytotoxicity effects could arise. Neverthelless, the total substitution of peat seems not convenient, for agronomic qualities of this substrate and also because the agricultural use of peat is minimal considering the employ as energetic source. However, in some coun* tries, like Spain and Italy, the high cost of peat importation makes the question of peat alternative important for economical aspect. Key words: growing media, mineral, organic, compost, environment protection. Introduzione L’orto-floricoltura occupa, nell’ambito dell’agricoltura, un posto di rilievo per l’elevato valore delle produzioni, che giustifica il cospicuo impiego di mezzi tecnici. Di conseguenza il comparto, sebbene eterogeneo al suo interno, si caratterizza per un elevato grado di intensificazione del processo produttivo che pone il problema del mantenimento di un adeguato livello di sostenibilità. I substrati di coltivazione costituiscono un fattore di produzione sempre più importante anche perché consentono di coniugare la necessità di ottimizzare l’efficienza delle risorse impiegate con l’esigenza di contenere l’impatto ambientale tipico dei sistemi agricoli intensivi. La coltivazione su substrato permette, infatti, oltre che un più efficace controllo delle patologie della zona radicale, una più puntuale gestione dell’alimentazione idrica e minerale della pianta. Da non trascurare sono i riflessi positivi sulla standardizzazione della produzione, sempre più richiesta dal mercato. Il ricorso ai substrati si rende inoltre indispensabile nel settore floro-ornamentale per far fronte alla crescente domanda di piante in vaso. L’impiego dei substrati pone tuttavia una serie di questioni relative al reperimento, alla gestione, al reimpiego e allo smaltimento dei materiali; a tale riguardo numerose sono state le attività di ricerca e sperimentazione volte a studiare l’origine e le caratteristiche delle materie prime da impiegare nei substrati, le metodologie da adottare per la definizione delle suddette caratteristiche, la formulazione e la caratterizzazione dei miscugli, le relazioni dei substrati con i diversi contenitori, le implicazioni sull’alimentazione [email protected] 29 Giuffrida e Michel idrica e minerale, i trattamenti per la sterilizzazione, la messa a punto di sensori per misurarne lo stato idrico, l’impiego di sostanze per migliorare alcune caratteristiche del substrato e altro ancora. L’attenzione che la letteratura ha dedicato ai substrati nell’ultimo decennio testimonia l’attualità dell’argomento e rende opportuno, per questa rassegna, l’approfondimento solo di alcuni degli aspetti più significativi che riguardano l’impiego dei substrati in orto-floricoltura. In particolare, dopo un’analisi dell’importanza e della diffusione dei substrati in alcuni paesi dell’Unione Europea, l’attenzione sarà rivolta alle caratteristiche dei materiali da utilizzare per la formulazione dei substrati, alla evoluzione di alcune proprietà durante il loro impiego e ai possibili riflessi sulla gestione degli stessi. Successivamente, sarà affrontata la questione relativa alla opportunità di utilizzo di materiali organici rinnovabili in sostituzione della torba. Limpiego dei substrati in orto-floricoltura Il termine “substrati di coltivazione” identifica tutti quei materiali che, utilizzati singolarmente o in miscuglio, assicurano condizioni migliori per uno o più aspetti di quelle fornite dal terreno agrario. Il campo di impiego dei substrati di coltivazione è molto ampio comprendendo il settore amatoriale e quello professionale per il quale si distingue l’indirizzo vivaistico (floro-ornamentale, orticolo e frutticolo) e quello produttivo vero e proprio. Nonostante l’ampia articolazione, la comparsa dei substrati di coltivazione come categoria merceologica a se stante è da ricondurre al recente riconoscimento normativo del 2006 (D. Lgs. n. 217 del 29.04.2006 aggiornato con Decreto del 22.01.2009). Per questa ragione risulta alquanto difficile il reperimento di dati statistici sulla produzione e sui consumi di substrati in Italia. Per avere delle indicazioni attendibili è possibile riferirsi a una indagine dell’European Peat and Growing Media Association (EPAGMA) e ai dati ISTAT relativi alle importazioni di torbe (Zaccheo e Cattivello, 2009). I risultati della suddetta indagine, acquisiti attraverso la compilazione di questionari e pubblicati da Schmilewski (2009), si riferiscono al 2005 e hanno interessato tredici paesi dell’Unione Europea; i dati sono stati forniti da una o più compagnie di produzione di substrati, talora implementati con dati statistici ufficiali. Nella tabella 1 sono riportati i volumi di torbe e altri materiali utilizzati come substrati nei maggiori paesi dell’Unione Europea; essi ammontano nel complesso a 34,6 milioni di m3. Germania, Italia e 30 Tab. 1 - Volumi (000 m3) di torbe e altri materiali utilizzati come substrati nei maggiori Paesi produttori dell’Unione Europea nel 2005 (Rielaborato da Schmilewski, 2009). Tab. 1 - Amount (000 m3) of peat and other materials used as substrates in the main producer Countries of UE in 2005 (Adapted from Schmilewski, 2009). Paese Torbe Altri substrati Totale Germania Italia* Olanda Regno Unito Francia** Polonia Svezia Spagna* Belgio Irlanda Finlandia Danimarca Austria Totale 8.470 3.900 2.840 2.554 1.404 2.100 1.030 496 1.400 972 890 630 120 26.806 626 1.369 1.223 726 1.760 130 190 1.135 193 95 111 139 126 7.823 9.096 5.269 4.063 3.280 3.164 2.230 1.220 1.631 1.593 1.067 1.001 769 246 34.629 *2006; ** Nella colonna “Altri substrati” i dati relativi ai materiali minerali non sono disponibili. Olanda contribuiscono con oltre il 50% ai suddetti volumi; seguono Regno Unito e Francia con oltre 3 milioni di m3. Nella figura 1 si riportano, sempre nell’ambito dei maggiori paesi produttori dell’Unione Europea, le categorie di substrati e la loro ripartizione fra uso professionale e amatoriale. I dati mettono, tra l’altro, in evidenza la situazione complementare che si osserva nei materiali per quanto riguarda il settore d’uso; il compost è infatti impiegato soprattutto nel settore amatoriale (78%), mentre i substrati minerali a scopo prevalentemente professionale (65%). In Italia, in particolare, si utilizzano circa 5,27 milioni di m3 di substrati e che