Sostenibilità verSo una linea guida nazionale

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Sostenibilità verSo una linea guida nazionale
P R I M O
2
Premio
Internazionale
Vinitaly 2013
a Terredora
P I A N O
“L’azienda - si legge nella motivazione ufficiale - rappresenta uno dei punti di riferimento più solidi di quello che è considerato un vero e proprio
‘Rinascimento’ dell’Irpinia enoica. Una terra antica dove la coltivazione della vite ha una sua storia profondissima che l’azienda di Montefusco
ha saputo riscoprire, introducendo, al contempo, innovazione, conoscenze e uomini capaci di cogliere le sfide del futuro. Tra questi, Lucio
Mastroberardino (foto), protagonista del suo rilancio definitivo (...)”. “È un riconoscimento - hanno detto Paolo e Daniela Mastroberardino,
comproprietari di Terredora con il padre Walter - che dedichiamo all’Irpinia. Per noi il vino è un patrimonio familiare, la passione che anima
tutti noi è quella di dare voce a un territorio straordinario attraverso i frutti delle vigne. Siamo fieri che nelle motivazioni sia stato ricordato
proprio l’impegno di nostro fratello Lucio (già presidente UIV e recentemente scomparso, ndr). Un impegno che iniziava in vigna e in cantina per
realizzare vini eccellenti che profumassero d’Irpinia e proseguiva, poi, in tutto il mondo dove promuoveva, attraverso il vino, l’Italia”.
Unione Italiana Vini e Gambero Rosso
Manuale di buona pratica e Matrice
di autovalutazione
Il punto sullo stato
d’avanzamento
dei lavori
Sullo stato dell’arte del progetto Tergeo
ha relazionato il presidente Comitato
tecnico-scientifico, Piero Attilio Bianco
dell’Università degli Studi di Milano.
“L’autorevolezza dei contenuti è uno dei
punti di forza di Tergeo che, unicum a livello
nazionale, si avvale di un comitato garante
di ciascun applicativo. La condivisione dei
risultati è per noi una conditio sine qua
non: oggi abbiamo referato 22 applicativi
per un totale di 170 case vitivinicole aderenti
e 7 aziende partner coinvolte con nomi della
portata di Syngenta, Bayer, Basf, Lallemand,
Haifa, Apra Informatica e Vivai Cooperativi
Rauscedo. Dal punto di vista scientifico,
dopo due anni di lavori Tergeo è giunto alla
redazione di un Manuale di buona pratica in
vigneto e di una Matrice di autovalutazione
sulla sostenibilità. Il Manuale di
buona pratica contiene informazioni
che rappresentano opportunità di
miglioramento, e si concentra su una serie
di informazioni sui principali rischi che
la conduzione del vigneto presenta nei
confronti della salubrità delle uve, della
sicurezza degli operatori del vigneto e
dell’ambiente, in termini di inquinamento.
Quindi una serie di indicazioni, denominate
buone pratiche, per minimizzare i rischi,
per ottemperare in toto ai requisiti di
legge, e per agevolare l’azienda vitivinicola
nello svolgimento delle attività. La Matrice
per l’autovalutazione invece è
una griglia valutativa della
sostenibilità del vigneto
che si pone quattro macroobiettivi: auto-valutazione
delle aziende partecipanti;
propulsione al miglioramento
del livello medio; promozione
e diffusione di pratiche di
sostenibilità; costruzione di un
sistema certificabile
e di un database
documentale”.
