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Giornata Mondiale della Gioventù 2016 a Cracovia. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia (Mt 5:7) L’esperienza dei ragazzi La Voce che Chiama della parrocchia alla gmg 2016 È a Cracovia, in Polonia, che si è tenuta la 31° edizione della Giornata Mondiale della Gioventù a cui hanno partecipato anche i ragazzi del gruppo di seconda e terza superiore della nostra parrocchia. Bollettino della Parrocchia di San Giovanni Battista • Ottobre 2016 I ragazzi della parrocchia sono partiti domenica 24 Luglio da Bologna con molto entusiasmo e voglia di vivere una esperienza cristiana tra giovani. Piazza del Popolo, 22 - 40017 San Giovanni in Persiceto (Bo) - tel. 051821254 - www.parrocchiapersiceto.it Periodico - Direttore responsabile: Don GIOVANNI BONFIGLIOLI Arciprete “Questo mistero luminoso che ci aspetta a braccia aperte è sugli altari della nostra chiesa tutte le volte che si fa l’adorazione. Quella è una falla aperta verso l’eternità. E’ il Cristo totale qui, ora, tutto intero, dove noi possiamo entrare subito; ne possiamo partecipare. L’Eucaristia è una iniezione di eternità quotidiana!! E pensate quanti se ne privano…” Il gruppo della pastorale giovanile della Diocesi di Bologna, di cui i nostri ragazzi facevano parte, ha contato la bellezza di 948 partecipanti. Dopo un tragitto abbastanza lungo, parliamo di quasi 22 ore in pullman, i ragazzi hanno raggiunto Wadowice, città natale di San Giovanni Paolo II, nella parrocchia di San Pietro Apostolo, che li ha ospitati calorosamente per una settimana. Pegno della gloria futura Gli eventi della GMG sono iniziati il 26 Luglio con la messa di apertura tenuta dal cardinale Stanislav Dziwisz, arcivescovo di Cracovia, davanti a quasi 500 mila giovani riuniti al parco di Blonia. Durante l’omelia il cardinale ha rivolto ai giovani un appello: “Tornando ai vostri Paesi, alle vostre case e comunità, portate loro la scintilla della misericordia, ricordando a tutti che beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Portate agli altri la fiamma della vostra fede e accendete con essa altre fiamme, affinché i cuori umani battano al ritmo del Cuore di Gesù”. Il giorno dopo si è svolto il festival della gioventù presso il Santuario della Divina Misericordia in cui è stata celebrata la messa dal cardinale Angelo Bagnasco che ha concelebrato con il cardinale bolognese Matteo Zuppi. Il cardinale Bagnasco ha dato ai giovani un messaggio di speranza: “Cari amici di fronte ai fatti e alle barbarie di questi ultimi giorni”, riferendosi al sacerdote rimasto ucciso in Francia, “ voi siete una risposta permanente. Siete la risposta alla valanga di odio e Gesù Cristo è la soluzione a cui tutti si possono avvicinare. È la speranza per la nostra Europa, il nostro occidente, per il mondo. Non dimentichiamolo mai”. Finalmente il 28 Luglio è arrivato il Pontefice che al parco di Blonia ha tenuto la sua prima messa alla GMG ed ha esordito rendendo omaggio a San Giovanni Paolo II. Durante la messa il Papa ha voluto spronare i giovani cristiani riguardo la misericordia e ricordando che “la misericordia ha un volto giovane”. Il giorno seguente si è svolta la Via Crucis al parco di Blonia, in cui ogni Stazione era intitolata ad un’opera di misericordia corporale o spirituale. Nella prima Stazione una ventina di giovani della comunità di Sant’Egidio, da Italia, Argentina, Ucraina e Pakistan, hanno portato la croce che è considerata dai giovani cattolici il simbolo che lega idealmente le città che ospitano le giornate mondiali della gioventù. Il 30 Luglio si è svolta la Veglia con il Papa presso il Campus Misericordiae. Il tempo di attesa per l’arrivo del Santo Padre è stato riempito con preghiere e canti; al suo arrivo ha attraversato la Porta della Misericordia per poi dirigersi all’altare iniziando la veglia. La messa è stata per tutti i ragazzi del gruppo parrocchiale molto emozionante e significativa. Il Papa ha voluto lasciare un messaggio importante ai ragazzi; infatti solo i giovani possono con le loro energie vincere il terrore e l’odio, ed unendosi possono anche aiutare i “grandi” a imparare da essi. “Noi oggi abbiamo bisogno di voi, per