il varo della regia nave andrea doria

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IL VARO DELLA REGIA NAVE ANDREA DORIA
30 marzo 1913
ALBERTO SCARAMUCCIA
“L’accoglienza che La Spezia ha fatto ai Sovrani è stata commovente ...
Dalla marina alla stazione per un percorso lunghissimo la folla era
impressionante ...
Il varo dell’Andrea Doria è stato il più imponente per folla, per eleganza, per
ordine che sia mai avvenuto alla Spezia. È una festa che si ripete con commozione e
interesse economico per la nostra città ...
I forestieri sono tornati avendo solo in mente la grandiosità della cerimonia e la
commozione del momento solenne”.( 1)
Così l’editoriale del Corriere della Spezia, prestigioso foglio locale, a
commento del varo di una moderna corazzata, la seconda ad essere intitolata
all’ammiraglio genovese Andrea Doria. La nave viene battezzata domenica 30
marzo 1913, un secolo fa, quindi, nell’Arsenale Militare Marittimo della Spezia.
Le fa cornice un tripudio che si diffonde per la Città colma di folla
festante.
Alla figura del grande uomo di mare il neonato Regno d’Italia aveva già
(1) Corriere della Spezia, 5 aprile 1913, 1a e 2a p., “La visita dei Reali e il varo
dell’Andrea Doria”. Gli antichi periodici spezzini sono facilmente consultabili in Rete
all’indirizzo www.antico.erasmo.it.
Alberto Scaramuccia - Il varo della Regia nave Andrea Doria
dedicato una corazzata che, impostata il 7 gennaio 1882, sarebbe stata varata,
pure questa alla Spezia, tre anni più tardi, il 21 novembre.
La nave, avanzata per il tempo, dislocava oltre 11mila tonnellate, poteva
viaggiare a oltre 16 miglia orarie, portava 39 bocche da fuoco e due tubi lancia
siluri.
È bello vedere che fra i membri della Direzione lavori, che durarono tre
anni, figuravano il giovane tenente ingegnere Giuseppe Rota e l’assistente Luigi
Gambino, due persone che trent’anni dopo avrebbero partecipato al varo del
nuovo Doria: l’uno come direttore, l’altro come capo tecnico principale.
Questa nuova nave risponde alla tecnica moderna di combattimento. Da
quando nel 1906 la Gran Bretagna aveva varato la Dreadnought, servono corazzate più potenti e veloci.
L’Italia si era adeguata con una serie di quattro navi, e altre due erano in
lavorazione. La prima di esse era stata il Conte di Cavour, varato il 10 agosto
1911, un anno dopo essere stato impostato. Se i tempi di costruzione sono
ottimali, quelli di allestimento appaiono eccessivi, perché gli arsenali erano
inadeguati, essendo stati progettati per altri tipi di imbarcazione.
Anche in occasione del varo si manifesta lo spirito di acceso nazionalismo che
spirava forte allora nel Paese in direzione antiaustriaca, a dispetto dell’Alleanza
in corso.
I giornali esprimono il desiderio che “l’Italia conservi il posto che il diritto e le
armi le hanno conquistato nel Mediterraneo”,( 2) e dimostrano, cifre alla mano, che
Vienna impegna nelle costruzioni navali militari ben più risorse di Roma. Si
innesca anche una polemica politica perché, guardando con attenzione il
bilancio del Ministero della Marina, si constata che due corazzate italiane
costano quanto tre britanniche o tedesche. Se ne individua il motivo nella
politica protezionistica a favore del trust siderurgico italiano.
Tuttavia, al di là di tutto questo, si ribadisce la necessità che la flotta
militare venga adeguatamente potenziata per non trovarsi svantaggiata nel
contesto europeo. In quegli articoli la volontà di supremazia viene però dopo
l’identificazione della Marina da Guerra italiana con la Spezia prima piazza forte
marittima del Regno. Anche se in città ci sono le realtà di industrie e porto,
l’Arsenale, oltre a essere stato il volano che ha messo in moto la macchina, è il
maggior centro occupazionale, per cui il territorio si identifica con la
cantieristica militare, il più forte dei vari rami in cui si articola l’economia
spezzina.
(2) Ivi, 29 marzo 1913, 1a p., “Bandiere al vento”.
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La nuova nave che scende in mare è di un tipo nuovo, modellato sulla
Dreadnought, l’Impavida: una corazzata moderna, veloce, con facilità di
puntamento nel tiro, che è di maggior gittata, cui si sono ispirate tutte le navi
da guerra costruite successivamente.
Nel 1911 era stato varato il Conte di Cavour, e alla fine dell’anno la
Gazzetta Ufficiale pubblica i nomi delle due nuove navi che, seguendo quella
falsariga, si sarebbero costruite: Andrea Doria e Duilio. Il 1° gennaio del 1912 si
raccoglie la grande quantità di materiale necessario, e il 24 marzo si imposta la
nuova nave con una cerimonia cui presenziano le massime autorità civili e
militari, Comandante in capo Nicastro in testa.
Sui giornali si percepisce facilmente il malcelato orgoglio che traspare:
soddisfazione per la Marina, ma anche per la Città, che vede rafforzata la
propria posizione nel Paese, oltre a beneficiare di lavoro e occupazione.
La nuova corazzata è progettata dal tenente generale del Genio Eduardo
Masdea, che la disegna sullo schema del Dante Alighieri e del Conte di Cavour,
altri suoi progetti.
Il Doria si lavora sullo scalo 1 dell’Arsenale, proprio dove nell’ormai
lontano 1874 si costruì la prima delle tante navi allestite nello stabilimento
spezzino. La banchina era stata ampliata più volte, l’ultima proprio per il
Cavour, che aveva subito modifiche anche in prospettiva di navi più grandi.