In alto, sotto il titolo, alcune immagini della tavola
rotonda di presentazione di Tergeo, tenutasi in occasione
dell’ultima edizione di Vinitaly
Sostenibilità
verso una linea
guida nazionale
Nell’ambito della conferenza promossa per illustrare lo stato d’avanzamento
del progetto Tergeo, presentato il Forum per la sostenibilità ambientale del vino,
attivato per definire una norma condivisa da tutti i soggetti impegnati sulla materia
di Laura Zamprogno
V
erona. “Continuiamo a crescere
nonostante la crisi nella qualità e
questo grazie al fattore che caratterizza da sempre il vino italiano:
il legame con il territorio”. È con
queste parole che Domenico Zonin, presidente di
Unione Italiana Vini, ha introdotto al Vinitaly la
tavola rotonda di presentazione di Tergeo, il progetto di UIV che promuove la sostenibilità in viticoltura ed enologia.Secondo Zonin,la sostenibilità
è nel Dna del vino italiano e si traduce nell’attenta
gestione e cura del territorio di produzione. Una
realtà che si scontra però con la difficoltà di dare
una definizione univoca del termine “sostenibilità” e di andare oltre la frammentazione delle
esperienze in campo vitivinicolo. “La sostenibilità
è ormai una scelta strategica per le imprese – ha
sottolineato il presidente UIV - un ulteriore valore
aggiunto del vino italiano nel mondo, ma necessita di una norma comune nazionale per affrontare il mercato globale. L’attuale frammentazione
dei modelli non ha senso: dobbiamo imparare a
lavorare insieme, aziende, università, istituzioni e
associazioni, pena la perdita di competitività”.
Esperienza sul campo
Sulla necessità e le modalità per arrivare rapidamente alla definizione di una norma nazionale
che indichi le linee guida in materia di sostenibilità si è incentrato l’intervento di Francesco Pavanello, direttore generale di UIV: “È fondamentale che sul tema l’Italia sia compatta dal punto di
vista normativo – ha dichiarato Pavanello – altri
Paesi come Usa, Cile e Argentina sono molto avanti, essendosi muniti di protocolli propri. Unione
Italiana Vini da circa due anni ha impegnato risorse notevoli per creare una piattaforma di dialogo operativa che riunisse attorno al tema della
sostenibilità le eccellenze che risiedono nel campo della ricerca e delle aziende, sia fornitrici di
tecnologie sia vitivinicole. Ne è nato un progetto,
Tergeo, che oggi rappresenta un buon esempio di
come condividendo contenuti, idee ed esperienze
si possa arrivare a offrire al settore strumenti per
migliorare le proprie performance. Nel momento
in cui un soggetto autorevole come il Gambero
Rosso ha lanciato l’idea di creare un momento di
confronto sulle esperienze nazionali in tema di
sostenibilità, ci è parso un passo naturale quello
di mettere a fattor comune la nostra esperienza
maturata in Tergeo, fatta di multidisciplinarità e
autorevolezza dei soggetti che vi partecipano”.
Il Forum per la sostenibilità
Sulla genesi del Forum per la sostenibilità ambientale del vino si sono incentrati gli interventi
di Marco Sabellico, curatore delle Guide del Gambero Rosso, e Michele Manelli, azienda Salcheto e
portavoce del Forum: “Abbiamo colto il sentiment
diffuso tra gli operatori, che era innanzitutto di
disorientamento per la presenza di diversi disciplinari di sostenibilità. Con gli amici di Unione
Vini abbiamo trovato subito delle sinergie comuni e in tal senso abbiamo ospitato una prima riunione informale del Forum che ha dato alla luce
un Manifesto per la sostenibilità. Il Forum ha la
responsabilità di essere un organismo evoluto, un
tavolo che si avvale di un linguaggio condiviso e
che riunisce soggetti alla pari. Questo però tenendo ben presente che, in funzione della chiarezza
dovuta ai consumatori, dobbiamo evitare di creare un linguaggio del vino anche sulla sostenibilità: occorrono semplificazione e incisività”.
Obiettivi a breve termine
Il Forum nasce quindi come momento permanente di confronto, ma l’obiettivo che si è dato è
concreto e da raggiungere in tempi molto stretti:
arrivare a delle linee guida operative nazionali da
mettere a disposizione di tutti i gruppi tecnicoscientifici che operano a vario titolo in progetti
di sostenibilità. “Confidiamo – ha spiegato Pavanello – di poter arrivare a un protocollo comune
già entro l’estate, propedeutico a un confronto
più ampio in ambito comunitario, dove altri Paesi stanno ragionando in termini di sostenibilità:
i tempi sono molto stretti, in quanto Bruxelles sta
già lavorando alle linee guida per la sostenibilità
in ambito alimentare, ed è per questo che è bene
arrivare preparati con un protocollo comune del
settore vino che possa dare un contributo fattivo”.