insegnarci a convivere nella diversità, nel dialogo, nel condividere la multiculturalità non come una minaccia ma come un’opportunità”. La GMG si è conclusa ufficialmente Domenica 31 Luglio con la messa di chiusura tenuta da Papa Francesco e nella quale è stata annunciata la prossima GMG che si terrà nel 2019 a Panama. Il gruppo, nonostante le difficoltà che sono sorte durante il pellegrinaggio (chi potrà mai dimenticare le ore di attesa sotto la pioggia ad aspettare treni affollatissimi, con l’aria condizionata che faceva a gara col già freddo clima polacco?!), ha trascorso momenti divertenti, emozionanti, all’insegna della condivisione dell’esperienza cristiana tra giovani e che rimarranno sicuramente nel loro cuore. I ragazzi alla GMG Notizie Flash Notizie Flash Notizie Flash Rassegna Corale. Il Cat Gardeccia, I Ragazzi Cantori di San Giovanni e la Parrocchia di San Giovanni Battista sono lieti di presentare in Collegiata, sabato 15 ottobre alle 20,45, la XIII Rassegna Corale “Città di Persiceto”. I cori ospiti di questa edizione saranno il Coro Polifonico del Chianti di Greve in Chianti (FI) e il coro “G.P. da Palestrina” da Suzzara (Mantova). La rassegna gode anche del patrocinio del Comune e della pro loco di san Giovanni in Persiceto. Centro Culturale G.K.CHESTERTON. Il Centro, il Museo di Arte sacra e la Parrocchia di san Giovanni Battista a grande richiesta ripeteranno un’esperienza, già riuscita e molto apprezzata, di Arte e Fede. La dott.sa Loretta Secchi, curatrice e responsabile del Museo tattile di pittura antica e moderna Anteros presso l’Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza) illustrerà in Collegiata, alle 20,45 di venerdì 28 ottobre le rappresentazioni mariane (immagini e statue) della nostra chiesa nel corso di un evento che è stato intitolato “Mater Misericordiae”. Parteciperanno attivamente alla serata, come l’anno scorso, I Ragazzi Cantori a intervallare con canti dedicati alla Vergine l’esposizione sensibile e profonda della relatrice. Il prossimo 13 novembre a Bologna si chiuderà il Giubileo della Misericordia e inizierà l’anno del Congresso Eucaristico Diocesano. Per espressa volontà dell’Arcivescovo si è voluto sottolineare la continuità tra l’Anno Santo, che la Chiesa universale ha vissuto, e il particolar momento di grazia che ci apprestiamo a vivere come comunità ecclesiale petroniana. E’ un dono della Provvidenza quello che fa vivere alla Chiesa bolognese, con cadenza decennale, un anno tutto incentrato sull’Eucaristia, per comprendere sempre meglio quel dono grande che il Signore ci ha lasciato nella notte in cui fu tradito, a perenne memoria del suo sacrificio redentore. Le parole citate in apertura sono quelle fatte risuonare da suor Maria Gloria Riva in un recente e splendido incontro avvenuto nella nostra Collegiata. Con parole appassionate ci ha testimoniato che nell’Eucaristia abbiamo tutto quello che ci serve per vivere cristianamente e andare verso il Paradiso perché, come ci ricorda il Concilio, “nell’Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa”. Da questa ricchezza sovrabbondante i cristiani di ogni epoca hanno attinto la forza per rispondere con generosità all’amore di Dio testimoniandolo nell’amore ai fratelli. Nella nostra chiesa, sopra l’altare del Santissimo Sacramento, vi sono due figure che ci insegnano con quale atteggiamento stare davanti all’Eucaristia. Per questo il giusto atteggiamento di fronte all’Eucaristia è quello che ci mostra l’angelo di destra, che si prostra in adorazione di fronte al tabernacolo. Di fronte a un mistero così grande bisogna imparare a tacere e adorare, aprendo il cuore e la vita alla sua Presenza. Frutto maturo del Congresso eucaristico diocesano non sarà pertanto la perfetta riuscita delle celebrazioni o delle processioni, quanto la rinnovata consapevolezza del Tesoro che in ogni nostra chiesa viene conservato con amore, adorato con riverenza, celebrato con gioia. Notizie Flash Notizie Flash In parrocchia non mancheremo di comunicare i vari momenti che segneranno questo anno di grazia (Messe, processioni, incontri), ma vorrei soprattutto invitare a sostare frequentemente davanti al tabernacolo, riprendendo l’antica a