attualita 24..31

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attualita 24..31
&attualità
& Un Bechstein
giorno e notte
& Il Beethoven
dell’Artemis Quartett
Bechstein ha presentato il nuovo HDS
digital mute system, un apparecchio
elettronico che permette di eliminare
ogni suono acustico prodotto dal pianoforte e di incanalarlo alla porta USB
del computer oppure a cuffie di alta
qualità (vista l’estrema ricchezza dinamica consentita dallo strumento).
L’HDS system può essere ordinato come accessorio con ogni nuovo pianoforte verticale o a coda Bechstein.
www.bechstein.com
La Virgin ci propone, in edizione limitata, l’integrale dei Quartetti per
archi di Beethoven nell’interpretazione dell’Artemis Quartett: un cofanetto di sette CD che corona un percorso ambizioso. Fondato nel 1989 a
Berlino, il Quartetto Artemis nel
1998 decise di interrompere l’attività
professionale per trascorrere un anno
di « residenza » con l’Alban Berg
Quartett: un gesto di umiltà che ha
portato a frutti artistici notevoli, poi-
ché la « Frankfurter Allgemeine Zeitung » è arrivata a definirlo il miglior
ensemble al mondo, per la versatilità
in un repertorio « che spazia da Beethoven a Ligeti ».
Jussi Björling
& Tutte le incisioni di
Björling elencate online
Harald Henrysson, che già negli anni
novanta pubblicò una discografia
esemplare di Jussi Björling, ha ora aggiornato il suo lavoro (con le ultime
uscite in CD e DVD), rendendolo accessibile gratuitamente sul sito del
Colloquio a tre con Francesca Dego e Daniele Rustioni
esperienza fu nel coro di voci bianche
della Scala.
Dego: Mio padre mi ha messo in
mano un violino quando avevo tre
anni: si può dire che non ho ricordi
di me stessa senza la musica.
Daniele Rustioni e Francesca Dego
Cosa vi ha dato e cosa vi ha tolto la
musica?
Dego: Ho avuto un’infanzia normalissima, la musica non mi ha certo
tolto nulla: però si matura più in fretta e spesso mi sentivo a disagio, chiusa
nella mentalità ristretta del paesino sul
lago di Como in cui sono cresciuta
(Colico), tanto che ho spinto i miei
genitori a trasferirci tutti a Milano. La
musica mi ha fatto crescere ed è sempre stata un rifugio, anche da me stessa.
Rustioni: Io ho fatto il percorso scolastico in Conservatorio, quindi l’esperienza dello scherno da parte dei
coetanei è stata meno crudele: come
Francesca, non ho alcun rimpianto,
perché tutto il duro lavoro che ho
fatto ha pagato.
Lui, ventotto anni, direttore d’orchestra; lei, ventidue anni, violinista. Si
tratta di Daniele Rustioni e Francesca
Dego, coppia nella vita e nella professione: due talenti che abbiamo incontrato in una piovosa mattina milanese
per un’intervista doppia...
Qual è il primo ricordo musicale?
Francesca Dego: Certamente mio
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papà che suonava il violino da dilettante ed io che lo ascoltavo rapita.
Daniele Rustioni: Mia mamma che
cantava nei cori, anche in Chiesa e,
non sapendo dove parcheggiarmi, mi
portava con sé!
E queste esperienze sono state uno stimolo per la vostra scelta di dedicarvi
alla musica?
Rustioni: Sı̀, tant’è che la mia prima
musica 232, dicembre 2011-gennaio 2012
Quando avete deciso di fare della musica la vostra professione, avevate un
mito di riferimento?
Rustioni: Certamente il maestro
Muti, che ho incontrato quando cantavo nel coro di voci bianche della
Scala.
Dego: Per le bambine è leggermente
diverso: quando vedono una ragazza
ancora giovane su un palcoscenico,
vestita come una principessa, se ne
innamorano. E lo stesso è successo a
me, con Hilary Hahn a Verbier: oggi,
semmai, direi che il mio mito è Oistrakh.
La vostra formazione si è divisa fra
Italia e Inghilterra: quali le maggiori
differenze?
Rustioni: Per quanto riguarda la sostanza dell’insegnamento, noi italiani
non dobbiamo invidiare niente a nessuno: il problema è che non lo valorizziamo abbastanza, c’è un enorme
buco fra conservatorio e mondo del
lavoro. Lo stesso conservatorio non
dà un palcoscenico adeguato ai suoi
migliori allievi: i Junior Departments
delle scuole inglesi creano orchestre
di 12-13enni che eseguono la Sagra o
il Concerto di Bartók!
Dego: Poi magari sono pessimi solisti, ma esiste un vero spirito di gruppo: basta vedere il livello delle orchestre, delle compagnie teatrali, delle
squadre di calcio.
Rustioni: Un’altra differenza risiede
nell’ambiente più stimolante che si
trova a Londra, come a Vienna, a
Helsinki: c’è un fervore intellettuale
che stimola contatti, idee, incontri
anche a livello extramusicale.
Dego: Senza poi parlare di quanto
siano bravi, all’estero, ad autopromuoversi, tanto che attirano studenti
da tutto il mondo: noi invece amiamo denigrarci, anche quando abbiamo grandi insegnanti, con poche eccezioni come la Chigiana e la Staufer.