rappresentano circa il 15% del totale prodotto in Europa. Il substrato maggiormente impiegato è la torba (tab. 2) la cui diffusione (74%) è in linea con la media dei paesi dell’Unione Europea oggetto dello studio; il rimanente 26% è dato dalla somma dei valori di altri dieci materiali. I substrati minerali hanno una significativa diffusione in Italia, soprattutto grazie alla pomice che rappresenta l’8,5% del totale, con un impiego esclusivo tra i paesi dell’Unione Europea se non si considerano gli esigui volumi utilizzati in Germania e Olanda (Schmilewski, 2009). Il mercato dei substrati per uso amatoriale occupa una posizione di riguardo in Italia (~ 28%) di cui l’81% è rappresentato da torbe e compost venduti soprattutto dalla Grande Distribuzione Organizzata e Specializzata. Una suddivisione dei volumi di substrato utilizzati Substrati per lorto-floricoltura sostenibile Tab. 2 - Volumi (000 m3) di materiali utilizzati nella preparazione dei substrati per uso professionale e amatoriale in Italia nel 2006 (Rielaborato da Schmilewski, 2009). Tab. 2 - Amount (000 m3) of materials used as substrates for hobby and professional use in Italy in 2006 (Adapted from Schmilewski, 2009). Uso professionale Uso amatoriale Substrato Torbe Pomice Compost Argilla Cocco Perlite Vermiculite Sabbia Cortecce Argilla espansa Polistirolo Totale 2.964 300 20 150 150 90 86 30 10 15 1 3.816 936 150 247 30 30 40 20 1.453 Totale 3.900 450 267 180 150 90 86 60 50 35 1 5.269 nei cinque comparti (floricoltura, vivaismo ornamentale, orticoltura, frutticoltura e coltivazione di funghi) del settore professionale risulta alquanto complessa per la mancanza di dati di riferimento. A tale riguardo, lo studio dell’EPAGMA (www.epagma.org) fornisce indicazioni solo per la torba (tab. 3). Circa il 60% di questo materiale è impiegato nel settore floricolo che, nel suddetto studio, comprende la produzione di piante da vaso fiorito, bedding plant, piante da foglia e fiori recisi. In tale settore, i substrati diversi dalla torba sono utilizzati nella formulazione dei miscugli con una percentuale variabile fra il 10 e il 30%. Il maggiore impiego fa riferimento alla produzione di piante intere da vaso che nel 2005 in Italia è stata pari a oltre 600 milioni di pezzi (ISTAT). Il vivaismo ornamentale legnoso in vaso è strettamente legato all’impiego di substrati; i volumi di torba utilizzati ammontano a 720.000 m3 ai quali si aggiungono gli altri substrati, che possono raggiungere nei miscugli il 40% del volume. Nel settore orticolo, i 360.000 m3 di Tab. 3 - Volumi (000 m3) di torba per uso professionale nei diversi settori di impiego in Italia nel 2006 (Rielaborato da EPAGMA, www.epagma.org). Tab. 3 - Amount (000 m3) of peat for professional use for each area in Italy in 2006 (Adapted from EPAGMA, www.epagma.org). Settore Floricoltura Vivaismo ornamentale legnoso Orticoltura Frutticoltura Funghi Totale Migliaia di m3 1.800 720 360 36 36 2.952 Fig. 1 - Volumi totali (000 m3) di differenti categorie di substrati usati nei maggiori Paesi produttori della Unione Europea e ripartizione fra uso professionale e amatoriale nel 2005 (fra parentesi l’incidenza percentuale sul totale) (Rielaborato da Schmilewski, 2009). Fig. 1 - Total amount (000 m3) of different substrates used on the main producer Country of UE and distribution between hobby and professional use in 2005 (In brackets the percentage on the total) (Adapted from Schmilewski, 2009). torba si riferiscono principalmente alla produzione vivaistica di piantine di ortaggi per le quali è raro il ricorso a substrati diversi dalla stessa. L’impiego dei substrati nei sistemi di coltivazione fuori suolo per la produzione di ortive ha una importanza limitata a motivo della loro ancora scarsa diffusione che non supera il 4% dell’intera superficie protetta italiana (Malorgio et al., 2005). Solo l’1,2% della torba per uso professionale è impiegata in frutticoltura; la maggior parte fa riferimento alla coltivazione della fragola per la quale sovente si utilizzano, in miscuglio, altri substrati quali la fibra di cocco e la perlite. Il valore concernente l’Italia rilevato precedentemente (tab. 2) trova conferma nei dati dell’ISTAT sul commercio estero riguardanti i volumi di torba importati nel nostro Paese (www.coeweb.istat.it). La situazione relativa al 2006, indica un volume totale di torba proveniente da tutto il mondo pari a circa 3,85 milioni di m3 (stimato a partire da dati espressi in peso e considerando una densità apparente di 120 kg m-3). Per calcolare il consumo di substrati di coltivazione sulla base delle importazioni di torba, è necessario utilizzare il dato fornito dall’EPAGMA circa il contenuto medio di torba nei substrati che è pari al 76%; dunque il volume di substrati utilizzati in Italia può essere valutato intorno a 5,06 milioni di m3. Dal confronto dei valori ottenuti si evidenzia l’attendibilità delle due metodologie prese in considerazione; ciò consente di aggiornare al 2008 i dati sui substrati in Italia, facendo riferimento sempre ai valori ISTAT del commercio estero, dai quali si ottiene un volume di 31 Giuffrida e Michel circa 5,15 milioni di m3. Facendo sempre riferimento alla suddetta indagine, è possibile stimare per il 2005 un volume d’affari relativo ai substrati (il prezzo considerato è porto assegnato o franco produttore) pari a circa 1.260 milioni di euro. Solo allo scopo di relativizzare il dato appena indicato, è da osservare che i valori delle produzioni vivaistica e floricola (vaso fiorito e fiore reciso) nell’Europa a 25 paesi si sono attestati nel 2005 sui 4.737 e 11.849 milioni di euro, rispettivamente (AIPH, 2007). Attitudine di un materiale ad essere utilizzato come substrato Inquadramento normativo e definizione di substrato Con il decreto legislativo 29 aprile 2006 n. 217 e successive modifiche e integrazioni si ha il riconoscimento normativo dei substrati di coltivazione che nell’art. 2 sono definiti come: “i materiali diversi dai suoli in situ, dove sono coltivati vegetali, i cui tipi e caratteristiche sono riportati nell’allegato 4”. Da questa e dalle numerose definizioni sui substrati si evince che tutti i materiali solidi potrebbero essere utilizzati nella misura in cui siano compatibili con uno sviluppo normale dell’apparato