sempre valida tradizione della quotidiana Visita al Santissimo Sacramento. Centro Famiglia. Venerdì 18 Novembre ore 8.30-19.30 il Centro Famiglia partecipa come Ente beneficiario all’iniziativa “In farmacia per i bambini” . La raccolta avrà luogo in tutte le farmacie d’Italia che avranno aderito al progetto. Nella scorsa edizione hanno partecipato 1115 farmacie e sono stati raccolti più di 165.000 prodotti, donati a oltre 250 enti. Le farmacie di San Giovanni aderenti all’iniziativa sono la Centrale e Porta Marcolfa. Tutti sono inviatati a partecipare. Il Centro Famiglia in collaborazione con la Caritas provvederà a consegnare i prodotti donati, a famiglie con neonati o bambini che ne hanno bisogno e sono in difficoltà. Colletta Alimentare Nazionale. Anche quest’anno il Banco Alimentare organizza la Colletta Alimentare in tutti i supermercati d’Italia. Come sempre è possibile partecipare come volontari o come donatori. In ogni caso viviamo anche questo gesto di comunione con le persone maggiormente in difficoltà. I generi raccolti verranno ridistribuiti ai vari Enti tra cui la nostra Caritas di San Giovanni. La raccolta verrà fatta Sabato 26 Novembre 2016. grande rimarrà sempre l’Eucaristia, il miracolo più grande di tutti, che avviene tutti i giorni sugli altari delle nostre chiese! Don Giovanni Bonfiglioli PREGHIERA AL SANTISSIMO SACRAMENTO Il primo angelo (alla sinistra) con la mano sul petto sembra dirci: “perché guardate me?!? ben di più potete trovare laggiù!!”. E con il dito dirige il nostro sguardo verso il tabernacolo. Quante volte noi uomini andiamo alla ricerca di cose straordinarie e mirabolanti, e sembriamo non renderci conto dei grandiosi doni che Dio ci dà! La gioia che invadeva e invade il cuore dei santi non nasce da una sorta di delirio mistico, bensì dalla concreta e quotidiana esperienza dei doni della Sua grazia. Tra tutti, il più O Cristo, Pane vivo disceso dal cielo, o grande Sole che mai tramonta all’orizzonte della Chiesa e del mondo, rendici capaci di rimanere con te in silenzio di amore e di Adorazione. Esposti ai tuoi raggi divini saremo pienamente trasformati in te, finché anche tutto il creato divenga Eucaristia e l’inno cosmico di rendimento di grazie al Padre, Amore che ti ha donato, diventi pura lode in silenzio. Amen. Dalla libertà di pensiero alla libertà dal pensiero “Era tarda sera quando K. arrivò. Il villaggio era immerso nella neve. Il monte del Castello non si vedeva affatto, lo circondavano nebbia e oscurità, neppure il più debole chiarore lasciava trapelare il grande Castello. K. restò a lungo sul ponte di legno che dalla strada maestra conduce al villaggio, guardava in alto nel vuoto apparente.” (F. Kafka, Il Castello) Questo meraviglioso incipit del grande romanzo “il castello” di Kafka può essere una visualizzazione efficace dell’uomo e del suo ritrovarsi in difficoltà dopo il tramonto del cosiddetto pensiero forte: i valori tradizionali sono proclamati relativi, si è proclamata la crisi delle vecchie certezze, e il pensiero non è più in grado di conoscere: le evidenze si sono offuscate. L’uomo del disincanto rotola via dal baricentro, dalle sue solide persuasioni, verso un luogo incerto, un’incognita, dopo la dispersione di tutto quanto aveva fino a quel momento pensato. Arriva ad un limite, proprio come il protagonista del brano che si ferma davanti a questo paesaggio innevato, indefinito e inquietante, molto simile al nulla, ma decide comunque di avventurarsi verso il Castello, verso la meta, anche se la via è tortuosa, accidentata, lunghissima e faticosa. Non si arrende perché ritiene nonostante tutto che alla fine del cammino troverà ciò che gli è necessario per vivere, il senso del suo esistere. Su di lui incombe l’abisso, che trascina in basso, e la spirale della necessità, che tende a strozzarlo. Il suo destino è comunque librarsi in volo, è consapevole che l’uomo ha un destino “alto”, ma all’inizio della sua ricerca lui si trova come su un ponte, ad un punto di passaggio; ovunque nebbia, neve, tenebre; K. tiene gli occhi fissi verso un punto vacuo del cielo, là dove si dovrebbe scorgere la meta, ma non vede altro che il vuoto. Sembra che sia proprio il vuoto a sostenere