Sull’esperienza in ambito Ue ha relazionato José
Ramón Fernandez, segretario generale del Ceev
(Comité Européen des Entreprises Vin): “L’Ue si è
posta da tempo l’obiettivo di diventare portavoce
mondiale della sostenibilità e oggi sono molti i
Paesi membri che lavorano sul tema nel nostro
settore. A maggio a Madrid ci sarà un incontro
tra le associazioni dei grandi Paesi produttori per
fare il punto della situazione. Noto però come solo
l’Italia si sia posta l’obiettivo di arrivare a una norma comune nazionale, e Tergeo, che è stato recentemente presentato proprio a Bruxelles, è uno dei
migliori esempi in tal senso. Anzi, credo che ci sia
un grande bisogno di un Tergeo europeo”.
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progetto grafico
Hachette custom publishing
aderisce al progetto europeo
P R I M O
Il mondo del vino ricorda il “signore del Brunello”
Il futuro del bio Prende
forma anche a Vinitaly
- è sicuramente da migliorare.
La certificazione deve essere
un servizio e non una sevizia
- ha aggiunto citando un libro
di Giorgio Ferigo (Il certificato
come sevizia. L’igiene pubblica
tra irrazionalità e irrilevanza,
Ed. Forum, Udine, 2001, ndr) - e
sono anch’io certa che tra i produttori che autocertificano i
propri vini con aggettivi come
naturali, veri, vivi, di vignaioli,
ce ne siano tanti che sono veramente bio ma che non sono
ancora certificati per i problemi
appena lamentati. Cerchiamo
di accoglierli tra noi, snellendo
le procedure, cerchiamo di fare
gruppo”. Maurizio Taglioni
Firmato l’accordo
tra Federbio
e VeronaFiere
per un Vinitaly Bio
nel 2014. Al salone
potranno partecipare
i produttori
certificati ai sensi
del regolamento
europeo 230/2012.
Un comparto che sta
esprimendo vivacità
e voglia di crescere,
con grande
attenzione a una
comunicazione
corretta
e trasparente
nei confronti
del consumatore
Il vino biologico in cifre
Fonte: Willer e altri su dati Oiv
tabella 1
Mentre tutte le produzioni vegetali e i loro
trasformati possono essere regolarmente
Superficie
Superficie
% bio
certificati come biologici dal 1991, il vino biologico
bio (ha)
vitata (ha)
ha dovuto attendere sino al 2012 per vedersi
Italia
52.273
632.000
8,3
pienamente riconosciuto. Nonostante le difficoltà
normative, la viticoltura biologica si è diffusa
Francia
50.268
819.000
6,1
in modo progressivo in Europa, sebbene in
Spegna
57.231
1.082.000
5,3
maniera differenziata, con una certa intensità
Germania
5.200
102.000
5,1
soprattutto negli ultimi 4-5 anni. Al suo successo
hanno partecipato anche alcuni Paesi emergenti
Austria
3.863
46.000
8,4
in ambito viticolo. Nel mondo, la superficie del
vigneto biologico al 2010 ha raggiunto i 217.634
ettari, pari al 2,9% della superficie vitata globale (dati Oiv), per l’88% coltivati in Europa.
Nell’Unione Europea (tabella 1) i Paesi più importanti nella produzione enologica sono Italia, Francia e
Spagna, dove le superfici si sono evolute con costanza dal 2000 in poi.
Guardando alla dimensione del vigneto biologico nelle diverse regioni italiane (grafico 1), in relazione sia
allo sviluppo negli anni, sia alla situazione attuale, si conferma un trend di continua crescita, sebbene
con un’elevata disomogeneità: Toscana, Puglia, Marche e Sicilia hanno da sempre registrato superfici
importanti, mentre altre regioni di pari tradizione vitivinicola come Piemonte o Trentino-Alto Adige,
sembrano mostrare meno interesse verso il biologico.
Si evidenzia anche il peso
tutt’altro che marginale in termini
percentuali (grafico 2) che la
viticoltura bio ha anche in Calabria,
Lazio, Abruzzo e Basilicata, dove
supera il 10% della superficie vitata
regionale.
