15_04_01 Il ruolo delle lenti a contatto morbide con filtro anti UV

Transcript

15_04_01 Il ruolo delle lenti a contatto morbide con filtro anti UV
Il ruolo delle lenti
a contatto morbide
con filtro anti UV
nella protezione
dell’occhio
protezione dell’occhio, sono veramente drammatici. La fotocheratite - più comunemente conosciuta come cecità da neve - è una infiammazione acuta della cornea caratterizzata da forte
dolori, lacrimazione, blefarospasmo e fotofobia.4 Questa condizione si manifesta particolarmente di frequente con esposizione ai raggi
ultravioletti tramite riflesso su neve o su acqua.
Benché la fonte principale dei raggi ultravioletti
sia il sole, l’esposizione acuta da fonti artificiali,
quali lettini abbronzanti e archi da saldatura,
può causare una cheratite sull’occhio non protetto. I lettini abbronzanti possono anche provocare effetti cronici sulle lenti del cristallino
ed eventualmente anche sulla retina.1
L’esposizione cronica ai raggi ultravioletti ambientali viene considerata come un fattore
significativo nello sviluppo della condizione
degenerativa della cornea, conosciuta come
cheratopatia climatica a droplet o degenerazione sferoidale,5-6 con possibili effetti dannosi
sull’endotelio della cornea7 che potrebbero potenzialmente compromettere il futuro utilizzo
di lenti a contatto o l’impiego della chirurgia
intraoculare. Il danno alle cellule staminali del
lembo epiteliale, considerate importanti per
le caratteristiche di guarigione della cornea e
della congiuntiva, è ritenuto essere causato da
un’eccessiva esposizione ai raggi ultravioletti.8
Si parla anche del coinvolgimento degli effetti
cumulativi dei raggi ultravioletti nei tumori
della cornea.1
Esiste una forte associazione epidemiologica
fra l’esposizione cronica ai raggi ultravioletti e
la formazione del pterigio congiuntivale anomalo,5 particolarmente nelle persone che vivono in climi soleggiati e quelle che lavorano
all’aria aperta,9,10 nonché un collegamento,
sebbene più debole, fra i raggi ultravioletti e la
pinguecula.10
Lo sviluppo della cataratta a seguito dell’esposizione a raggi ultravioletti, è stata dimostrata con
esperimenti sugli animali,11,12 ed è riconosciuta
l’esistenza di una connessione fra cataratta e un
elevato dosaggio di raggi UV nell’arco di una
vita.13-15
Benché il livello di raggi UV che raggiungono
la retina sia molto basso, gli studi hanno collegato il prematuro sviluppo di una degene-
Crescenti prove a sostegno dei pericoli
delle radiazioni ultraviolette e vantaggi
della prescrizione di lenti a contatto
con filtro anti raggi ultravioletti.
di John Meyler e Cristina Schnider
L’ultimo decennio ha visto una crescente consapevolezza dei pericoli connessi all’eccessiva
esposizione al sole e della necessità di proteggersi contro le radiazioni ultraviolette (UVR).
La diminuzione dello strato di ozono che protegge la terra, una maggiore aspettativa di vita e
la tendenza a dedicarsi di più al tempo libero e
ai viaggi, tutto ciò ha contribuito ad una maggiore esposizione ai raggi UV, aumentando la
preoccupazione sugli effetti nocivi dei raggi del
sole.
Questo si verifica particolarmente nel caso di
un’eccessiva esposizione cutanea, dove maggiore
è il rischio di carcinomi potenzialmente letali,
nonché un prematuro invecchiamento della
pelle.
Tuttavia sono in aumento anche le prove sugli
effetti nocivi dell’aumentata esposizione alle
radiazioni ultraviolette sulle strutture esterne e
interne dell’occhio.1-3 Sebbene molti consumatori siano consapevoli che gli occhiali da sole
offrano una protezione dalle radiazioni ultraviolette, sono generalmente inconsapevoli delle
specifiche conseguenze dei danni provocati
dalle radiazioni ultraviolette all’occhio. Inoltre,
è generalmente poco risaputo che anche le lenti
a contatto sono in grado di offrire una protezione contro gli ultravioletti. Tuttavia, il desiderio di proteggere gli occhi dalle radiazioni ultraviolette è maggiore quando ne viene fornita
l’occasione.
