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Giornata Mondiale della Gioventù 2016 a Cracovia. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia (Mt 5:7)
L’esperienza dei ragazzi
La Voce che
Chiama
della parrocchia alla gmg 2016
È a Cracovia, in Polonia, che si è tenuta la 31°
edizione della Giornata Mondiale della Gioventù a
cui hanno partecipato anche i ragazzi del gruppo di
seconda e terza superiore della nostra parrocchia.
Bollettino della Parrocchia di San Giovanni Battista • Ottobre 2016
I ragazzi della parrocchia sono partiti domenica 24
Luglio da Bologna con molto entusiasmo e voglia di
vivere una esperienza cristiana tra giovani.
Piazza del Popolo, 22 - 40017 San Giovanni in Persiceto (Bo) - tel. 051821254 - www.parrocchiapersiceto.it
Periodico - Direttore responsabile: Don GIOVANNI BONFIGLIOLI Arciprete
“Questo mistero luminoso che ci aspetta a braccia aperte è sugli altari della nostra chiesa tutte le volte che si fa l’adorazione. Quella è una falla aperta
verso l’eternità. E’ il Cristo totale qui, ora, tutto intero, dove noi possiamo entrare subito; ne possiamo partecipare. L’Eucaristia è una iniezione di eternità
quotidiana!! E pensate quanti se ne privano…”
Il gruppo della pastorale giovanile della Diocesi di
Bologna, di cui i nostri ragazzi facevano parte, ha
contato la bellezza di 948 partecipanti.
Dopo un tragitto abbastanza lungo, parliamo di
quasi 22 ore in pullman, i ragazzi hanno raggiunto
Wadowice, città natale di San Giovanni Paolo II,
nella parrocchia di San Pietro Apostolo, che li ha
ospitati calorosamente per una settimana.
Pegno della gloria futura
Gli eventi della GMG sono iniziati il 26 Luglio con
la messa di apertura tenuta dal cardinale Stanislav
Dziwisz, arcivescovo di Cracovia, davanti a quasi
500 mila giovani riuniti al parco di Blonia. Durante
l’omelia il cardinale ha rivolto ai giovani un appello:
“Tornando ai vostri Paesi, alle vostre case e comunità, portate loro la scintilla
della misericordia, ricordando a tutti che beati i misericordiosi, perché
troveranno misericordia. Portate agli altri la fiamma della vostra fede e
accendete con essa altre fiamme, affinché i cuori umani battano al ritmo del
Cuore di Gesù”.
Il giorno dopo si è svolto il festival della gioventù presso il Santuario della
Divina Misericordia in cui è stata celebrata la messa dal cardinale Angelo
Bagnasco che ha concelebrato con il cardinale bolognese Matteo Zuppi. Il
cardinale Bagnasco ha dato ai giovani un messaggio di speranza:
“Cari amici di fronte ai fatti e alle barbarie di questi ultimi giorni”, riferendosi
al sacerdote rimasto ucciso in Francia, “ voi siete una risposta permanente.
Siete la risposta alla valanga di odio e Gesù Cristo è la soluzione a cui tutti si
possono avvicinare. È la speranza per la nostra Europa, il nostro occidente,
per il mondo. Non dimentichiamolo mai”.
Finalmente il 28 Luglio è arrivato il Pontefice che al parco di Blonia ha
tenuto la sua prima messa alla GMG ed ha esordito rendendo omaggio a
San Giovanni Paolo II. Durante la messa il Papa ha voluto spronare i giovani
cristiani riguardo la misericordia e ricordando che “la misericordia ha un
volto giovane”.
Il giorno seguente si è svolta la Via Crucis al parco di Blonia, in cui ogni
Stazione era intitolata ad un’opera di misericordia corporale o spirituale.
Nella prima Stazione una ventina di giovani della comunità di Sant’Egidio, da
Italia, Argentina, Ucraina e Pakistan, hanno portato la croce che è considerata
dai giovani cattolici il simbolo che lega idealmente le città che ospitano le
giornate mondiali della gioventù.
