Scrittura creativa - Simone per la scuola

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Scrittura creativa - Simone per la scuola
Scrittura creativa
Piccarda e sorella Morte (Pd., III)
Il sorriso della sofferenza
«Andai a vederla, Piccarda Donati, cugina di Gemma, mia moglie. Andai a vederla sul letto di
morte. Aveva un pallido e malinconico sorriso. Che sembrava una pennellata, magistralmente
impressa su una tela soltanto incominciata, ma mai del tutta completata. Era lì, immobile, nel
suo letto coniugale, quel letto, che – mi disse un giorno – lei odiava più di Satana in persona. Le
pareti della stanza erano in sintonia con la salma: il colore blu, che dominava sovrano, sembrava
richiamare il Paradiso. Dove lei è sicuramente volata.
Uno specchio di fronte al grande letto rifletteva l’immagine della fanciulla. E la sua immagine mi
sembrava quasi raddoppiata all’infinito. Quell’infinito, in cui oggi lei è eterea presenza, diafana
sostanza, corpo incorporeo. L’aveva ben sistemata in quel letto, il marito, Rossellino della Tosa.
Aveva ordinato alle domestiche (fino all’ultimo lui le ordinò qualcosa) di porle addosso un abito
lungo di stoffa pregiata e di pettinarla secondo la moda del momento: i capelli raccolti con una
spilla preziosa a forma di farfalla e alcuni riccioli lasciati sciolti lungo la fronte. Ordinatamente disposti stavano i fratelli Forese e, soprattutto, Corso, il nobile e spavaldo Corso, che l’aveva tratta
violentemente fuori dal Convento fiorentino delle Clarisse. E che – mi raccontò una volta – strappò
e si mise sotto i piedi il suo amato velo monacale.
Nonostante questo, Piccarda sorrideva sempre, sorrideva ancora in quel funereo talamo. Ma sorella Morte l’aveva già visitata in vita. Piccarda era morta di lebbra: perciò non c’era molta gente
accanto al suo evanescente corpo. Ella aveva contratto il morbo, curando i lebbrosi di Firenze;
e al suo vero, santo Sposo, si era ricongiunta pochi giorni dopo il matrimonio forzato. Solo così
potette espiare quella che per lei era una colpa: aver dovuto rinunciare alla vita monacale. Io spero
di incontrarla qui, in Paradiso. Pacificata nell’Essere Supremo, che è come un mare verso il quale
tutti gli esseri ritornano. E spero di vederla di nuovo sorridere. Del sorriso degli onesti, dei buoni,
dei giusti. Quelli per i quali vale la pena di credere, di lottare, di morire».
… ora tocca a te!
Alla luce della tipologia della scrittura creativa qui proposta, prova tu a redigere un testo che descriva in maniera originale una nuova situazione: Rossellino della Tosa, il marito di Piccarda, rifiuta
alla salma della moglie, morta di peste, gli estremi onori religiosi e la fa seppellire in una fossa
comune, temendo il contagio.
Le indicazioni, per facilitarti la stesura del testo, sono:
1. punto di vista di Rossellino
2. uso della prima persona
3. formulazione di periodi brevi
4. stile nominale (senza verbo)
5. registro stilistico icastico
6. lunghezza massima: 15 righe.
Se vuoi, puoi continuare con l’incipit che ti proponiamo qui di seguito:
«Ho una paura del diavolo che il cadavere di Piccarda possa contaminare la mia nobile casa.
Gliel’ho visto il corpo: pieno di bubboni, rossastri e neri. Gli ultimi mesi sono stati un inferno. Maledetto il momento in cui l’ho sposata. Per ricchezza e per potere. Ora, il suo cadavere sta lì e mi
sorride. Ma io ho tanta paura…»
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