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Urologia pag.9
Le malattie urologiche vengono
oggi trattate con metodiche sempre più raffinate e meno invasive.
L’ urologia, infatti, è una delle discipline mediche che ha maggiormente beneficiato delle recenti innovazioni tecnologiche.
L’applicazione delle nuove metodiche (laparoscopia, utilizzo dei robot,
telecamere, laser) ha contribuito a
preservare la funzionalità degli organi destinatari dell’atto terapeutico, mantenendo l’integrità degli
apparati contigui.
Per informazioni
e contatti:
prof. Andrea Tasca
Direttore dell’Unità
Operativa di Urologia dell’Ospedale
S.Bortolo di Vicenza
Cell. 348 2689160
Roma: 06 64590072
Vicenza: 0444 753647
www.andreatasca.it
E-mail: [email protected]
Le nuove frontiere
dell’Urologia
di Andrea Tasca
Il contenimento della violazione corporea in chirurgia urologica si è di gran lunga accresciuto: si evita così che le cicatrici
chirurgiche possano addirittura
arrivare a minare l’immagine
positiva che il paziente ha di sé.
Qualche buchetto ...
invece di una brutta cicatrice. Oggi, grazie alla laparoscopia, le operazioni
che coinvolgono le affezioni urologiche sono
sempre meno invasive e
permettono di ottenere
la guarigione attraverso
piccole incisioni.
L’ utilizzo della laparoscopia
(una tecnica che prevede l’esecuzione di un intervento chirurgico addominale senza apertura della parete) nella gran parte
delle affezioni urologiche è un
aspetto ormai esemplificativo
di questa evoluzione. Piccole
incisioni consentono di giungere a contato con rene, vescica e prostata o con le delicate strutture del retro peritoneo (spazio retrostante i visceri addominali) e di asportare le neoplasie o di correggere eventuali disfunzioni come nel caso dell’idronefrosi (accumulo,
patologico di urina nel bacinetto renale).
Una telecamera pone l’occhio dell’operatore ad intimo contatto
con le strutture anatomiche e garantisce l’estrema precisione del
gesto chirurgico, reso millimetrico dall’uso dei robot. Anche nel
caso in cui l’organo debba essere sacrificato, ciò avviene con un
minimo tributo di perdite sanguigne e con un’incisione cutanea,
necessaria all’estrazione del campione chirurgico, estremamente
contenuta ed eseguita in sedi non visibili.
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Ormai il chirurgo è uno
scienziato informatico che
usa laser, computer, telecamere e e robot.
Il patrimonio di esperienza, maturato negli ultimi anni con la tecnica laparoscopica, è stato, inoltre, trasferito anche all’ambito della chirurgia aperta,
nei casi in cui essa si renda necessaria, per le caratteristiche intrinseche o
l’estensione del processo morboso. Il chirurgo tende, infatti, a riproporre, in
chirurgia aperta, l’atteggiamento delicato ed il rispetto estremizzato delle
strutture anatomiche, acquisito con l’approccio laparoscopico.
L’urologo ha, inoltre, estrema familiarità con gli strumenti ottici in quanto
egli ha, per primo, concepito ed utilizzato l’ accesso endoscopico (nel suo
caso alla prostata e alla vescica).
L’ingrossamento della prostata
L’ingrossamento (iperplasia) della prostata che rappresenta la patologia più
frequente per il maschio attempato, è
stato affrontato fin dagli anni 60 dello scorso secolo, con strumenti ottici
con elettrobisturi che, fin dalle origini,
hanno consentito l’ asportazione del
tessuto prostatico iperplastico.
Telecamere e sorgenti laser rendono gli interventi
più sicuri ed evitano il problema del sanguinamento
profuso anche per prostata,
tumori superficiali e patologie minori della vescica
Pur se l’approccio non si è modificato nella sostanza, gli strumenti
moderni si sono notevolmente più evoluti rispetto agli originari e sono
connessi a telecamere che amplificano la visione ottica. Ciò ha avuto un
impatto decisivo sull’efficacia e sulla sicurezza del trattamento che può
essere, nei casi più favorevoli, eseguito in regime di day surgery.