Sui giornali si legge uguale soddisfazione perché la nave viene varata a un
anno di distanza dall’impostazione e a 15 mesi dall’inizio effettivo dalla lavorazione a terra.
Così, con lo spirito d’amor patrio si esalta anche quello cittadino per il
battesimo del mare di questa nave, il cui carico totale che scorre sullo scalo è di
8500 t: questo rappresenta il maggior peso delle navi varate nei cantieri italiani.
In effetti, il Doria presenta caratteristiche sbalorditive, a cominciare dal numero
delle persone imbarcate: uno stato maggiore di 44 ufficiali e 950 uomini di
equipaggio. Inoltre, la nave scende in acqua con i lavori già quasi completati:
ultimati i compartimenti sotto il ponte protetto, a buon punto quelli posti al di
sopra, già a posto prese d’acqua, caldaie e ridotti delle artiglierie per la cui
messa in opera si aspetta solo la posa della piattaforma di appoggio. Inoltre, i
diversi macchinari sono già presenti nei magazzini.
Parimenti impressionante è il sistema difensivo. Il Doria è protetto da una
corazza Krupp di 250 mm al galleggiamento, che scalano a 200 e 150 nella
parte superiore. I punti di coperta, le batterie e il protetto sono rivestiti da una
doppia lamiera che assicura una buona copertura orizzontale.
Insomma, questa è un’attrezzata macchina da guerra che indubbiamente
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Disegni prospettici dell’Andrea Doria . (Fototeca USMM)
rassicura chi la ha: non si dimentichi che allora in Europa c’era una forte corsa
agli armamenti, che si sarebbe poi conclusa con il primo conflitto mondiale.
Quando il 30 marzo si celebra il varo, la Spezia vive non da un giorno
una situazione felice. La Città è da tempo una realtà economica affermata:
detiene un ruolo nel militare che le conferisce prestigio e onore, ci sono porto
e fabbriche. Il tutto porta lavoro e ricchezza.
In tanti vengono dall’estero per imparare dal modello produttivo spezzino, che vanta come suo miglior gioiello l’Arsenale. L’impianto è spesso
visitato da ospiti stranieri che vogliono capire, e forse anche copiare.
Dal lontano Giappone arriva una missione a visitare lo stabilimento, ma
a febbraio viene il principe Alberto di Prussia, secondogenito del kaiser
Guglielmo II, che giunge da Rapallo in automobile. Ma con i visitatori illustri
vengono anche ospiti sospetti, britannici ma soprattutto tedeschi, che sono
tratti in arresto perché sospettati di spionaggio.
Anche questo era il segno del grande sviluppo che la Spezia stava
vivendo: un’espansione così grande da sembrare inarrestabile, pur in presenza
di inevitabili contraddizioni causate soprattutto dall’incapacità di trovare
l’equilibrio necessario fra le diverse componenti.
Del progresso è specchio anche il dato demografico. Il censimento del
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1911 rileva la presenza di 68 803 abitanti (oltre il +10 sul dato precedente), ma
gli effetti si riverberano su tutto il resto del Circondario, che corrispondeva,
tranne qualche comune, all’attuale provincia, e che conta quasi 170mila unità.
Questa situazione spiega perché spesso si manifesti la volontà di porre la
Spezia a capo di una nuova Provincia in un progetto che comprende la
Lunigiana, suo storico retroterra naturale.
Per questo, ci si occupa molto dell’espansione ferroviaria: oltre alla
soddisfazione per l’apertura del tratto Aulla-Monzone, prima tranche della linea
destinata a toccare Lucca ampliando i collegamenti retroportuali, si avanzano
spesso proposte (che sono richieste) per potenziare la rete verso la pianura
padana rendendo agevole per l’industria di quell’area l’accesso al porto
spezzino. Oltre all’allacciamento con Modena e le zone interne dell’Emilia,
interessa anche l’eventuale collegamento ferroviario interno con Genova, che
però non si realizzerà. Sono questioni vitali per l’economia spezzina, e per
questo si guarda con preoccupazione al progetto di una tratta che colleghi
Massa e Carrara a Monzone e Castelnuovo, cosa che dirotterebbe il traffico dei
marmi verso il porto di Avenza. Per sventare questa minaccia, ci si attiva a
favore di una linea che colleghi la Spezia con Reggio o Modena passando per
Aulla. Ci si dà anche da fare perché il porto della Spezia non sia più solo
carbonifero, ma diventi anche uno scalo marmifero. In questo contesto si
capiscono anche le pressioni per potenziare le infrastrutture locali con la nuova
stazione di Migliarina e lo scalo merci dei Vicci.
Dunque, per la Spezia quella del battesimo del Doria è una “giornata
particolare” in cui si manifesta ampiamente il sentimento dell’orgoglio
spezzino. Non unico testimone di questa consapevolezza è l’editoriale del
Corriere della Spezia del 29 marzo, vigilia dell’evento.( 4)
Per la giornata del varo, che si preannuncia serena e luminosa, l’articolo
invita tutti i cittadini a sentirsi uniti da un unico sentimento di amore per la
città, anche per offrire un degno spettacolo alla “grande folla convenuta sulle
rive del golfo per la festa della Marina da guerra”.
Se si elogiano anche le maestranze dell’Arsenale che hanno degnamente
contribuito per la loro parte al successo nella guerra contro la Turchia,
soprattutto si avverte forte la soddisfazione per aver preparato la nave, come
nel 1911, nel giro di dodici mesi. Si era raggiunta un’eccellenza nel settore che
poneva la cantieristica spezzina ai primissimi posti nel panorama europeo, tale
da insidiare molto da vicino il tradizionale primato britannico nel settore: un
dato molto positivo, al di là delle contraddizioni e degli squilibri sociali che ne
(4) Corriere della Spezia, 29 marzo 1913, 1a p. “Bandiere al vento”.
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derivavano.