Il 30 Luglio si è svolta la Veglia con il Papa presso il Campus Misericordiae. Il
tempo di attesa per l’arrivo del Santo Padre è stato riempito con preghiere e
canti; al suo arrivo ha attraversato la Porta della Misericordia per poi dirigersi
all’altare iniziando la veglia.
La messa è stata per tutti i ragazzi del gruppo parrocchiale molto emozionante
e significativa.
Il Papa ha voluto lasciare un messaggio importante ai ragazzi; infatti solo i
giovani possono con le loro energie vincere il terrore e l’odio, ed unendosi
possono anche aiutare i “grandi” a imparare da essi.
“Noi oggi abbiamo bisogno di voi, per insegnarci a convivere nella diversità,
nel dialogo, nel condividere la multiculturalità non come una minaccia ma
come un’opportunità”.
La GMG si è conclusa ufficialmente Domenica 31 Luglio con la messa di
chiusura tenuta da Papa Francesco e nella quale è stata annunciata la
prossima GMG che si terrà nel 2019 a Panama.
Il gruppo, nonostante le difficoltà che sono sorte durante il pellegrinaggio
(chi potrà mai dimenticare le ore di attesa sotto la pioggia ad aspettare
treni affollatissimi, con l’aria condizionata che faceva a gara col già freddo
clima polacco?!), ha trascorso momenti divertenti, emozionanti, all’insegna
della condivisione dell’esperienza cristiana tra giovani e che rimarranno
sicuramente nel loro cuore.
I ragazzi alla GMG
Notizie Flash Notizie Flash Notizie Flash
Rassegna Corale. Il Cat Gardeccia, I Ragazzi Cantori di San Giovanni e la Parrocchia di San Giovanni Battista sono lieti di presentare in Collegiata, sabato
15 ottobre alle 20,45, la XIII Rassegna Corale “Città di Persiceto”.
I cori ospiti di questa edizione saranno il Coro Polifonico del Chianti di Greve
in Chianti (FI) e il coro “G.P. da Palestrina” da Suzzara (Mantova).
La rassegna gode anche del patrocinio del Comune e della pro loco di san
Giovanni in Persiceto.
Centro Culturale G.K.CHESTERTON. Il Centro, il Museo di Arte sacra e la
Parrocchia di san Giovanni Battista a grande richiesta ripeteranno un’esperienza, già riuscita e molto apprezzata, di Arte e Fede.
La dott.sa Loretta Secchi, curatrice e responsabile del Museo tattile di pittura antica e moderna Anteros presso l’Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza)
illustrerà in Collegiata, alle 20,45 di venerdì 28 ottobre le rappresentazioni
mariane (immagini e statue) della nostra chiesa nel corso di un evento che
è stato intitolato “Mater Misericordiae”.
Parteciperanno attivamente alla serata, come l’anno scorso, I Ragazzi Cantori a intervallare con canti dedicati alla Vergine l’esposizione sensibile e
profonda della relatrice.
Il prossimo 13 novembre a Bologna si chiuderà il Giubileo della
Misericordia e inizierà l’anno del Congresso Eucaristico Diocesano.
Per espressa volontà dell’Arcivescovo si è voluto sottolineare la
continuità tra l’Anno Santo, che la Chiesa universale ha vissuto, e
il particolar momento di grazia che ci apprestiamo a vivere come
comunità ecclesiale petroniana.
E’ un dono della Provvidenza quello che fa vivere alla Chiesa
bolognese, con cadenza decennale, un anno tutto incentrato
sull’Eucaristia, per comprendere sempre meglio quel dono grande
che il Signore ci ha lasciato nella notte in cui fu tradito, a perenne
memoria del suo sacrificio redentore.
