doll_therapy_articolo - Fondazione San Salvatore

Transcript

doll_therapy_articolo - Fondazione San Salvatore
TERAPIA DELLA BAMBOLA:
L’ESPERIENZA DELLA RESIDENZA S. SALVATORE
Dr.ssa Roberta Marangoni, Psicologa Psicoterapeuta
L’orientamento attuale dei servizi che si occupano di anziani consiste sempre più
nel ricorrere, per la gestione dei disturbi comportamentali frequentemente associati
alla demenza, a terapie non farmacologiche in progetti di prevenzione, di
riabilitazione e di terapia.
Il percorso terapeutico iniziato dalla Residenza “S. Salvatore” di Ficarolo (RO) è
relativo alla doll therapy. La bambola evoca dinamiche relazionali proprie
dell’infanzia e, in persone con demenze gravi, in cui vi è una compromissione
importante delle funzioni cognitive, essa diviene uno strumento simbolico, un
bambino di cui prendersi cura e che “regala” emozioni.
L’esperienza è iniziata a giugno 2011 con la selezione di cinque Ospiti, con età
media di 88,6 anni, con deterioramento cognitivo grave (MMSE<10/30) e disturbi
comportamentali quali agitazione/aggressività, depressione, apatia, wandering,
disturbi del sonno, irritabilità, allucinazioni.
Tali disturbi, valutati mediante l’UCLA Neuropsychiatric Inventory (NPI),
risultano severi nel 7% dei casi, di moderata gravità nel 64% e lievi nel 29% dei casi
1
riscontrati e comportano per gli Operatori addetti all’Assistenza uno stress emotivo
severo nel 14% dei casi, moderato nel 43%, lieve nel 29% e minimo nel 14% dei casi.
La terapia è stata preceduta da un periodo di osservazione di circa dieci giorni,
durante i quali gli anziani selezionati sono stati osservati durante l’interazione con la
bambola, rilevando i comportamenti in un’apposita scheda di registrazione.
A conclusione dell’osservazione, verificata la risposta positiva degli Ospiti
selezionati, nel senso di un’attivazione affettiva con la bambola, si è deciso di inserire
gli anziani nella terapia utilizzando uno specifico protocollo individuale di
somministrazione.
L’efficacia della doll therapy è dovuta al fatto che gli anziani con grave
deterioramento cognitivo non sono in grado di differenziare il reale dall’immaginario
e considerano la bambola un bambino reale, su cui riversare il proprio affetto. Se
infatti le capacità cognitive sono deteriorate, la capacità di ricordare e di emozionarsi
per situazioni fissate nella memoria remota è conservata.
La bambola è consegnata agli Ospiti sia in specifici orari della giornata,
considerati “critici” (al mattino durante l’igiene degli Ospiti e al pomeriggio dalle
14.00 alle 15.30, quando le attività sono temporaneamente sospese e la maggior parte
degli anziani è nella propria stanza a riposare), sia quando se ne riscontra la necessità
(“al bisogno”).
Si è osservato che gli Ospiti cui è consegnata la bambola non solo la accolgono
con entusiasmo ed emozione, baciandola, abbracciandola, stringendola forte al petto,
accarezzandole il viso e toccandole le manine, cullandola ecc., ma alcuni sono in
grado di “riconoscere” la “propria” bambola, protestando se viene data loro una
bambola diversa.
Il contatto con la bambola favorisce il rilassamento dell’Ospite, riducendo o
eliminando la sintomatologia ansiosa e provoca un senso di benessere nei soggetti
con depressione. Nell’Ospite con wandering determina un incremento dei momenti
di pausa, necessari all’accudimento della “bambina”.
Per un’Ospite della Residenza con grave apatia, la bambola è l’unico stimolo che
provoca il suo interesse. La Signora, che ha vissuto un’infanzia difficile caratterizzata
2
da un rapporto conflittuale con la madre, ha “creato” una storia sulla bambola, che lei
identifica come una bambina che è stata maltrattata dai genitori e che lei ora
protegge e consola. I momenti che passa con lei sono ricchi di carezze, di baci e di
coccole. La Signora crede che la “bambina” le sorrida e lei la rassicura dicendole che
non permetterà più a nessuno di farle del male.