25
Sardegna
Sicilia
Calabria
Basilicata
Puglia
Campania
Molise
Abruzzo
Lazio
Marche
Umbria
Toscana
E. Romagna
Liguria
Grafico 1 il vigneto biologico nelle regioni italiane (ha)
F.V.G.
18.000
16.000
14.000
12.000
10.000
8.000
6.000
4.000
2.000
0
Veneto
Fonte: Sinab
Grafico 2 incidenza della sau a viticoltura biologica
su quella convenzionale per regione 2010
20
15
10
Non esistono ancora dati statistici
ufficiali relativi alle quantità
di vino biologico prodotto o
5
commercializzato, né riguardo
al numero di cantine, dove l’uva
0
biologica venga trasformata in
vino. Relativamente a quest’ultima
grandezza, una stima considerata
affidabile è quella elaborata dal
Sinab (Sistema d’Informazione
Nazionale sull’Agricoltura
Fonte: Sinab e Istat, Censimento agricoltura
Biologica), che vede una crescita
continua del numero di cantine
certificate per la lavorazione di uve biologiche dal 2003 (270 cantine), al 2009 (764 cantine), con una lieve
contrazione nel 2010 (628 cantine) da imputarsi verosimilmente all’arresto del processo normativo in sede
europea, risoltosi solo nel 2012. M.T.
Piemonte
Valle d’Aosta
Lombardia
Trentino A.A.
Veneto
F.V.G.
Liguria
E. romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
bbiamo bisogno di un Tergeo
europeo”. Con queste parole
José Ramón Fernandez,
segretario generale del Ceev,
ha commentato il progetto di
UIV presentato in occasione della Global Trade
Policy Conference tenutasi a Bruxelles a marzo.
L’incontro - “2013, un anno di opportunità e sfide”
- è stato promosso dalla Fivs, l’organizzazione
attiva dal 1951 che tutela gli interessi
sovranazionali dei produttori di vini e alcolici,
una sorta di Unione Vini su scala mondiale cui
aderisce il Ceev, e si è concentrato su quelli che
sono stati ritenuti i temi più attuali e “caldi”
degli ultimi 12 mesi a livello internazionale.
In platea e al desk si sono alternati alcuni degli
interpreti delle più influenti e rappresentative
realtà mondiali in tema di commercio e
salubrità alimentare, tra cui rappresentanti del
Codex Alimentarius, dell’Organizzazione per la
cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) e
dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).
Di particolare rilievo anche la partecipazione
dell’Oiv, che è stata particolarmente coinvolta in
materia di etichettatura, e dell’Organizzazione
mondiale delle dogane (Omd).
L’incontro è stato l’occasione per fare il punto,
a livello globale, anche rispetto a iniziative
nazionali e sovranazionali legate alla
sostenibilità. Rappresentanti di Fivs e Ceev
hanno premesso che la Commissione europea e
i governi nazionali sono particolarmente attivi
in materia, con una crescente domanda di regole
certe per interpretare i più disparati “claim”
al riguardo. Nel corso della sessione specifica
sul palco si sono alternati Adeline Farrelly,
segretario generale della Federazione europea
contenitori in vetro (Feve), Tony Battaglene,
della Winemakers Federation of Australia, e
Stefano Stefanucci (UIV) in rappresentanza di
Tergeo.
E proprio il progetto di Unione Vini ha suscitato
grande interesse, in particolare è stato apprezzato
lo sforzo “aggregante” di Tergeo, che è riuscito
a riunire allo stesso tavolo rappresentanti
della ricerca, delle aziende vitivinicole, delle
istituzioni, delle associazioni di categoria e dei
fornitori di filiera, e che ha saputo in questo
modo individuare sia un linguaggio comune che
delle regole condivise.
Trentino A.A.
A Bruxelles debutto
europeo per Tergeo
tori che hanno però lamentato
come le procedure per ottenere
la certificazione siano da migliorare: “Il sistema di certificazione è ancora poco informatizzato - ha detto, ad esempio, Luca
Orsini dell’azienda Le Cinciole
di Panzano in Chianti (Fi) - e richiede la produzione di troppa
carta, mentre sarebbe necessario dedicarsi di più alla sostanza
dei controlli, in vigna e in cantina”. “Anche i costi rappresentano un problema, soprattutto per
le piccole imprese – ha aggiunto
Gianfranco Torelli dell’azienda
omonima di Bubbio (At) – giacché tanti produttori operanti, di
fatto, in rispetto del regolamento comunitario bio, scelgono di
non richiedere la certificazione
a causa degli elevati costi che
essa comporta”.