Le parole citate in apertura sono quelle fatte risuonare da suor
Maria Gloria Riva in un recente e splendido incontro avvenuto
nella nostra Collegiata. Con parole appassionate ci ha testimoniato
che nell’Eucaristia abbiamo tutto quello che ci serve per vivere
cristianamente e andare verso il Paradiso perché, come ci ricorda
il Concilio, “nell’Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale
della Chiesa”. Da questa ricchezza sovrabbondante i cristiani di
ogni epoca hanno attinto la forza per rispondere con generosità
all’amore di Dio testimoniandolo nell’amore ai fratelli.
Nella nostra chiesa, sopra l’altare del Santissimo Sacramento, vi
sono due figure che ci insegnano con quale atteggiamento stare
davanti all’Eucaristia.
Per questo il giusto atteggiamento di fronte all’Eucaristia è quello
che ci mostra l’angelo di destra, che si prostra in adorazione di
fronte al tabernacolo. Di fronte a un mistero così grande bisogna
imparare a tacere e adorare, aprendo il cuore e la vita alla sua
Presenza.
Frutto maturo del Congresso eucaristico diocesano non sarà
pertanto la perfetta riuscita delle celebrazioni o delle processioni,
quanto la rinnovata consapevolezza del Tesoro che in ogni nostra
chiesa viene conservato con amore, adorato con riverenza,
celebrato con gioia.
Notizie Flash Notizie Flash
In parrocchia non mancheremo di comunicare i vari momenti che
segneranno questo anno di grazia (Messe, processioni, incontri),
ma vorrei soprattutto invitare a sostare frequentemente davanti
al tabernacolo, riprendendo l’antica a sempre valida tradizione
della quotidiana Visita al Santissimo Sacramento.
Centro Famiglia. Venerdì 18 Novembre ore 8.30-19.30 il Centro Famiglia
partecipa come Ente beneficiario all’iniziativa “In farmacia per i bambini”
. La raccolta avrà luogo in tutte le farmacie d’Italia che avranno aderito al
progetto. Nella scorsa edizione hanno partecipato 1115 farmacie e sono
stati raccolti più di 165.000 prodotti, donati a oltre 250 enti. Le farmacie
di San Giovanni aderenti all’iniziativa sono la Centrale e Porta Marcolfa.
Tutti sono inviatati a partecipare. Il Centro Famiglia in collaborazione con la
Caritas provvederà a consegnare i prodotti donati, a famiglie con neonati o
bambini che ne hanno bisogno e sono in difficoltà.
Colletta Alimentare Nazionale. Anche quest’anno il Banco Alimentare organizza la Colletta Alimentare in tutti i supermercati d’Italia. Come sempre è
possibile partecipare come volontari o come donatori. In ogni caso viviamo
anche questo gesto di comunione con le persone maggiormente in difficoltà. I generi raccolti verranno ridistribuiti ai vari Enti tra cui la nostra Caritas
di San Giovanni.
La raccolta verrà fatta Sabato 26 Novembre 2016.
grande rimarrà sempre l’Eucaristia, il miracolo più grande di tutti,
che avviene tutti i giorni sugli altari delle nostre chiese!
Don Giovanni Bonfiglioli
PREGHIERA AL SANTISSIMO SACRAMENTO
Il primo angelo (alla sinistra) con la mano sul petto sembra dirci:
“perché guardate me?!? ben di più potete trovare laggiù!!”. E
con il dito dirige il nostro sguardo verso il tabernacolo. Quante
volte noi uomini andiamo alla ricerca di cose straordinarie e
mirabolanti, e sembriamo non renderci conto dei grandiosi doni
che Dio ci dà! La gioia che invadeva e invade il cuore dei santi
non nasce da una sorta di delirio mistico, bensì dalla concreta e
quotidiana esperienza dei doni della Sua grazia. Tra tutti, il più
O Cristo, Pane vivo disceso dal cielo, o grande Sole che mai tramonta
all’orizzonte della Chiesa e del mondo, rendici capaci di rimanere
con te in silenzio di amore e di Adorazione.
Esposti ai tuoi raggi divini saremo pienamente trasformati in te,
finché anche tutto il creato divenga Eucaristia e l’inno cosmico di
rendimento di grazie al Padre, Amore che ti ha donato, diventi pura
lode in silenzio. Amen.