L’efficacia della doll therapy, oltre ad essere evidente osservando i volti distesi e
rilassati degli anziani che tengono in braccio la bambola, è stata da noi verificata
oggettivamente valutando la percentuale di volte in cui la consegna della bambola ha
determinato una riduzione dei disturbi comportamentali. Come evidenziato nel
grafico, a tre mesi dall’inizio della terapia la consegna della bambola ha comportato
una riduzione del 100% dei disturbi comportamentali in tre Ospiti, per un’Ospite la
doll therapy ha avuto un esito positivo nell’85% dei casi, e per la quinta Signora il
risultato positivo è stato raggiunto nel 66% dei casi.
Percentuale di riduzione/eliminazione
dei disturbi comportamentali
100%
80%
Ospite A
Ospite B
60%
Ospite C
Ospite D
40%
Ospite E
20%
0%
1
Abbiamo osservato che la doll therapy può essere efficace anche con anziani che
non presentano deterioramento cognitivo grave e che riconoscono la bambola come
un oggetto, ma ugualmente traggono beneficio dal contatto con essa. Nella nostra
esperienza una Signora con apatia ha più volte richiesto consapevolmente la
bambola, perché il contatto con lei le procura piacere e rilassamento.
3
Attualmente il progetto sta felicemente proseguendo con l’inserimento nella
terapia di altre due Ospiti di 90 e 80 anni.
Per l’Ospite più anziana la bambola è utilizzata più frequentemente la sera
durante l’addormentamento, in presenza di una sintomatologia ansioso-depressiva. Il
contatto con la “bambina”, che la Sig.ra tiene stretta a sé nel proprio letto e copre
amorevolmente con le coperte, favorisce il rilassamento e di conseguenza
l’addormentamento.
Oltre ad essere efficace nella riduzione dei disturbi comportamentali negli anziani
con demenza e nel favorire il loro benessere psico-fisico, la doll therapy risulta essere
preziosa anche nel ridurre lo stress degli Operatori addetti all’assistenza nella
gestione degli anziani con tali problematiche. Ad esempio l’Ospite ottantenne della
nostra Struttura, che cammina senza meta all’interno del reparto (wandering) ed
entra nelle stanze altrui, spaventando gli anziani emotivamente più fragili, e che
rischia di mettersi in pericolo ad esempio uscendo dalla porta antincendio, è fonte di
stress per gli Operatori che, mentre sono impegnati nelle attività quotidiane con gli
Ospiti, devono allo stesso tempo sorvegliarla. Utilizzando la doll therapy si è
osservato che aumentano i tempi di pausa, per cui la Sig.ra, per accudire la propria
“bambina”, rimane tranquilla nella propria stanza o nel corridoio di fronte alla
camera, impegnata a cullarla e a coccolarla.
La terapia della bambola è stata accolta positivamente sia dal Personale della
Residenza S. Salvatore sia dai Familiari degli Ospiti. Risulta essere particolarmente
prezioso e al tempo stesso fondamentale il lavoro svolto dagli Operatori addetti
all’Assistenza, che si occupano della parte operativa della terapia, e il cui interesse è
tale che alcuni hanno persino comprato dei vestitini per cambiare le bambole.
4
Bibliografia
Cappuccio M., Cilesi I., “Star bene con una bambola”. www.assomensana.it.
Cilesi I., “Pazienti Alzheimer. Disturbi del comportamento e sperimentazioni”.
Assistenza Anziani, Marzo-Aprile 2007.
Cilesi I., “Alleviare le tensioni. Come favorire lo star bene con una bambola”.
Assistenza Anziani, Aprile-Maggio 2009.
Cilesi I., “Terapia della bambola. Farmaci e caregiver: test sulla validità”. Assistenza
Anziani, Novembre-Dicembre 2011.
Mackenzie L., James I. A., Morse R., Mukaetova-Ladinska E., Reichelt F. K., “A pilot
study on the use of dolls for people with dementia”. Published electronically 25 April
2006.
5