Le prostate più voluminose e ricche di vasi sanguigni possono, inoltre,
essere affrontate con l’impiego delle sorgenti laser che evitano l’insidia
del sanguinamento profuso, al punto da poter essere utilizzate anche nel
paziente che assuma farmaci anticoagulanti. L’intervento non richiede, ai giorni nostri, più di una notte di degenza. Analogo approccio può essere riservato ai tumori superficiali o ad altre patologie minori della vescica.
Il perfezionamento degli strumenti endoscopici e la loro miniaturizzazione hanno consentito, inoltre, di accedere
agli ureteri e alle cavità renali che possono essere estensivamente esplorate con finalità di diagnosi e trattamento.
I calcoli del rene e dell’uretere
L’utilizzo del laser consente di frammentare calcoli renali di diametro
intorno ai 2 cm, raggiungendoli con
endoscopi di piccole dimensioni a
fibre ottiche. I calcoli più voluminosi sono abitualmente risolti per via
percutanea, raggiungendo il rene
mediante la puntura di un ago seguita da un’incisione cutanea di 1
cm, praticata nella regione lombare.
Strumenti endoscopici a fibre ottiche, laser,
sonde ad ultrasuoni, onde acustiche ed ecografie sono le armi del nuovo chirurgo per
sconfiggere i calcoli renali. Ormai la chirurgia
tradizionale si limita al 2% dei casi, cedendo
il passo alla laparoscopia.
Il tramite che dà accesso al rene
viene perfezionato sotto controllo radiologico e lo
strumento utilizzato ammette sonde ad ultrasuoni o
laser, utilizzate per la disgregazione del calcolo.
La metodica meno invasiva per il trattamento di
calcoli del rene o dell’uretere, rimane, tuttavia, la litotrissia extracorporea, concepita in Germania negli
anni ‘80.
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Le onde acustiche inviate da una sonda appoggiata
alla regione del fianco, vengono focalizzate sul calcolo, identificato con l’ ecografia e determinano la
sua frammentazione. La tecnica è destinata ai calcoli di piccole dimensioni e relativamente fragili i cui
frammenti verranno espulsi per via naturale. Grazie
ai progressi tecnologici descritti la chirurgia aperta ,
impiegabile per i calcoli più voluminosi e ramificati,
e’ impiegata in una percentuale di casi inferiore al 2%
e sta, sempre più,cedendo il passo alla laparoscopia.
Addio all’incontinenza urinaria
grazie alle “fascette” di materiale biocompatibile inseribili in
anestesia locale senza degenza
L’incontinenza urinaria
L’incontinenza urinaria è un fenomeno, in buona parte sommersa che coinvolge la popolazione femminile di mezza età. Essa è
favorita dai parti per via naturale e dall’obesità. Per molto tempo
tale patologia è stata assimilata alla condizione di madre, quasi
un tributo dovuto alla procreazione.
I progressi compiuti negli ultimi anni, nel campo delle conoscenze
dei meccanismi che determinano l’evento e delle tecniche destinate a risolverlo, hanno migliorato la qualità di vita delle persone
affette dall’ incontinenza, annullando progressivamente la ritrosia
ad affrontarla. Un’accurata diagnostica consente di discriminare i
casi di eccessiva attività della vescica, destinati ad un trattamento
farmacologico, da quelli in cui vi sia un difetto del meccanismo di
chiusura dell’uretra (sfintere).
Questi ultimi casi possono essere risolti con l’applicazione di fascette di materiale biocompatibile, inserite attraverso delle mini
incisioni praticata sulla parete vaginale.
Tale intervento è eseguibile in anestesia locale e non richiede degenza. Anche i casi di prolasso vescicale possono venire trattati con successo, grazie all’applicazione di materiale protesico, per via vaginale o laparoscopica, al fine di garantire un sostegno efficace e duraturo al viscere.