Se il lavoro ferve in diversi settori, è il militare che traina, e per farlo
funzionare meglio si pensa anche all’ampliamento dell’Arsenale.
Inoltre, è particolarmente attivo il balipedio della Marina alla Castagna,
dove spesso si provano i nuovi cannoni prodotti dalla Vickers-Terni, una
fabbrica in tale espansione che la stampa cittadina la esalta come una delle più
importanti industrie locali. Lì si collaudano anche le piastre destinate alla
protezione delle navi corazzate.
Tutta la cantieristica è particolarmente attiva, anche la privata. Al
Muggiano si varano potenti rimorchiatori e nuovi sommergibili destinati anche
al mercato estero.
Insomma, è tutto il Golfo ad essere animato da un particolare fervore
ideativo. Altro segno della bella situazione economica che la Spezia sta vivendo
sono le prove che diversi aviatori compiono con il loro apparecchio nel cielo
del Golfo. Con un russo e un francese, c’è l’italiano Calderara: tutti
sperimentano prototipi e strumenti per una migliore navigazione. I loro sono
nomi ben noti al tempo, e già il solo fatto che eleggono quest’area per i loro
esperimenti è testimonianza più che attendibile della fama di cui il territorio
spezzino godeva all’epoca: non era solo per la bellezza dei suoi luoghi.
In questo contesto va tuttavia notata l’assenza di qualsiasi accenno a
possibilità di sviluppo economico legate al turismo, un ramo che pure altrove
stava portando ricchezza e sviluppo. Ma l’imprenditoria locale è caratterizzata
da un vizio antico: l’attività economica collegata alla Marina è più facile, sicura,
conveniente. Così il turismo, inteso come movimento (per i tempi) di massa,
non decolla, e su questo settore la Spezia resta al palo.
Ma, a testimoniare il bel momento che La Spezia vive, esistono anche
altre situazioni, quali il «1° Congresso Regionale ligure fra Amministratori e
Funzionari degli enti locali»,( 5) che si tiene il 30 e il 31 marzo al Teatro Civico.
Indetto dalla Associazione Ligure fra i segretari comunali e gli impiegati di
Province, Comuni e Opere Pie, è presieduta dal deputato spezzino Giorgio
D’Oria. Il fatto che si sia scelta la Spezia quale sede dell’incontro, che è il
primo del genere in Liguria, testimonia della rilevanza della Città in ambito
regionale e sottolinea il ruolo di guida detenuto nell’area più ampia del
territorio. Si legittima così la sua richiesta di essere posta al vertice di una
circoscrizione amministrativa: la nuova Provincia per la quale si sta lavorando e
che si vuole di dimensioni tali da comprendere l’intera Lunigiana storica.
(5) Libera Parola, 19 marzo 1913, 2a e 3a p., “1° Congresso Regionale ligure fra Amministratori e Funzionari degli enti locali”.
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Già nell’anno precedente c’era stato un convegno nazionale di tre giorni
degli ingegneri navali e meccanici, che si incontrano qua perché il pensiero
corrente è che nel Golfo si trovino le migliori intelligenze che in Italia si
occupino di tecnica navale. ( 6)
Inoltre, giusto poco prima del varo, sabato 22 marzo, viene inaugurato in
via Manzoni un nuovo locale, il Trianon: è una struttura in stile liberty
particolarmente elegante e ricercata dove si esibiscono artisti di prim’ordine.
Anche il divertimento aiuta a capire lo stato di una città, e il fatto che si apra un
ritrovo con tali caratteristiche, non può che confermare che la Spezia sta
attraversando un ottimo momento.
Inoltre, si sta alacremente lavorando per l’inaugurazione del monumento
a Garibaldi ai giardini, che avverrà domenica 1° giugno in concomitanza con la
festa dello Statuto.
Nel coro di suoni che inneggiano alla festa della nuova nave, le voci
discordi sono di anarchici e socialisti. È però sintomatico che questi ultimi
riconoscano la minaccia derivante dal riarmo austriaco. ( 7) Gli anarchici non
ammettono neppure l’importanza che la professionalità raggiunta dalla
cantieristica spezzina riveste nell’economia cittadina.
Nelle testate borghesi, invece, si riflettono sentimenti ben diversi, che da
tempo aleggiano tanto nella Città quanto nel Paese. Il desiderio di riscossa
sociale si incontra con lo spirito patriottico per diventare il vento nazionalistico
che soffia forte anche alla Spezia. Ciò potrebbe creare problemi alla Giunta che
regge la Spezia, dove i socialisti governano con le forze moderate, ma, per
evitare problemi all’Amministrazione, si preferisce glissare sull’argomento.
Le cose un po’ si complicano quando il sindaco, Luigi Sindico, il giorno
del varo pubblica un manifesto che, dopo aver inneggiato alla coppia reale e
alla Marina, termina auspicando che la nuova nave renda grande e temuto il
nome d’Italia, celebrando i Savoia prima e l’Italia poi. ( 8)
Per i festeggiamenti si forma un Comitato d’Onore. ( 9) Lo presiede il
Duca degli Abruzzi, ne fanno parte sindaco e prefetto, il senatore Capellini, i
deputati del Circondario, le autorità militari. Gli si affianca un Comitato
Esecutivo che ha al vertice il presidente dei Commercianti Eugenio Parodi.
Con molti ufficiali di Marina ne fanno parte personalità della società civile:
(6) Corriere della Spezia, 28 dicembre 1912, 2a p., “Il convegno degli Ingegneri navali
e meccanici”.
(7) Libera Parola, 26 marzo 1913, 1a, “Il varo”.
(8) Il Comune, 1° marzo 1913, 2a p., “Diario dei festeggiamenti”.
(9) Corriere della Spezia, 2a p., “Festeggiamenti per il varo”.
