Famiglia Cristiana 18-06-2015

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Famiglia Cristiana 18-06-2015
18/06/2015
Pag. 40 N.25 - 21 giugno 2015
diffusione:587400
tiratura:685739
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
FC • IN ITALIA E NEL MONDO
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QUELLI CHE SALVANO I MIGRANTI CON IL TELEFONO
Nawal
e gli altri
"angeli dei
profughi"
È UNA RAGAZZA DI ORIGINE MAROCCHINA DI 27 ANNI
CHE VIVE A CATANIA. LA CHIAMANO DAI BARCONI IN
PERICOLO. «STIAMO AFFOGANDO, AIUTACI». E LEI LO FA
di Luciano Scalettari
«S
e m i rendo conto
che qualcuno n o n
ce la farà, q u a n d o
vedo le salme coperte da u n telo
nero dopo essere
state
recuperate,
o sento famiglie
che m i dicono di aver perso in m a r e i
propri cari, provo rabbia e dolore. Potrebbero essere stati mio padre, mia
madre, i miei fratelli...».
Le parole sono di Nawal Soufi, 27
anni, catanese, i m m i g r a t a di seconda
generazione: t a n t i anni fa la sua famiglia è arrivata in Italia attraverso
il Mediterraneo, dal Marocco. Nawal
significa "dono". A volte il n o m e racchiude in sé u n destino. È u n a ragazza normale, studia, lavora, ha il suo
giro di amicizie, sta sempre attaccata al cellulare. Ma n o n per chattare o
per Facebook. Lei ne fa u n uso u n po'
particolare: quel suo smartphone è
diventato una specie di centralino
della salvezza.
«Fin da giovanissima sono stata
molto impegnata nel sociale», spiega Nawal. «Non solo migranti, anche
senza tetto o indigenti. Ho cominciato
a incrociare sempre più stranieri che,
arrivati sulle coste siciliane, volevano
andare al Nord. Mi sono resa conto che
se gli scafisti vedono nei profughi u n
pacco di dollari da mettere su u n barcone, qui li vedono come u n a mazzetta
di euro da spedire via treno, s p e n n a n doli in t u t t i i modi. Una cosa indegna».
Così Nawal ha cominciato ad accogliere i gruppi per spiegare loro che
u n biglietto del treno costa 60 euro
e n o n 1.500, e u n a scheda telefonica 5
euro e non 50. Lo ha fatto u n a volta,
due, cinque. Il suo n u m e r o di telefono
ha cominciato a passare di m a n o in
mano. Funziona così, è normale: avere
u n punto di riferimento oltre il Mediterraneo può valere la vita. E in effetti
quel numero, per migliaia di persone,
è valso la vita.
Nawal da quel cellulare n o n si può
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EDIZIONI PAOLINE - Rassegna Stampa 18/06/2015
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FC • IN ITALIA E NEL MONDO
II
Nawal
LADY SOS
In alto: Nawal
Soufi con
Daniele Biella,
autore del libro
su di lei (sopra).
A destra: Nawal
a Catania con un
bimbo siriano.
più staccare, è acceso giorno e notte,
e squilla continuamente, da u n gomm o n e che imbarca acqua, dalla costa
libica, dalla Turchia, dalla Grecia. Spesso dalla Siria. Lei parla l'arabo-marocchino, m a conosce bene anche quasi
t u t t i gli altri dialetti arabi, siriano
compreso.
«Partono con in tasca il mio numero», racconta. «Ricordo u n post su
Facebook in cui u n a donna annunciava che ce l'aveva fatta. Forse non ricordava il mio nome, ha ringraziato il mio
n u m e r o di telefono».
Le chiamate più drammatiche
vengono dal mare: "Stiamo affondando, aiutaci". «Devi agire, in fretta, spes-
«Nawal può
diventare
esempio
di umanità.
Tutti possiamo essere
dei piccoli
angeli dei
profughi»
cardinale
Francesco
Montenegro
so in modo duro, perché chi ti parla è
nel panico», spiega. «Dico loro: "Non
mi interessa quello che sta succedendo, devi solo darmi le coordinate Gps".
Spiego loro come fare. A volte occorrono 10 chiamate per riuscirci».
Ma Nawal non è solo Nawal. È
una rete. È un gruppo di volontari di
Catania, collegato con quelli di Milano, Siracusa, Napoli, Lecce... È la
rete di avvocati che si fanno svegliare
nel cuore della notte per tutelare gli
stranieri a cui si vorrebbe negare il diritto d'asilo. È la Guardia costiera che
si mobilita per i soccorsi. «È t u t t a la
gente che ogni giorno ci offre vestiti,
perché quasi sempre chi arriva dal barcone perde tutto», aggiunge la ragazza.
Giornate intense, quelle di Nawal,
e spesso complicate. «Ma sai, a casa ho
una madre che m i fa trovare 100 uova
pronte, o sacchetti di vestitini da portare a chi arriva. E accanto a m e ci sono
gli altri volontari, giornalisti, avvocati».
Un bell'esempio di volontariato e
tanta generosità? «No», dice lei. «Lo
considero uno stile di vita. Mi ritengo un'attivista dei diritti umani. Occorre anche denunciare le violazioni
dei diritti umani. L'Europa deve dare
corridoi umanitari. Non possiamo negare il diritto alla vita».
Nel libro in cui racconta la sua
storia (appena pubblicato dalle Paoline), l'autore Daniele Biella scrive:
«Nawal Soufi non ha ancora figli suoi,
ma sparse per il m o n d o ci sono decine
di migliaia di persone che la chiamano
"mama Nawal" e che sanno di do•
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