I gravi effetti di una sovraesposizione alle radiazioni ultraviolette, in assenza di un’adeguata
CONTATTOLOGIA
46
dell’invecchiamento della pelle e del carcinoma
cutaneo; UVB (280-315 nm) che può provocare scottature e predispone l’insorgenza dei
tumori; UVC (100-280 nm) (Fig. 1).
Ogni banda esercita degli effetti specifici sulle
strutture dell’occhio. La banda UVA, quella
più vicina allo spettro visibile, viene assorbita
dalla cornea e dalla retina. L’UVB viene principalmente assorbita dalle lenti del cristallino
e in parte dalla retina. L’UVC viene normalmente filtrata dall’ozono nell’atmosfera terrestre e quindi queste lunghezze d’onda particolarmente tossiche generalmente non riescono a
raggiungere il livello del suolo.
Negli ultimi anni lo strato di ozono della terra
è diminuito in maniera drastica, principalmente
a causa delle emissioni industriali e all’ampio
uso di clorofluorocarburi (CFC).
È già stato detto che i livelli di ozono potrebbero presentare segni di miglioramento a seguito del bando di alcuni CFC. Tuttavia, gli
effetti del riscaldamento del globo potrebbero
aumentare l’effetto di impoverimento dell’ozono
a causa dell’incremento del carico di CFC e
questo ha portato a prevedere che i livelli di
ozono potrebbero non migliorare in maniera
significativa prima del 2050.20 Oltre agli effetti dell’impoverimento dell’ozono, il livello di
raggi UV che raggiunge la superficie terrestre,
varia con l’ora del giorno, la stagione dell’anno,
le condizioni delle nuvole, i fattori ambientali,
altitudine e latitudine. Circa l’80 per cento dei
raggi UV raggiunge la superficie fra le 10.00 e
le 14.00 e i livelli sono particolarmente elevati
durante i mesi estivi. Tuttavia, il livello di ozono
è più sottile e presenta più buchi durante i mesi
invernali rispetto ai mesi estivi. Il grado di copertura delle nuvole e il fattore di riflessione
della superficie possono influire in maniera significativa sui livelli di radiazione UV. La radiazione UV indiretta, riflessa dalle superfici o
dispersa, è responsabile del 50% della dose di
radiazione UV che riceviamo. Neve, acqua e
ambienti sabbiosi, in particolare, aumentano il
rischio di elevate dosi di radiazione UV a causa
del più elevato fattore di riflessione di queste
superfici (Tav. 1). L’intensità della radiazione
UV aumenta ad altitudini elevate ed è anche
maggiore attorno all’equatore.
Figura 1: radiazione ultravioletta
razione maculare senile (AMD), con un’aumentata quantità di tempo trascorso all’aria
aperta.10,16
Il fatto che la AMD sia prevalentemente presente in occhi con iridi dal colore chiaro, supporta la teoria che l’esposizione cronica ai raggi
UV è almeno in parte responsabile di alcune degenerazioni della retina.17
Parlando degli annessi oculari, sussiste la prova
che l’esposizione ai raggi UV rappresenta un
importante fattore di rischio nei carcinomi
delle cellule basali e delle cellule squamose.18
L’aumentata incidenza di melanomi maligni
della pelle è stata attribuita a ustioni solari gravi
e/o all’esposizione eccessiva alla luce del sole in
età precoce.19
Questi effetti sono stati trattati in maniera
esauriente nella letteratura scientifica, ma sono
emerse nuove informazioni sui rischi oculari
per esposizione ai raggi UV e la necessità di
una protezione efficace per gli occhi. Studi
recenti hanno evidenziato i limiti delle lenti
per occhiali anti UV e degli occhiali da sole e
hanno studiato l’efficacia delle lenti a contatto
con caratteristiche anti-UV.
La crescente consapevolezza del pubblico su
questo tipo di problematiche, significa che gli
specialisti della vista devono essere sempre aggiornati per potere consigliare i propri pazienti
in maniera adeguata. Scopo di questo studio è
quello di presentare nuovi sviluppi degli effetti
dei raggi UV sulle strutture oculari e di discutere le opzioni disponibili per ridurre o eliminare il rischio di danni, in particolare in relazione alle lenti a contatto con filtri anti UV.