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l’ingegner Webber, presidente dell’azienda tranviaria, l’ispettore scolastico
Panizzi, lo sportivo Andrea Mori (gli è intitolata la piscina comunale) e un
giovane professor Ettore Cozzani, che si è già fatto conoscere con la rivista
L’Eroica.
I commercianti sono molto attivi nell’organizzazione, convinti di fare
buoni affari con i tanti forestieri attirati in Città dal varo e dalle feste che si
allestiranno. Il privato contribuisce molto: oltre ai singoli cittadini, intervengono industrie, banche, e la Società Unione Operaia del Golfo che
gestisce il traffico dei vaporetti.
Così il calendario degli appuntamenti è ricco.
Nel pomeriggio del lunedì, dopo il varo si terrà il Corso dei Fiori:
automobili, carri, carrozze, squadre ciclistiche e ciclisti isolati decorati con
addobbi floreali percorreranno la Città in lungo e in largo. Tuttavia, il risultato
sarà deludente, nonostante il montepremi assommi a 1800 Lire. Le migliaia di
spettatori assiepati lungo le strade vedono passare solo un’automobile
discretamente addobbata, una bicicletta e qualche carrozza. L’insuccesso è
giustificato dalla mancanza di fiori e dalla poca propensione a spendere delle
famiglie ricche della Città, che non hanno voluto impegnarsi per il miglior esito
dell’evento. ( 10)
Non tutte le iniziative, però, finiscono male.
Si pubblica una Guida Commerciale che ancora oggi fornisce preziose
notizie sulla Spezia di cent’anni fa, e la ditta Bazzel & Crastan, gli Svizzeri
pasticcieri che da tempo ormai soddisfano la gola degli Spezzini, preparano
una scatola artisticamente lavorata con la fotografia della nave, contenente una
svariata quantità di dolci appetitosi.
La ditta G.B. Banchini di Parma, loro concorrente che ha da poco aperto
un esercizio, si reclamizza con un giornale-numero unico( 11) in cui vanta il
cacao che lavora. Nel foglio compare un gustoso articolo di Carlo Caselli che
racconta dell’imperatore Carlo V che, venuto alla Spezia, dormì nel palazzo dei
Biassa. La mattina seguente, appena sveglio, il gran re offrì ai suoi ospiti una
tazza di cioccolato. Il fatto, dice Caselli, è avvalorato solo dal fatto che quella
era la colazione abituale del grande Sovrano. Come dire: la cioccolata è bevanda
da re, venite a consumarla da noi.
La Pubblica Assistenza attua una bella e meritoria iniziativa, vendendo
una cartolina disegnata da Cafiero Luperini, un artista ben noto al tempo. Si
utilizzeranno i proventi per fare beneficenza.
(10) La Gazzetta della Spezia, 5 aprile 1913, 2a p., “Dopo la festa”.
(11) L’Unione dei partiti, 8 marzo 1913, p. 3.
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Inoltre, la Congregazione di Carità promuove la Festa dei Fiori,
un’iniziativa già sperimentata positivamente per il precedente varo del Conte di
Cavour, entrato in mare il 10 agosto 1911. Lo scopo è raccogliere fondi per il
ricovero “Giuseppe Mazzini”, che ospita non pochi “vecchietti” soli e
indigenti. All’iniziativa subito aderiscono molti studenti e signorine; gireranno
per le strade offrendo mazzetti di fiori tricolori. Grazie alla loro attività si
raccoglie una bella somma che, unita ai proventi della vendita delle cartoline,
permette di raccogliere la considerevole cifra di 1587,28 Lire, che verrà divisa
fra Mazzini, Orfanotrofio Garibaldi, Pubblica Assistenza e Patronato
Scolastico. ( 12)
Il programma prevede che il sabato si svolgano le eliminatorie di un
torneo di football, che ci sia la manifestazione dei Battaglioni Volontari e che la
Città sia illuminata. La domenica ci saranno le finali del torneo di calcio, un
concerto della banda dei Reali Carabinieri di Roma e continuerà l’illuminazione
di quartieri e giardini che sono adornati con lampadine colorate attaccate agli
alberi. Si cura soprattutto il Boschetto, l’area del Palco della Musica e la
passeggiata lungo mare appena intitolata a Costantino Morin. Al suo termine è
apposto uno striscione con scritto “W l’Italia”.
Il lunedì, ultimo giorno dei festeggiamenti, si svolgerà il corso dei fiori, e
alla sera in mare si terrà un grandioso spettacolo pirotecnico organizzato dalla
ditta Tombolini di Fermo. Per addobbare la Spezia ci si rivolge alla Ditta Fantappiè di Firenze, già sperimentata nel 1907 per il varo del Roma. Gli studenti
propongono che sfili in Città un corteo storico con i costumi del tempo di
Andrea Doria, ma poi non se ne farà nulla.
Durante i giorni della festa, in Città ci sono i Volontari fucilieri che si
esibiranno in gare di tiro.
Lo scopo dell’incontro è affratellare i giovani e consolidare la nuova
istituzione, ma gli anarchici criticano con durezza i Volontari accusando i
“battaglionisti” di essersela squagliata quando c’era la guerra. Comunque, al di
là di questo, in Città si respira un clima di fervido clima patriottico: si capisce
che il varo è una grande occasione che va celebrata nel modo migliore.
Così si compone un inno-marcia. Autore è il maestro Cavalieri, direttore
della banda della regia nave Regina Margherita, che ha creato la musica sulle
parole di un poeta che si nasconde collo pseudonimo di Abicamrez. Lo esegue
con successo la sera del varo una banda mista di Marina-Fanteria. ( 13)
Tutti aguzzano il loro ingegno per l’occasione del varo, e in ogni campo.
(12) La Spezia, 21 marzo 1913, 1a p., “La festa dei fiori”.
(13) Vita Nuova, 23 marzo 1913, 2a p., “Inno all’Andrea Doria”.
