METTERSI IN PROPRIO MAA OCCHI APERTI
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METTERSI IN PROPRIO MAA OCCHI APERTI
BUSINESS FAJ DA TB METTERSI IN PROPRIO MAA OCCHI APERTI In tempi eli crisi avviare una (piccola) attività può diventare un'opportunità. Ma l'improvvisazione, dati alla mano, ha portato più scon1ìtte che successi. Perché non basta una buona idea: occorrono competenza e valutazioni realistiche, anche della personalità. Ecco gli errori da evitare diAmza Mzria Speroni, iUustrazioni di Ul/ena Petrone IO DONNA 30 MAGGIO :Z015 BUSINESS FAI DA TE SCEGLI IL LAVORO AUTONOMO? I DIECI PUNTI DANON DIMENTICARE 1 Autoanalisi: sono di sposto ai cambiamenti di vita che comporta il pas saggio da lavoro dipen dente a lavoro autonomo? Ad avere meno tempo li bero, ad accollarmi i ri sehi? So gestire altre per sone? Dove sono forte e dove de baie? scardinare falsi miti: non è vero che il lavoro autonomo rende liberi, per esempio. Anzi, soprattutto nei pri mi tempi, si lavora molto di più. E si guadagna meno, perché una buona parte del guadagno va reinvestito. Le difficoltà di chi comincia sono davvero tante, nella maggior partc dei casi le start up falliscono. E lo sa qual è uno dei motivi più frequenti? L'incapacità di risolvere i conflitti Evitare l'improvvi tra soci, che impedisce di prendere sazione: svolgere un'at le decisioni al momento giusto. Poi tività per hobby è molm la mancanza di competenze: lavora- diverso da svolgerla per re per qualche tempo da dipenden- 0,. lavoro. La passione e una te nel settore in cui si vuoi diventare '.' buona intuizione non imprenditori sarebbe il percorso Ot bastano, anche una mi timale, ma spesso nOn succeden. croimpresa individuale richiedeun business pian. 2 MOTlvl?"C'èchisiinnamoradi una buona idea senza preoccuparsi di verificare se potrebbero innamorarsi anchegli altri» dice Anna Gervasoni, docente di Economia e gestione del le imprese all'Università Cattaneo di Castellanza (Varese)>>. "Chi pensa di essere originale e invece non lo è, chi non verifica se il mercato è disposto a pagare per avere un ceno servizio, chi si concentra sul quotidiano e non riesce aguardare più inlà del fine set timana, chi fa investimenti iniziali troppo pesanti». Evelina Pensa Dapueto, psicologa del lavoro, consulente e socia di Aid da (Associazione imprenditrici e dOn ne dirigenti d'azienda), parla di errori quasi ingenui: "Nei business pian fai da-te spesso si dimenticano tre voci: una parte delle tasse, da quelle per i ri fiuti o perun'inscgna; il COSto dell'im prenditore, cioè quello che mi serve per vivere; il costo del dcnaro, cioè quello che devo restituire alle ban che. E non si pensa mai abbastanza al fatto che tra hobby e lavoro c'è dif ferenza: essere una brava cuoca non ALTRI 44 3 Ho le eompetenze ne cessarie per realizzare il mio progetto? 4 8 Farsi eonsigliare (dal Gli obiettivi: dove vo commercialista, dagli enti pubblici...) ma, nel lo stesso tempo, avere una minima conoscenza dei fondamentali. Devo essere al corrente di tut te le scadenze fiscali, per esempio. glio arrivare? 9 La sede: qualunque sia l'attività, deve essere in posizione strategica. lO 5 Intereettare i biso gni: capire se la mia idea interessa anche agli altri, olrce ehe a me stesso, e se sono disposti apagarla. 6 Ho pensato a come co municare, a come far co noscerc il mio prodotto? Morntorare da stlbito l'impresa come fa una mamma ogni giorno oon i figli: sta bene, ha mangia to, è andato a scuola, ha fatto i eompiti? Le azien de non prccipitanoall'im provviso. Non dev'c.~scre il commercialista a dirci ehe siamo in rosso. 