radicale; tuttavia, ai fini di un uso agronomico efficiente, i materiali da utilizzare come substrati dovrebbero presentare determinate caratteristiche quali: 1- assenza di patogeni o di sostanze fitotossiche, 2- un equilibrio fra la distribuzione dell’aria e dell’acqua nella porosità, 3- proprietà chimiche tali da non interferire eccessivamente con la composizione della soluzione nutritiva, 4- stabilità (fisica e biologica) durante la coltivazione. Oltre gli aspetti tecnici di cui sopra, nella scelta del materiale è necessario tenere conto dei costi per l’approvvigionamento e le manipolazioni dei prodotti, che ovviamente devono essere economicamente sostenibili. Principali caratteristiche dei substrati di coltivazione La scelta del materiale da utilizzare è legata principalmente alla conoscenza delle sue caratteristiche, anche se, come già detto, non si può prescindere dal considerare gli aspetti economici. La caratterizzazione dei substrati può riguardare un singolo materiale o un miscuglio di più materiali; infatti, in orto-floricoltura, per ottenere substrati con caratteristiche ottimali per uno specifico uso si utilizzano comunemente diversi materiali in miscuglio. Il comportamento dei suddetti miscugli può fare registrare una variazione lineare delle proprietà fisiche in funzione della proporzione volumetrica di ciascun componente (in questo caso è facile predire le proprietà di qualsiasi pro32 porzione del miscuglio) oppure dei fenomeni di interazioni con una deviazione rispetto alla linearità. A tale riguardo Rivière (1988) studiando dei miscugli binari ha evidenziato forti interazioni se si mescola un materiale grossolano, fibroso o meno, con uno a granulometria fine soprattutto se la mescola è effettuata senza idratazione. Caratteristiche fisiche Le proprietà fisiche più importanti fanno riferimento alla capacità del materiale di fornire elevate quantità di acqua al sistema radicale assicurando nel contempo una buona aerazione. Queste proprietà sono basate sulla distribuzione dei volumi di aria e acqua nella porosità del substrato in funzione del potenziale idrico, cioè dell’energia di ritenzione del liquido nel substrato. I parametri che definiscono il comportamento del materiale con riferimento alla fase liquida e aeriforme sono (fig. 2): • porosità totale, che è data dal volume totale degli spazi vuoti (a disposizione dell’acqua e/o dell’aria) rapportato al volume totale del substrato; • capacità per l’aria, che corrisponde all’acqua non o poco trattenuta nei macropori e dunque rapidamente sostituita dall’aria (potenziale dell’acqua < 1 kPa); • acqua disponibile, corrispondente alla quantità di acqua ritenuta dalla porosità del substrato da forze di ritenzione compatibili con la capacità di assorbimento delle radici (potenziale idrico compreso fra -1 e -10 kPa); • acqua di riserva (potere tampone del potenziale idrico), corrisponde all’attitudine del substrato a liberare acqua fra -5 e -10 kPa e permette l’adattamento fisiologico della pianta all’incremento del potenziale idrico; • acqua non disponibile, che corrisponde all’acqua trattenuta con tensioni superiori a -10 kPa. In rapporto all’andamento della curva di ritenzione dell’acqua, si possono individuare quattro tipi di substrati di coltivazione (Rivière e Nicolas 1987) (fig. 3): • substrati ad elevata aerazione (> 20%), a forte disponibilità in acqua (> 25%) ed elevato potere tampone del potenziale idrico (tipo I). Questo tipo di substrato consente di condurre l’irrigazione con relativa semplicità ed è considerato il materiale ideale. Tali proprietà si riscontano generalmente in alcune torbe bionde, ma più spesso nei miscugli; • substrati poco aerati e con disponibilità in acqua medio-alta (tipo II). Presentano una forte ritenzione idrica e una minore macroporosità dei precedenti materiali; l’inconveniente legato al loro impiego risiede sui possibili rischi di asfissia del Substrati per lorto-floricoltura sostenibile sistema radicale. Le torbe brune sono i principali materiali con queste caratteristiche; • substrati molto aerati e a debole disponibilità idrica (tipo III). Questo tipo di substrato è principalmente utilizzato in miscuglio con i materiali del precedente tipo al fine di migliorarne l’aerazione; impiegati singolarmente, infatti, la debole disponibilità di acqua costringerebbe a irrigare con una elevata frequenza e con volumi ridotti. Numerosi materiali organici (cortecce fresche o compostate, ecc.) e minerali (perlite, argilla espansa, ecc.) presentano queste caratteristiche fisiche; • substrati aerati e a forte disponibilità di acqua, ma con debole potere tampone del potenziale idrico (acqua di riserva) (tipo IV). Questa categoria corrisponde a materiali a struttura fibrosa (lana di roccia e fibre di legno) con ritenzione debole o nulla all’interno delle fibre, essendo l’acqua trattenuta in corrispondenza della superficie di contatto tra le fibre stesse. La debole energia di ritenzione dell’acqua determina una distribuzione irregolare della stessa lungo il substrato con un rapporto aria/acqua elevato nella parte superiore ma debole alla base. Malgrado l’elevata disponibilità in acqua, la gestione di tale substrato necessita di un continuo controllo a causa dell’assenza di acqua di riserva. Al di là delle caratteristiche fisiche iniziali dei substrati di coltivazione, è importante che esse si conservino nel corso del loro impiego. Tra i principali fattori di instabilità fisica si possono richiamare la mancata maturità di alcuni materiali organici (in particolare i compost) utilizzati come substrato (Lemaire et al., 1998), ma anche i cicli di essiccazione-idratazione che si verificano durante il loro impiego (ai quali si associano i problemi di idrofobia). A questo riguardo si possono distinguere tre grandi categorie di substrati: • materiali fisicamente stabili, a comportamento rigido, nei quali l’alternanza essiccazione-idratazione non determina dei cambi nel volume e dell’organizzazione dello spazio poroso (es. cortecce); • materiali fisicamente instabili, a comportamento elastico, nei quali i cicli di essiccazione-idratazione determinano una contrazione (in disseccamento) o un rigonfiamento che si traducono in una perdita finale in volume e in una modificazione della distribuzione fra micro e