Dalla libertà di pensiero alla libertà dal pensiero
“Era tarda sera quando K. arrivò. Il villaggio era immerso nella neve. Il monte del Castello non si vedeva
affatto, lo circondavano nebbia e oscurità, neppure
il più debole chiarore lasciava trapelare il grande
Castello. K. restò a lungo sul ponte di legno che dalla strada maestra conduce al villaggio, guardava in
alto nel vuoto apparente.” (F. Kafka, Il Castello)
Questo meraviglioso incipit del grande romanzo “il
castello” di Kafka può essere una visualizzazione
efficace dell’uomo e del suo ritrovarsi in difficoltà
dopo il tramonto del cosiddetto pensiero forte: i
valori tradizionali sono proclamati relativi, si è proclamata la crisi delle vecchie certezze, e il pensiero
non è più in grado di conoscere: le evidenze si sono
offuscate.
L’uomo del disincanto rotola via dal baricentro, dalle
sue solide persuasioni, verso un luogo incerto, un’incognita, dopo la dispersione di tutto quanto aveva
fino a quel momento pensato. Arriva ad un limite,
proprio come il protagonista del brano che si ferma
davanti a questo paesaggio innevato, indefinito e inquietante, molto simile al nulla, ma decide comunque di avventurarsi verso il Castello, verso la meta,
anche se la via è tortuosa, accidentata, lunghissima
e faticosa. Non si arrende perché ritiene nonostante
tutto che alla fine del cammino troverà ciò che gli è
necessario per vivere, il senso del suo esistere. Su di
lui incombe l’abisso, che trascina in basso, e la spirale della necessità, che tende a strozzarlo. Il suo destino è comunque librarsi in volo, è consapevole che
l’uomo ha un destino “alto”, ma all’inizio della sua
ricerca lui si trova come su un ponte, ad un punto di
passaggio; ovunque nebbia, neve, tenebre; K. tiene
gli occhi fissi verso un punto vacuo del cielo, là dove
si dovrebbe scorgere la meta, ma non vede altro che
il vuoto. Sembra che sia proprio il vuoto a sostenere
il Castello, tentazione o suggestione?
La verità non ha fondamenta? tutto è precario, sospeso, infondato? K. alla fine raggiungerà il Castello,
ma troverà una dimora immersa nel silenzio, ferma
in una calma silenziosa, inquietante.
Il Castello è raggiunto ma inavvicinabile, è vicinissimo al villaggio ma in effetti remoto. Non è ospitale,
non è rassicurante, non è un luogo di pace.
E’ il sopraggiungere del pensiero debole, dopo il tramonto delle certezze, dopo la “morte di dio”, il venir
meno di idee sicure e condivise.
Il cosiddetto pensiero debole rientra comunque nella libertà di pensiero, cioè nella facoltà di ogni uomo
di ricercare un cammino, una verità, un senso al suo
vivere: siamo al tramonto ma c’è ancora un orizzonte. Certo l’umano rimane solo, dopo la morte di Dio,
ma questo non preclude la Sua conoscenza se riparte da una ri-scoperta dell’Oltre.
“Vidi una grande tristezza invadere gli uomini. I
migliori si stancarono del loro lavoro. Una dottrina
apparve, una fede le si affiancò: tutto è vuoto, tutto è uguale, tutto fu! Abbiamo fatto il raccolto: ma
perchè tutti nostri frutti si corrompono? Che cosa
è accaduto quaggiù.. Tutto il nostro lavoro è stato
vano, il nostro vino è divenuto veleno, il malocchio
ha disseccato i nostri campi e i nostri cuori. Aridi
siamo divenuti noi tutti. Tutte le fonti sono esauste,
anche il mare si è ritirato. Tutto il suolo si fenderà,
ma l’abisso non inghiottirà. Ah! Dov’è mai ancora un
mare dove si possa annegare: così risuona il nostro
lamento…” (Nietzsche, Così parlò Zarathustra)
Il lamento di Nietzsche evoca direttamente quello
di Giobbe, a conferma che certi paesaggi desolati
appartengono all’uomo in ogni epoca, ma ciò che
muta è la possibilità di trovare risposte.