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Giuseppe Salemme, capo tecnico di 1a classe dell’Arsenale, escogita un
sistema che consente un più veloce trasferimento del Doria sulla slitta che
l’accompagna in mare con un risparmio di 100mila lire sulla spesa delle rizze, i
cavi d’acciaio che guidano la nave che scende. ( 14)
I commercianti fanno firmare agli Spezzini un Album da consegnarsi alla
coppia reale per invitarla alla Spezia per il varo. La Regina Elena appare per la
prima volta in Città in forma ufficiale. Sarebbe dovuta venire per il varo del
Roma il 21 aprile 1907, ma all’ultimo momento disdisse l’impegno. Anche per
questo la sua presenza è particolarmente attesa con un entusiasmo che spiega
le iniziative collaterali organizzate in suo onore.
Il 25 l’Album con le firme riverenti degli Spezzini è consegnato a Roma
al conte Mattioli, Ministro della Real Casa, da Eugenio Parodi e da Eligio
Giacopini, dirigenti dell’Associazione Commercianti. Li accompagnano il sindaco Sindico e l’onorevole D’Oria.
Il volumetto, pregiato ed elegante, contiene ben 40mila firme per invitare
la Regina alla cerimonia del varo. Se gli anarchici dicono che a firmare sono
stati gli alunni delle scuole, Parodi ringrazia con calore l’ex sindaco Giachino
per l’aiuto prestato. Il Corriere replica beffardo che i commercianti dovrebbero
ringraziare l’ex primo cittadino per avere aumentato le tasse, non aver
realizzato le stazioni sussidiarie e aver chiamato appaltatori forestieri
taglieggiando il commercio.
Ma l’Amministrazione si era impegnata per avere il Re. Sindico, con i
deputati di Spezia e Pontremoli D’Oria e Cimati, s’era recato a Roma il
precedente 13 marzo per invitare i Savoia alla cerimonia, ottenendo dal Re la
promessa di intervenire con la moglie. ( 15)
La partecipazione è ufficializzata da una lettera del Ministro della Real
Casa Mattioli, che ringrazia per l’album e conferma la presenza dei Reali. La
stampa borghese afferma che è tanto l’affetto degli Spezzini verso la Regina:
sono parole forse retoriche, che però confermano la fierezza della Città che
anche nella presenza della Sovrana vede la conferma della posizione di
prestigio raggiunta in ambito nazionale e sente premiata la propria elevata
capacità lavorativa. ( 16)
Inoltre, è chiaro che la presenza di Elena richiama ospiti da fuori, e ciò
non può che far piacere a commercianti, albergatori, ristoratori.
Il Doria si vara domenica 30 marzo. Non esiste alcun motivo che
(14) La Spezia, 3 aprile 1913, 2a p., “Una geniale invenzione”.
(15) Vita Nuova, 16 marzo 1913, “Il Re e la Regina al varo”.
(16) Il Popolo, 5 aprile 1913, 1a p., “In attesa del varo”.
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giustifichi la data, se non la volontà di mostrare che quanto realizzato con il
Conte di Cavour, varato esattamente un anno dopo essere stata impostato, non
era fatto isolato, né fortunata casualità: si vuole far vedere al mondo intero la
capacità delle maestranze spezzine, la cui alta professionalità era ormai una
costante.
Addirittura, per anticipare i tempi, si era ipotizzato di varare a fine
febbraio o il 24 marzo, lunedì di Pasqua. I commercianti avevano anche
proposto di abbinare l’evento con l’inaugurazione del monumento a Garibaldi,
ma l’accoppiata non si fa, perché si teme che la contemporaneità possa essere
esca per manifestazioni antidinastiche.
Neppure mancano voci critiche sullo stato della città: parecchie strade
sono piene di buchi riempiti con ciottoli che rendono difficile la
deambulazione. Inoltre, si teme per la partecipazione della Regina, che si dice
sofferente di malattia reumatica. Ma è lo stesso Vittorio Emanuele a smentire.
Al di là di tutto questo, in Città ci si prepara alacremente perché tutto
riesca al meglio fin dall’arrivo della coppia reale previsto per le 9 della
domenica.
Il sabato mattina viene la Banda dei Carabinieri che sfila per la Spezia.
Alla sera esegue un concerto ai giardini splendidamente illuminati; replicherà il
pomeriggio seguente. Si calcola che a seguire le performance (Beethoven,
Chopin, Liszt, Verdi, Wagner, Rossini) siano stati oltre 10mila spettatori, che
hanno apprezzato l’ottima esecuzione.
Intanto, nel pomeriggio era arrivata la rappresentanza del Senato, mentre
i tram portano senza posa forestieri che si riversano in ogni angolo.
Domenica alle 9:45 arriva puntuale il treno dei Savoia, che è istradato
all’Arsenale, dove li riceve, con le massime autorità cittadine militari e civili,
Luigi Amedeo di Savoia, Duca degli Abruzzi, vice ammiraglio, che da un anno
comanda la piazza.
La venuta dei Reali è salutata da ventuno salve di cannone sparati dalle
navi in rada. Al segnale ogni battello spiega il gran pavese, la gente sulle tribune
si agita, ma la folla riempie anche tetti, torri, torrette, balconi.
Alle 10 precise la coppia reale, salutata da altre salve, scende alla Veleria:
rende gli onori una Compagnia del 21° Fanteria che incorpora un reparto di
mozzi specialisti.
Lo spettacolo è imponente: nel tripudio generale si vede l’Andrea Doria
sorretto da dieci enormi puntelli e legato da un grosso canapo d’acciaio. Sulla
coperta sventolano tricolori in grande pavese e un centinaio di operai sono
pronti alle manovre. Dopo il saluto, la coppia sale sulla lancia Waith, che la
porta alla banchina di sbarco in Arsenale. Li accompagna il Duca degli Abruzzi
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con i cerimonieri di corte; li attendono le rappresentanze di Senato, Camera e
Governo nelle persone dei ministri degli Esteri, della Guerra e della Marina.