Le radiazioni UV e lo strato di ozono
Le radiazioni UV sono radiazioni elettromagnetiche con una lunghezza d’onda di 100-400
nm. La Commission Internationale de l’Eclairage (CIE) ha suddiviso le radiazioni UV in tre
bande: UVA (315-400 nm), che provoca l’abbronzatura ed è considerata anche responsabile
CONTATTOLOGIA
48
lente oftalmica
Figura 2: pterigio. (Immagine per gentile concessione di J. Kanski, 4°
edizione Clinical Ophtalmology, Butterworth-Heinemann).
Figura 3: effetti di penetrazione della luce periferica.
Luce riflessa e focalizzazione periferica della luce
Un’area di ricerca che ha ricevuto di recente
una certa attenzione dalla letteratura scientifica
è quella relativa all’associazione fra esposizione
a raggi UV, pterigio e cataratta corticale e il
ruolo che le lenti a contatto con filtro anti UV
possono svolgere nella protezione contro queste condizioni.
Nei primi anni ’90, Coroneo et al21 presentarono un’interessante ipotesi sul perché lo pterigio (Fig. 2), una iperplasia della congiuntiva
bulbare, fosse più comune sul lato nasale della
congiuntiva rispetto al lato temporale. Essi suggerirono che la luce incidente tangenzialmente
sul lembo temporale venisse riflessa attraverso
la cornea fino ai foci nel lembo nasale (Fig. 3).
Data l’anatomia del naso non è stato possibile,
per questa radiazione, arrivare nella direzione
opposta e concentrarsi nel lembo temporale,
supportando così il risultato clinico che ritiene
che la maggior parte dei pterigi siano nasali.
Questo fenomeno è diventato noto con il nome
di focalizzazione periferica della luce (PLF) o
effetto Coroneo.
Una seconda teoria che spiega la posizione nasale degli pterigi è quella che sostiene che la radiazione UV venga riflessa dalla pelle del naso
e dalle adiacenti regioni facciali sul lato nasale
dell’occhio. Sia che riflessa a livello nasale sia
che rifratta come luce temporaneamente incidente attraverso la cornea, il risultato può essere
una esposizione ai raggi UV, anche in presenza
di occhiali da sole o di dispositivi di protezione
per gli occhi.22 La PLF è anche considerata un
fattore di formazione delle cataratte corticali
(Fig. 4) nell’equatore delle lenti del cristallino,
un’area normalmente non accessibile dalla luce
incidente lungo o vicino all’asse visivo.21 Il fatto
che la distribuzione dominante della cataratta
corticale si presenti nel quadrante nasale inferiore, sostiene anche questa teoria.16
Una recente opera di Walsh et al23 ha quantifi-
TAVOLA 1
Fattore di riflessione della superficie per una serie di condizioni al suolo con raggi solari UVB (da Clarkson)20
Superficie
Fattore di riflessione della superficie
Prato montano verde
0,8 – 1,6%
Prato secco
2,0 – 3,7%
Ponte da imbarcazione in legno
6,4%
Asfalto nero
5-9%
Pavimento in cemento
8-12%
Sabbia spiaggia atlantica (secca)
15-18%
Sabbia spiaggia atlantica (bagnata)
7%
Schiuma del mare (surf )
25-30%
Neve vecchia
50%
Neve fresca
88%
CONTATTOLOGIA
49
lente oftalmica
lente
a contatto
Figura 4: cataratta corticale (Immagine per gentile concessione di J.
Kanski, 4° edizione Clinical Ophtalmology, Butterworth-Heinemann).
Figura 5: assorbimento/deviazione della luce periferica tramite lenti a
contatto con filtro anti UV.
cato il relativo contributo di luce riflessa e della
PLF “dal vivo” e ha indagato sui potenziali benefici delle lenti a contatto morbide con filtro
anti UV come schermatura della regione del
lembo. In questo studio è stata realizzata una
fila di sensori UVR per raccogliere campioni
di luce in arrivo sulla superficie oculare, o lì vicino, e un sensore spettrofotometrico a fibra ottica è stato posto nel lembo nasale per rilevare
una qualsiasi luce refratta attraverso la cornea.
Lo studio ha confermato un aumentato flusso
di raggi UV, fino al 10%, sul lato nasale dell’occhio e ha mostrato che qualsiasi raggio UV
passante attraverso la cornea viene o assorbito
dalla congiuntiva e/o trasmesso attraverso questa fino alla sclerotica dove viene assorbito.