macropori (minore rapporto aria/acqua) (es. torbe brune); • materiali intermedi, a comportamento pseudo-elastico che fanno registrare fenomeni di contrazione e rigonfiamento ma che alla fine riacquistano in parte il volume iniziale (es. torbe di sfagno). Fig. 2 - Curva di ritenzione idrica di un ipotetico substrato e definizione delle relative caratteristiche idrologiche. Fig. 2 - Water retention curve of a hypothetic substrate and definition of the hydrologic characteristics. Fig. 3 - Esempi di curve di ritenzione in acqua di differenti materiali utilizzati come substrato. Fig. 3 - Examples of water retention curves of different materials used as substrates. Caratteristiche chimiche Le caratteristiche chimiche di maggiore significato dei substrati fanno riferimento alla composizione, alla capacità di scambio e alla reazione (pH). La composizione del substrato è determinata in primo luogo dall‘incidenza della frazione minerale e di quella organica; in riferimento a quest’ultima, il grado di decomposizione, il contenuto in azoto ed il rapporto C/N costituiscono elementi importanti per programmare la concimazione. A questo fine anche la conoscenza delle quantità di macro e micro elementi disponibili è ovviamente fondamentale. Da non trascurare è la presenza di composti chimici tossici (metalli pesanti, polifenoli, inquinanti organici). La capacità di scambio risulta essere molto variabile: compresa tra 100 e 150 meq 100 g-1 di peso secco nei materiali in cui essa è molto elevata (es. torba bionda); intorno a 50 e tra 5 e 15 meq 100 g-1 di peso secco in quelli in cui è rispettivamente media e molto bassa (es. perlite). 33 Giuffrida e Michel Fig. 4 - Variazione nel tempo del pH di un compost di letame bovino in rapporto alle dosi di applicazione di zolfo micronizzato (Rielaborato da Marfà et al., 1998). Fig. 4 - Time course variation of pH in a cattle manure compost in relation to different amount of sulphur applied (Adapted from Marfà et al., 1998) La reazione (pH) del substrato assume importanza non solo in rapporto alle specifiche esigenze che al riguardo alcune specie possono presentare ma anche alla influenza sulla disponibilità degli elementi minerali e quindi alla possibilità di assorbimento da parte delle piante. In rapporto a quanto sopra, in genere, si ritiene ottimale un pH compreso tra 5,5 e 6,5. Nei materiali più diffusamente utilizzati il pH può variare da un minimo di 3 circa nel caso della torba bionda di sfagno ad un massimo di 9 nell’argilla espansa (Gianquinto e Pimpini, 2001). La figura 4 mostra l’andamento del pH in un compost di letame bovino per effetto di differenti apporti di zolfo micronizzato (Marfà et al., 1998); a tale riguardo è da osservare come il tempo necessario per ottenere un valore di pH stabile sia relativamente lungo e quindi da prendere in considerazione in fase di utilizzazione. L’opportunità di ricondurre la composizione di nutrienti e il pH del substrato a valori prefissati prima del suo utilizzo va valutata in rapporto alla capacità di scambio ionico del materiale, e quindi del potere tampone, alla durata del suo impiego e alla modalità gestione della concimazione (es. concimi a lento effetto o fertirrigazione). spensabile realizzare dei saggi biologici (es. Dorais et al., 2007) prima di valutare l’impiego di alcuni materiali nella formulazione di substrati di coltivazione. Fra le proprietà biologiche, un punto essenziale da prendere in considerazione nella caratterizzazione di un materiale è la biostabilità, cioè la resistenza alla naturale degradazione della micro-flora batterica e fungina, che dipende principalmente dalla lunghezza e dalla complessità delle catene carboniose. Il materiale organico da utilizzare come substrato dovrebbe presentare una biostabilità tale da mantenere inalterate le proprie caratteristiche iniziali durante la coltivazione. Questa degradazione microbica è spesso accompagnata, nelle prime fasi, da un elevata domanda di azoto che può interferire nell’alimentazione minerale della pianta, determinando una carenza più o meno seria del suddetto elemento. Appare quindi evidente l’opportunità di conoscere la biostabilità di un nuovo materiale prima di introdurlo in un miscuglio per la preparazione di un substrato. Lemaire et al., (1998) propongono come indice per misurare la biostabilità di un materiale organico la quantità di sostanza secca, espressa come percentuale di quella iniziale, che rimane dopo sei mesi di permanenza del substrato in condizioni standard. Come riportato nella tabella 4, tale indice varia in maniera sensibile nei diversi materiali organici e l’autore considera valori di biostabilità inferiori al 70% troppo bassi in quanto determinano considerevoli alterazioni delle caratteristiche fisiche e chimiche del substrato. L’importanza della stima della biostabilità dei substrati organici è testimoniata inoltre da numerosi studi volti alla messa a punto di indici validi per molti materiali organici (Bernal et al., 1998; Adani et al., 2006; NiChualain e Prasad, 2009). Tab. 4 - Indici di biostabilità di differenti materie prime organiche utilizzate per la formulazione di substrati (Rielaborato da Lemaire et al., 1998). Tab. 4 - Biostability index of different raw organic materials used for substrate preparation (Adapted from Lemaire et al., 1998). Materiale organico Caratteristiche biologiche Le condizioni biologiche dei substrati che assumono maggiore rilievo riguardano l’eventuale presenza di organismi nocivi per le piante e/o di sostanze fitotossiche di origine microbica. Ad esempio, alcuni scarti di attività urbane o industriali riciclati possono contenere, oltre che metalli pesanti e inquinanti organici, anche dei patogeni pericolosi per l’uomo e per le piante. Per contro, alcuni materiali organici come il letame possiedono un’azione repressiva sui patogeni del suolo (Raviv, 2008). A questo scopo, appare indi34 Torba di sfagno Corteccia di pino compostata Letame bovino compostato Residui forestali compostati Residui di potatura compostati Fibra di cocco 1Quantità Indice di biostabilità1 (mg mg-1100) 83,7 100,0 66,5 83,6 100,0 100,0 di sostanza secca, espressa come percentuale di quella iniziale, che rimane dopo sei mesi di permanenza del substrato in condizioni standard. 