il Castello, tentazione o suggestione? La verità non ha fondamenta? tutto è precario, sospeso, infondato? K. alla fine raggiungerà il Castello, ma troverà una dimora immersa nel silenzio, ferma in una calma silenziosa, inquietante. Il Castello è raggiunto ma inavvicinabile, è vicinissimo al villaggio ma in effetti remoto. Non è ospitale, non è rassicurante, non è un luogo di pace. E’ il sopraggiungere del pensiero debole, dopo il tramonto delle certezze, dopo la “morte di dio”, il venir meno di idee sicure e condivise. Il cosiddetto pensiero debole rientra comunque nella libertà di pensiero, cioè nella facoltà di ogni uomo di ricercare un cammino, una verità, un senso al suo vivere: siamo al tramonto ma c’è ancora un orizzonte. Certo l’umano rimane solo, dopo la morte di Dio, ma questo non preclude la Sua conoscenza se riparte da una ri-scoperta dell’Oltre. “Vidi una grande tristezza invadere gli uomini. I migliori si stancarono del loro lavoro. Una dottrina apparve, una fede le si affiancò: tutto è vuoto, tutto è uguale, tutto fu! Abbiamo fatto il raccolto: ma perchè tutti nostri frutti si corrompono? Che cosa è accaduto quaggiù.. Tutto il nostro lavoro è stato vano, il nostro vino è divenuto veleno, il malocchio ha disseccato i nostri campi e i nostri cuori. Aridi siamo divenuti noi tutti. Tutte le fonti sono esauste, anche il mare si è ritirato. Tutto il suolo si fenderà, ma l’abisso non inghiottirà. Ah! Dov’è mai ancora un mare dove si possa annegare: così risuona il nostro lamento…” (Nietzsche, Così parlò Zarathustra) Il lamento di Nietzsche evoca direttamente quello di Giobbe, a conferma che certi paesaggi desolati appartengono all’uomo in ogni epoca, ma ciò che muta è la possibilità di trovare risposte. Oggi ci troviamo in una fase ulteriore. L’uomo contemporaneo sembra aver superato la fase del pensiero debole, giunto così ad un assottigliamento radicale. Se prima mancava il fine e mancava la risposta al perché, ora sembrano tacere anche le domande. Alcuni sintomi, come la ricerca disperata e ottusa di godimento, il bisogno di sfidare fisicamente la morte per sentirsi vivi, la solitudine inguaribile data da un individualismo esasperato, l’asservimento totale al dio denaro, come unico potenziale salvatore e consolatore della condizione umana, indicano una crisi non solo dell’individuo ma della cultura in generale. Siamo adoratori della tecnica, ma essa non tende ad uno scopo, non promuove un senso, non prepara scenari di salvezza, non svela verità: la tecnica funziona e basta (quando funziona). Un vuoto assoluto non solo circonda l’uomo, ma lo pervade interamente. Goethe diceva che l’uomo è un essere volto alla costruzione di senso nel deserto dell’insensatezza. Ma questo deserto ora è costituito da assenza di pensiero e aridità dei sentimenti. Non solo i valori supremi hanno perso importanza, ma anche l’uomo non vale più nulla. Alla deriva, non solo metafisica, lo vediamo ogni giorno. Non ha più valore la libertà, la salvezza, la verità, ma anche la politica, l’etica; e infine la ragione. Sopravvivono la tecnica, la scienza, ma esse non regalano un senso, richiedono solo il proprio potenziamento assoluto; non ci rendono sapienti, anzi ci ritroviamo impotenti davanti alla nostra infelicità e alle nostre inquietudini. Lo scenario è il futuro: basta guardare i ragazzi. Crescono le malattie dello spirito: chi le curerà? Gli uomini soffrono chiusi in un personalismo soffocante che impedisce loro di correlare la loro sofferenza con il dolore del mondo. Facciamo esperienza del nulla. Ma non dobbiamo dimenticare che l’esperienza del nulla è il “punto zero”, è pur sempre la grande opportunità per trovare finalmente la giusta dimensione della nostra unicità e autenticità, per portare alla luce l’essere che in noi aspetta di essere espresso. In questa prospettiva allora, la caduta delle grandi aspirazioni è il punto dal quale paradossalmente ri-partire per costruire insieme, e non senza la presenza e l’opera dell’Altro per eccellenza, il Dio di Gesù Cristo, il Padre della gloria colui che S:Agostino definisce (“interior intimo meo et superior summo meo). Per ricostruire una nuova identità dell’uomo e dell’ umanità più autentica. Quale