Con loro, i sindaci di Roma, Genova, la Spezia e il colonnello del Genio Rota,
che è il direttore delle Costruzioni e dirige le operazioni del varo.
La folla applaude i Sovrani: il Re porta la mano alla visiera, la Regina, che
veste un abito primaverile chiaro, sorride e china il capo osannata dagli
spettatori, che puntano gli occhi su lei, che si lascia ammirare consapevole che
la sua presenza è desiderata da troppo tempo. I Savoia passano in rivista il
Battaglione Volontari e si accomodano sul palco.
La nave viene benedetta dal vescovo Carli assistito dal Vicario Generale,
dall’abate parroco di Santa Maria, mentre la banda dei Carabinieri suona la
Preghiera di Mosè di Rossini. Dopo l’atto religioso, il direttore accompagna la
madrina Regina Elena dal palco al ponte di comando per lanciare lo spumante.
La bottiglia ha attorno al collo un nastro con i colori di Genova, città natale di
Doria, ed è contenuta in un elegante cofano che riproduce un’antica galea
Il disegno-guida per recarsi al posto assegnato, pubblicato sugli antichi periodici
spezzini
genovese. La Regina gira attorno alla prua della nave e lancia la bottiglia di
spumante, che s’infrange contro la fiancata del Doria: è tutto un uragano di
applausi.
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Le tribune straripano. Le porte dell’Arsenale (Principale, Sprugola e
Lagora) sono aperte alle 7:30, ed è marea. Entrano in 42mila; decine di ufficiali,
secondo il colore del biglietto che hanno, li indirizzano al posto attribuito.
Oltre alle autorità, si contano 8mila persone fra truppa e addetti. Ovviamente,
si cura la sicurezza: nessun battello può passare dallo specchio d’acqua
prospiciente il varo, così come è sgombro il mare compreso fra la punta di San
Vito e la scogliera del Lagora. ( 17)
Sono autorizzate solo le navi Liguria, Volta, Città di Milano e Vulcano, che
ospitano gli invitati che vi sono trasbordati al porto Mirabello con alcune lance.
Tutt’intorno è schierata la rappresentanza dell’armata marittima: le navi
componenti la prima divisione della prima e della seconda squadra (Regina
Elena, Vittorio Emanuele, Roma, Agordat; Regina Margherita, Emanuele Filiberto,
Ammiraglio di Saint Bon) e le navi scuola Re Umberto, Carlo Alberto, Sicilia,
Sardegna e Liguria.
Insomma, sotto ogni punto di vista si vuole fare bella figura, anche
perché è la prima volta che Elena è alla Spezia. Anche per questo, prevedendo
facilmente un grande afflusso, il sindaco aveva invitato quanti avessero alloggi
liberi a segnalarli alla Polizia Urbana, perché il numero dei posti letto
disponibili sembrava insufficiente a ospitare tutti i forestieri.
L’evento riporta un grande successo, anche se lo stato della Città non è
esente da critiche: soprattutto la condizione delle strade, anche le centrali, lascia
a desiderare. Tuttavia, l’entusiasmo supera tutto e il successo lo si vede già nelle
tribune strapiene.
Dopo il lancio, il direttore del varo, che poi assume il comando della
manovra, riaccompagna la sovrana al palco, dove ha vicino il principino
Aimone, figlio del Duca d’Aosta, allievo dell’Accademia di Livorno.
Ha inizio così il varo vero e proprio con una serie di ordini impartiti con
bandiere: una bianca, rossa e azzurra comanda che si abbattano i puntelli; un
drappo bianco con dado azzurro ordina la rimozione degli scontri in legno;
uno stendardo bianco con croce azzurra segnala quella degli scontri idraulici.
Infine, una bandiera rossa indica che si è ormai pronti. Sono le 10:55, e il
colonnello Rota impartisce il “Taglia!”. La nave scende dallo scalo e si
allontana qualche centinaio di metri. Le sirene urlano, rombano i cannoni,
suonano le campane, si liberano piccioni viaggiatori. Il pubblico, applauditi
ancora i Sovrani, sfolla dalle porte Porticciolo, Lagora e Ferrovia per empire le
nelle vie cittadine.
I Savoia, passati ancora in rassegna i Volontari, alle 12 si recano a bordo
(17) Il Comune, 31 marzo 1913, 1a e 2a p., “Il varo”.
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Alberto Scaramuccia - Il varo della Regia nave Andrea Doria
del Re Umberto per la colazione cui sono invitati, col Sindaco, rappresentanze
parlamentari, ministri, ammiragli, dame di corte.
Il menù è sontuoso: consumato doppio in tazza; salmone del Reno con
salsa ravigote; noce di vitello alla Richelieu; fagiano arrosto con crescioni;
insalata di asparagi; pesche alla Melba; paste Margherita; Chianti in caraffa;
Camastra bianco; Barolo; Spumante Cinzano; Strega Alberti.
Al termine del pranzo, allietato dalla Banda del Corpo dei Reali
Equipaggi, il Re consegna a Sindico la Croce di Grand’Ufficiale e 8mila lire da
distribuirsi in beneficenza, e nomina Cavaliere Eugenio Parodi, presidente dei
Commercianti.
