thistlegorm Relitto
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thistlegorm Relitto
www.solovela.net Articolo pubblicato sulla rivista SoloVela Relitti famosi e un carro cisterna; due mezzi cingolati blindati Bren del tipo Carrier MK2; camioncini Bedford; motociclette BSA e Norton; fucili Lee-Enfield; pezzi di ricambio di aereo, più molte divise e stivali per la truppa. Le munizioni - prevalentemente proiettili da obice - parte ingente del carico, presero posto nelle stive numero 4 e numero 5. Destinazione Alessandria. Il varo del Thistlegorm, avvenuto il 9 aprile 1940 L’ULTIMO VIAGGIO Le due vite del Thistlegorm di Giuseppe Mancini ue bombe da 1.600 chili, sulle quattro sganciate, centrano la stiva 4. Sono quasi le due di notte del 6 ottobre 1941 e il Thistlegorm affonda, spezzato in due parti, e si posa compostamente sulla sabbia del Mar Rosso settentrionale. Questo è il momento in cui termina la vita del cargo e inizia quella di uno tra i relitti più belli e famosi al mondo, linea di confine temporale in cui ha fine una storia e ne nasce una nuova non meno importante e viva della precedente. D GIOVANE E IMPORTANTE Costruito dai cantieri J.L. Thompson & Sons Ltd. di Sunderland in Inghilterra e varato il 9 aprile del 1940, venne battezzato Thistle106 Febbraio 2004 Roberto Rinaldi L’attimo di un affondamento può essere inteso come “l’anno zero” di quella nave, in cui tutto finisce e, al contempo, rinasce a nuova vita gorm, che in lingua gaelica vuol dire “Cardo blu”. In tutto tre viaggi precedenti a quello conclusivo in Africa: il primo negli Stati Uniti per il trasporto di rotaie ferroviarie e parti di aereo; il secondo in Argentina, riportando in patria un carico di grano; il terzo ai Caraibi, dove caricò zucchero e rum da scaricare a Glasgow. Intanto la nave era stata armata con due mitragliatrici pesanti e un cannoncino antiaereo, in modo da darle un minimo di facoltà difensiva. Da Glasgow, salpò - nel settembre del ‘41 - con un approvvigionamento destinato alle truppe inglesi di stanza in nord Africa, agli ordini del generale Montgomery. Il carico comprendeva due convogli ferroviari brevi, ognuno fatto da una locomotiva, un tender carbone Per evitare di attraversare il Mediterraneo, controllato in gran parte dagli U-Boot tedeschi, la rotta fu allungata, pianificando la circumnavigazione dell’Africa. Il Thistlegorm fece scalo a Città del Capo, per poi proseguire verso nord, in Oceano Indiano. Il 4 ottobre entrò in Mar Rosso, il 5 diede ancora nello Stretto di Gubal, tra il Sinai e l’Egitto, nei pressi del reef di Sha’ab Ali. Insieme ad altre navi, all’ancora nei pressi, doveva attendere il via libera per attraversare il canale di Suez, al termine di uno sminamento volto a bonificare tutta l’area. Una coincidenza di eventi, determinarono il giorno sfortunato di questo cargo armato. Infatti, in quel periodo i tedeschi - informati della presenza della Queen Mary in quelle acque, adibita al trasporto truppe e proveniente dall’Australia con 1.500 soldati - intensificarono il pattugliamento aereo del Mediterraneo sud-orientale e del Mar Rosso settentrionale. Per facilitare questo compito, il 2° Gruppo del 26° Stormo “Lowen”, comandato dal Maggiore W. Beyling, di base a Eleusis presso Atene, venne trasferito sull’isola di Creta così da ottimizzarne il raggio d’azione. In pratica, quattro Heinkel He 111 H/6 si trovavano sempre in volo, armati con una bomba ciascuno del tipo PC1600 derivata anticarro e adattata al bombardamento sul mare. Affondare la Queen Mary, nave simbolo, sarebbe stato un colpo al cuore all’orgoglio inglese, oltre che la vanificazione di un importante approvvigionamento di uomini alle truppe nord africane. Anche la sera del 5 ottobre decollarono i quattro bombardieri tedeschi. In un primo momento fecero rotta su Alessandria, poi si diressero sul Mar Rosso