orizzonte? L’essere umano ha una capacità creativa che può trasfigurare il suo modo di esistere, che lo può orientare radicalmente in una direzione non appena coglie che lì vi è la possibilità di una pienezza di vita. Come ripensare questa capacità, oggi, nel momento in cui siamo totalmente persi dentro al nichilismo che ha contagiato la nostra epoca? Potremmo iniziare dal Vangelo, parola ignorata in molti contesti, non ultimo la Chiesa. La parole umane vengono sempre prima e al posto del Vangelo. Il Vangelo è una parola che ti aspetta là dove tu non sei ancora arrivato, e per raggiungerla non ti devi perdere. Molto spesso noi non siamo presenti alla Parola di Dio e così ci sembra irrealizzabile. Ma il Verbo Divino non è da realizzare è da credere in modo che esso stesso realizzi in noi l’uomo nuovo. La Parola di Dio se accolta credendo a cioò che dice realizza in noi ciò che ha detto. Per ora anche essa Essa è anche per noi “frequentatori” o priva di significato reale o un messaggio che ci spaventa, così la condivisione, l’amore dei nemici, la croce, magari sono concetti che suonano bene nelle prediche ma ci fanno paura nella vita. Però sono buona notizia. Il vangelo mette un però davanti al nichilismo dominante. Può essere utile riportarci su una pagina evangelica, squisitamente laica, che parla ad ogni uomo. E’ l’incontro tra Gesù e il giovane ricco. Giovane perchè in gioco c’è il futuro, l’orizzonte di vita, e noi non avendo desideri siamo bloccati al presente, siamo condannati a non avere prospettive; e ricco perché il denaro ci promette di seppellire l’angoscia ma invano. «Maestro, che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?». La domanda è sul senso della vita davanti agli uomini e davanti a Dio, ci sono due dimensioni intorno a noi, una orizzontale ma anche una verticale. La ricerca verte su una vita piena, una vita ricca di senso, una vita che valga la pena di vivere con impegno in una prospettiva futura. Gesù replica con una domanda. Non consegna una risposta, ma chiede a quell’uomo di andare a fondo nelle motivazioni della sua ricerca; lo rinvia a se stesso, dimostrando prima di tutto fiducia in lui. Osa andare al fondo di te stesso, osa cercare in te la risposta, hai tutto l’amore di Dio con te (lo amò), un amore vicino, incarnato, penetrante come uno sguardo. E’ come se gli dicesse: dai un nome al tuo desiderio, riconosci la tua molteplicità, non avere paura di pensare, rischia l’insicurezza ed esci dalle sicurezze acquisite perché ti appiattiscono, sii libero e lasciati amare, metti ordine nella tua vita accettando quel che sei, non aver paura di affrontare il tuo buio, i tuoi enigmi, i vuoti, non aver paura di soffrire: sei chiamato a convivere con le tue debolezze, ma lo puoi fare, non lasciarti demotivare e non perdere gusto alla vita. Solo amando e accogliendo le parti più difficili di te potrai farne qualcosa, potrai elaborarle, altrimenti saranno loro a decidere di te, ne sarai prigioniero, ostaggio, e la pena di vivere non varrà nulla, avrà l’amaro gusto della tristezza. Occorre poi avere il coraggio di ripensare il tempo. Il tempo ordinario della vita quotidiana, che oggi è minacciato dalla frenesia dell’accelerazione: dobbiamo andare sempre più veloci perché tutto è competitivo e tecnologizzato e ci costringe a stare dentro un meccanismo che è più veloce dei tempi della vita umana. Ripensare che siamo limitati. Ripensare la società, oggi tristemente ridotta ad un mercato, globale, ma sempre mercato di cui noi siamo un ingranaggio. E’ una condizione che offende la nostra umanità, eppure continuiamo a considerarla la normalità delle cose. La società è viva quando è in grado di dare risposte ai grandi problemi che si pongono. E’ morta quando le sue risposte sono retorica, quando appare immobile, sterile, arida. Il mercato non è una risposta, è il problema. Eppure noi gli consegniamo le nostre vite. Credere nel denaro significa non credere nella vita, non credere che ci sia una possibilità di bene e di convivenza, significa consegnarsi totalmente a un meccanismo automatico sperando di stare dalla parte privilegiata anziché da quella che lo subisce. Al fondo di questa mentalità alberga