Alle 15 i Reali sono attesi per un tè danzante offerto dal Duca degli
Abruzzi al Circolo di Marina appena inaugurato. Sono invitate con ministri e
parlamentari anche personalità civili cittadine, fra cui spiccano soprattutto
l’ingegner Orlando della Vickers-Terni e l’ingegner Laurenti della Fiat-San
Giorgio. Dopo che un gruppo di nobildonne ha consegnato alla Regina un
mazzo di orchidee, alle 16:15 i Reali traversano la Spezia ( 18) in carrozza fra ali
di folla per recarsi alla stazione, dove si imbarcano sul treno che parte per
Roma alle 4:30 precise salutato da salve di cannone. Prima di andarsene il Re
esprime soddisfazione per il varo al Comandante del Dipartimento,
disponendo che agli operai di Arsenale e cooperative non impegnati nelle
operazioni del varo sia corrisposta l’intera mercede e che si dia paga doppia a
chi vi ha partecipato.
La Stampa dà particolare rilievo all’avvenimento, tanto la cittadina,
quanto la nazionale che è presente con nomi di spicco. Resoconti entusiastici
elogiano le istituzioni tutte, dalla militare alla civile, e anche questo va
sottolineato perché così i media contribuiscono a proiettare la Spezia al vertice
del panorama nazionale.
Il Doria durante la costruzione appoggia la chiglia su una serie di appoggi
detti taccate. Per effettuare il varo, il peso della corazzata va trasferito dalle
taccate all’invasatura, una slitta di 134 m su cui la nave scivola in acqua. La
formano tre travi vuoti di ferro, detti vasi, la cui faccia inferiore è rivestita di
legno. Sui vasi poggiano pezzi squadrati di legno, di altezza decrescente dalle
estremità al centro e poggianti contro le tavole che seguono la forma della
carena. Tutti gli elementi sono collegati da legamenti di ferro messi in forza da
tiranti di acciaio, e di canapa, che si bagnano prima del varo per farli tendere. Al
momento del varo, si tolgono i puntelli così che la nave scivola sulla slitta
scendendo per l’inerzia del peso lungo lo scalo, che è inclinato dell’8%
(18) Il Comune, 6 aprile 1913, “La partenza dei Reali”.
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Bollettino d'Archivio dell'Ufficio Storico della Marina Militare - Dicembre 2012
Il varo della regia nave Andrea Doria , il 30 marzo 1913. (Fototeca USMM)
Si verificassero intoppi, si ricorrerebbe ai “mezzi da caccia”, meccanismi
che esercitano la spinta per imprimere il moto alla nave.
Per scongiurare questa eventualità, anche prima del varo la nave era stata
sottoposta a minuziosi controlli. Ma la manovra non è semplice: basti dire che
sono attivi 238 operai a bordo e 164 a terra. ( 19)
Anche a terra c’era stato un fervore lavorativo non indifferente per
erigere i palchi: solo di legname si sono spese 60mila lire, e altrettanto, fra
arsenalotti e personale di tre cooperative, è costata la manodopera che ha anche
dovuto demolire una parte dell’officina delle costruzioni in ferro per ricavare
spazio.
Il palco reale si costruisce al centro del piazzale, a destra della nave. Lo si
fa in stile rinascimentale con un colonnato in smalto bianco che ha al disopra
un padiglione con i colori nazionali. Si accede per due rampe di scale adornate
con piante. Le colonne che reggono la copertura di stoffa bianca e blu a fasce
larghe, portano sui capitelli gli stemmi delle principali città italiane, e la parte
posteriore è chiusa da una finestra di vetri istoriati. Ai lati ci sono le tribune
delle autorità politiche, militari e civili fra cui molti sindaci del Circondario.
(19) Il Popolo, 12 marzo 1913, 1a p., “Ispezione sull’Andrea Doria”.
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Alberto Scaramuccia - Il varo della Regia nave Andrea Doria
L’Andrea Doria dopo il varo. (Fototeca USMM)
Insomma, è stata una gran giornata di festa e il consuntivo è eccezionale.
All’uscita dalla stazione si ritirano 58mila biglietti e se ne vidimano 15mila a
riduzione: 73mila persone è una cifra impressionante.
Alla Spezia sono arrivati 18 treni speciali per 451 carrozze; per il ritorno
i treni straordinari sono a 20 per 409 vetture. Il flusso è stato favorito anche
dagli sconti (dal 10 al 60%) decisi per l’occasione dalle ferrovie. Per regolare
l’enorme traffico, ma non si verifica nessun incidente, si spediscono 7mila
telegrammi.
Da Lerici e Portovenere si viene in vaporetto; da città e paesi vicini si
arriva anche con vetture a cavallo. La Lega Italiana Navale di Genova viene in
battello e riparte dopo aver assistito ai fuochi d’artificio. Da Livorno arriva il Re
Umberto carico di gitanti, Sindaco e Prefetto in testa. Inoltre, vengono da fuori
anche ben 500 automobili e il servizio tranviario impiega sulle linee 57 vetture
vendendo 48 752 biglietti per un incasso di oltre 8mila lire. ( 20)
Una stima prudente è che da fuori siano giunti almeno 100mila visitatori.
Le case private sono prese d’assalto e gli alberghi sono strapieni.
Impossibilitati a trovare una sistemazione, una gran massa di ospiti si riversa su
città e paesi vicini: si riempiono Levanto e Lerici, così come San Terenzo e
(20) I dati compaiono su tutti i periodici spezzini. Cfr., ad es., 5 aprile 1913, Corriere
della Spezia, 2a p., “Un’interessante statistica”; Vita Nuova, 6 aprile 1913, “Dopo la festa”.
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Bollettino d'Archivio dell'Ufficio Storico della Marina Militare - Dicembre 2012
Portovenere. Nella sola trattoria dell’Isabella in piazza Persio si servono mille
colazioni, quasi altrettante al Gambrinus e i pasti serviti all’Hôtel d’Italia, al Gran
Bretagna e al Genova sono su quelle cifre. La latteria di piazza Garibaldi incassa
1400 Lire solo vendendo latte e caffè; Crastan di via Chiodo fa 7mila caffè.
In tre giorni si consumano 100 tonnellate di pane, si macellano 110
tonnellate di carne e se ne importano da fuori oltre 24mila chili, ma non si
riesce a soddisfare tutta la domanda. I turisti spediscono così tante cartoline
(oltre 150mila) che molte restano a lungo nelle cassette e mancano i francobolli
da 5 centesimi. Insomma, si fanno affari d’oro.