1Amount of substrate dry matter, expressed as percentage of the initial, measured after six months in standard conditions. Substrati per lorto-floricoltura sostenibile Nuove acquisizioni sulle caratteristiche fisiche dei substrati La caratterizzazione dei materiali attraverso la determinazione delle principali proprietà fisiche, come la porosità totale, la capacità per l’aria e l’acqua facilmente disponibile, consente di effettuare una valutazione agronomica del substrato (de Boodt e Verdonk, 1972; Fonteno, 1989; Sambo et al., 2008). Tuttavia, la conoscenza del contenuto idrico e del suo potenziale in condizioni stazionarie non è sempre sufficiente a esprimere le particolari condizioni che si realizzano nella coltivazione in vaso a causa della specificità di questo sistema e cioè del limitato volume di substrato a disposizione dell’apparato radicale che determina una rapida variazione dei rapporti fra acqua, nutrienti e gas. In considerazione di ciò, a partire dagli anni ’90 sono state effettuate numerose ricerche (es. Wallach et al., 1992; da Silva et al., 1993; Caron et al., 1998) per approfondire le conoscenze e modellizzare la dinamica dell’acqua in ambienti non saturi e dell’ossigeno in ambienti saturi di acqua. In particolare, alcuni studi sulla determinazione della conducibilità idraulica non saturata hanno dimostrato che tale variabile in alcuni materiali (torba, corteccia, ecc.) diminuisce radicalmente in un range ristretto di potenziale idrico determinando una riduzione del flusso di acqua nel substrato, con potenziali effetti negativi sull’apparato radicale (Wallach et al., 1992; da Silva et al., 1993; Naasz et al., 2005). Contrariamente all’acqua, la dinamica nei substrati dell’aria e dei suoi componenti è stata poco studiata. Come anche riportato nelle caratteristiche fisiche del substrato, numerose ricerche utilizzano come indicatore dell’aerazione dell’ambiente radicale il contenuto di aria ad una tensione di -1 kPa (es. de Boodt e Veronck, 1972; Strojny et al., 1998). Tuttavia, la dinamica dei gas, ed in particolare la diffusività, consente di descrivere meglio la disponibilità dell’aria nel substrato. La messa a punto di metodi per misurare tale variabile (King e Smith, 1987; Bunt, 1991) ha evidenziato una migliore correlazione fra gli scambi di gas nei substrati e la crescita della pianta (Allaire et al., 1999; Caron e Nkongolo, 1999) piuttosto che con il tradizionale indicatore dell’aerazione (capacità per l’aria a -1 kPa). Evoluzione delle caratteristiche fisiche del substrato Nella coltivazione in contenitore, numerosi fattori possono influenzare in maniera più o meno reversibile le caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche dei substrati nel corso del loro impiego. Tali modifiche riguardano principalmente le proprietà fisiche ed in particolare la fase solida che è sottoposta a frequenti cicli di idratazione e disseccamento per effetto, da una parte, della irrigazione e, dall’altra, dell’evaporazione e dell’assorbimento delle piante. I conseguenti rigonfiamenti e contrazioni possono determinare dei cambiamenti sulla fase solida e sulla distribuzione dei pori, influenzando quindi i movimenti di acqua e aria nei substrati (Heiskanen, 1995; Michel et al., 2004). In generale, tali modifiche possono determinare una compattazione, la cui entità e reversibilità dipendono dalla natura del materiale, e quindi una diminuzione della disponibilità di ossigeno alle radici durante l’accrescimento (Lemaire et al., 2003). Un’altra possibile alterazione della fase solida del substrato è legata all’affinità che la sostanza organica usata nella formulazione del supporto di coltura ha nei confronti dell’acqua, che dipende dal suo grado di decomposizione e dal contenuto di acqua stessa (Michel et al., 2001). Recenti studi sull’argomento (Naasz et al., 2008) confermano che la bagnabilità del substrato può essere considerata fra i maggiori fattori che influenzano l’isteresi delle curve di ritenzione dei substrati organici (fig. 5). Considerato che la bagnabilità è strettamente correlata anche con il contenuto idrico, la parte di substrato lontana dal gocciolatore potrebbe non essere adeguatamente e regolarmente inumidita (Leonardi et al., 2001) acquisendo un pronunciato carattere idrofobico che determina difficoltà di reidratazione e condizioni inospitali per l’apparato radicale. Tra i fattori che influenzano le caratteristiche idrologiche dei substrati nel corso del loro impiego, è da prendere in considerazione lo sviluppo dell’apparato radicale. Le radici possono occupare una parte degli spazi vuoti (fino al 10% del volume totale in rapporto alla specie), determinando una graduale riduzione della porosità totale (Lemaire et al., 2003), facilitare Fig. 5 - Fenomeno di isteresi in torba bionda: curve di ritenzione in fase di essiccazione e di idratazione (da Naasz et al., 2008). Fig. 5 - Isteresis phenomena in peat: retention curve in dry and wet phase (from Naaszet al., 2008). 35 Giuffrida e Michel l’aggregazione delle particelle del substrato, riducendo il compattamento durante la coltivazione e migliorando la struttura del substrato (Rivière, 1991), e migliorare la connessione fra i pori, incrementando così il flusso di aria e acqua nel substrato (Allaire et al., 1999). In ogni caso, la distribuzione dell’apparato radicale e la dinamica dell’assorbimento delle stesse hanno una forte influenza sulle caratteristiche idrologiche e sul movimento dell’aria e dell’acqua (Leonardi et al., 2001). In considerazione di ciò, l’approfondimento delle conoscenze sulle relazioni di causa ed effetto fra le caratteristiche idrologiche del substrato e lo sviluppo dell’apparato radicale rappresenta certamente un punto importante per una corretta gestione del supporto di coltura. I substrati di coltivazione quale elemento della sostenibilità Il substrato di coltivazione, come mezzo di produzione, può contribuire a migliorare la sostenibilità dell’attività orticola e floro-ornamentale sotto vari aspetti: agronomico, economico e ambientale. Dal punto di vista agronomico, la sostenibilità di un materiale è legata alle sue caratteristiche fisiche e chimiche e all’indirizzo produttivo (es. coltivazione di ortive fuori suolo vs coltivazione di piante ornamentali in vaso). Ad esempio, i riflessi derivanti