Pennetta e Vinci in finale allo Us open di tennis

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Pennetta e Vinci in finale allo Us open di tennis
Pennetta e Vinci in finale allo Us open di tennis: due donne normali e un ca
"Corriere della Sera" del 12 settembre 2015
"Il messaggio è chiaro, le rare soddisfazioni nello sport arrivano da quello femminile.."
il ritratto
Pennetta e Vinci in finale allo Us open di tennis: due donne normali e un carattere che viene dalla provincia
Il messaggio è chiaro, le rare soddisfazioni nello sport arrivano da quello femminile
Potrebbe essere una delle partitelle che giocavano insieme da piccole, nella loro Puglia; come nella foto di
quasi vent'anni fa, che le ritrae ragazzine al circolo del tennis. Sarà la finale degli Us Open. Flavia Pennetta era
la testa di serie numero 26, e ha battuto la numero 2 al mondo.
Roberta Vinci tra le teste di serie non c’era neppure: ha eliminato in casa sua la più grande tennista di tutti i
tempi, Serena Williams, una spanna e venti chili più di lei, negandole il Grande Slam. «Ils gagnent tout ces
italiens», vincono tutto questi italiani, commentò il presidente francese dopo la vittoria di Bartali al Tour del
’38 (e il Mondiale vinto dagli azzurri sempre a Parigi). «Roberta choc the world» titolano i siti americani.
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?Us Open, il colore è tutto azzurro Pennetta e Vinci, finale tra italiane
Insomma; succede. La Pennetta e la Vinci non sono due fuoriclasse. Non sono superwomen come alcune loro
colleghe. Non sono neanche giovani talenti. Sono due donne italiane, nate e cresciute al Sud - una a Brindisi,
l’altra a Taranto -, che con il lavoro, la passione, la costanza sono salite sul tetto del mondo. Pochi nel nostro
Paese le conoscono. Il tennis, dopo i fasti degli anni 70, è lontano dalla sensibilità del grande pubblico: da
troppo tempo non abbiamo un tennista decente. Anche stavolta Fognini, che tra l’altro è il fidanzato della
Pennetta, ha avuto una fiammata eliminando Nadal, e si è subito spento contro un avversario di quasi
quarant’anni. Le rare soddisfazioni vengono dalle donne: la vittoria al Roland Garros della bresciana
Schiavone, le sorprese della romagnola Errani, e ora l’incredibile finale americana tra le due amiche pugliesi.
Chiunque vinca, il messaggio non potrebbe essere più chiaro. Le donne possono riscattare non soltanto il
nostro sport, uscito umiliato dai Mondiali di calcio in Brasile e da quelli di atletica a Pechino. Le donne in
questo momento rappresentano la grande speranza del nostro Paese. E sono donne normali, in cui chiunque o
quasi può riconoscersi. C’è un’Italia livorosa e rancorosa, che arriva a raccogliere firme on line contro la più
grande campionessa di sempre (accanto a Sara Simeoni), Valentina Vezzali. E c’è un’Italia che non si limita a
resistere ma avverte la necessità di ricostruire: radici, orgoglio, valori. È un’Italia che viene da lontano e va
lontano, che ha i piedi ben piantati nella provincia profonda ed è capace di imporsi al mondo con colpi di
scena che nessun esperto aveva previsto, che qualsiasi valutazione tecnica aveva escluso. La Vinci che batte la
Williams è il calabrone che secondo le leggi della fisica non dovrebbe volare, eppure vola. Ci ricorda che
«labor omnia vincit improbus», il lavoro duro prevale su qualsiasi cosa; e non occorre diventare famosi per
avere successo, basta fare bene, con metodo, con pazienza, il proprio mestiere.
Aldo Cazzullo
2015-09-12