Gli autori hanno anche dimostrato che le lenti
morbide con filtro anti raggi UV sono in grado
di eliminare queste fonti di raggi UV, un vantaggio assolutamente unico dato che occhiali
da vista, da sole e dispositivi di protezione per
gli occhi generalmente non offrono una protezione temporale (Fig. 5). Più recentemente, il
lavoro svolto da Ho e collaboratori24,25 presso il
Cooperative Research Centre for Eye Research
and Technolog y (CRCERT ) di Sydney,
Australia, ha portato a misurazioni e ad analisi più accurate della PLF, con l’utilizzo di un
migliorato modello di occhio anteriore. In uno
studio,24 la tracciatura dei raggi è stata applicata
ad un modello di occhio anatomicamente corretto e l’angolo di incidenza è variato. Una concentrazione di luce significativamente elevata
(fino a 22,5X) è stata riscontrata nel lembo
nasale e, in minore estensione (4,8X) nella superficie delle lenti del cristallino posteriore su
una vasta gamma di angoli di incidenza.
Gli autori suggeriscono la possibilità che cornee più “a cono” e più sferiche corrano maggiormente il rischio di sviluppare uno pterigio
e una cataratta corticale; hanno dunque sollecitato una maggiore ricerca per verificare l’efficacia degli occhiali da sole e delle lenti a contatto
contro la PLF.
In un secondo studio,25 HO et al hanno misurato l’effetto fotometrico della luce UV sul
lembo distale di un modello di occhio anteriore
e hanno studiato l’efficacia delle lenti a contatto
morbide con e senza filtro anti UV nell’eliminazione di questo effetto. La concentrazione
massima di luce al 15X è stata riscontrata con
un angolo di incidenza di 120°. Le lenti a contatto con filtro anti UV hanno contribuito ad
attenuare in maniera sostanziale i raggi UVA e
UVB rispetto alla PLF, ma la luce concentrata
sul lembo con lenti a contatto senza filtro anti
UV era almeno pari e potenzialmente maggiore
rispetto a quella senza lenti.
Questi autori hanno concluso che, in situazioni
in cui non è possibile usare occhiali da sole avvolgenti, le lenti a contatto con filtro anti UV
hanno offerto un utile livello aggiuntivo di protezione dagli effetti della PLF.
Protezione oculare contro i raggi UV
I meccanismi di difesa naturale dell’occhio aiutano a proteggere le strutture oculari dall’esposizione ai raggi UV. Le sopraciglia, le palpebre
e le ciglia offrono qualche protezione contro i
raggi UV che provengono dall’alto e, in presenza di luce forte, l’esposizione dell’occhio è
ulteriormente ridotta stringendo o “strizzando”
CONTATTOLOGIA
52
gli occhi. Tuttavia, l’anatomia delle strutture
che lo circondano, rendono l’occhio particolarmente vulnerabile ai raggi UV riflessi dalle
superfici piatte, dispersi o riflessi dall’interfaccia
formata dalla pellicola lacrimale, nonché alla
luce con focalizzazione periferica.
La Tavola 2 descrive alcune delle possibilità di
protezione degli occhi con occhiali da vista o
altri mezzi. Una visiera o un cappello dalla tesa
larga sono un semplice metodo di schermatura
diretta contro i raggi UV e una lozione solare
protegge la pelle, specialmente sopra la linea
del collo dove si manifesta il 90% di tutti i tumori della pelle. Un’altra utile misura protettiva
è limitare il tempo trascorso all’esterno in ambienti dalle alte temperature, soprattutto fra le
10.00 e le 14.00.
Riguardo alle possibilità di protezione con occhiali da vista, le lenti per occhiali trasparenti
con assorbimento di UV (rivestite o in policarbonato) e gli occhiali da sole con assorbimento di UV bloccano l’incidenza dei raggi
lungo l’asse visivo, ma, a seconda del design
della montatura, possono lasciare passare la
luce attorno alle lenti e raggiungere l’occhio e
gli annessi circostanti. La luce può anche essere
riflessa sull’occhio dal retro delle lenti. Nel caso
di occhiali da sole, la maggior parte ora soddisfa le norme vigenti e blocca i richiesti livelli di
raggi UV. Tuttavia, occhiali di piccole dimensioni offrono a chi li indossa una protezione
molto inferiore rispetto a quella offerta da modelli più grandi e avvolgenti.