dall’utilizzo di un substrato inorganico od organico sono certamente da porre in relazione con la lunghezza del ciclo di coltivazione, con la gestione dell’alimentazione idrica e minerale e con la tipologia di prodotto (es. piante recise o in vaso). Le considerazioni economiche nella scelta del substrato sono legate direttamente ai costi di acquisto e smaltimento del materiale e in maniera indiretta ai costi per la gestione della soluzione nutritiva. Relativamente ai costi di acquisto, la scelta va effettuata in funzione della tipologia di prodotto e quindi della sua destinazione; ad esempio, per la produzione di giovani piante destinate alla forestazione, incoraggiata recentemente dall’Unione Europea, è indispensabile l’uso di materiali di basso costo. Infine, ma non per ultime, vi sono le implicazioni che la scelta e l’impiego di un substrato hanno sull’ambiente e che sono riconducibili all’impatto determinato dall’utilizzazione di risorse non rinnovabili, a quelle conseguenti al trasporto e smaltimento del materiale e alla gestione della soluzione nutritiva. Come evidenziato precedentemente, allo stato attuale la torba rappresenta il materiale maggiormente impiegato nella formulazione dei miscugli nel settore orticolo e floro-ornamentale, a motivo delle soddisfa36 centi caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche. Anche se l’impiego della stessa come substrato di coltivazione a livello mondiale è inferiore all’0,4% del consumo totale (Armstrong, 2004), le implicazioni di natura ambientale legate allo sfruttamento delle torbiere hanno spinto verso la ricerca di materiali alternativi. La campagna contro l’utilizzazione delle torbiere, per il valore naturalistico di tale habitat e per la natura “non rinnovabile” del materiale, è particolarmente attiva nel Regno Unito dove molte catene della GDO richiedono terricci “peat-free” (Armstrong, 2004). Inoltre, il manuale tecnico del marchio comunitario di qualità ecologica (Ecolabel) per i substrati di coltivazione promuove l’utilizzo di materiali rinnovabili e/o il riciclaggio di sostanza organica derivata dalla raccolta e/o dal trattamento dei rifiuti. Infine, nel considerare gli aspetti ecologici legati all’utilizzo della torba, non sono da trascurare i costi ambientali conseguenti al suo trasporto. Il problema della sostenibilità ambientale assume particolare rilievo per i substrati minerali di origine industriale (perlite, lana di roccia, ecc.) a causa dell’elevato fabbisogno energetico durante i processi di produzione (150-200 kWh/m3) e delle difficoltà di riciclaggio e/o smaltimento. Con riferimento al problema energetico è da evidenziare ad esempio un progetto supportato dall’Unione Europea che riguarda l’applicazione di tecnologie già esistenti per utilizzare materiali di rifiuto di attività industriali, in parziale sostituzione delle tradizionali fonti di energia, nella produzione della lana di roccia. La prospettiva di una maggiore diffusione dell’impiego in Italia di tali substrati, a causa degli elevati volumi di rifiuti solidi che determinano alla fine del ciclo di coltivazione, è strettamente subordinata alla messa a punto di strategie idonee per il loro riciclaggio. L’attuale tendenza, sulla base delle indicazioni fornite dalle ditte produttrici, di incorporare al terreno i substrati dopo il loro impiego è tecnicamente inaccettabile e non sostenibile dal punto di vista ambientale. Problematiche differenti con riferimento alla reperibilità pongono i substrati inerti che non prevedono un procedimento industriale di trasformazione dalle materie prime (es. pomice, sabbia, ecc.) e che sono, quindi, usati tal quali, soprattutto nelle zone ad elevata disponibilità; per alcuni di questi materiali (es. lapillo, sabbia, ecc.) ci sono delle limitazioni al loro prelievo essendo una risorsa allocata, spesso, in aree naturali protette. Per alcuni sistemi di produzione, qualunque sia l’origine e la natura del substrato, nella scelta del materiale non vanno trascurati gli aspetti connessi alla possibilità del reimpiego. Il riutilizzo della risorsa può modificare i rapporti pianta-substrato a seguito delle Substrati per lorto-floricoltura sostenibile variazioni delle caratteristiche fisico-chimiche (Giuffrida et al., 2001; Urrestarazu et al., 2008) che possono determinarsi come conseguenza dell’accumulo dei residui delle colture precedenti (Giuffrida et al., 2008) e/o della variazione della distribuzione percentuale verso particelle con diametri minori (Orozco e Marfà, 1995; Giuffrida et al., 2008) e, limitatamente ai substrati di natura organica, della decomposizione della matrice organica (Lemaire et al., 1998). Tuttavia, le variazioni delle proprietà idrologiche riscontrate per effetto della riutilizzazione del substrato non rappresentano un fattore limitante qualora la gestione della fertirrigazione venga adeguata alle nuove caratteristiche del substrato (Urrestarazu et al., 2008). La sostituzione della torba nella formulazione dei substrati di coltivazione Alle valutazioni agronomiche ed economiche da parte degli agricoltori sull’opportunità di sostituire totalmente o in parte la torba nella formulazione dei substrati di coltivazione si aggiungono quelle ambientali che riguardano l’intera collettività. Tali considerazioni sono riconducibili alla già citata convenienza di preservare le torbiere e all’opportunità di riutilizzare a fini agricoli i volumi sempre crescenti di sottoprodotti o materiali di scarto provenienti da specifici processi industriali, agroalimentari, dall’allevamento e da attività urbane (tab. 5) per i quali, al momento, la loro valorizzazione come fonte di energia non rappresenta una soluzione sostenibile dal punto di vista ambientale. È evidente che alcuni materiali di origine organica si possono proporre agli agricoltori come valida alternativa alla torba se presentano condizioni di impiego uguali o migliori della torba stessa e se sono economicamente più convenienti. Da questo punto di vista, la possibilità di produrre substrati organici alternativi alla torba in prossimità delle più importanti aree di uti- lizzazione può ridurre notevolmente i costi legati al trasporto che, soprattutto nei paesi privi di torbiere, rappresentano una parte importante del costo totale del substrato (es. circa il 