un sentimento che si chiama disperazione. In ultimo, ripensare la vita, oserei dire “Eucaristicizzarla” dopo averla evangelizzata. Oggi essa è intesa come sopravvivenza, competizione, sfruttamento, appropriazione, consumo. Ha perso la sua creatività e la sua fecondità, la sua capacità di far progredire i processi di convivenza, pace, dignità delle persone; dobbiamo ripensare una strada nuova che porti alla luce la nostra umanità e la relazione profonda con il mondo. In realtà poi, a ben guardare la strada nuova c’è sempre stata, una strada che ogni giorno si rinnova, è la via della vita percorsa con il criterio e le conseguenti scelte dell’Eucarestia, quel Sacrificio di Cristo che si perpetua da sempre nella Messa…ah la Messa!!!! Indebolita anche lei nei suoi riti impoverita da glassature inutili che sotto le mentite spoglie di quella che con troppa Campo ragazzi facilità chiamiamo “liturgia”, molto spesso esprime noi ed imprigiona la potenza del criterio e del Mistero di Cristo e del suo Sacrificio il quale ci insegna che la via di una vita compiuta felice ed appagata è quello di spenderla per amore gratuito così come Lui ha fatto e fa per noi. Ripensare insomma un amore che si opponga al male più grande,: il nulla. Lasciarsi rievangelizzare ed eucaristicizzare la vita sul serio e nell’essenziale, ecco la proposta di un pensiero forte che come tutte le cose forti è anche semplice e questa è la differenza che può far sì che la nostra vita non resti un romanzo incompiuto, ma che si compia secondo un disegno che è ben più di un romanzo. Don Marco Cristofori all’“Arsenale della Pace” di Torino Quest’estate, dal 11 al 16 luglio, mi sono recata, insieme al gruppo dei ragazzi di catechismo, a due catechisti e al parroco don Giovanni, a Torino all’Arsenale della Pace per partecipare ad un percorso formativo proposto dal Serming. Il Serming (Servizio Missionario Giovani) è una fraternità fondata da Ernesto Olivero nel 1964 allo scopo di sconfiggere la fame nel mondo, vivere la solidarietà verso i più poveri e cercare insieme ai giovani le vie della pace. L’arsenale militare torinese, dopo essere andato in disuso, è stato trasformato nel 1983, grazie al lavoro volontario di migliaia di persone, nell’”Arsenale della Pace”. Durante quei giorni a Torino noi ragazzi non abbiamo avuto tempo di annoiarci! Infatti le nostre giornate sono state scandite da momenti di preghiera con la fraternità e da altre attività per aiutare i più bisognosi come, per esempio, lavoretti di falegnameria, cucina, recupero di oggetti usati, smistamento di beni di prima necessità per i fini della fraternità. Abbiamo avuto occasione di conoscere molti altri ragazzi provenienti da diverse città italiane e approfondire, con l’aiuto di persone del Serming, temi esistenziali e religiosi che ci toccano individualmente. CAMPO NORCIA-ASSISI Personalmente consiglierei anche ad altri giovani di partecipare a questo percorso perché ho vissuto molte esperienze profonde e formative che mi hanno aiutato a vedere in maniera nuova e più adulta me stessa e le persone che mi circondano. Maria Chiara Massarini 19-27 AGOSTO 2016 Non una fine, ma un nuovo inizio. Questa è la frase che meglio riassume cosa ha significato per noi questa esperienza; infatti nonostante fosse il nostro ultimo campo, è stato il principio di un percorso. Abbiamo vissuto questo cammino all’insegna dell’essenzialità e cercando di vivere pienamente i tre principi conduttori del campo: OBBEDIENZA, CASTITA’ E POVERTA’. Obbedienza è abbandonarsi alla volontà di Dio con fiducia e senza timore; castità è aprirsi all’amore vero nel rispetto dell’altro; povertà è privarsi di ciò che è superfluo per accogliere una ricchezza più grande. La presenza di ragazzi delle parrocchie di Castenaso e San Paolo di Ravone (Bologna) è stata per noi ulteriore motivo di arricchimento, poiché con loro abbiamo condiviso le fatiche del cammino, ma anche la gioia del vivere insieme e sperimentato l’amore di Dio nelle piccole cose della vita quotidiana, grazie all’esempio di San Benedetto e San Francesco. “Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile e all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile” – San Francesco