Oggi ci troviamo in una fase ulteriore. L’uomo
contemporaneo sembra aver superato la fase del
pensiero debole, giunto così ad un assottigliamento radicale. Se prima mancava il fine e mancava la
risposta al perché, ora sembrano tacere anche le
domande.
Alcuni sintomi, come la ricerca disperata e ottusa di
godimento, il bisogno di sfidare fisicamente la morte per sentirsi vivi, la solitudine inguaribile data da
un individualismo esasperato, l’asservimento totale
al dio denaro, come unico potenziale salvatore e
consolatore della condizione umana, indicano una
crisi non solo dell’individuo ma della cultura in generale.
Siamo adoratori della tecnica, ma essa non tende ad
uno scopo, non promuove un senso, non prepara
scenari di salvezza, non svela verità: la tecnica funziona e basta (quando funziona). Un vuoto assoluto
non solo circonda l’uomo, ma lo pervade interamente.
Goethe diceva che l’uomo è un essere volto alla costruzione di senso nel deserto dell’insensatezza. Ma
questo deserto ora è costituito da assenza di pensiero e aridità dei sentimenti.
Non solo i valori supremi hanno perso importanza,
ma anche l’uomo non vale più nulla. Alla deriva, non
solo metafisica, lo vediamo ogni giorno. Non ha più
valore la libertà, la salvezza, la verità, ma anche la
politica, l’etica; e infine la ragione.
Sopravvivono la tecnica, la scienza, ma esse non regalano un senso, richiedono solo il proprio potenziamento assoluto; non ci rendono sapienti, anzi ci
ritroviamo impotenti davanti alla nostra infelicità e
alle nostre inquietudini.
Lo scenario è il futuro: basta guardare i ragazzi. Crescono le malattie dello spirito: chi le curerà? Gli uomini soffrono chiusi in un personalismo soffocante
che impedisce loro di correlare la loro sofferenza
con il dolore del mondo.
Facciamo esperienza del nulla. Ma non dobbiamo
dimenticare che l’esperienza del nulla è il “punto
zero”, è pur sempre la grande opportunità per trovare finalmente la giusta dimensione della nostra
unicità e autenticità, per portare alla luce l’essere
che in noi aspetta di essere espresso. In questa prospettiva allora, la caduta delle grandi aspirazioni è
il punto dal quale paradossalmente ri-partire per
costruire insieme, e non senza la presenza e l’opera
dell’Altro per eccellenza, il Dio di Gesù Cristo, il Padre
della gloria colui che S:Agostino definisce (“interior
intimo meo et superior summo meo). Per ricostruire una nuova identità dell’uomo e dell’ umanità più
autentica.
Quale orizzonte?
L’essere umano ha una capacità creativa che può
trasfigurare il suo modo di esistere, che lo può
orientare radicalmente in una direzione non appena
coglie che lì vi è la possibilità di una pienezza di vita.
Come ripensare questa capacità, oggi, nel momento
in cui siamo totalmente persi dentro al nichilismo
che ha contagiato la nostra epoca?
Potremmo iniziare dal Vangelo, parola ignorata in
molti contesti, non ultimo la Chiesa. La parole umane vengono sempre prima e al posto del Vangelo. Il
Vangelo è una parola che ti aspetta là dove tu non
sei ancora arrivato, e per raggiungerla non ti devi
perdere.
Molto spesso noi non siamo presenti alla Parola di
Dio e così ci sembra irrealizzabile. Ma il Verbo Divino
non è da realizzare è da credere in modo che esso
stesso realizzi in noi l’uomo nuovo. La Parola di Dio
se accolta credendo a cioò che dice realizza in noi
ciò che ha detto. Per ora anche essa Essa è anche
per noi “frequentatori” o priva di significato reale o
un messaggio che ci spaventa, così la condivisione,
l’amore dei nemici, la croce, magari sono concetti
che suonano bene nelle prediche ma ci fanno paura
nella vita. Però sono buona notizia.