La dilatazione della pupilla dietro agli occhiali
da sole con lenti scure, ma che hanno una scarsa
protezione laterale, può effettivamente fare sì
che nell’occhio entri una maggiore quantità di
luce riflessa e con focalizzazione periferica. Le
lenti a contatto che bloccano i raggi UV, offrono un metodo semplice per proteggere la
cornea, le strutture oculari interne e del lembo
dai raggi UV ai quali è esposta la maggior parte
delle persone. Le lenti a contatto sono partico-
larmente utili quando l’uso degli occhiali da
vista o degli occhiali da sole risulta essere poco
pratico oppure durante le attività all’aria aperta,
come ad esempio nel caso di sport a contatto.
L’altro grande vantaggio è la protezione che
offrono contro la luce riflessa e con focalizzazione periferica, che, come sopra descritto, è
responsabile della formazione dello pterigio e
della cataratta corticale.
Le lenti a contatto con filtro anti UV possono
essere utilizzate anche assieme ad altre forme
di protezione contro i raggi UV, sia da vista
sia da sole. Dato che gli occhiali da sole riducono l’abbagliamento e offrono una qualche
protezione alle strutture oculari esterne e agli
annessi, dovrebbe essere consigliato l’utilizzo
di lenti a contatto associate ad occhiali da sole
con filtro anti UV.
Benché il sole sia la fonte principale dei raggi
UV, l’esposizione ad altre fonti sta diventando
sempre più comune. Alcuni impianti di illuminazione negli uffici e nelle case emettono raggi
UV,26 anche se in quantità minima, senza provocare preoccupazioni di tipo clinico. Molte
industrie e attività espongono i propri dipendenti a ulteriori quantità di raggi UV27 e, per
una protezione totale, è richiesto l’utilizzo di
maschere e occhiali di tipo industriale con filtro anti UV.
Altri gruppi particolarmente vulnerabili all’esposizione ai raggi UV sono le persone affette da
afachia o pseudoafachia non dotati di lenti intraoculari con assorbimento UV, le cui retine
non dispongono più della naturale protezione
delle lenti del cristallino e le persone che assumono alimenti fotosensibilizzanti e/o medicinali
fotosensibilizzanti quali tetracicline e antidepressivi triciclici2.
Alcuni osservatori sostengono che la protezione
contro i raggi UV sia importante per tutti i
pazienti con lenti a contatto, perché la cornea,
mentre indossa le lenti a contatto, si trova in
uno stato di alterazione.28
TAVOLA 2
Opzioni con occhiali da vista e non per proteggere l’occhio dai raggi UV
Senza occhiali da vista
Con occhiali da vista
Limitata esposizione all’esterno fra le 10.00 e le 14.00
Lenti speciali trasparenti con filtro anti UV
Limitato tempo trascorso in ambienti con forte esposizione ai raggi UV
Occhiali da sole con filtro anti UV
Parasole
Impianti intraoculari con filtro anti UV
Visiera o cappello a tesa larga
Lenti a contatto con filtro anti UV
CONTATTOLOGIA
54
Lenti a contatto con filtro anti UV
Gli specialisti della vista hanno ora a disposizione una gamma di lenti a contatto con filtro
anti UV fra le quali alcune offrono una protezione maggiore delle altre. Molti produttori di
lenti a contatto offrono lenti rigide gaspermeabili che contengono una protezione anti UV,
ma qui lo svantaggio è che la lente copre solo il
60 per cento circa della superficie della cornea,
lasciando senza protezione il 40 per cento della
cornea e, cosa più importante, anche il lembo.
Se si indossano lenti RGP (lenti rigide gaspermeabili), tuttavia, vale certamente la pena di
scegliere un materiale in grado di bloccare i
raggi UV.
Dato che le lenti morbide, correttamente indossate, coprono l’intera cornea e, parzialmente,
anche la congiuntiva, indossare lenti morbide
con filtro anti UV fornisce una protezione
contro i raggi UV alla cornea, alle lenti del cristallino, alla retina e ad altre strutture, come ad
esempio alle cellule staminali epiteliali, poste
nel lembo e nella congiuntiva adiacente, che
sono la fonte delle nuove cellule epiteliali corneali.
Per offrire ai pazienti il maggiore vantaggio sanitario della protezione oculare contro i raggi
UV, diversi produttori ora inseriscono dei blocchi anti UV nei materiali delle loro lenti a contatto morbide. Nel caso della gamma Acuvue di
lenti a contatto morbide ( Johnson & Johnson
Vision Care) questa soluzione è stata raggiunta
con la copolimerizzazione di un monomero
benzotriazolo ad assorbimento di raggi UV con
il monomero delle lenti etafilcon A. Il benzatriazolo assorbe le radiazioni della fascia UVA
e UVB ed è risaputa la sua stabilità una volta
copolimerizzato. La percentuale minima di
bloccaggio dei raggi UV della gamma di prodotti Acuvue è riportata nella Tavola 3.