55%, per torba trasportata dalla Lituania alla Sicilia). Molti materiali di origine organica, tuttavia, non possono essere usati tal quali a causa della elevata salinità (Chong, 2005), della presenza di contaminanti (Verdonck et al., 1987; Ostos et al., 2008), della potenziale fitotossicità per alcune specie e, principalmente, della instabilità della materia organica. Il compostaggio, come è noto, è un processo microbiologico aerobico che, attraverso la decomposizione della sostanza organica, porta alla formazione di un “compost” preumificato (Keener et al., 1993) caratterizzato da una maggiore biostabilità rispetto al materiale di partenza. Le caratteristiche del compost sono legate alla natura del materiale di base (Hicklenton et al., 2001; Hernandez-Apaolaza et al., 2005) e alle condizioni durante il processo di compostaggio (temperatura, umidità, contenuto di ossigeno e nutrienti, ecc.). Con specifico riferimento alla natura del materiale di base, è stata osservata su un compost di residui di potatura una variabilità elevata delle caratteristiche chimiche, non solo con riferimento alla provenienza, ma anche al periodo di reperimento del materiale di partenza (Marfà, dati non pubblicati). Inoltre, studi condotti sul compostaggio di alcuni materiali organici hanno evidenziato come la diversa gestione del processo (es. adozione o meno della ventilazione forzata, frequenza dei rivoltamenti, ecc.) (tab. 6) porti all’ottenimento di compost aventi caratteristiche differenti (Verdonk et al., 1987; Cáceres et al., 1998). Dal punto di vista normativo, in Italia il D. Lgs. n. 217 del 29.04.2006 (aggiornato con Decreto del 22.01.2009) definisce l’”ammendante compostato verde” come il “Prodotto ottenuto attraverso un processo controllato di trasformazione e stabilizzazione Tab. 5 - Materiali organici proposti e sperimentati per la formulazione di substrati di coltivazione1. Tab. 5 - Organic materials studied for substrate preparation1. Attività urbane Agro-industria Cortecce Fibra di legno Vinacce Segatura Fibra di cocco Sansa di olivo Pula di riso Residui funghi 1Indicazioni Residui produzione birra Residui cartiera Gusci di arachide Silique di carrubo Fusti del cotone Gusci di mandorle Fusti di soia Raspi d’uva Trucioli Paglia Pastazzo Fanghi lattiero -caseari Trinciati di potatura Cartone Residui solidi urbani Residui di potatura dei giardini Fanghi urbani Allevamento Letame bovino Liquame suino Altro Posidonia oceanica relative a fonti bibliografiche diverse. 1Data refers to different references. 37 Giuffrida e Michel Tab. 6 - Caratteristiche di un compost di letame bovino ottenuto dopo 200 giorni di compostaggio utilizzando due procedimenti (statico e dinamico1) e aggiungendo o meno corteccia di pino marittimo (da Cáceres et al. 1998). Tab. 6 - Cattle manure compost characteristics after 200 days of composting with two processing methods (static and dynamic) and the addiction of pine bark (from Cáceres et al. 1998). Procedimento Statico Dinamico Dinamico con corteccia pH EC dS m-1 NO3mg l-1 NH4+ mg l-1 Sost. org. g g-1100 Norg g g-1100 C/N 5,97 b 7,19 a 7,26 a 5,08 a 5,12 a 3,04 b 391 a 153 b 43 c 90 a 26 b 15 b 79,28 a 77,43 b 69,10 c 2,63 a 2,93 a 2,07 b 18 a 15 b 19 a In ciascuna colonna, valori seguiti da lettere diverse differiscono significativamente per P=0,05 (Student Newman-Keuls). rivoltamento del cumulo 1Con di rifiuti organici che possono essere costituiti da scarti di manutenzione del verde ornamentale, residui delle colture, altri rifiuti di origine vegetale”, l’”ammendante compostato misto” come il “Prodotto ottenuto attraverso un processo controllato di trasformazione e stabilizzazione di rifiuti organici che possono essere costituiti dalla frazione organica degli RSU proveniente da raccolta differenziata, da rifiuti di origine animale compresi liquami zootecnici, da rifiuti di attività agroindustriali e da lavorazione del legno e del tessile naturale non trattati, da reflui e fanghi, nonché dalle matrici previste per l’ammendante compostato verde” e l’”ammendante compostato torboso” come il “Prodotto ottenuto per miscela di torba con ammendante compostato verde e/o misto”. Attualmente, alcuni di questi sottoprodotti o rifiuti si utilizzano ampiamente in sostituzione della torba nella formulazione di substrati in orto-floricoltura; è il caso delle cortecce di conifere e della fibra di cocco. Le ricerche sull’impiego delle cortecce come substrato hanno avuto inizio negli anni ’50 (Carlile, 2008) e risale al 1979 la prima review sull’argomento (Pokorny, 1979). La corteccia è dunque già da molti anni un materiale ampiamente utilizzato come substrato e in alcuni paesi dove la torba è poco disponibile o molto costosa (es. Australia) rappresenta il principale costituente dei miscugli (Carlile, 2008). In alcune recenti ricerche, materiali da riciclare compostati sono proposti in parziale sostituzione, non solo della torba, ma anche delle cortecce (es. Mupondi et al., 2006). Per numerosi altri materiali organici, come evidenziato dalla letteratura disponibile nell’ultimo decennio, sono in fase di sperimentazione le modalità di compostaggio e le opportunità di impiego nei miscugli per la coltivazione di piante in contenitore (es. Guérin et al., 2001; Grigatti et al., 2007; Caballero et al., 2009; Medina et al., 2009). Numerosi studi hanno riguardato in particolare la sostituzione della torba con compost di materiali organici di rifiuto come fan38 ghi da reflui urbani (Perez-Murcia et al., 2006; Manas et al., 2009), rifiuti solidi urbani (Moldes et al., 2007; Ostos et al., 2008), letame (Mupondi et al., 2006), residui di potatura (Grigatti et al., 2007). In generale, i risultati delle ricerche consentono di affermare che molti materiali organici possono sostituire la torba nella composizione dei substrati in proporzione più o meno significativa (Moldes et al., 2007; Medina et al., 2009). Alcuni materiali, infatti, si utilizzano in maniera marginale a causa della loro disponibilità locale (es. lolla di riso) o perché, anche dopo il compostaggio, mantengono delle caratteristiche che ne limitano i volumi di impiego nella costituzione dei miscugli; a questo riguardo, il maggiore vincolo è rappresentato dalla eccessiva salinità (Cáceres et al., 1998; Ostos et al., 2008; Warren