Il vangelo mette un però davanti al nichilismo dominante.
Può essere utile riportarci su una pagina evangelica,
squisitamente laica, che parla ad ogni uomo. E’ l’incontro tra Gesù e il giovane ricco. Giovane perchè in
gioco c’è il futuro, l’orizzonte di vita, e noi non avendo desideri siamo bloccati al presente, siamo condannati a non avere prospettive; e ricco perché il denaro ci promette di seppellire l’angoscia ma invano.
«Maestro, che cosa devo fare di buono per avere
la vita eterna?». La domanda è sul senso della vita
davanti agli uomini e davanti a Dio, ci sono due dimensioni intorno a noi, una orizzontale ma anche
una verticale. La ricerca verte su una vita piena, una
vita ricca di senso, una vita che valga la pena di vivere con impegno in una prospettiva futura. Gesù
replica con una domanda. Non consegna una risposta, ma chiede a quell’uomo di andare a fondo nelle
motivazioni della sua ricerca; lo rinvia a se stesso,
dimostrando prima di tutto fiducia in lui. Osa andare
al fondo di te stesso, osa cercare in te la risposta,
hai tutto l’amore di Dio con te (lo amò), un amore
vicino, incarnato, penetrante come uno sguardo.
E’ come se gli dicesse: dai un nome al tuo desiderio, riconosci la tua molteplicità, non avere paura di
pensare, rischia l’insicurezza ed esci dalle sicurezze
acquisite perché ti appiattiscono, sii libero e lasciati
amare, metti ordine nella tua vita accettando quel
che sei, non aver paura di affrontare il tuo buio, i
tuoi enigmi, i vuoti, non aver paura di soffrire: sei
chiamato a convivere con le tue debolezze, ma lo
puoi fare, non lasciarti demotivare e non perdere
gusto alla vita. Solo amando e accogliendo le parti
più difficili di te potrai farne qualcosa, potrai elaborarle, altrimenti saranno loro a decidere di te, ne
sarai prigioniero, ostaggio, e la pena di vivere non
varrà nulla, avrà l’amaro gusto della tristezza.
Occorre poi avere il coraggio di ripensare il tempo.
Il tempo ordinario della vita quotidiana, che oggi è
minacciato dalla frenesia dell’accelerazione: dobbiamo andare sempre più veloci perché tutto è competitivo e tecnologizzato e ci costringe a stare dentro
un meccanismo che è più veloce dei tempi della vita
umana. Ripensare che siamo limitati.
Ripensare la società, oggi tristemente ridotta ad un
mercato, globale, ma sempre mercato di cui noi siamo un ingranaggio. E’ una condizione che offende la
nostra umanità, eppure continuiamo a considerarla
la normalità delle cose. La società è viva quando è in
grado di dare risposte ai grandi problemi che si pongono. E’ morta quando le sue risposte sono retorica,
quando appare immobile, sterile, arida. Il mercato
non è una risposta, è il problema. Eppure noi gli consegniamo le nostre vite. Credere nel denaro significa
non credere nella vita, non credere che ci sia una
possibilità di bene e di convivenza, significa consegnarsi totalmente a un meccanismo automatico
sperando di stare dalla parte privilegiata anziché da
quella che lo subisce. Al fondo di questa mentalità
alberga un sentimento che si chiama disperazione.
In ultimo, ripensare la vita, oserei dire “Eucaristicizzarla” dopo averla evangelizzata.