Le lenti morbide monouso dominano attualmente il mercato delle lenti a contatto e sono
indossate da una percentuale considerevole
della popolazione che necessita di una correzione della vista. Ci sono dunque importanti
vantaggi a livello di salute pubblica collegati
all’inserimento del filtro protettivo anti UV
in queste lenti a contatto. Un certo numero di
studi recenti ha tenuto conto delle caratteristiche di trasmissione e della prestazione clinica
di queste lenti rispetto alle lenti senza filtro
anti UV e altri tipi di lenti con filtro anti UV.
Hickson-Curran et al29 hanno studiato le
capacità filtranti anti UV delle lenti -3.00D
Acuvue (la lente più sottile di tutta la gamma
Acuvue) con filtro anti UV rispetto alle lenti
Acuvue prive di filtro anti UV. Le lenti Acuvue
con filtro anti UV hanno eliminato l’83,4 %
dei raggi UVA e il 97,5 % dei raggi UVB. Le
lenti dunque soddisfano le norme dell’American National Standards Institute (ANSI) nonché le norme ISO per la protezione contro i
raggi UV nelle lenti a contatto di classe 2.
Inoltre, questo studio ha dimostrato che l’aggiunta del filtro anti UV nelle lenti a contatto
Acuvue è stata effettuata senza influire negativamente sulla loro prestazione clinica nell’uso
quotidiano. Gli autori hanno osservato che non
TAVOLA 3
Percentuale minima di filtri anti UV per la gamma di prodotti Acuvue
Prodotti Acuvue
% filtro anti UV-B
% filtro anti UV-A
Acuvue
97
83
Acuvue 2
99
88
1-Day Acuvue
99
86
Surevue
99
87
Acuvue Toric
97
85
Acuvue Bifocal
98
86
Acuvue Advance with Hydraclear
99
93
Acuvue Advance for Astigmatism
99
93
CONTATTOLOGIA
56
ci sono vantaggi riconosciuti nell’esposizione
dell’occhio ai raggi UV. A seguito della crescente dimostrazione che i tessuti oculari possono essere danneggiati dai raggi UV, gli autori
hanno sollecitato gli specialisti a prescrivere
lenti a contatto che offrono sia il vantaggio di
una sostituzione regolare sia quello della protezione contro i raggi UV.
I ricercatori dell’Università di Berkeley,
California hanno recentemente descritto un
metodo semplificato per la misurazione della
trasmissione dei raggi UV delle lenti a contatto utilizzando la gamma di lenti morbide
monouso della Johnson&Johnson.30 In questo
studio sono stati analizzati gli spettri di trasmissione degli UVA, UVB e degli UVC per
le lenti Acuvue, Surevue e 1-Day Acuvue che
contengono tutte un monomero anti UV.
Questi autori hanno scoperto che le lenti
Acuvue, Surevue e 1-Day Acuvue riducono
notevolmente la trasmissione dei raggi UVA e
UVB e che tutte soddisfano la norma ANSI relativa ai filtri anti UV di classe 2. I valori di trasmissione dei raggi UVA e UVB corrispondono
esattamente a quelli precedentemente mostrati
per le lenti Acuvue.29 Hanno dunque concluso
che le lenti a contatto morbide con caratteristiche di filtro anti UV potrebbero essere un’efficace alternativa agli occhiali nella protezione
delle strutture interne dell’occhio contro i raggi
UV. Tuttavia, hanno avvertito che le strutture
esterne dell’occhio, come la congiuntiva e le
palpebre, rimangono comunque a rischio e che
trarrebbero beneficio dall’uso di occhiali da sole
con filtro anti UV o di lenti per occhiali.