7 Partire piecoli eon una grande rete: me glio essere prudenti ne gli invesrimenti, all'ini zio, ed eventnalmente delegare alcune funzioni all'esterno. vuoI dire saper gestire un ristorante». Come è possibile fare scelte che im plicano cambiamenti di vita e inve stimenti da (almeno) migliaia di euro, senza tener conto di aspetti così basi lari? "II problema è l'accettazione del· Ia realtà: non piace a nessuno sentirsi dire che la propria idea non funziona, o che non abbiamo le risorse per rea lizzarla. Così si è portati a tener con to dei dati o dei pareri che la confer mano, piuttosto che osservarsi in uno specchio critico. Invece è quello che si dovrebbe fare, una specie di "prova bi kini n: posso anche indossarlo, ma poi come sto?», Questo non vuoi dire ri~ nunciare, casomai panire su basi più solide. Anzi: Anna Gervasoni mette in guardia da «un difetto tipicamente femminile: la mancanza di ambizio ne. Le donne si accontentano, maga ri perché diventano imprenditrici per arrotondare e possono contare sul reddito del marito, Invece dovrebbe ro pensare più in grande». e IO DONNA -)0 M"'GGIO %015 DUSINESS FAI DA TE t:TTERSI IN PROPRIO, chi non ci ha pensato almeno una volta? Smettere di cercare un introvabile pOSto fisso, persino lasciare quello che si ha per realizzare un'ideageniale,gt'Stire meglio il tempo, dimenticare il fiato sul collo del capo, annoiarsi di meno,guadagnare di più (o anche solo qualcosa). Nonostante la crisi, tra il zo07 e il Wl4, ilsaIdo tra imprese aperte e chiuse in Italia è rimasto positivo, anzi nel ZOJ4 era di nuovo in crescira rispetto ai due anni precedenti: 30.718, contro le 18.911 del ZOIZ e le Iz.681 dci WI}I dati, però, hanno quasi sempre nna doppia faccia. Il saldo è positivo perché sono sì diminuite le chiusure <340.261 nel zOl4, 36+972 nel 201Z), ma anche le aperture U70.979 contro 383.883). E an~ cora, consideriamo le aziende al fcmminile:gli ultimi dari dell'Osservatorio per l'imprenditoria femminile di Unioncamere parlano con enrusiasmo di tassi di femminilizlarione (cioè la percentuale di aziende guWare da donne) in au mento, soprattutro in alcuni settori <58 percenro nei servizi per la persona. 57 nell'assistenza sociale non ~idenzia~ le, come asili nido e attività di orientamenro); ma se guardiamo al numeroassoluro, le imprese sono in calo: erano un milione 431.[67 nel ZOI3, 50no un milione Z95.94Z quest'anno C';u 6.013.167 tOtali). "In realtà abbiamo cambiato metodo e i dati non sono confrontabili» spiegano a Unioncamere, maeerto è che, di fronte ai molti successi, ci sono anche i fallimentidieui nessuno parla. C'è chi aveva aperto un negozio di prodotti biologici e poi ha chiuso perché il supermercato apochi isolati ha al1t'Stito una più economica sezio':le bio; chi ha lasciato la città per un Bed & Breakfast in campagna perpoi. accorgersi che viverci non è come andarci in vacanza; chi aveva aperto con troppo entusiasmo un labora~orio di pasticceria senza tener conto della Sei motivata? Sai delegare? Sai assumerti il rischio? Meglio chiederselo con cruda sincerità, prima di gettarsi fra le acque non sempre calme dell'imprenditoria eccessiva concorrenla, chi aveva av~ viatoun asilo nido privato e poi è arrivatalaerisi mamme acasacon tanto tempo a disposizione - chi si inventa una app accattivante che poi non in~ ceressa a nessuno. O anche chi, semplicemente, si accorge che per iIlayoro in autonomia non è tagliata. M CHI VOLESSE SCDPRIRLO trova aiuto ncllibro Vuoi mittern in proprio.? (Franca Angeli) della psicologo del lavoro Massimo Amonucd, che dedica l'ultima pane a un lungo test di valutazione. Sei motivato? Sai delegare? Sai assumerci i[ rischio? Lo sì scopre attraverso 60 domande. È la parte più facile perché,neglialtricapitoli, una guida per compiere i primi passi nell'imprenditorialità, parole come "alleanze strategiche" e "srakeholder", "ingredienti della vision" e "focus group" sono piuttosto scoraggianti per il dipendente medio che vDrrebbe solo aprire una gelateria, per dire. "il proprio questo l'obiettivo del libro: scoraggiare~ commenta l'aurore. <lE lO DONNA 30 MAGGIO 2015