per un’attenta ricognizione della parte nord. All’una e trenta di notte, quando stavano per rientrare per i limiti d’autonomia, avvistarono il gruppo di navi all’ancora, tra le quali il Thistlegorm. Non avendo sufficiente carburante, i piloti concordarono di concentrarsi solo su una di loro, scegliendo proprio il car go armato. Il primo gruppo (in alto a sinistra) dell’equipaggio del Thistlegorm. Uno dei quattro Heinkel He111 (sopra) che bombardarono il cargo armato. Il Maggiore pilota Beyling (a sinistra) con in braccio un leoncino, simbolo dello stormo aereo da lui comandato Thistlegorm Febbraio 2004 107 www.solovela.net Articolo pubblicato sulla rivista SoloVela POCHI MINUTI DI AGONIA La grande elica(sopra) e la zona poppiera inclinata a sinistra. La parte inferiore del castello della plancia di comando (sotto) spazzata via dall’esplosione e un corridoio laterale Due bombe a segno. Hanno centrato la stiva quattro, carica di proiettili di obice. L’esplosione è talmente violenta da spezzare la nave in due parti e sbalzare fuoribordo tutto quello che sta in coperta, distribuendolo in un raggio di qualche centinaia di metri. Anche le due locomotive, sistemate proprio sulla stiva quattro, vengono sventrate e i pezzi proiettati lontano. Sul Thistlegorm crolla tutto, dagli alberi alle gru, e si sviluppa un incendio visibile dalla terra ferma a più di otto miglia. La nave si è spezzata circa a tre quarti della sua lunghezza e la parte di poppa, poco più lunga di 20 metri, affonda subito, coricandosi sul suo fianco sinistro. Il resto rimane a galla ancora un po’. L’acqua entra veloce, allagando le stive da poppa verso prua. Novantacinque metri di nave che s’inclinano verso poppa e scivolano sott’acqua. Tutto finito. Nel silenzio, solo i superstiti: all’appello dell’equipaggio del Thistlegorm ne mancheranno nove. Molti dei sopravvissuti ringrazieranno Glyn Owen, loro eroico compagno, più volte tornato indietro tra le fiamme a salvarne il maggior numero possibile. Saranno grati anche alla nave da guerra HMS Carlisle, accorsa a trarli in salvo. di alcuni pescatori locali e degli abitanti di quella parte di Sinai, che ancora ricordano quella notte d’autunno di cinquant’anni prima. Da quel momento il Thistlegorm è uno dei siti d’immersione più gettonati in Mar Rosso e, per la bellezza e lo stato di conservazione sia della nave che del carico, giudicato tra i cinque relitti più belli al mondo. Sicuramente il più affollato. VISITA AL MUSEO SOMMERSO Immergersi sul Thistlegorm non è eccessivamente impegnativo e la quantità di subacquei che giornalmente visita questa nave, lo testimonia, anche se il governo egiziano non ha mai dato esplicita autorizzazione all’immersione. Si parte di buon mattino da Sharm el Sheikh o da Hurghada e, dopo circa quattro ore di navigazione, si è sul posto. Chi non c’è mai stato, viene sopraffatto dai dubbi: vale la pena un’alzataccia, tutta questa navigazione - a volte con mare mosso - e il pagamento di un supplemento, per vedere un relitto? Ci si prepara alla prima immersione, dopo che il divemaster di turno ha provveduto a saltare in acqua e, con due sommozzate velocissime, a fissare le cime d’ormeggio - una a prua, una a poppa - direttamente sulle parti del relitto: in gergo, a fare shammandura. Un preciso briefing pre-immersione, entrata in acqua e inizio della discesa, lenta, in fila e tenendosi bene a una delle due cime. Già da LA NUOVA VITA Da quel momento tutto si è cristallizzato, immobile su un fondale di trenta metri. Il Thistlegorm rimane lì, indisturbato, con tutto il suo carico: fotografia di un momento, che è anche immagine di una guerra. Passano dodici anni, quando Jacques-Yves Cousteau con la sua Calypso, nel primo viaggio in Mar Rosso, lo cerca e lo trova. Poi ancora un periodo di solitudine fino al 1974; è sempre Cousteau in un suo successivo viaggio, lo