È stato scoperto che le caratteristiche di trasmissione delle lenti a contatto con filtro anti
UV variano da produttore e produttore, a seconda del tipo di composto usato per raggiungere la capacità di filtraggio. Gli specialisti sono
dunque stati preavvisati sulla necessità di confrontare le curve di trasmissione per determinare quali lenti offrono la migliore protezione
contro i raggi UV.2
Questo suggerimento è anche coadiuvato da
un recente studio effettuato dai ricercatori dell’Università di Montreal, Canada.31 Lo studio
ha esaminato la trasmissione dello spettro di 4
tipi di lenti monouso con filtro anti raggi UV,
un tipo di lenti monouso senza filtro anti raggi
UV, un tipo di lenti tradizionali con filtro anti
raggi UV e un tipo di lenti RGP. Tutte le lenti
con filtro anti raggi UV testate hanno fornito un livello di protezione migliore rispetto
alle lenti senza filtro anti UV, ma alcune lenti
hanno avuto un’efficacia superiore alle altre. Fra
le lenti monouso studiate, le migliori sono state
le lenti Surevue. Questi autori suggeriscono agli
specialisti di utilizzare le caratteristiche di trasmissione dello spettro come aiuto nella prescrizione ai loro pazienti delle lenti con filtro
anti UV più appropriate.
Conclusioni
La letteratura scientifica attualmente disponibile fornisce notevoli prove del fatto che gli
occhi sono soggetti ad un crescente rischio di
danni a causa dell’esposizione ai raggi UV, sia
acuta sia cronica. Risulta pertanto prudente
per gli specialisti della vista consigliare a tutti
i propri pazienti una protezione contro i raggi
UV, specialmente a quelli che svolgono attività
lavorative o ricreazionali che li espongono ad
elevati livelli di radiazioni UV.
Studi più recenti hanno dimostrato alcuni dei
limiti delle lenti da occhiali e degli occhiali da
sole con filtri anti UV. Questi strumenti non
possono essere considerati completamente affidabili per quanto riguarda la protezione totale a causa delle “perdite” di luce periferica ai
bordi di tutti i modelli, ad eccezione di quei
modelli estremi completamente avvolgenti, permettendo alla luce di entrare nell’occhio, direttamente o per riflesso. L’efficacia delle lenti a
contatto con filtri anti UV è stata confermata
e il loro utilizzo può ridurre in maniera significativa l’esposizione dell’occhio ai raggi UV, fattore connesso alla maggior parte delle patologie
collegate all’esposizione al sole. Portare le lenti
a contatto con filtri anti UV assieme ad altre
forme di protezione dell’occhio, offre la massima protezione oculare contro i dannosi raggi
UV. Le lenti con filtro UV possono, da sole,
offrire un’importante protezione alla cornea, al
lembo e alle lenti del cristallino nel caso in cui
non si voglia o non si possa indossare occhiali
da sole. Gli specialisti della vista dovrebbero
prescrivere le lenti a contatto con filtri UV a
tutti i loro pazienti che indossano lenti a contatto.
CONTATTOLOGIA
59
23 Walsh JE, Bergmanson JPG, Wallace D et al.Quantification of the
ultraviolet radiation (UVR)filed in the human eye in vivo using novel
instrumentation and the potential benefits of UVRblocking hydrogel
contact lens. Br J Ophthalmol, 2001; 85: 1080-5
24 Ho A, Daszynski DC, Kuznetsov V et al.Analysis of peripheral light
focusing with animproved eye model. Invest Ophthalmol Vis Sci,
2000; 41 (4): S301
25 Ho A, Kuznetsov V and Coroneo MT. Physical measurement
of peripheral light focusing using ananterior eye model. Invest
Ophthalmol Vis Sci, 2000; 42 (4): S591
26 Daxecker J, Blumthaler M and Ambach W.Ocular ultraviolet exposure
from halogen lamps. New Engl J Med, 1992; 326 (7): 494
27 Pitts DG. Ocular effects of radiant energy. In Environmental Vision:
Interactions of the Eye, Visionand the Environment, 1993. Eds Pitt
DG and Kleinstein R. Butterworth-Heinemann, Oxford
28 Ahmedbhai N and Cullen AP. The influence ofcontact lens wear on
the corneal response to ultraviolet radiation. Ophthal Physiol Opt,
1988; 8: 183-9
29 Hickson-Curran SB, Nason RJ, Becherer PD et al. Clinical evaluation
of Acuvue contact lenseswith UV-blocking characteristics. Optom Vis
Sci, 1997; 74: 8632-8
30 Harris MG, Chin RS, Lee DS et al. Ultraviolet transmittance of the
Vistakon disposable contactlenses. CLAE, 2000; 23: 10-15
31 Quesnel N-M, Fares F, Verret E et al. Evaluation of the spectral
transmittance of UV- absorbing disposable contact lenses. CLAO J,
2001: 27: 123-9.