Il giudizio unanime è che questo è stato il varo più bello e maestoso mai
visto alla Spezia.
Nei festeggiamenti entra anche il calcio, che fra le varie discipline va
gradatamente assumendo una maggiore preminenza. Per una lodevole iniziativa dello Spezia Football Club, che ha già ben figurato in precedenti tornei, si
indice un torneo fra le migliori squadre di Liguria, Lombardia e Toscana, e si è
certi che una delle attrazioni delle feste sarà il torneo cui partecipano il molto
titolato Andrea Doria di Genova, la Spes di Livorno, lo Sporting Club di Pisa e lo
Spezia-Foot-Ball-Club.
Si gioca in Piazza d’Armi il sabato pomeriggio; alla domenica lo scontro
la perdenti e la finalissima; alla sera, premiazione e bicchierata fra atleti. Vince il
Doria di Genova, che supera in finale lo Sporting. Per lo Spezia, sconfitto in
entrambi gli incontri, s’incolpa l’impreparazione, soprattutto psicologica. Per il
varo vengono anche i Volontari
Fucilieri, giovani studenti organizzati nei diversi raggruppamenti
di fucilieri e ciclisti che si danno
convegno qua dove erano nati nel
1908. Sono poco più di 700, di cui
250 locali.
Medaglia coniata in occasione del
varo dell’Andrea Doria . (Fototeca
USMM)
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Alberto Scaramuccia - Il varo della Regia nave Andrea Doria
Sono sfilati il sabato con le loro bandiere riscuotendo successo per
riunirsi al teatro Civico, dove si approva all’unanimità un ordine del giorno che
chiede al Governo di provvedere alla loro organizzazione.
I volontari disputano una gara di tiro in cui il team spezzino si classifica
al primo posto, mentre la competizione individuale è vinta da tale Moro di
Verona.( 21)
La nave da battaglia di 1a classe Andrea Doria . (Fototeca USMM)
Per la festa s’incontrano anche i Volontari ciclisti e automobilisti, che alle
5 del sabato mattina svolgono un’esercitazione: difendere il ponte di Caprigliola
sul Magra da un attacco di 200 volontari del 3° reggimento ciclisti di Livorno.
Dopo essersi esibiti in competizioni di tiro di rappresentanza, individuale, con
la rivoltella ed una «Gara Reale» non meglio definita, i ciclisti formano il
cordone d’onore in via Garibaldi quando la domenica pomeriggio i Reali
tornano al treno. Nell’ambito dei festeggiamenti va ricordata anche una
conferenza che l’appena decaduto sindaco Giachino tiene il sabato al Politeama
per ricordare la figura di Andrea Doria davanti a un pubblico che non esce
completamente soddisfatto dalla sala.
(21) Arma la prora!, 5a p., 30 marzo 1913, “Il Battaglione Volontari Fucilieri”.
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Bollettino d'Archivio dell'Ufficio Storico della Marina Militare - Dicembre 2012
Nella serata di domenica si tiene lo spettacolo pirotecnico sul mare, che
appassiona un bel pubblico che assiste divertito soprattutto guardando i
numerosi razzi lanciati per più di un’ora che fanno ricadere in mare piogge
dorate che entusiasmano gli spettatori.
Insomma, il varo con il triduo di manifestazioni di contorno è stato un
bell’evento che ha proiettato sul panorama nazionale una bell’immagine della
Spezia: città moderna, industriale, produttiva, ai vertici della cantieristica.
Tuttavia, non appena la festa ha termine, cominciano a notarsi note tristi.( 22)
Intorno alla costruzione del Doria ha gravitato una massa di operai, la
maggior parte dei quali sono dipendenti di cooperative che hanno avuto opere
in appalto e che si aspettano di ottenere anche i lavori di finitura e di
allestimento della nave. Invece, fulmine a ciel sereno, arriva la notizia dal
Ministero che per il completamento dell’opera la nave verrà trasferita a Genova
privando la Spezia di lavoro per almeno, così calcolano i giornali, 20 milioni di
lire. Non c’è che dire: è un gran brutto colpo per l’economia cittadina con
almeno 3mila operai che vengono lasciati a casa. Come ovvio, le proteste non
mancano, ma non c’è nulla da fare e, come naturale, le parti si rimbalzano la
responsabilità. Si incolpa il deputato spezzino, il genovese D’Oria, di non
essersi impegnato abbastanza, si muove il dito contro la sempre arcigna
matrigna Genova, si forma un comitato di agitazione che propone uno
sciopero generale che poi non avrà luogo per divisioni interne nonostante tutte
le componenti della società spezzina, dalle sinistre ai moderati, ai cattolici siano
intervenuti decisi contro quella decisione e che la stampa locale di qualsiasi
orientamento mostri una grande preoccupazione sul futuro economico del
territorio.
Comunque il varo dell’Andrea Doria rappresentò una grande cosa per la
Spezia sotto ogni punto di vista: militare, tecnico, economico, senza trascurare
lo spettacolo che attrasse un numero di visitatori addirittura maggiore del
numero degli abitanti.
La sua eco continuò per qualche tempo per poi affievolirsi pian piano
fino a scomparire del tutto, cosa che capita a ogni fenomeno se non viene
adeguatamente coltivato.
Queste pagine hanno l’ambizione di ripetere quel suono: perché lo si
ascolti di nuovo e perché dietro si intenda la voce di quel centro operoso,
dinamico e moderno che era allora la città della Spezia.
(22) Corriere della Spezia, 12 aprile 1913, 1a p., “Un grave danno per la Spezia”.
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