“Il regolamento comunitario
- ha sostenuto infine Cristina
Micheloni, vicepresidente Aiab
Lombardia
U
n nuovo salone indipendente, semplificazione delle pratiche
burocratiche, miglioramento
del regolamento comunitario
e apertura ai produttori bio “de
facto”. Queste le novità riguardanti il settore dei vini biologici
emerse a Vinitaly 2013, nell’ambito del convegno dal titolo “Il
vino biologico: testimonianze
di produttori, di vini e di territori”, organizzato da Aiab e
Federbio presso lo spazio del
ministero per le Politiche agricole. Un settore che proprio a
questo Vinitaly ha finalmente
potuto presentare le prime etichette regolarmente certificate
con l’eurofoglia, il logo europeo
obbligatorio per questo tipo di
produzioni. Un settore che sta
esprimendo una vivacità e voglia di crescere, con una grande
attenzione a una comunicazione corretta e trasparente nei
confronti del consumatore.
“Dall’anno prossimo - ha affermato Paolo Carnemolla, presidente Federbio – all’interno del
Vinitaly ci sarà una manifestazione che si chiamerà Vinitaly
Bio. L’accordo è stato firmato il
9 aprile tra Federbio e VeronaFiere. Al salone potranno partecipare i produttori di vino
biologico certificato ai sensi del
regolamento europeo 230/2012,
che finalmente potranno dire
‘noi ci siamo e siamo questo’,
distinguendosi da chi produce
vini ai quali vengono aggiunti aggettivi che si richiamano
al mondo bio senza averne i
requisiti”. A quest’ultima affermazione ha fatto eco il direttore generale del Mipaaf, Stefano
Vaccari, sostenendo che è giunto il momento di “fare pulizia
sulle etichette”, per evitare l’eccessiva confusione generata
dall’esistenza di vini naturali di
varia specie e denominazione
che affiancano prodotti, come
il vino biologico, realizzati ottenendo la certificazione di
un ente terzo. Un aspetto questo che è stato al centro anche
dell’incontro organizzato dalla
stessa Federbio il giorno precedente e intitolato “Il vino biologico e ‘gli altri’”, nel corso del
quale i vari interventi - a partire
da quello del segretario di Assobio, Roberto Pinton, a quello di
taglio tecnico-scientifico affidato a Roberto Zironi (Università
di Udine) e ancora di Carnemolla - hanno voluto sottolineare
l’esigenza di fare chiarezza, anche come presupposto per creare un modello di crescita e di
sviluppo del bio, più efficace ed
efficiente.
Sul tema certificazione, l’incontro del Mipaaf ha dato spazio
poi alle voci di diversi produt-
Valle d’Aosta
Global Trade
Policy Conference
A
3
22 Aprile 2013
“Grazie a lui il Brunello è oggi uno dei marchi più noti e apprezzati del made in Italy: il Consorzio e tutto il territorio, oltre
a perdere un grande produttore, perdono un grandissimo uomo”. Così il presidente del Consorzio, Fabrizio Bindocci, ha
ricordato Franco Biondi Santi, scomparso pochi giorni fa all’età di 91 anni, dagli anni ’70 alla guida della Tenuta Greppo
di Montalcino. Parole di cordoglio anche da parte di VeronaFiere, dal presidente Ettore Riello e dal direttore Giovanni
Mantovani, che commentano: “La morte di Franco Biondi Santi lascerà un vuoto incolmabile anche nel mondo internazionale
del vino. Siamo certi che la sua professionalità rimarrà nel ricordo di tutti quelli che lo hanno conosciuto”. L’Unione Italiana
Vini si unisce al ricordo di tutto il mondo del vino di questo importante un uomo simbolo dell’enologia italiana.
Piemonte
Addio a Franco
Biondi Santi
corriere vinicolo n. 15/16
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