Oggi essa è intesa come sopravvivenza, competizione, sfruttamento, appropriazione, consumo. Ha perso la sua creatività e la sua fecondità, la sua capacità di
far progredire i processi di convivenza, pace, dignità delle persone; dobbiamo
ripensare una strada nuova che porti alla luce la nostra umanità e la relazione
profonda con il mondo. In realtà poi, a ben guardare la strada nuova c’è sempre
stata, una strada che ogni giorno si rinnova, è la via della vita percorsa con il criterio e le conseguenti scelte dell’Eucarestia, quel Sacrificio di Cristo che si perpetua
da sempre nella Messa…ah la Messa!!!! Indebolita anche lei nei suoi riti impoverita da glassature inutili che sotto le mentite spoglie di quella che con troppa
Campo ragazzi
facilità chiamiamo “liturgia”, molto spesso esprime noi ed imprigiona la potenza
del criterio e del Mistero di Cristo e del suo Sacrificio il quale ci insegna che la via
di una vita compiuta felice ed appagata è quello di spenderla per amore gratuito
così come Lui ha fatto e fa per noi.
Ripensare insomma un amore che si opponga al male più grande,: il nulla. Lasciarsi rievangelizzare ed eucaristicizzare la vita sul serio e nell’essenziale, ecco
la proposta di un pensiero forte che come tutte le cose forti è anche semplice
e questa è la differenza che può far sì che la nostra vita non resti un romanzo
incompiuto, ma che si compia secondo un disegno che è ben più di un romanzo.
Don Marco Cristofori
all’“Arsenale della Pace” di Torino
Quest’estate, dal 11 al 16 luglio, mi sono recata, insieme al gruppo dei ragazzi
di catechismo, a due catechisti e al parroco don Giovanni, a Torino all’Arsenale
della Pace per partecipare ad un percorso formativo proposto dal Serming.
Il Serming (Servizio Missionario Giovani) è una fraternità fondata da Ernesto
Olivero nel 1964 allo scopo di sconfiggere la fame nel mondo, vivere la
solidarietà verso i più poveri e cercare insieme ai giovani le vie della pace.
L’arsenale militare torinese, dopo essere andato in disuso, è stato trasformato
nel 1983, grazie al lavoro volontario di migliaia di persone, nell’”Arsenale della
Pace”.
Durante quei giorni a Torino noi ragazzi non abbiamo avuto tempo di annoiarci!
Infatti le nostre giornate sono state scandite da momenti di preghiera con la
fraternità e da altre attività per aiutare i più bisognosi come, per esempio,
lavoretti di falegnameria, cucina, recupero di oggetti usati, smistamento di
beni di prima necessità per i fini della fraternità. Abbiamo avuto occasione di
conoscere molti altri ragazzi provenienti da diverse città italiane e approfondire,
con l’aiuto di persone del Serming, temi esistenziali e religiosi che ci toccano
individualmente.
CAMPO NORCIA-ASSISI
Personalmente consiglierei anche ad altri giovani di partecipare a questo
percorso perché ho vissuto molte esperienze profonde e formative che mi
hanno aiutato a vedere in maniera nuova e più adulta me stessa e le persone
che mi circondano.
Maria Chiara Massarini
19-27 AGOSTO 2016
Non una fine, ma un nuovo inizio.
Questa è la frase che meglio riassume cosa ha significato per noi questa esperienza; infatti nonostante fosse il nostro ultimo campo, è stato il principio di un
percorso. Abbiamo vissuto questo cammino all’insegna dell’essenzialità e cercando di vivere pienamente i tre principi conduttori del campo: OBBEDIENZA,
CASTITA’ E POVERTA’.
Obbedienza è abbandonarsi alla volontà di Dio con fiducia e senza timore;
castità è aprirsi all’amore vero nel rispetto dell’altro;
povertà è privarsi di ciò che è superfluo per accogliere una ricchezza più grande.
La presenza di ragazzi delle parrocchie di Castenaso e San Paolo di Ravone (Bologna) è stata per noi ulteriore motivo di arricchimento, poiché con loro
abbiamo condiviso le fatiche del cammino, ma anche la gioia del vivere insieme e sperimentato l’amore di Dio nelle piccole cose della vita quotidiana, grazie
all’esempio di San Benedetto e San Francesco.
“Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile e all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile” – San Francesco