ritrova e lo segnala alle autorità egiziane. E poi, ancora pace e solitudine sul Thistlegorm, per quasi vent’anni. Nei primi anni novanta, un gruppo di guide subacquee di un diving center di Sharm el Sheikh lo localizza, grazie anche alle indicazioni 108 Febbraio 2004 Una delle moto BSA (sopra) e la mitragliatrice pesante (in alto a destra) ancora in posizione nella zona poppiera. Uno dei due cingolati Bren (foto in basso, in senso orario), la catasta di stivali di gomma, la locomotiva scagliata sulla sabbia e uno dei camioncini Bedford pochi metri sotto la superficie, si apprezza quasi tutta la nave. E’ imponente, tranquilla e inquietante al punto giusto. La gran parte del Thistlegorm, da prua fino alla zona dell’esplosione, è in posizione di navigazione. Dove, un tempo, c’era la stiva quattro, oggi c’è solo un’area disseminata di resti, tra cui molti proiettili d’artiglieria pesante (alcuni ancora dentro i contenitori), i due cingolati Bren e l’albero motore della nave. Poi, la poppa, adagiata sul fianco sinistro. Solitamente la prima immersione è dedicata alla visita della parte esterna, anche perché il giro prevede il raggiungimento della profondità maggiore (circa 30 metri). Si può iniziare con la zona dell’esplosione, per poi proseguire lungo la chiglia della poppa, fino alla grande elica. Girando attorno alla poppa, e risalendo leggermente, si visita la mitragliatrice e il cannoncino; in questa parte, vale la pena dare un’occhiata all’interno dei locali “invasi” da una nuvola di Glassfish. A questo punto, si ritorna verso il grosso della nave e, se la corrente non è eccessiva, ci si può discostare dal corpo centrale, allontanandosi di poco più di venti metri verso sinistra, dove giace la parte anteriore di una locomotiva. Si pinneggia verso prua, con il SS THISTLEGORM Il grande argano (sopra) che gestiva le due ancore. La zona della prua (a lato), area molto suggestiva del relitto nazionalità Gran Bretagna cantiere Thompson and Sons Ltd. - Sunderland (G.B.) tipo cargo armato dislocamento 4.898 tonn lunghezza 136 metri data varo 9 aprile 1940 data affondamento 6 ottobre 1941 posizione 27°48’80”N-33°55’25”E Mar Rosso (Egitto) profondimetro che segna diciotto metri, costeggiando la murata sinistra poco sotto la falchetta e facendo attenzione ai candelieri - levigati dal mare e, perciò, aguzzi come punteruoli - e alle lamiere taglienti. A un certo punto, quando la falchetta sale, è meglio non seguirla e mantenere la quota perché, pochi metri più avanti, appare la grande ancora di sinistra in posizione dentro l’occhio di cubia. Quella di dritta, invece, è lontana settanta metri, alla fine della sua lunga catena, nella stessa posizione dove era stata calata prima del bombardamento. La parte finale dell’immersione prevede l’ispezione della coperta, da prua verso poppa. Prima l’argano, poi, ai fianchi delle grandi aperture delle stive, i vagoni cisterna e i tender portacarbone. Ancora, verso poppa, il castello centrale dove originariamente c’era la plancia di comando. Il locale a livello coperta - erroneamente conosciuto come “cabina del comandante” - è l’ultima zona visitata, prima della risalita. La seconda immersione è interamente dedicata alla parte interna. Si visitano le tre stive intatte, dove si passano in rassegna tutti i mezzi destinati alle truppe di Montgomery. Camioncini, moto, auto, ali d’aereo, fucili e un generatore elettrico. Si rimane così affascinati, da non voler più uscire. Il divemaster ricorda gli obblighi legati al consumo dell’aria e al tempo d’immersione, riportando tutti verso la shammandura giusta, quella della propria barca. Risalendo, si guarda spesso verso il Thistlegorm, ringraziandolo intimamente per quanto ha saputo conservare nella sua seconda vita. Risalendo, i dubbi sorti la mattina hanno una risposta: sì, ne vale la pena! Febbraio 2004 109