Lo sfintere artificiale
L’ultima ratio è rappresentata dallo sfintere artificiale il cui destinatario
ideale è la paziente o il paziente con alterazioni neurologiche o quello
che abbia subito un intervento chirurgico demolitivo, quasi sempre per
tumore, in piccolo bacino. La tecnica è efficace, sicura e migliora criticamente la qualità di vita delle persone affette, liberandole dalla mortificazione che deriva dall’uso del pannolone.
Il deficit erettile
Lo sfintere ha una tecnologia assimilabile a quella della protesi
peniena che viene applicata alla
stessa tipologia di paziente o al
paziente diabetico o con malattie
vascolari.
Sono, ovviamente, esclusi i pazienti che possano beneficiare dei
nuovi farmaci per uso orale (viagra e similari), destinati ai deficit
di erezione, la cui efficacia è stata
Lo sfintere artificiale per chi
ha subito interventi demolitivi: una tecnica efficace e
sicura che migliora la qualità della vita.
Deficit erettile ed eiaculazione precoce (che riguarda oltre il 30 % dei maschi
adulti): l’urologo-andrologo
esegue una accurata analisi
per scegliere il farmaco o il
provvedimento più efficace.
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ampiamente provata. La reticenza ad assumere questi preparati è spesso ingiustificata, tenuto conto del
loro alto profilo di sicurezza, tale da suggerirne l’impiego, con altre finalità, anche in ambito cardiologico.
Il fai da te è tuttavia fuori luogo, al fine di evitare
delusioni ed effetti collaterali. È quindi importante
un’accurata analisi dei sintomi che inquadrano il deficit erettile e così pure una puntigliosa diagnostica,
al fine di ritagliare il farmaco o il provvedimento più
efficace.
da un lato di impegnarsi in una quotidiana attività
di aggiornamento, dall’altro di mantenersi aderente
ai codici etici che dovrebbero ispirare il suo comportamento.
L’eiaculazione precoce
Un esempio: le statistiche disponibili indicano come
l’asportazione radicale della prostata per via laparoscopica o robotica costituisca uno degli interventi
più frequenti in ambito urologico.
Una patologia che sta emergendo con sempre maggiore frequenza e ciò in ragione della progressiva
apertura dei pazienti verso le problematiche andrologiche, è l’eiaculazione precoce che investe oltre il 30% dei maschi adulti.
Va ricordata in proposito la necessità di informare
adeguatamente il paziente non solo sulle soluzioni
terapeutiche proposte, ma anche sull’esperienza maturata relativamente al loro utilizzo.
I tumori prostatici
A ciò fa riscontro l’evidenza scientifica
che i tumori prostatici che abbiano un
comportamento biologico mite, definibile sulla base di indici biochimici ed
istologici (biopsia), possano essere sottoposti ad un regime di sorveglianza attiva
che preveda un controllo periodico del
paziente, evitando l’ intervento chirurgico.
Il tumore alla
prostata: non
sempre è necessario operare
I farmaci di nuova sintesi, interferenti con
il metabolismo della serotonina, sono risultati efficaci in quest’ambito, se usati da
soli o in combinazione con altri agenti.
L’urologo-andrologo ha amplificato negli
ultimi anni la sua sensibilità verso le problematiche
sessuali del maschio, estendendo il suo ambito d’intervento anche alle problematiche che investono i
soggetti alle soglie della senilità, includibili nella
cosi detta andropausa.
L’ampia disponibilità di farmaci e di soluzioni tecnologiche talora attraenti, impone tuttavia all’urologo
Questo regime è scarsamente seguito in Italia per
motivi non del tutto interpretabili, fatta salva la malizia. È possibile che, in alcuni casi, l’azione preceda il
pensiero?
(prof. Andrea Tasca, Direttore dell’Unità Operativa di Urologia
dell’Ospedale S.Bortolo di Vicenza)