et al., 2009), dalla elevata concentrazione di uno o più elementi (Schmitz e Meinken, 2009) e dalla presenza di contaminanti come i metalli pesanti (Perez-Murcia et al., 2006). La risposta delle piante alla sostituzione della torba nei substrati di coltivazione con compost di diversa natura appare di difficile valutazione a motivo della tecnica colturale non sempre condotta in maniera oggettiva. Nonostante l’utilizzo di differenti proporzioni di materiali compostati nella formulazione del miscuglio determini una significativa variazione delle caratteristiche del miscuglio stesso, la gestione della irrigazione raramente viene effettuata sulla base delle caratteristiche idrologiche proprie di ciascun miscuglio. Discorso analogo riguarda la disponibilità dei nutrienti che risulta molto influenzata dalla composizione chimica del substrato, dal pH, dalla biostabilità e dalla presenza di composti organici in soluzione (Caballero et al., 2007). Conclusioni Anche l’agricoltura non può non tenere conto della necessità di implementare, nei processi produttivi, tecniche che mantengano un alto grado di efficienza agronomica e che siano rispettose dell’ambiente; ciò è Substrati per lorto-floricoltura sostenibile particolarmente importante per quei settori, come quello orto-floricolo, caratterizzati da un rilevante impiego di mezzi tecnici. I substrati di coltivazione rappresentano un importante fattore della produzione per il raggiungimento dei suddetti obiettivi. I risultati delle sperimentazioni sulla dinamica dell’acqua e dei gas nei substrati di coltivazione, che si aggiungono ai già noti studi sulla caratterizzazione idrologica degli stessi, hanno consentito, ad esempio, di spiegare meglio le rapide variazioni dei rapporti fra aria, acqua e nutrienti che si realizzano nella coltivazione in vaso. Ciò ha permesso di rispondere più puntualmente alle esigenze idriche e nutritive della pianta e al tempo stesso di gestire in maniera più efficiente, anche dal punto di vista ambientale, l’alimentazione idrica e minerale delle piante. La scelta del materiale da utilizzare come substrato ha certamente un significato importante ai fini della sostenibilità agronomica, economica e ambientale per possibili riflessi in fase di approvvigionamento, gestione e smaltimento. A tale riguardo, l’utilizzo di alcuni materiali inorganici di origine industriale sembra subordinato alla messa a punto di strategie di riciclaggio e di reimpiego che riducano il forte impatto conseguente al rilascio nell’ambiente del substrato dopo il loro uso. Per i substrati organici appaiono pressanti le necessità di: 1) ridurre l’impiego della torba a causa delle politiche ambientali sulla salvaguardia degli habitat naturali ma soprattutto, nei paesi privi di torbiere, per l’elevato costo e per le crescenti difficoltà di approvvigionamento; 2) contribuire a smaltire i volumi sempre più rilevanti di materiali organici di rifiuto. L’introduzione di nuovi materiali organici in sostituzione della torba non sembra di rapida attuazione nella realtà produttiva essendo un processo piuttosto complesso e articolato. Esso, infatti, richiede in primo luogo l’individuazione, nelle diverse aree di produzione, di materiali rinnovabili, reperibili in loco facilmente, in elevati volumi e con continuità e il cui approvvigionamento e preparazione abbiano un costo tale da renderli competitivi con la torba. La messa a punto dei più idonei processi di compostaggio, al fine di ottenere un materiale stabile e con caratteristiche quanto più possibile prossime a quelle considerate ottimali, e l’acquisizione del know-how per la corretta gestione del substrato rappresentano certamente gli aspetti tecnici di più difficile definizione. Inoltre, almeno per le piante più diffuse negli specifici contesti produttivi, sono da individuare le proporzioni con cui tali materiali possono entrare a far parte nei miscugli di substrati; gli approfondimenti scientifici al riguardo hanno infatti evidenziato alcune criticità legate alla considerevole variabilità di questi materiali, alla loro elevata salinità e alla presenza di sostanze fitotossiche. La possibilità di sostituire almeno in parte la torba nella formulazione dei substrati sembra comunque un obiettivo concretamente raggiungibile e in questa ottica si muove gran parte dell’attuale attività di ricerca. Tale obiettivo, tuttavia, almeno nei paesi in cui questa risorsa è largamente disponibile, appare più legato all’esigenza di trovare impiego ai sempre maggiori volumi di rifiuti organici che alla salvaguardia dell’ambiente; le quantità utilizzate in agricoltura sono, infatti, assai contenute rispetto alle risorse disponibili e rappresentano una quota minimale rispetto agli altri impieghi. La questione, ovviamente, assume un diverso rilievo in quei paesi, come l’Italia e la Spagna, dove l’importazione di torba è molto elevata e per i quali l’esigenza di trovare delle alternative economicamente sostenibili è più cogente. Riassunto I substrati di coltivazione costituiscono sempre più un importante fattore di produzione in orto-floricoltura in quanto consentono di coniugare la tendenza a ottimizzare l’efficienza delle risorse impiegate con la necessità di contenere l’impatto ambientale tipico dei sistemi agricoli intensivi. Un uso sostenibile, dal punto di vista agronomico, economico e ambientale, di tale mezzo tecnico è da ricondurre ad aspetti relativi al reperimento, alla gestione, al reimpiego e allo smaltimento dei materiali. Nella rassegna si evidenzia come l’approfondimento delle conoscenze sulla dinamica dell’acqua e dei gas nei substrati e la sostituzione, nella formulazione dei substrati, della torba con materiali organici di rifiuto possano rappresentare delle significative opportunità per migliorare la sostenibilità dell’orto-floricoltura. Parole chiave: materiali organici, minerali, torba, compost, tutela dell’ambiente. Bibliografia ADANI F., UBBIALI C., GENERINI P., 2006. The determination of biological stability of composts using the Dynamic Respiration Index: The results of experience after two years. Waste Management, 26:41-48. AIPH, 2007. International statistics flower and plants 2007, AG Zoetermer. ALLAIRE S.E., CARON J., PARENT L.E., 1999. 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