Bibliografia
1 Bergmanson JPG and Soderberg PG. The significance of ultraviolet
radiation for eye diseases. Ophthal Physiol Opt, 1995; 15: 2: 83-91.
2 Bergmanson JPG, Sheldon TM and Cullen A P. A sting in the rays.
OPTICIAN, 1996; 212: 55601 7-22
3 Bergmanson JPG and Sheldon TM. Ultravioletradiation revisited.
CLAO J, 1997; 23: 3 196-204
4 Bergmanson JPG. Corneal damage in photokeratitis - why is it so
painful? Optom Vis Sci, 1990; 67: 407-13
5 Taylor HR. Aetiology of climatic dropletkeratopathy and pterygium.
Br J Ophthalmol, 1980; 64; 154-163
6 Johnson GJ. Aetiology of spheroidal degeneration of the cornea in
Labrador. Br J Ophthalmol, 1981; 65: 270-283
7 Cullen AP, Cho BR, Hall MG et al. Ultraviolet-B damages corneal
endothelium. Am J Physiol Opt, 1984; 61: 473-478
8 Tseng S. Concept and application of limbal stemcells. Eye, 1989; 3:
141-157
9 Moran DJ and Hollows FC. Pterygium andultraviolet radiation: a
positive correlation. Br J Ophthalmol, 1984; 68: 343-6
10 Taylor HR, West S, Munoz B et al. The long-term effects of visible
light on the eye. Arch Ophthalmol, 1992; 110:99-104
11 Bergbauer KL, Kuck JFR, Su KC et al. Use ofan UV-blocking contact
lens in evaluation of UV-induced damage to the guinea pig lens.
ICLC, 1991: 18: 182-7
12 Pitts DG and Cullen AP. Ocular ultraviolete ffects from 295nm to
400nm in the rabbit eye. DHEW (NIOSH), 1977; 77-175
13 Hollows F and Moran D. Cataract - the ultraviolet risk factor. Lancet,
1981; December:1249-51
14 Bhatnagar R, West KP, Vitale S et al. Risk ofcataract and history of
sever diarrhoeal disease insouthern India. Arch Ophthalmol, 1991;
109: 696-9
15 Taylor HR, West SK, Rosenthal FS et al. Eff e c tof ultraviolet
radiation on cataract formation. New Engl J Med, 1988; 319: 142933
16 Cruickshanks KJ, Klein R and Klein BEK. Sunlight and age-related
macular degeneration.The Beaver Dam eye study. Arch Ophthalmol,
1993; 111: 514-8
17 Weiter JJ, Delori FC, Wing GL et al. Relationship of senile macular
degeneration to ocularpigmentation. Am J Ophthalmol, 1985; 99:
185-7
18 Kripke ML. Carcinogenesis: ultravioletradiation. In Dermatology in
General Medicine, 1993. Eds Fitzpatrick TB, Eisen AZ, Wolff K et al.
McGraw-Hill, New York
19 Gallagher RP, McLean DE, Yang CP et al.Suntan, sunburn, and
pigmentation factors andfrequency of acquired melanotic nevi in
children. Arch Dermatol, 1990; 126: 770-6
20 Clarkson D. UV and the eye - the futureunfolds. OPTICIAN, 2002;
221 (5785): 22-6
21 Coroneo MT, Muller Stolzenberg NW and HoA. Peripheral light
focusing by the anterior eye andthe ophthalmoheliosis. Ophthalmic
Surgery, 1991; 26: 12 705-11
22 Cullen AP, Oriowo OM and Viosin AC. Anterioreye focusing of
ultraviolet and visible radiationalbedo. Clin Exp Optom, 1997; 80:
80-6
Riconoscimenti: figure 2 e 4 per gentile concessione di Jack Kanski dalla 4ª edizione di Clinical Ophtalmology, pubblicata da
Buttersworth-Heinermann. Gli autori desiderano ringraziare Alison Ewbank per il suo contributo durante la preparazione del
presente articolo.
John Meyler è direttore del reparto Affari Professionali, Europa, Medio Oriente e Africa per la Johnson&Johnson Vision Care.
Cristina Schnider è direttore, gruppo di valutazione prodotti e convalida reclami, franchising globale della J&J Vision Care di
Jacksonville.
Prima pubblicazione su Optician: 2002; 5854: 223 - Aggiornamento dei dati dell’articolo in data 1/04/2006
CONTATTOLOGIA
60