Una carriera deve procedere a tappe,
con prudenza, o è bene prendere dei
rischi?
Dego: I rischi sono necessari, e il repertorio scelto è solo una parte: il
mio insegnante, Daniele Gay, mi ha
sempre spinto in questa direzione. So
che suonare il Concerto di Brahms a
quindici anni e a quaranta non è la
stessa cosa, ma non rimpiango di
averlo fatto da adolescente, perché
Comune di Borlänge (il luogo di nascita del tenore svedese): www.borlange.se. Si tratta di un omaggio eccezionale al grande interprete nel
centesimo anniversario della nascita.
& Premiata la pianista
Gloria Campaner
Il 27 ottobre gli spettatori della rassegna Nuove Carriere 2011 (promossa
dal CIDIM) hanno premiato la pianista
veneta Gloria Campaner. La votazione è avvenuta presso l’Aula Magna
della Facoltà di Lettere e Filosofia
dell’Università Roma TRE.
potrò crescere con questa partitura, e
conoscerla sempre più. In America
ho suonato il Concerto di Bruch a nove anni: ecco, forse quella è stata un
po’ una follia, ma era dovuta a un
maestro russo un po’ pazzo. Il rischio
deve chiaramente essere ponderato,
ma se non mi butto ora, tra vent’anni
sarà troppo tardi!
Rustioni: Io ho diretto molto giovane la Nona di Beethoven, il Requiem di Verdi: anch’io ho preso i
miei bei rischi. L’importante è non
avere paura e osare con onestà e coscienza. E per un direttore, talvolta,
non si capisce se i successi derivino
dai meriti dell’orchestra o dai propri.
Finora il mio più grande azzardo è
stato proprio il Requiem a Pietroburgo, nella sala della Filarmonica con il
suo tipico « ritorno », a venticinque
anni: mi confrontavo con una grande orchestra, un grande coro, che
davano l’idea di navigare nel suono.
Negli ultimi anni c’è una moda del
direttore giovane: ma esiste un repertorio « da giovane » e uno « da anziano »?
Rustioni: È vero, è un fenomeno
cui assistiamo a partire da Daniel Harding, forse perché il mondo dei direttori d’orchestra si stava chiudendo
sempre più su pochi nomi e c’era un
certo bisogno di ricambio. Ma proprio perché rischia di diventare una
moda, bisogna fare attenzione a che
ci sia un vero spessore musicale e la
scelta del repertorio è in tal senso
fondamentale. Ci sono certamente
autori più leggeri, frizzanti, e altri riservati a un’età avanzata: non mi vedo proprio a dirigere una sinfonia di
Bruckner (mentre per Mahler il discorso è diverso).
Quali sono stati i momenti chiave
delle vostre carriere?
Dego: Le impressioni di chi suona
spesso non coincidono con quelle di
& La Carmen di Rinat
Shaham apre la
stagione del « Bellini »
Sarà il mezzosoprano israeliano (che
debuttò il ruolo a Glyndebourne nel
2004) la protagonista dell’allestimento
di Carmen che aprirà, con i recitativi
di Guiraud e la direzione di Will
Humburg, la prossima stagione del
Teatro Bellini di Catania il 15 gennaio. Seguirà poi un cartellone che
punta sul repertorio più tradizionale e
amato dal pubblico, con recite di Tosca (a febbraio, con Norma Fantini),
chi ascolta, ma certamente mi piace
ricordare quando ho suonato a sedici
anni con Shlomo Mintz a Tel Aviv.
Un mio buon biglietto da visita, in
ogni caso, potrebbe essere il Concerto
di Beethoven, che ho suonato recentemente con l’Orchestra Regionale
della Toscana, e anche il Primo di Paganini, che affronto spesso nonostante
la paura che mi suscita: mi spiace, ma
chi parla male di Paganini è perché
non lo sa suonare!
Rustioni: Dipende molto anche dal
luogo: direi ancora la Messa da Requiem a Pietroburgo, il debutto con la
Bohème al Regio di Torino e Aida al
Covent Garden. Per adesso, più operistico che sinfonico.
In queste settimane debutta a Santa
Cecilia con un programma curioso:
Secondo e Terzo Concerto di
Rachmaninov.
Rustioni: Con un pianista come Denis Matsuev è perfettamente fattibile!
E poi non mi piace l’idea di accompagnare: preferisco dire che facciamo
musica insieme e, visto che ho diretto
tanta opera, penso di avere sviluppato
una buona capacità di collaborare e di
ascoltare. Da questa stagione, inoltre,
avrò l’onore di essere direttore ospite
principale della migliore orchestra da
camera italiana, l’Orchestra Regionale
della Toscana; verranno poi la Scala
(Bohème), il Regio di Torino (Butterfly) e il Maggio (Viaggio a Reims) a
gennaio.
Leggete le recensioni che vi riguardano?
Rustioni: Certo, leggo tutto e anche
quando arrivano le batoste cerco di
interpretarle in maniera costruttiva.
Dego: Le leggiamo entrambi, ma la
differenza è che lui le rilegge e rimugina!
Nicola Cattò
musica 232, dicembre 2011-gennaio 2012
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